Roma, Demir e Akman opzionati nell’affare Zaniolo al Galatasaray: chi sono

Nell’ambito dell’operazione che ha portato Nicolò Zaniolo al Galatasaray, la Roma ha opzionato due giovani talenti del club turco. Il primo è Yusuf Demir, esterno offensivo classe 2003 con un passato al Barcellona e con esperienza in Conference League. Il secondo è Efe Akman, centrocampista classe 2006 che deve ancora esordire in prima squadra. Ecco chi sono

Due prospetti molto interessanti da tenere d’occhio per la Roma, che nell’ambito dell’operazione che ha portato Nicolò Zaniolo al Galatasaray ha opzionato due giovani talenti del club turco. Il primo è Yusuf Demir, classe 2003 che può essere impiegato in tutte le posizioni offensive a ridosso delle punte. Il secondo è Efe Akman, classe 2006 in grado di ricoprire diverse zone al centro del campo. Di entrambi si parla un gran bene e la Roma potrebbe presto pensare di portarli in Italia.

Nato a Vienna da genitori di origine turca, 20 anni da compiere a giugno, Yusuf Demir è già considerato uno dei migliori prospetti dell’intero panorama calcistico europeo. Mancino molto tecnico che può essere impiegato come esterno offensivo o trequartista, dopo aver fatto la trafila delle giovanili con il Rapid Vienna ha esordito con la prima squadra nel dicembre 2019 in occasione della gara vinta 3-0 contro l’Admira Wacker, diventando il più giovane debuttante nella storia del club austriaco. Finito nel mirino dei principali club europei, nell’estate 2021 è stato acquistato dal Barcellona, che lo ha prelevato in prestito oneroso con diritto di riscatto. Dopo una prima parte in blaugrana con 9 presenze totali tra Liga e Champions League sotto la guida di Ronald Koeman, con l’arrivo di Xavi ha trovato meno spazio e nel gennaio 2022 è tornato al Rapid Vienna, giocando la Conference League nella seconda parte di stagione. Nella successiva sessione di mercato è stato acquistato dal Galatasaray, che per lui ha sborsato 6 milioni di euro: in questa stagione è stato frenato da qualche problema fisico e ha totalizzato 6 presenze tra campionato e coppa nazionale. Punto fermo dell’Under 21 austriaca, nel 2021 ha debuttato con la Nazionale maggiore del suo Paese ed ha partecipato alle fasi di qualificazione agli scorsi Mondiali. Lo scorso dicembre con il Galatasaray ha affrontato in amichevole la Lazio, giocando come esterno offensivo in un 4-2-3-1. In futuro, per lui, quello contro i biancocelesti potrebbe essere un derby. 

Ahi Tottenham: Lloris deve operarsi al ginocchio, salterà le due gare con il Milan

Il numero uno francese dovrà subire un intervento, sarà ai box per un periodo tra le 6 e le 8 settimane. Al suo posto in Champions contro i rossoneri giocherà Forster

Pessima notizia per Antonio Conte. Il Tottenham perde per circa un mese Hugo Lloris, portiere titolare degli Spurs.

Come riportano i media inglesi, in particolare il Telegraph, Lloris dovrà subire un intervento al ginocchio e starà fermo tra le sei e le otto settimane. Quindi salterà entrambe le sfide di Champions contro il Milan agli ottavi, in programma il 14 febbraio e l’8 marzo.

Al suo posto giocherà Fraser Forster, 34 anni, secondo portiere degli Spurs con quattro presenze in stagione (una in Premier, due in Fa Cup e una in Coppa di Lega). L’anno scorso ha giocato al Southampton, prima ancora al Celtic, dove ha sfidato il Milan durante la fase a gironi di Champions 2013-14. Cinque gol incassati in due partite e altrettante sconfitte. Contro il Tottenham, tra l’altro, sarà assente anche Maignan. Niente sfida tra i due portieri francesi. Lloris ha lasciato la nazionale a inizio gennaio dopo 145 presenze.

Via all’esperimento: così potrebbe cambiare la regola del fuorigioco

Per ora si tratta solo di una fase sperimentale nel campionato Under 18, ma se dovesse essere valutata migliorativa la regola potrebbe entrare in vigore dopo un anno

Giusto annullare il gol di Lautaro nel derby? Secondo le regole vigenti sì. Uno spicchio della fronte dell’argentino era più vicino alla linea di porta milanista rispetto al piede di Thiaw. Un centimetro, forse poco più, ma le regole non possono essere lasciate alla discrezionalità o addirittura all’approssimazione: se anche l’attaccante fosse avanti di un niente rispetto al “penultimo difendente”, il guardalinee non potrebbe che sventolare la bandierina (e il Var fotografare la posizione irregolare). In futuro, però, lo stesso gol potrebbe essere regolare. Potrebbe, non è detto che succeda. La Fifa sta studiando gli effetti di un eventuale cambio rivoluzionario. La sperimentazione si svolgerà anche in Italia, nel campionato federale Under 18. Si comincia proprio questo fine settimana, casualmente pochi giorni dopo il gol di Lautaro, nel derby Inter-Milan dei giovani.

Il fuorigioco è cambiato negli anni: attivo e passivo, “luce”, in linea, tre difensori, due difensori, tante formule diverse. Questione di visione politica. Il documento al quale Gianni Infantino sta ispirando la presidenza Fifa, “Vision 2020-23”, punta dichiaratamente a favorire il gioco offensivo: un obiettivo che passa (anche) dalla revisione del fuorigioco. Come? Considerando in gioco un attaccante che abbia almeno una parte del corpo in posizione regolare. Esattamente il contrario della regola di oggi che prevede l’offside quando almeno una parte del corpo sia in posizione irregolare. Per “parte del corpo” s’intende naturalmente quella buona per segnare: testa, busto, gambe, piedi, non certo mani e braccia.

Sprazzi di vero Lukaku, Inzaghi ci spera. E contro la Samp può tornare titolare

Corsa, sportellate e un “quasi gol”: il belga nel derby ha mostrato un evidente miglioramento di condizione e l’allenatore punta ad averlo a pieno regime per gli ottavi di Champions League. Prossima tappa, Genova

I muscoli non sono mai mancati, la corsa sta aumentando, la porta è entrata nei radar. Romelu Lukaku continua a crescere, di partita in partita, e tutta l’Inter comincia a credere davvero che il belga possa tornare a pieno regime nelle rotazioni di Simone Inzaghi. I nerazzurri hanno bisogno di lui per gli ultimi quattro mesi di stagione e il processo di reinserimento pare finalmente godere della tanto agognata continuità. Il prossimo passo, in casa della Sampdoria, potrebbe essere quello decisivo.

Contro il Milan l’allenatore dell’Inter ha inserito Lukaku in un triplo cambio al minuto 71: fuori Edin Dzeko e dentro lui. Una ventina di minuti abbondanti, quindi, per provare a incidere e soprattutto per toccare con mano i risultati dell’ennesima settimana di duro lavoro per avvicinarsi alla condizione fisica ideale per competere al massimo livello. Se già contro l’Atalanta in Coppa Italia si era intravisto qualche segnale, il derby ha segnato un punto di svolta: non sarà ancora smagliante come due anni fa, ma per la prima volta in questo 2023 il centravanti di Anversa è riuscito davvero a spaventare gli avversari. Contro un Milan non certo irresistibile, Romelu ha infatti difeso palla con efficacia, ha trovato tempi e modi per qualche triangolazione con i compagni e infine ha anche flirtato più volte con il raddoppio. È accaduto prima all’84’ quando ha segnato a gioco di fatto fermo per un fallo fischiato dall’arbitro, ci ha messo lo zampino (la testa) al 90′ servendo l’assist a Lautaro Martinez per la rete annullata a causa di un fuorigioco millimetrico e poi ha squillato al 95′: Lukaku a terra in area con accenno di protesta, poi in piedi come una molla per ritrovare il pallone e destinarlo con un piazzato rasoterra all’angolino basso sul secondo palo. Ciprian Tatarusanu si è però disteso con reattività per spingere la palla in calcio d’angolo.

Kvara+Osimhen: il Napoli non dà scampo allo Spezia e scappa a +16

Contro i liguri tutto nella ripresa: rigore del georgiano e poi doppietta del nigeriano. Vergognosi cori della curva spezzina che ha inneggiato alla morte di Maradona

Napoli O.K. e Spezia K.O. Giocando sulle sigle dei protagonisti Kvaratskhelia e Osimhen la capolista se ne va, come cantano i suoi tifosi arrivati numerosi dal nord Italia. In una partita scorbutica con uno Spezia che per un tempo regge bene, gli azzurri trovano i gol dei due fuoriclasse e in controllo, senza strafare, la squadra una volta in più mostra nervi saldi e grande padronanza nei propri mezzi. Stonati i cori razzisti della curva spezzina e ignobile in particolare i cori che inneggiano alla morte di Maradona.

Spalletti può schierare chi vuole e opta per la conferma degli undici che hanno battuto la Roma. Gotti, appena operato all’anca, non riesce ad andare in panchina dove lo sostituisce Lorieri. A Spezia devono fare di necessità virtù per le numerose assenze, ma i liguri presentano un 3-5-2 stretto e compatto che non consente il solito giro palla rapido alla capolista. I padroni di casa ripartono sempre pericolosamente e con Agudelo arrivano anche al tiro e a creare qualche mischia in area azzurra. Poi viene fuori il Napoli, con Kvaratskhelia delizioso nei dribbling stretti ma poi non decisivo nell’ultimo passaggio. Pochi palloni per Osimhen. Almeno per un tempo. Spalletti si agita parecchio in panchina perché la sua squadra va sotto ritmo e così facilita la fase difensiva di Caldara e compagni.

Origi re dei derby anche a Milano? E contro Lukaku non ha mai perso

Il belga a Liverpool ha fatto 6 gol in 12 partite contro l’Everton. E nei quattro incroci con Romelu (tra Everton e United) ha fatto dieci punti

L’uomo dei derby ha battuto un colpo. Inutile, ma atteso. E la settimana è quella giusta. Divock Origi è stato l’unica nota lieta nella disfatta contro il Sassuolo con un diamante incastonato alle spalle di Consigli, nel 5-2 di San Siro che ha messo il bollino alla crisi del Diavolo. Una giocata da ricordare in una domenica da dimenticare, che recapita a Pioli un messaggio. Una scintilla.

Il risveglio di Divock è arrivato al tramonto di una giornata da incubo, che resterà nei racconti come uno dei punti più bassi toccati dal Milan di Pioli. Dopo il guizzo contro il Monza dello scorso 22 ottobre, l’attaccante belga è ricomparso nel tabellino dei marcatori con un gol da mettere in cornice, che in un momento no della squadra può far morale dopo una prima parte di stagione complicata da problemi fisici e prove poco convincenti. Così, il Diavolo incrocia le dita e spera ora in uno scatto in vista del derby. Perché Origi con le stracittadine ha un feeling particolare, da specialista. Soprattutto se parlano inglese.

Negli anni al Liverpool, Origi è diventato padrone del derby del Merseyside: contro l’Everton ha collezionato 6 reti in 12 gare, vincendone 7 e perdendone 2. Con il primo centro, il 20 aprile 2016, ha spianato la strada ai Reds verso un poker senza appelli. Con l’ultimo, lo scorso 24 aprile, ha timbrato il 2-0 di Anfield. In mezzo, l’acuto del 2018, con cui ha messo al tappeto i cugini sfruttando un errore del portiere Pickford al 96’. Fotogrammi valsi un posto d’onore nel cuore dei tifosi dei Reds, che lo hanno definito “Liverpool Legend” per quella capacità innata di esserci sempre nei momenti topici. Tra i tanti pensieri della settimana di Pioli, verso il derby più pesante della sua gestione, magari si sarà affacciato anche questo. Quella che per la Kop era la “legge di Origi”.

Skriniar, operazione “recupero”: parla ai compagni e vede gli ultras

Prima della gara contro l’Atalanta il chiarimento con i leader dello spogliatoio, ieri il faccia a faccia con la Curva Nord che invita il resto dei tifosi a non fischiarlo

Milan Skriniar è sempre stato un robot, imperturbabile come gli uomini venuti dall’Est, eppure gli ultimi eventi hanno fatto sciogliere il ghiaccio. Rifiutandosi di firmare il rinnovo interista dopo aver un po’ esagerato con le dichiarazioni d’amore nerazzurro, e contemporaneamente abbracciando la valanga di milioni dell’emiro, tra bonus alla firma e maxi-stipendio, sapeva che avrebbe spezzato quel filo teso d’amore con i propri tifosi. E che almeno in un primo momento, ne avrebbe risentito pure l’umore dei compagni, soprattutto di quelli che hanno deciso di restare sulla stessa barca, non solidissima dal punto di vista economica. Nessuno nello spogliatoio ha mai messo becco sulla decisione, legittima, del compagno sul proprio futuro, ma in tanti, in privato e in pubblico, tifavano per il rinnovo. Per questo, serviva un momento di chiarezza collettiva utile a tirare le fila del gruppo e a ripartire insieme. Prima della sfida alla Dea Skriniar ha, infatti, seguito la liturgia del gruppo e solo alla fine si è diretto a casa anziché a San Siro: durante la mattina, quando era diventato ormai certo il mancato passaggio a gennaio a Parigi, Milan ha voluto dire quattro chiacchiere agli altri leader del gruppo, da Handanovic a Lukaku: ha ribadito ai compagni che fino all’ultima gara il suo impegno sarà massimo per provare a percorrere tutte le vie ancora aperte. Dai quarti di Champions mai così alla portata alla difesa della Coppa Italia, passando poi per l’utopico tentativo di rimonta in campionato. I compagni, perfino quelli più delusi, hanno ribadito che la fiducia nella serietà di Milan non era in discussione. Tra l’altro, il precedente di Ivan Perisic la scorsa stagione inviterebbe tutti a stare tranquilli: con un contratto in scadenza, il croato si è allenato ogni giorno con professionalità e alla fine della stagione è risultato il migliore.

Chiesa: “10 mesi di ostacoli e dolore, ma non ho mai mollato. Io e Vlahovic, vedrete che coppia”

L’attaccante ha raccontato in un docufilm i mesi dell’infortunio: “A livello umano sono migliorato. Voglio solo tornare al massimo. Con la Lazio in Coppa Italia ci sarò”

Federico Chiesa ora è un ragazzo felice. Può di nuovo correre dietro a un pallone, come non ha potuto fare per 10 mesi dopo l’infortunio al crociato del ginocchio sinistro di un anno fa. Un viaggio lungo e pieno di difficoltà, ma anche formativo, che lui stesso ha voluto raccontare in un docufilm targato Prime Video.

“Ci sono stati tanti momenti difficili, il più duro quando mi hanno confermato la rottura del crociato. In questi 10 mesi ho dovuto superare tanti ostacoli. Prima il dolore post intervento, poi le 6 settimane di stampelle: il traguardo sembrava veramente lontano. Quando ho ricominciato a correre ci sono stati problemi, che in una riabilitazione così lunga e dopo interventi di questo tipo possono capitare. Ho visto il mio obiettivo allontanarsi, però non ho mollato. Sono sempre stato consapevole che dovevo tornare a giocare. Sono abituato ad andare oltre le difficoltà, l’ho sempre fatto nella mia carriera”.

“Entrambe le cose. All’inizio il dolore era così intenso che facevo fatica ad alzarmi dal letto. Oggi posso dire che mi è stato utile, perché sono maturato. Andare al campo ogni giorno, provare a fare un esercizio in più per vedere i miglioramenti: tutto questo mi ha aiutato tanto anche a livello umano”.

“La coppia Osi-Kvara è una delle più forti della A, sono tutti e due in grande forma e soprattutto hanno trovato affiatamento giocando insieme dall’inizio della stagione. Io e Dusan abbiamo avuto dei problemi, ma tra noi alla Fiorentina c’è sempre stata una grande complicità che speriamo di ritrovare alla Juve. Mi è dispiaciuto non esserci contro il Monza soprattutto perché erano tornati Vlahovic e Pogba. Ho avuto un problema al flessore, nulla di preoccupante. Contro la Lazio in Coppa Italia ci sarò”.

Leao, dopo lo strappo: il Milan prepara l’asta per l’estate

A meno di un riavvicinamento nelle prossime settimane, il Milan club rossonero è chiamato a due esigenze: monetizzare il più possibile dalla cessione e trovare un sostituto all’altezza

A un certo punto ha smesso di sorridere, ed è stato impossibile fare finta di nulla. Ma se la squadra va a rotoli mica si può sorridere, verrebbe da dire. Eppure Rafael Leao in passato lo faceva anche quando le cose non filavano lisce. Fa parte della sua impronta caratteriale, una sorta di leggerezza che sotto alcuni aspetti è indiscutibilmente uno dei suoi punti di forza.

Ora anche Rafa è appesantito. Nell’anima, s’intende. E quando i pensieri affollano la mente e scuriscono l’orizzonte, i sorrisi non escono più e a pesare sono pure le gambe. Sono settimane che il portoghese dà l’impressione di essere diventato un corpo estraneo. Dà la sensazione di andare in campo perché occorre farlo, e non per il piacere di farlo. E quando succede così, di solito non resta molta strada da fare. Gli va dato atto che, fino al termine del 2022, le turbolenze contrattuali non lo avevano distratto. Forse perché nutriva una certa sicurezza sul lieto fine, forse perché il problema sembrava rimandabile, più probabilmente perché fin quando la squadra è rimasta agganciata al Napoli in scia scudetto, i pensieri si rivolgevano soprattutto a quello.

Inter, il sacrificato è Dumfries. Ma potrebbe partire anche un altro big

L’uscita di Skiniar avrebbe potuto portare 50 milioni, in mancanza dei quali i nerazzurri si vedranno costretti ad altre cessioni: Brozovic candidato a partire per aiutare i conti.

Non da oggi, ma da diverse settimane ormai l’Inter ragiona su come sarà la vita nel dopo-Skriniar. Il club è consapevole che, nella migliore delle ipotesi, se lo slovacco salisse su un aereo last minute per Parigi, si racimolerà solo una ventina di milioni: pochini per uno dei giocatori di maggior valore di tutta la rosa. Non a caso, appena cinque mesi fa la cessione di Milan avrebbe portato cinquanta milioni sonanti nel portafoglio di Zhang: i tempi cambiano e in questo ultimo scorcio di gennaio ci si accontenterebbe di circa un terzo. Se però la convivenza forzata si allungasse fino a fine stagione, nelle casse del club non arriverebbe nemmeno un euro. Comunque vada, quindi, lo slovacco con la testa al Psg lascerà una voragine dietro di sé. Il buco nei conti va riempito e sarà doloroso visto l’alto rischio di altri sacrifici sul mercato: uno di certo andrà fatto entro il 30 giugno, un altro probabilmente oltre quella data. I big di Inzaghi e i loro rispettivi agenti sono stati avvisati di questo possibile scenario.

OCCHIO A BROZO—È uno scenario che può pur sempre cambiare nelle altalene del mercato, ma l’a.d. Beppe Marotta e il d.s. Piero Ausilio sono costretti a un duro bagno di realismo. Soprattutto perché servirà racimolare denaro per eventuali successivi investimenti. Tutto sarà deciso dalle eventuali offerte sul tavolo dei nerazzurri, ma l’Inter intende scavare per precauzione una trincea attorno a Nicolò Barella: il centrocampista azzurro è l’ultimo dei leader a cui si vorrebbe rinunciare. Il suo amicone, Marcelo Brozovic, vive invece una soluzione opposta: vista l’esplosione da regista di Calhanoglu, il club è ben disposto ad ascoltare offerte per il centrocampista croato. Dalle grandi di Spagna al Chelsea, Brozo piace: costa una trentina di milioni, balsamo per le casse nerazzurre.