Juventus, contro il Benfica out Alex Sandro, Locatelli e Rabiot

Ibianconeri, scesi in campo in mattinata per la rifinitura in vista del Benfica, hanno ritrovato Angel Di Maria: l’esterno argentino verrà convocato, ma è da escludere un suo impiego dal primo minuto. Assenti Alex Sandro, per un problema all’adduttore, Locatelli e Rabiot.

Vigilia di Champions League per la Juventus, che mercoledì alle 21 scenderà in campo contro il Benfica per la seconda gara del gruppo H. I bianconeri, che dopo la sconfitta di una settimana fa contro il Paris Saint Germain devono cercare di conquistare i tre punti, martedì mattina sono tornati ad allenarsi per la rifinitura. Sia Manuel Locatelli che Adrien Rabiot non si sono allenati: entrambi i centrocampisti sono alle prese con dei problemi muscolari e non saranno a disposizione di Allegri per il match contro i portoghesi.

Regolarmente in campo, invece, Angel Di Maria: l’esterno argentino è stato assente negli ultimi due impegni della Juventus contro il PSG e in campionato contro la Salernitana, ma in mattinata ha preso parte alla rifinitura. El Fideo sarà convocato ma è da escludere un suo impiego dal primo minuto: “Vediamo quanti minuti ha nelle gambe – ha dichiarato Allegri – ma è a disposizione. Tra gli assenti figura anche Alex Sandro, che ha avuto problemi all’adduttore: “Vediamo se sarà recuperabile per la gara contro il Monza”, ha specificato l’allenatore bianconero. 

Con le diverse assenze a centrocampo Allegri potrebbe riproporre il 3-5-2. In porta ci sarà ovviamente Mattia Perin, mentre il terzetto difensivo sarà composto da Bremer, Bonucci e Danilo. Sulla corsia di destra agirà Cuadrado, su quella opposta Kostic. A centrocampo ci saranno McKennie, Paredes e Miretti, mentre la coppia d’attacco sarà composta da Milik e Vlahovic.

Perché sul rigore è andato Bonucci e non Vlahovic? La spiegazione di Allegri

Il tecnico bianconero ha spiegato nel dopo partita la scelta che ha destato perplessità tra i tifosi. Intanto l’attaccante serbo resta a quota 4 ed è fermo da tre match, Psg compreso

Quando al 93′ Bonucci si è avvicinato al dischetto del rigore in molti hanno espresso stupore: ma come, perché non tira Vlahovic? L’attaccante serbo è un buon tiratore dai calci piazzati, è un “calciante”, per citare Allegri, anzi tre dei suoi attuali quattro gol sono arrivati da calci da fermo. Nel dettaglio, il suo primo gol stagionale, quello del 2-0 col Sassuolo, Dv9 l’ha realizzato su rigore, ed è stato il suo primo penalty in maglia bianconera. Poi ci sono state le punizioni vincenti con Roma e Spezia, quindi i digiuni con Fiorentina (gara in cui non è sceso in campo), Psg e appunto Salernitana.

Nel dopo partita Allegri non ha speso molte parole sulla sua decisione di far calciare il rigore a Bonucci: “Perché è stato un rigore importante e in questo caso è meglio che lo faccia Bonucci”, ha spiegato l’allenatore della Juve. Poche parole, che non fanno molta chiarezza. Il fischio di Marcenaro è arrivato al minuto 91′, sul 2-1 a favore della squadra di Nicola, e fra un controllo e l’altro i due minuti di attesa hanno reso ancor più elettrico il momento. Un uomo dell’esperienza di Bonucci evidentemente nella testa di Allegri dava migliori garanzie di un giovane, in un momento tanto teso. Oppure nella sua scelta può aver inciso l’aver visto un Vlahovic in palla durante il match, ma anche un po’ nervoso, dopo che il gol non era arrivato nonostante vari tentativi. Sia come sia, è poi andata come tutti hanno visto: Sepe ha respinto il tiro di Bonucci dal dischetto, e poi è stato bravo il capitano a ribadire in rete con un tap in tutt’altro che facile.

Lazio-Verona, Sarri: “Vinta una partita dura, dopo l’Europa League non era facile”

Ritorno alla vittoria dopo il ko dell’ultimo turno di campionato contro il Napoli e nonostante gi sforzi europei: Maurizio Sarri può essere soddisfatto, la sua Lazio batte il Verona 2-0 all’Olimpico e si porta a quota 11 punti in classifica. Intervenuto a Dazn nel postpartita, l’allenatore biancoceleste ha commentato così la prova dei suoi: “Sono soddisfatto perché era una partita dura contro una squadra difficile da affrontare – ha spiegato Sarri -. In queste gare, se non si sblocca il risultato subito, poi diventa molto complicato. In più, quando si giocano partite su un terreno così che non è degno della città di Roma, diventa ancora più difficile”.

Un risultato, quello ottenuto dalla Lazio, che acquisisce un significato ancora maggiore perché arrivato dopo la gara giocata e vinta in settimana in Europa League contro il Feyenoord: “Lo dicono i numeri – ha sottolineato Sarri -, l’anno scorso in 8 partite giocate dopo l’Europa League abbiamo fatto 5 punti, mentre nelle altre abbiamo avuto una media di 2 punti a partita. Il nostro campionato è stato condizionato da questo. Per chi gioca in Europa è difficile mantenere un equilibrio, se si guardano tutti i campionati anche il Borussia Dortmund e il Bayern Monaco in questa settimana hanno rallentato. Noi, in ogni caso, l’anno scorso abbiamo fatto diventare tutto ancora più difficile”.

Infine, prima di un’analisi sulla produzione offensiva, Sarri si è soffermato sulle condizioni di Manuel Lazzari, costretto a uscire a causa di un problema fisico: “Non penso che alla fine ci siano grandi differenze rispetto all’anno scorso in fase offensiva – ha concluso l’allenatore biancoceleste -, l’anno scorso a questo punto del campionato avevamo fatto più gol perché ne avevamo segnati 6 in una partita in casa. In questo momento l’aspetto più importante è trovare un minimo di stabilità in più in fase difensiva. Come sta Lazzari? Non sembra gravissimo, ma sembra un problema muscolare e ne sapremo di più domani. Sicuramente starà fuori per qualche giorno”.Maurizio Sarri

Milan,Thiaw si presenta: “Sono veloce e bravo nei contrasti. Il derby? Estremo”

Il centrale tedesco durante la conferenza stampa di presentazione: “Da piccolo giocavo in un altro ruolo, ero più interessato a guardare Ronaldinho o Kakà”

Malick Thiaw è arrivato quasi last minute nella squadra campione d’Italia, ma sa che il suo momento arriverà presto: c’è bisogno di tutti, in una stagione così piena di impegni. Nel giorno della presentazione ufficiale a Milanello, il 21enne centrale tedesco racconta qualcosa di sé, sospeso tra passato e futuro, senza dimenticare il presente: “Ho iniziato a giocare presto, in strada coi miei amici. La passione è diventata poi una professione, ma è rimasta – spiega -. Sono felice e vivo questa esperienza al Milan come un orgoglio personale, un onore. Sono ambizioso, voglio continuare a crescere e imparare la cultura del posto”.

Le caratteristiche tecniche, viste da… se stesso: “Sono forte e bravo nei contrasti, so muovere la palla, ho velocità e fisico”. E poi il grazie a Maldini e Massara (presenti alla conferenza), che per lui hanno fatto un investimento compiendo un acquisto a titolo definitivo, senza passare per il prestito: “C’erano stati già colloqui in inverno, poi ho dovuto aspettare, ma quando sono stato cercato di nuovo per me è stata una conferma importante. Paolo è un emblema di questo club, dimostrare di essere all’altezza ora dipenderà da me, giorno dopo giorno. Oltre a Maldini, il Milan nella storia ha sempre avuto ottimi difensori, come Nesta… da piccolo io giocavo in un altro ruolo e magari ero più interessato a guardare Ronaldinho o Kakà, ma la Serie A comunque l’ho sempre seguita in tivù”.

Tutta la squadra l’ha accolto bene: “Per ora mi esprimo col mio inglese e non ho problemi, presto lo farò anche in italiano. Per me è tutto nuovo, gli allenamenti sono intensi e molto tattici, anche se non troppo lunghi”. L’esclusione dalla lista Champions non l’ha sorpreso, essendo appena arrivato in rosa: “Per convincere Pioli a inserirmi già a gennaio servirà un pacchetto completo, non solo un motivo singolo. Cercherò di metterci tutta l’aggressività che serve. Il mio impatto con San Siro? L’esperienza nel derby la definirei estrema… sono felice che il Milan l’abbia vinto giocando così bene”.

Inter-Bayern Monaco in Champions League: le probabili formazioni | La Diretta

Calcio d’inizio alle ore 21. Il percorso europeo dei nerazzurri parte dalla superpotenza tedesca, sempre vincente nella San Siro interista. Inzaghi sceglie il bosniaco e tiene Correa per la ripresa, bavaresi con la minaccia Mané

Il sorpasso è completato, l’allenamento di stamattina ha confermato i sussurri di ieri: André Onana giocherà titolare stasera a San Siro contro il Bayern, questa la decisione di Inzaghi dopo la rifinitura. Un avvicendamento che fa rumore: per il capitano Handanovic è la prima esclusione di natura tecnica (nessun problema fisico per lui), per il camerunese si tratta dell’esordio con la maglia dell’Inter in una partita decisamente complicata. Non l’esordio in Champions, per la verità, competizione nella quale vanta già 38 presenze.

Inter e Bayern Monaco si sono affrontate sette volte in gare ufficiali nella loro storia e il bilancio è in perfetto equilibrio: tre successi per parte e un pareggio. Indimenticabile, per i tifosi nerazzurri, la vittoria in finale di Champions League il 22 maggio 2010 con doppietta di Diego Milito. Attenzione: i tre successi dei bavaresi sono tutti arrivati a San Siro, con un 100% di vittorie al Meazza. L’ultima il 23 febbraio 2011, agli ottavi di Champions, 0-1 con gol di Mario Gomez nel finale: i nerazzurri avrebbero poi vinto 2-3 a Monaco al ritorno con gol decisivo di Goran Pandev, raggiungendo i quarti (sconfitta contro lo Schalke 04).

Dopo il derby perso contro il Milan, l’Inter è subito chiamata a un altro big match, di livello ancora superiore. Al Giuseppe Meazza arrivano i campioni di Germania del Bayern Monaco reduci da due pareggi in campionato che sono costati la vetta della Bundesliga. Simone Inzaghi è senza Romelu Lukaku, Julian Nagelsmann potrebbe dover fare a meno di Bouna Sarr.

Juve, esordio da incubo in Youth League: sconfitta 5-3, a lezione dal Psg

C’è una regola sacra nel calcio: il passato conta per il blasone, ma non è garanzia di risultato. Anzi, spesso lo impone tenendo alta l’asticella delle aspettative, ma solo il campo restituisce la realtà delle cose. L’esordio stagionale della Juve Primavera in Youth League è da incubo, per l’atteggiamento prima che per il risultato (5-3). Per l’approccio da dimenticare e per la preoccupante inferiorità mostrata al cospetto del PSG, che pure non ha dovuto strafare per sfaldare i bianconeri. E poco conta se alcuni di questi lo scorso anno sono arrivati in fondo fino a Nyon, uscendo a testa alta in semifinale contro i campioni del Benfica: ogni partita e ogni stagione fanno storia a sé.

Montero, all’esordio nella competizione, propone Yildiz accanto a Turco e tiene Mancini in panchina. Mulazzi e Mbangula hanno il compito di aggredire le corsie per potenziare la fase offensiva, ma i problemi vengono da dietro. Tant’è che i parigini passano subito con Housni, che deve solo depositare a rete per dar merito al gran lavoro svolto da Gharbi e Muntu per mandare in confusione l’intera retroguardia bianconera. La giostra si fa sempre meno piacevole quando Zaire Emery scappa al connazionale Nzouango e va in porta senza fatica: dopo 7 minuti di gioco la Juve è sotto di due reti, il PSG padroneggia contro una squadra in bambola.

Servirebbe un guizzo dei singoli, ma Yildiz appare poco convinto quando innescato da Mulazzi. E allora ci pensa Mbangula ad accorciare sugli sviluppi di una punizione e provare a mettere in archivio il primo quarto d’ora da horror. I bianconeri alzano pian piano il baricentro, aumentano la supremazia territoriale ma, tuttavia, è sulle palle inattive che si rendono maggiormente pericolosi: l’occasione più nitida arriva con un colpo di testa di Huijsen (da segnalare anche un tiro diretto in porta, poco prima, di Doriatotto). Per il PSG diventa sempre troppo facile presentarsi dalle parti di Scaglia, così Housni porta a tre le marcature punendo ancora la linea difensiva.

Juventus, Di Maria infortunato: non convocato per il Psg

Ancora fastidio all’adduttore per l’argentino che non ha superato l’ultimo test e non è stato convocato per la trasferta di Champions del Parco dei Principi. Allegri col dubbio Alex Sandro, torna invece Rabiot. Psg-Juventus, martedì ore 21, in diretta su Sky Sport Uno, Sky Sport 252, Sky Sport 4K e in streaming su NOW

Non ci sarà Angel Di Maria, uno degli uomini più attesi, nell’esordio della Juventus in Champions League contro il Psg al Parco dei Principi (martedì ore 21). L’esterno offensivo argentino non è stato infatti convocato da Max Allegri per la trasferta dai Parigi a causa di un riacutizzarsi del fastidio all’adduttore. Di Maria, ricordiamo, era reduce da un infortunio muscolare rimediato contro il Sassuolo e nell’ultima gara di campionato disputata sabato contro la Fiorentina al Franchi – prima aveva giocato 36’ contro lo Spezia – è rimasto in campo solo 45’ prima di essere sostituito da De Sciglio all’intervallo. In mattina l’argentino ha effettuato un test che però non ha dato riscontri positivi, da qui la decisione di Allegri di non convocarlo per la sfida al Psg, sua ex squadra fino a qualche mese fa.

Assenza importante, dunque, per Max Allegri che dovrà rinunciare a Di Maria: in dubbio per la gara contro il Psg c’è anche Alex Sandro. Il brasiliano risulta tra i convocati per la trasferta di Parigi, ma non si è allenato con il gruppo nell’ultima seduta alla Continassa. Ristabilito, e molto probabilmente titolare al Parco dei Principi, Adrien Rabiot: il centrocampista francese aveva saltato la gara contro la Fiorentina per un problema fisico. Alla Continassa si è rivisto Paul Pogba che ha svolto una seduta di allenamento individuale, con e senza palla: per rivederlo in campo in gare ufficiali però servirà almeno un mese.

Udinese-Roma, Mourinho: “Regalata da nostri errori. Meglio un 4-0 che quattro volte 1-0″

Lo Special One commenta il pesante ko di Udine: “Sapevamo sarebbe stata difficile, non sono partite in cui puoi andare indietro nel risultato. Abbiamo regalato la partita con due gravi errori individuali, preferisco perdere una volta 4-0 che quattro gare 1-0”.

Un grande passo indietro. La Roma crolla dopo aver raccolto 10 punti nelle prime quattro giornate e torna da Udine con un pesante ko per 4-0. “È stata una gara difficile, contro una squadra che sa giocare questo tipo di partite – spiega Mourinho a Dazn -. Partite in cui non puoi andare dietro nel risultato, perché loro sono compatti dietro e sanno ripartire. Gestiscono i tempi, i falli. È una squadra molto fisica, molto esperta. Noi eravamo entrati bene, con una buona occasione per Dybala che secondo me, risultato a parte, è stato il migliore in campo. Loro ogni volta che arrivavano in contropiede creavano un pericolo o un gol, noi non siamo riusciti a sfruttare le opportunità. Magari il palo poteva dare nuove energie o forse anche il rigore, ma non si parla dell’arbitro dopo un 4-0. Preferisco perdere una partita 4-0 che quattro 1-0. Siamo delusi, ma domani c’è allenamento e guardiamo avanti. C’è stato anche qualche errore individuale, ma nella mia squadra gli errori individuali diventano collettivi. Abbiamo 10 punti, siamo tutti lì: facciamo la nostra strada”.

L’allenatore portoghese aveva già raccontato di temere la trasferta della Dacia Arena: “Avevo sensazioni della difficoltà della partita – ha aggiunto Mou -, i giocatori lo sapevano che si sarebbe giocato poco. Anche i ragazzini sono perfetti qui, vorrei avere anch’io qualche raccattapalle così, ma complimenti a loro. La partita è uscita perfetta per loro, quest’arbitro aveva un profilo perfetto per una squadra come l’Udinese che gioca in casa. Noi non abbiamo feeling con lui, quando il primo ammonito è l’artista della partita c’è qualcosa di contraddittorio. Guardiamo avanti, abbiamo una partita giovedì da giocare”.

La top 5 della quarta giornata: Dybala e Koopmeiners da 8

Dalle prime reti in giallorosso della gioia alla tripletta dell’atalantino: i migliori del turno infrasettimanale

La tripletta di Koopmeiners e i due squilli di Dybala. Chi ha schierato uno di loro avrà preso bonus a raffica. L’olandese ha steso il Toro da solo calciando anche due rigori, mentre la Joya ha festeggiato i primi gol con la Roma. A questi si aggiungono Baldanzi, Barella e Maignan. Ecco la top five della 4a giornata.

Eccola lì la Joya. Impossibile lasciare fuori Dybala in casa contro il Monza. Chi l’ha fatto non ha scuse. Doppietta, 8 in pagella e primi guizzi con la Roma. Ora il dibattito è su quante reti riuscirà a segnare da qui a fine stagione: più o meno di 15? Solo una volta ha superato i venti (stagione 2017/18, 22).

Alzi la mano chi farà l’asta oggi, 2 settembre, a fine mercato. Tanti. La tripletta dell’olandese, con due gol su rigore, lancia la Dea in vetta alla classifica insieme alla Roma e fa impennare i prezzi. Fin qui Koopmeiners le ha giocate tutte, ed è capocannoniere momentaneo con 4 gol (con Vlahovic). Consigliatissimo.

Pare che l’Empoli abbia sfornato un altro talentino. Baldanzi, 2003, ha segnato il primo gol tra i pro’ con un bel sinistro a giro all’angolino. Forgiato a Monteboro, il centro sportivo dopo i toscani costruiscono i loro migliori giocatori, ha guadagnato il suo primo 7,5 in pagella. Da tenere d’occhio. Non solo all’asta.Gara di sostanza con un gran gol. Dicono di lui: “Se segnasse 7-8 gol a campionato avrebbe pochi eguali”. Ci sta lavorando. Con il Cagliari è arrivato a 6, con l’Inter non ha mai superato i 3. Il primo squillo stagionale contro la Cremonese vale come l’oro. Per lui e per l’Inter. Inzaghi applaude.

Rigore parato e clean sheet. Un bel +4 per Maignan, pepita del Milan di Pioli, il portiere più pagato in quasi tutte le aste. La stagione scorsa ha blindato la porta rossonera in 17 occasioni, quest’anno è già a quota 2. Contro il Sassuolo ha neutralizzato il primo rigore in Serie A. Il secondo in assoluto con il Milan.

Acerbi, i tifosi dell’Inter sempre contrari: da “Una delusione” a “Inspiegabile”

Molti supporter nerazzurri ribadiscono la contrarietà all’arrivo del difensore: l’opinione non è unanime, ma per il pupillo di Inzaghi non si tratta di un benvenuto particolarmente accogliente

È “una delusione” l’arrivo di Francesco Acerbi all’Inter secondo un tifoso nerazzurro su Twitter: un’opinione condivisa da una buona parte dei fan della Beneamata, che forse speravano che la frenata sulla trattativa fosse definitiva. Invece l’ultimo giorno di mercato ha permesso alle parti di trovare un accordo e a Steven Zhang di ammorbidire la sua posizione nonostante il pessimismo dei protagonisti delle ore precedenti. Così, sui social network, lo zoccolo duro della tifoseria è tornato a far sentire il suo disappunto all’ultimo innesto nella rosa di Simone Inzaghi. È stato proprio l’allenatore a chiedere a gran voce un difensore centrale per completare la squadra – l’ultima volta dopo il 3-1 alla Cremonese – e in particolare a indicare il 34enne come opzione numero uno tra i vari candidati alla posizione. Il rapporto di stima reciproca che lega Acerbi e Inzaghi, però, non interessa ai contestatori: “Non si può accettare! Per me non farà mai parte della nostra squadra!”, scrive un utente. Su un altro tweet, invece, si leggono parole di forte critica per le prestazioni del difensore: “Un giocatore ormai scarsissimo, lentissimo, vecchissimo, uno che nessuna squadra ha mai cercato, nemmeno più il suo stesso attuale allenatore… Operazione inspiegabile e concettualmente sbagliata. Io sono allibita”.

Il passato da convinto milanista di Acerbi sta alle radici di questa contestazione, con l’episodio chiave del presunto ghigno dopo un gol subito contro i rossoneri a popolare i meme del web. “Non sono assolutamente felice per il prossimo arrivo di #Acerbi – si legge ancora – e non sto qui a rielencare le motivazioni di tale mia esternazione. Vista l’evoluzione delle cose, di conseguenza, mi auguro di vederlo il meno possibile in campo con la nostra maglia. Non aggiungo altro”. Severo ma giusto, secondo molti tifosi interisti.