Inter, c’è ancora fame: è ossessione scudetto. La rosa è forte, ma occhio alla Juve

Ecco, sulle potenzialità dell’Inter non ci sono mai stati dubbi: quel gruppo indistruttibile che già ad aprile ha mandato la maglia in sartoria per aggiungere scudetto e stella ha attraversato il mercato indenne, senza cedere big, e ha accolto in casa nuovi campioni, logico immaginarlo in grado di ripetersi in cima al campionato. Il 2-0 dell’altra sera al Lecce, in un San Siro che ribolliva di passione come fossimo ancora alla scorsa primavera, ha fugato ogni dubbio: sì, questa Inter ha ancora fame.

E sì, questa Inter conserva un vantaggio che le altre non hanno: Inzaghi e i suoi conoscono bene la strada per arrivare lassù e restarci. Da qui si riparte, con le vecchie certezze ritrovate alla prima uscita interna – la solidità difensiva, lo spirito di sacrificio, la qualità a centrocampo e la spinta sugli esterni – e un paio di differenze che possono… alimentare l’ossessione per il bis scudetto. 

L’acquisto di Palacios, sbarcato ieri mattina dall’Argentina, ha aggiunto l’ultimo pezzo del puzzle al mercato dei campioni d’Italia. La rosa che Inzaghi maneggia, ora, è profonda e ricca di qualità: il presidente Marotta e il d.s. Ausilio l’hanno ritoccata sfogliando l’agenda, mai così fitta di impegni come in questa stagione, e allora anche il turnover cambierà significato: era una eventualità, diventa una necessità sostenibile. Ruotare gli uomini si può fare, e soprattutto si può fare ad alto livello. L’esempio corre per il campo con il 99 stampato sulla schiena: dopo aver partecipato alla costruzione del secondo gol di Thuram a Genova da subentrato, Taremi si è confermato uomo d’area di esperienza e qualità alla prima da titolare contro il Lecce. Lautaro è rimasto ai box, ma l’attacco nerazzurro non ha perso in pericolosità e l’Inter ha ricominciato a vincere. Zielinski è il prossimo della lista: «Sta bene, ha qualità, esperienza e ci darà una grande mano», ha garantito Inzaghi.

Inter, Inzaghi: “Zhang ci è sempre stato vicino. Rinnovo? Ne parlerò con la società”

L’allenatore dell’Inter è intervenuto ai microfoni di Sky: “È il momento più bello della mia carriera”. Poi, su Zhang: “Sono tranquillo. il presidente Zhang ci è sempre stato vicino”. E sul rinnovo: “Dopo l’ultima di campionato ci siederemo con la società e ne parleremo”.

“È il momento più bello della mia carriera”. Non usa giri di parole Simone Inzaghi per descrivere l’emozione della vittoria dello scudetto con l’Inter. L’allenatore nerazzurro, intervenuto ai microfoni di Sky, ha parlato anche della magica atmosfera che si vive dalla vittoria del titolo vinto contro il Milan. “Quello che stiamo vivendo dal 22 di aprile è qualcosa di magico – ha continuato. Parliamo di una condivisione meravigliosa. Dobbiamo ringraziare questi splendidi tifosi: si meritano lo scudetto quanto noi”. Sul futuro dell’Inter, invece, considerando il possibile cambio di proprietà, Inzaghi si dice “tranquillo. Ho sentito prima le parole di Marotta e posso dire che il presidente Zhang alla squadra non ha mai fatto mancare nulla: ci è sempre stato vicino. Ora ovviamente ci sono delle problematiche che spero possa risolvere. Si meritava di essere qua con noi”.

“Rinnovo? A fine stagione ne parlerò con la società”Dopo aver vinto questo scudetto, in casa Inter sarà tempo di trattare per il rinnovo di Inzaghi: “Abbiamo ancora una settimana e una partita per finire nel migliore dei modi il campionato – ha detto l’allenatore nerazzurro. Poi con la società ci siederemo e ne parleremo, come abbiamo sempre fatto”.

Dal k.o. col Monza alla dominante Inter di oggi: le 6 settimane in cui è cambiato tutto

Il 15 aprile la sconfitta che sembrava aver compromesso la stagione, poi la rinascita: sei successi in 7 partite, la conquista della finale di Istanbul in Champions e della Coppa Italia. Ecco che cosa è successo

Vedendo il rendimento della formazione di Inzaghi da metà aprile viene da chiedersi come mai una rosa con questo potenziale non abbia impensierito gli azzurri di Spalletti nella corsa verso lo scudetto.

Un mese e mezzo fa, con il ritorno dei quarti di Champions alle porte, l’Inter era una squadra sull’orlo di una crisi di nervi, una formazione che aveva collezionato 11 sconfitte in campionato e che sembrava destinata a non entrare nelle prime quattro in campionato.

Adesso, invece, ha messo in bacheca la Coppa Italia, eliminando la Juventus in semifinale e poi battendo la Fiorentina mercoledì all’Olimpico, ha centrato la qualificazione all’ultimo atto della Champions estromettendo il Benfica e poi il Milan, mentre in campionato ha vinto 6 delle ultime 7 gare e si è assicurata anche il prossimo anno la partecipazione alla coppa europea più prestigiosa. E più remunerativa, aggiungiamo, con i 45-50 milioni garantiti per il solo ingresso al group stage. Una bella boccata d’ossigeno per il club di viale della Liberazione, che sogna la quarta Champions-Coppa dei Campioni della sua storia, ma che è anche sereno per avere messo al sicuro un bonifico importante proveniente da Nyon nel 2023-24.

Ma torniamo al 15 aprile e a tutto quello che è venuto dopo. In questo mese e mezzo scarso i nerazzurri hanno giocato 12 incontri ufficiali: 7 in Serie A, 3 in Champions e 2 in Coppa Italia portando a casa 10 successi, 1 pari e 1 ko. Nota a margine: il 3-3 contro il Benfica (3-1 all’ 86’…) è stato come una vittoria alla luce del 2-0 dell’andata a Lisbona; il 3-1 di domenica scorsa al Maradona è stato ininfluente ai fini del raggiungimento dell’obiettivo minimo fissato in estate dalla società, ovvero l’ingresso tra le prime quattro.

Inzaghi sbaglia conti e parole, Allegri azzecca tutto. Sarri coglie l’attimo. Mou, basta catenaccio

La ciliegina marcia sull’avariata torta interista in campionato è stata messa ieri sera: nona sconfitta, terza in casa, e per di più contro la Juve. Inzaghi alla vigilia aveva punzecchiato Allegri che si riteneva virtualmente secondo con 53 punti (38 punti più i 15 tolti): “Guardo solo la classifica attuale e dice che con 50 punti seconda è solo l’Inter”. Dopo la partita di ieri non ci sono più discussioni. E non perché il vantaggio virtuale della Juve passa da +3 a +6, ma perché nella classifica che legge Inzaghi seconda adesso è la Lazio con 52. L’Inter è terza.

Il distacco interista dal Napoli è sempre più umiliante (-21 punti, -18 gol fatti, +15 gol subiti). Il passaggio del turno con il Porto, tornando dopo 12 anni nei quarti di Champions, è stato sicuramente un grande merito, ma Inzaghi che a fine gara celebrava se stesso e il gruppo definendolo “fantastico” perché “aveva scritto una pagina di storia”, era apparso a molti esagerato, sia per la partita disputata, sia ricordando la storia dell’Inter, sia valutando l’attuale andamento in campionato. Da ieri sera quelle parole appaiono ancora più esagerate.

La Juve ha vinto a San Siro con merito, mostrando un ottimo spirito di gruppo. Dopo il gol di Kostic (contestato dall’Inter un tocco di braccio di Rabiot nell’azione) ha avuto molte opportunità per raddoppiare. I bianconeri forti del vantaggio hanno giocato una partita attenta, ostica, senza mai rinunciare a colpire in ripartenza. Anche l’Inter ha avuto le sue opportunità, ma le più clamorose, negli spazi lasciati, sono state quelle bianconere. Alla Juve va dato il grande merito, dopo un momento di sbandamento successivo al -15, di aver continuato a fare punti pur non sapendo più bene per cosa lottare davvero.

Inter-Bayern Monaco in Champions League: le probabili formazioni | La Diretta

Calcio d’inizio alle ore 21. Il percorso europeo dei nerazzurri parte dalla superpotenza tedesca, sempre vincente nella San Siro interista. Inzaghi sceglie il bosniaco e tiene Correa per la ripresa, bavaresi con la minaccia Mané

Il sorpasso è completato, l’allenamento di stamattina ha confermato i sussurri di ieri: André Onana giocherà titolare stasera a San Siro contro il Bayern, questa la decisione di Inzaghi dopo la rifinitura. Un avvicendamento che fa rumore: per il capitano Handanovic è la prima esclusione di natura tecnica (nessun problema fisico per lui), per il camerunese si tratta dell’esordio con la maglia dell’Inter in una partita decisamente complicata. Non l’esordio in Champions, per la verità, competizione nella quale vanta già 38 presenze.

Inter e Bayern Monaco si sono affrontate sette volte in gare ufficiali nella loro storia e il bilancio è in perfetto equilibrio: tre successi per parte e un pareggio. Indimenticabile, per i tifosi nerazzurri, la vittoria in finale di Champions League il 22 maggio 2010 con doppietta di Diego Milito. Attenzione: i tre successi dei bavaresi sono tutti arrivati a San Siro, con un 100% di vittorie al Meazza. L’ultima il 23 febbraio 2011, agli ottavi di Champions, 0-1 con gol di Mario Gomez nel finale: i nerazzurri avrebbero poi vinto 2-3 a Monaco al ritorno con gol decisivo di Goran Pandev, raggiungendo i quarti (sconfitta contro lo Schalke 04).

Dopo il derby perso contro il Milan, l’Inter è subito chiamata a un altro big match, di livello ancora superiore. Al Giuseppe Meazza arrivano i campioni di Germania del Bayern Monaco reduci da due pareggi in campionato che sono costati la vetta della Bundesliga. Simone Inzaghi è senza Romelu Lukaku, Julian Nagelsmann potrebbe dover fare a meno di Bouna Sarr.

Acerbi, i tifosi dell’Inter sempre contrari: da “Una delusione” a “Inspiegabile”

Molti supporter nerazzurri ribadiscono la contrarietà all’arrivo del difensore: l’opinione non è unanime, ma per il pupillo di Inzaghi non si tratta di un benvenuto particolarmente accogliente

È “una delusione” l’arrivo di Francesco Acerbi all’Inter secondo un tifoso nerazzurro su Twitter: un’opinione condivisa da una buona parte dei fan della Beneamata, che forse speravano che la frenata sulla trattativa fosse definitiva. Invece l’ultimo giorno di mercato ha permesso alle parti di trovare un accordo e a Steven Zhang di ammorbidire la sua posizione nonostante il pessimismo dei protagonisti delle ore precedenti. Così, sui social network, lo zoccolo duro della tifoseria è tornato a far sentire il suo disappunto all’ultimo innesto nella rosa di Simone Inzaghi. È stato proprio l’allenatore a chiedere a gran voce un difensore centrale per completare la squadra – l’ultima volta dopo il 3-1 alla Cremonese – e in particolare a indicare il 34enne come opzione numero uno tra i vari candidati alla posizione. Il rapporto di stima reciproca che lega Acerbi e Inzaghi, però, non interessa ai contestatori: “Non si può accettare! Per me non farà mai parte della nostra squadra!”, scrive un utente. Su un altro tweet, invece, si leggono parole di forte critica per le prestazioni del difensore: “Un giocatore ormai scarsissimo, lentissimo, vecchissimo, uno che nessuna squadra ha mai cercato, nemmeno più il suo stesso attuale allenatore… Operazione inspiegabile e concettualmente sbagliata. Io sono allibita”.

Il passato da convinto milanista di Acerbi sta alle radici di questa contestazione, con l’episodio chiave del presunto ghigno dopo un gol subito contro i rossoneri a popolare i meme del web. “Non sono assolutamente felice per il prossimo arrivo di #Acerbi – si legge ancora – e non sto qui a rielencare le motivazioni di tale mia esternazione. Vista l’evoluzione delle cose, di conseguenza, mi auguro di vederlo il meno possibile in campo con la nostra maglia. Non aggiungo altro”. Severo ma giusto, secondo molti tifosi interisti.

L’Inter ha in mano Mkhitaryan, ma la Roma può rilanciare…

Il centrocampista armeno in scadenza ha trovato l’intesa con i nerazzurri: c’è fiducia, ma ci sono ancora i margini per una controfferta giallorossa. Si decide in tempi brevi

Henrikh Mkhitaryan sta vivendo tutto lo spettro delle umane emozioni: la delusione per l’infortunio che gli ha tolto la finale di Conference sul più bello, la gioia per l’ennesimo trofeo della carriera, lo stupore per la marea gialla e rossa attorno al pullman su cui ballava ieri, ma pure l’attesa per la nuova vita che potrebbe iniziare lontano dalla Capitale.L’Inter sì è quindi infilata nel giusto intervallo temporale e, di fatto, ha trovato un’intesa che accontenta le pretese del giocatore: si ragiona attorno ai quattro milioni per due stagioni, con bonus abbastanza facili che potrebbero pure far lievitare più su lo stipendio. La palla passa adesso a Mkhitaryan, unico arbitro del suo destino. 

Nonostante ci sia sempre il rischio che l’armeno cambi idea, soprattutto ieri in casa nerazzurra è cresciuta la fiducia sul lieto fine. Pare che la possibilità di giocare la Champions possa orientare la decisione, ma ha un valore anche il progetto tattico che Inzaghi gli ritaglierebbe addosso.Di certo, qualunque sarà la decisione prossima, l’armeno vuole dimostrare di valere ancora il calcio di alta fascia e pazienza per gli ultimi guai di salute: non giocava dal 28 aprile, dall’andata della semifinale col Leicester, per una lesione di secondo grado al flessore della coscia destra e aveva accelerato pur di esserci a Tirana. Evidentemente troppo, visto il nuovo infortunio. Qualche burlone su Wikipedia lo ha già dichiarato «calciatore dell’Inter», ma per ora Mikhitaryan è solo un talento sospeso tra due pianeti diversi. È molto vicino al nerazzurro, ma non troppo lontano dal giallorosso.