Sprazzi di vero Lukaku, Inzaghi ci spera. E contro la Samp può tornare titolare

Corsa, sportellate e un “quasi gol”: il belga nel derby ha mostrato un evidente miglioramento di condizione e l’allenatore punta ad averlo a pieno regime per gli ottavi di Champions League. Prossima tappa, Genova

I muscoli non sono mai mancati, la corsa sta aumentando, la porta è entrata nei radar. Romelu Lukaku continua a crescere, di partita in partita, e tutta l’Inter comincia a credere davvero che il belga possa tornare a pieno regime nelle rotazioni di Simone Inzaghi. I nerazzurri hanno bisogno di lui per gli ultimi quattro mesi di stagione e il processo di reinserimento pare finalmente godere della tanto agognata continuità. Il prossimo passo, in casa della Sampdoria, potrebbe essere quello decisivo.

Contro il Milan l’allenatore dell’Inter ha inserito Lukaku in un triplo cambio al minuto 71: fuori Edin Dzeko e dentro lui. Una ventina di minuti abbondanti, quindi, per provare a incidere e soprattutto per toccare con mano i risultati dell’ennesima settimana di duro lavoro per avvicinarsi alla condizione fisica ideale per competere al massimo livello. Se già contro l’Atalanta in Coppa Italia si era intravisto qualche segnale, il derby ha segnato un punto di svolta: non sarà ancora smagliante come due anni fa, ma per la prima volta in questo 2023 il centravanti di Anversa è riuscito davvero a spaventare gli avversari. Contro un Milan non certo irresistibile, Romelu ha infatti difeso palla con efficacia, ha trovato tempi e modi per qualche triangolazione con i compagni e infine ha anche flirtato più volte con il raddoppio. È accaduto prima all’84’ quando ha segnato a gioco di fatto fermo per un fallo fischiato dall’arbitro, ci ha messo lo zampino (la testa) al 90′ servendo l’assist a Lautaro Martinez per la rete annullata a causa di un fuorigioco millimetrico e poi ha squillato al 95′: Lukaku a terra in area con accenno di protesta, poi in piedi come una molla per ritrovare il pallone e destinarlo con un piazzato rasoterra all’angolino basso sul secondo palo. Ciprian Tatarusanu si è però disteso con reattività per spingere la palla in calcio d’angolo.

Kvara+Osimhen: il Napoli non dà scampo allo Spezia e scappa a +16

Contro i liguri tutto nella ripresa: rigore del georgiano e poi doppietta del nigeriano. Vergognosi cori della curva spezzina che ha inneggiato alla morte di Maradona

Napoli O.K. e Spezia K.O. Giocando sulle sigle dei protagonisti Kvaratskhelia e Osimhen la capolista se ne va, come cantano i suoi tifosi arrivati numerosi dal nord Italia. In una partita scorbutica con uno Spezia che per un tempo regge bene, gli azzurri trovano i gol dei due fuoriclasse e in controllo, senza strafare, la squadra una volta in più mostra nervi saldi e grande padronanza nei propri mezzi. Stonati i cori razzisti della curva spezzina e ignobile in particolare i cori che inneggiano alla morte di Maradona.

Spalletti può schierare chi vuole e opta per la conferma degli undici che hanno battuto la Roma. Gotti, appena operato all’anca, non riesce ad andare in panchina dove lo sostituisce Lorieri. A Spezia devono fare di necessità virtù per le numerose assenze, ma i liguri presentano un 3-5-2 stretto e compatto che non consente il solito giro palla rapido alla capolista. I padroni di casa ripartono sempre pericolosamente e con Agudelo arrivano anche al tiro e a creare qualche mischia in area azzurra. Poi viene fuori il Napoli, con Kvaratskhelia delizioso nei dribbling stretti ma poi non decisivo nell’ultimo passaggio. Pochi palloni per Osimhen. Almeno per un tempo. Spalletti si agita parecchio in panchina perché la sua squadra va sotto ritmo e così facilita la fase difensiva di Caldara e compagni.

Origi re dei derby anche a Milano? E contro Lukaku non ha mai perso

Il belga a Liverpool ha fatto 6 gol in 12 partite contro l’Everton. E nei quattro incroci con Romelu (tra Everton e United) ha fatto dieci punti

L’uomo dei derby ha battuto un colpo. Inutile, ma atteso. E la settimana è quella giusta. Divock Origi è stato l’unica nota lieta nella disfatta contro il Sassuolo con un diamante incastonato alle spalle di Consigli, nel 5-2 di San Siro che ha messo il bollino alla crisi del Diavolo. Una giocata da ricordare in una domenica da dimenticare, che recapita a Pioli un messaggio. Una scintilla.

Il risveglio di Divock è arrivato al tramonto di una giornata da incubo, che resterà nei racconti come uno dei punti più bassi toccati dal Milan di Pioli. Dopo il guizzo contro il Monza dello scorso 22 ottobre, l’attaccante belga è ricomparso nel tabellino dei marcatori con un gol da mettere in cornice, che in un momento no della squadra può far morale dopo una prima parte di stagione complicata da problemi fisici e prove poco convincenti. Così, il Diavolo incrocia le dita e spera ora in uno scatto in vista del derby. Perché Origi con le stracittadine ha un feeling particolare, da specialista. Soprattutto se parlano inglese.

Negli anni al Liverpool, Origi è diventato padrone del derby del Merseyside: contro l’Everton ha collezionato 6 reti in 12 gare, vincendone 7 e perdendone 2. Con il primo centro, il 20 aprile 2016, ha spianato la strada ai Reds verso un poker senza appelli. Con l’ultimo, lo scorso 24 aprile, ha timbrato il 2-0 di Anfield. In mezzo, l’acuto del 2018, con cui ha messo al tappeto i cugini sfruttando un errore del portiere Pickford al 96’. Fotogrammi valsi un posto d’onore nel cuore dei tifosi dei Reds, che lo hanno definito “Liverpool Legend” per quella capacità innata di esserci sempre nei momenti topici. Tra i tanti pensieri della settimana di Pioli, verso il derby più pesante della sua gestione, magari si sarà affacciato anche questo. Quella che per la Kop era la “legge di Origi”.

Skriniar, operazione “recupero”: parla ai compagni e vede gli ultras

Prima della gara contro l’Atalanta il chiarimento con i leader dello spogliatoio, ieri il faccia a faccia con la Curva Nord che invita il resto dei tifosi a non fischiarlo

Milan Skriniar è sempre stato un robot, imperturbabile come gli uomini venuti dall’Est, eppure gli ultimi eventi hanno fatto sciogliere il ghiaccio. Rifiutandosi di firmare il rinnovo interista dopo aver un po’ esagerato con le dichiarazioni d’amore nerazzurro, e contemporaneamente abbracciando la valanga di milioni dell’emiro, tra bonus alla firma e maxi-stipendio, sapeva che avrebbe spezzato quel filo teso d’amore con i propri tifosi. E che almeno in un primo momento, ne avrebbe risentito pure l’umore dei compagni, soprattutto di quelli che hanno deciso di restare sulla stessa barca, non solidissima dal punto di vista economica. Nessuno nello spogliatoio ha mai messo becco sulla decisione, legittima, del compagno sul proprio futuro, ma in tanti, in privato e in pubblico, tifavano per il rinnovo. Per questo, serviva un momento di chiarezza collettiva utile a tirare le fila del gruppo e a ripartire insieme. Prima della sfida alla Dea Skriniar ha, infatti, seguito la liturgia del gruppo e solo alla fine si è diretto a casa anziché a San Siro: durante la mattina, quando era diventato ormai certo il mancato passaggio a gennaio a Parigi, Milan ha voluto dire quattro chiacchiere agli altri leader del gruppo, da Handanovic a Lukaku: ha ribadito ai compagni che fino all’ultima gara il suo impegno sarà massimo per provare a percorrere tutte le vie ancora aperte. Dai quarti di Champions mai così alla portata alla difesa della Coppa Italia, passando poi per l’utopico tentativo di rimonta in campionato. I compagni, perfino quelli più delusi, hanno ribadito che la fiducia nella serietà di Milan non era in discussione. Tra l’altro, il precedente di Ivan Perisic la scorsa stagione inviterebbe tutti a stare tranquilli: con un contratto in scadenza, il croato si è allenato ogni giorno con professionalità e alla fine della stagione è risultato il migliore.

Chiesa: “10 mesi di ostacoli e dolore, ma non ho mai mollato. Io e Vlahovic, vedrete che coppia”

L’attaccante ha raccontato in un docufilm i mesi dell’infortunio: “A livello umano sono migliorato. Voglio solo tornare al massimo. Con la Lazio in Coppa Italia ci sarò”

Federico Chiesa ora è un ragazzo felice. Può di nuovo correre dietro a un pallone, come non ha potuto fare per 10 mesi dopo l’infortunio al crociato del ginocchio sinistro di un anno fa. Un viaggio lungo e pieno di difficoltà, ma anche formativo, che lui stesso ha voluto raccontare in un docufilm targato Prime Video.

“Ci sono stati tanti momenti difficili, il più duro quando mi hanno confermato la rottura del crociato. In questi 10 mesi ho dovuto superare tanti ostacoli. Prima il dolore post intervento, poi le 6 settimane di stampelle: il traguardo sembrava veramente lontano. Quando ho ricominciato a correre ci sono stati problemi, che in una riabilitazione così lunga e dopo interventi di questo tipo possono capitare. Ho visto il mio obiettivo allontanarsi, però non ho mollato. Sono sempre stato consapevole che dovevo tornare a giocare. Sono abituato ad andare oltre le difficoltà, l’ho sempre fatto nella mia carriera”.

“Entrambe le cose. All’inizio il dolore era così intenso che facevo fatica ad alzarmi dal letto. Oggi posso dire che mi è stato utile, perché sono maturato. Andare al campo ogni giorno, provare a fare un esercizio in più per vedere i miglioramenti: tutto questo mi ha aiutato tanto anche a livello umano”.

“La coppia Osi-Kvara è una delle più forti della A, sono tutti e due in grande forma e soprattutto hanno trovato affiatamento giocando insieme dall’inizio della stagione. Io e Dusan abbiamo avuto dei problemi, ma tra noi alla Fiorentina c’è sempre stata una grande complicità che speriamo di ritrovare alla Juve. Mi è dispiaciuto non esserci contro il Monza soprattutto perché erano tornati Vlahovic e Pogba. Ho avuto un problema al flessore, nulla di preoccupante. Contro la Lazio in Coppa Italia ci sarò”.

Leao, dopo lo strappo: il Milan prepara l’asta per l’estate

A meno di un riavvicinamento nelle prossime settimane, il Milan club rossonero è chiamato a due esigenze: monetizzare il più possibile dalla cessione e trovare un sostituto all’altezza

A un certo punto ha smesso di sorridere, ed è stato impossibile fare finta di nulla. Ma se la squadra va a rotoli mica si può sorridere, verrebbe da dire. Eppure Rafael Leao in passato lo faceva anche quando le cose non filavano lisce. Fa parte della sua impronta caratteriale, una sorta di leggerezza che sotto alcuni aspetti è indiscutibilmente uno dei suoi punti di forza.

Ora anche Rafa è appesantito. Nell’anima, s’intende. E quando i pensieri affollano la mente e scuriscono l’orizzonte, i sorrisi non escono più e a pesare sono pure le gambe. Sono settimane che il portoghese dà l’impressione di essere diventato un corpo estraneo. Dà la sensazione di andare in campo perché occorre farlo, e non per il piacere di farlo. E quando succede così, di solito non resta molta strada da fare. Gli va dato atto che, fino al termine del 2022, le turbolenze contrattuali non lo avevano distratto. Forse perché nutriva una certa sicurezza sul lieto fine, forse perché il problema sembrava rimandabile, più probabilmente perché fin quando la squadra è rimasta agganciata al Napoli in scia scudetto, i pensieri si rivolgevano soprattutto a quello.

Inter, il sacrificato è Dumfries. Ma potrebbe partire anche un altro big

L’uscita di Skiniar avrebbe potuto portare 50 milioni, in mancanza dei quali i nerazzurri si vedranno costretti ad altre cessioni: Brozovic candidato a partire per aiutare i conti.

Non da oggi, ma da diverse settimane ormai l’Inter ragiona su come sarà la vita nel dopo-Skriniar. Il club è consapevole che, nella migliore delle ipotesi, se lo slovacco salisse su un aereo last minute per Parigi, si racimolerà solo una ventina di milioni: pochini per uno dei giocatori di maggior valore di tutta la rosa. Non a caso, appena cinque mesi fa la cessione di Milan avrebbe portato cinquanta milioni sonanti nel portafoglio di Zhang: i tempi cambiano e in questo ultimo scorcio di gennaio ci si accontenterebbe di circa un terzo. Se però la convivenza forzata si allungasse fino a fine stagione, nelle casse del club non arriverebbe nemmeno un euro. Comunque vada, quindi, lo slovacco con la testa al Psg lascerà una voragine dietro di sé. Il buco nei conti va riempito e sarà doloroso visto l’alto rischio di altri sacrifici sul mercato: uno di certo andrà fatto entro il 30 giugno, un altro probabilmente oltre quella data. I big di Inzaghi e i loro rispettivi agenti sono stati avvisati di questo possibile scenario.

OCCHIO A BROZO—È uno scenario che può pur sempre cambiare nelle altalene del mercato, ma l’a.d. Beppe Marotta e il d.s. Piero Ausilio sono costretti a un duro bagno di realismo. Soprattutto perché servirà racimolare denaro per eventuali successivi investimenti. Tutto sarà deciso dalle eventuali offerte sul tavolo dei nerazzurri, ma l’Inter intende scavare per precauzione una trincea attorno a Nicolò Barella: il centrocampista azzurro è l’ultimo dei leader a cui si vorrebbe rinunciare. Il suo amicone, Marcelo Brozovic, vive invece una soluzione opposta: vista l’esplosione da regista di Calhanoglu, il club è ben disposto ad ascoltare offerte per il centrocampista croato. Dalle grandi di Spagna al Chelsea, Brozo piace: costa una trentina di milioni, balsamo per le casse nerazzurre.

Lazio-Fiorentina, Sarri: “Traguardo Champions? Ci sono squadre più attrezzate”

L’allenatore della Lazio dopo l’1-1: “Siamo stati leggermente meno brillanti a livello fisico. Ma la squadra ha sofferto, non ha mollato, ha provato a vincerla fino alla fine. È un bel segnale. Immobile l’ho visto bene” ha detto a DAZN. “Zona Champions? Non cambio mai idea, sono convinto che ci siano squadre più attrezzate di noi”.

Frena la Lazio, dopo due vittorie di fila e un poker al Milan, con la Fiorentina in casa è 1-1. Sarri manca l’aggancio al secondo posto con l’Inter e va a quota 38 con Atalanta e Milan: “La zona Champions è sempre un miracolo? Non cambio mai idea – ha risposto Sarri a DAZN -. Sono convito che ci siano squadre più attrezzate di noi per questo traguardo”. E sulla partita: “La nostra linea difensiva ha fatto molto bene. Eravamo meno lucidi mentalmente rispetto alle ultime, abbiamo perso un po’ di palloni riconquistati poco prima. Siamo stati leggermente meno brillanti a livello fisico. Ma la squadra ha sofferto, non ha mollato, ha provato a vincerla fino alla fine. È un bel segnale”.

Nel post partita ha parlato a Sky il portiere della Lazio: “Penso solo a fare bene ogni giorno e poi a riportarlo in partita, l’importante è dare il massimo. La partita di oggi è stata molto difficile, la Fiorentina è una squadra forte che ha meno punti di quelli che meriterebbe. È comunque un punto che va bene”. Sulla continuità di risultati: “Credo che siamo sulla strada giusta, lo dico più guardando il lavoro in settimana che le partite. Ovviamente uno vorrebbe vincerle tutte. Io un portiere moderno? Cerco di fare quello che mi viene richiesto, cerco sempre di aggiungere un tassello ogni giorno”.

Inter, altro che LuLa: Lautaro capitano del futuro e con Dzeko sono faville

A Cremona l’argentino fa doppietta con la fascia al braccio e segna la strada in vista dell’addio di Skriniar. Edin rifinitore e uomo assist per una sera.

Ha indossato la fascia da capitano: ha giocato ‘da capitano’, trascinando l’Inter alla vittoria di Cremona, e tracciato la strada per il futuro. Forse più vicino di quanto di pensi (tutto è legato al destino di Skriniar), forse spostato di qualche mese. Contro la Cremonese di Ballardini Lautaro Martinez ha vestito i panni del leader della squadra, legittimando in tutto e per tutto quel simbolo portato sul braccio. Ha preso per mano i compagni ribaltando lo svarione di inizio partita con una doppietta che rilancia i nerazzurri nella corsa Champions dopo il clamoroso flop in casa contro l’Empoli. Un uno-due micidiale quello del Toro, tornato dal Mondiale da campione con l’Argentina più carico che mai.

E se Lautaro va in gol, per una volta il suo compagno in attacco Dzeko veste i panni del rifinitore e dell’uomo assist. Altro che LuLa. In attesa che Lukaku metta ulteriore minutaggio nelle gambe e ritrovi la forma di un tempo – ma a Cremona passi avanti non se ne sono visti – l’argentino e il bosniaco formano la coppia perfetta. Destinata a fare gli straordinari – Inzaghi li ha sostituiti entrambi al 32′ della ripresa con Big Rom e Correa – nella sfida dei quarti di finale di Coppa Italia di martedì sera contro l’Atalanta e domenica 5 in occasione del secondo derby nel giro di un mese dopo quello stravinto a Riad in Supercoppa. “È un giocatore incredibile e io cerco sempre di imparare tanto da lui”, ha detto Lautaro elogiando il compagno. 

Inter, verso il derby di Supercoppa sulle spalle del miglior Lautaro di sempre

L’argentino, fresco campione del mondo in Qatar, ha affondato anche il Verona in un inizio di anno pazzesco: “Non sarà semplice, ma la nostra storia ci chiede di vincere”,Il 2023 dell’Inter è iniziato nel segno… del Toro.

Il 2023 dell’Inter è iniziato nel segno… del Toro. Ancora un gol di Lautaro, il numero 11 della sua stagione nerazzurra. L’argentino, campione del mondo in Qatar, è il capocannoniere della squadra, colui che la tira fuori dai momenti difficili. Martedì è stata sua la conclusione, deviata, che ha portato al pareggio a una manciata di secondi dalla fine, quando il Parma vedeva la clamorosa qualificazione ai quarti di Coppa Italia. Contro l’Hellas, invece, è stato ancora lui a indirizzare il match sui binari giusti per Inzaghi, dopo neppure 3′. Se il match con i gialloblù poteva essere complicato soprattutto sotto il profilo psicologico, il Toro ha dato ai suoi una bella spinta nella direzione giusta e da lì in poi la squadra ha tenuto rischiando praticamente zero.

A fine incontro Martinez non ha nascosto la sua soddisfazione e la sua fiducia in vista del futuro: “Possiamo ancora agganciare il Napoli – ha detto -, ma ora non possiamo più sbagliare. Dobbiamo conquistare tutti i punti che mancano da qui alla fine. Contro il Verona sapevamo che sarebbe stata una gara dura, tosta, perché loro giocano a uomo e ti fanno lanciare moltissimo. È stato importante trovare subito il vantaggio e poi controllare la loro reazione”. Il pensiero adesso vola alla Supercoppa italiana di mercoledì: “Sarà un derby, una finale e non mi aspetto una gara semplice. Dobbiamo però fare il nostro lavoro per aggiudicarci il trofeo. Per noi è un appuntamento importantissimo e bisogna continuare a vincere perché la nostra storia lo richiede. La qualità dei giocatori l’abbiamo e in questo momento gli unici pensieri devono essere riposare, prepararci bene e… riportare la coppa qua”. Finale sul post Mondiale: “Il mio atteggiamento deve essere sempre quello giusto e cerco di dare il massimo per aiutare la squadra e far felice la gente. È stato lo stesso atteggiamento che ho avuto in Qatar, ma mi portavo dietro da un mese un problema alla caviglia e non ero al top”.