Perché la più forte fa così fatica? Cosa non va nell’Inter

I nerazzurri hanno la squadra migliore, il monte ingaggi più elevato, allenatore e dirigenti top: come mai in certi momenti non rende al meglio

Pochi, pochissimi hanno dubbi in merito alla forza dell’Inter. Non ce n’erano prima che la stagione cominciasse e non ce ne sono neppure adesso, a metà percorso. Se la pesiamo rispetto alle concorrenti italiane, sembra davvero la migliore in ogni componente. L’Inter ha l’organico più forte, perché ha titolari senza eguali (sono quelli che hanno dominato il campionato scorso) e anche le riserve sono di grande qualità, a maggior ragione dopo che in estate sono stati ingaggiati due calciatori quotatissimi come Zielinski e Taremi. Pure l’allenatore è considerato tra i più bravi e spesso abbiamo celebrato la capacità di Inzaghi di far giocare ai nerazzurri un calcio sì efficace, ma anche spettacolare.

E che dire del management, a cominciare dal presidente? Marotta ha conquistato dieci scudetti e non è certo sbagliato ritenerlo – da tempo – il dirigente più preparato del nostro movimento. Quanto alla proprietà, andrà ovviamente valutata nel corso del tempo perché Oaktree ha rilevato la maggioranza delle azioni solo a maggio; nel frattempo possiamo rilevare che il monte ingaggi è diventato il più elevato della Serie A, scavalcando anche la Juve, e questo un significato non può non averlo.

Insomma: l’Inter è la più forte. Eppure non lo dimostra sul campo. Non diciamo questo (solo) perché ha perso la Supercoppa di fronte a un avversario meno quotato, anche se la sconfitta contro il Milan fa malissimo, ma anche perché fatica a dimostrare la sua superiorità nelle altre competizioni. Soprattutto in campionato, dove i nerazzurri hanno perso il derby (un altro), si sono fatti rimontare due gol dalla Juve , non hanno piegato il Napoli. E in Champions hanno perso contro il Leverkusen. Poi è vero che ci sono stati picchi clamorosi (il 4-0 all’Atalanta, il 6-0 alla Lazio) ma quei passaggi a vuoto fanno riflettere. Per carità, non si può sempre vincere e l’Inter è comunque in posizione molto buona sia in campionato che nella classificona di Champions. Ma le incertezze esistono e rispetto alla scorsa stagione la squadra ha fatto un passo indietro come continuità, affidabilità, consistenza. Perché?

Juve, un piano da 25 milioni per Tomori. E per Danilo spunta l’idea Milan

Il difensore ha poco spazio in rossonero, così come il brasiliano nelle scelte di Motta. Per l’ex Chelsea Giuntoli studia un prestito oneroso con riscatto

Juve e Milan si ritroveranno tra qualche giorno in campo a Riad per la semifinale di Supercoppa, ma l’incontro potrebbe allungarsi anche attorno a un tavolo subito dopo con vista sul mercato. Giuntoli ha individuato in Hancko l’erede di Danilo, in quanto lo slovacco del Feyenoord è un mancino che può giocare sia da terzino sia da centrale: prima di fare l’investimento però deve indirizzare una cessione, ed è per questo che il primo colpo potrebbe metterlo a segno su un fronte parallelo.

Il nome di Tomori è riemerso in cima alla lista delle preferenze della Juve perché il difensore in rossonero non sta trovando spazio: situazione molto simile a quella di Danilo, fuori dai radar di Thiago Motta e col contratto a scadenza al 30 giugno. 

La trattativa per Tomori non ha nulla a che vedere con quella che sì è consumata l’estate scorsa per Kalulu. Il Milan apre alla cessione dell’ex Chelsea ma non è minimamente intenzionato a fare sconti: alla Continassa ne sono consapevoli e provano a confezionare la proposta migliore per tentare la chiusura già al ritorno dall’Arabia. L’operazione potrebbe essere definita attorno ai 25 milioni complessivi, tra un anticipo alla firma sotto forma di prestito oneroso e un riscatto indirizzato: non legato a un diritto come per Kalulu. C’è l’ok di Thiago Motta perché il calciatore sarebbe da subito spendibile dentro al progetto, senza alcuna necessità di trascorrere un periodo d’ambientamento nel calcio italiano. 

L’operazione Tomori verrebbe finanziata nella prima fase dalla cessione di Arthur (destinazione più accreditata il Betis, così la Juve andrebbe a scaricare l’ingaggio del brasiliano) e quella sempre più probabile di Danilo, che è un’idea forte del Napoli ma – nell’ambito del dialogo col Milan – potrebbe emergere anche tra le idee del club rossonero, per via di una stima acclarata di Fonseca che è alla ricerca di riferimenti all’interno dello spogliatoio.

Motta perde Weah: lesione alla coscia destra, due settimane fuori

Si è fatto male contro il Cagliari, proverà a rientrare in tempo per la Supercoppa contro il Milan del 3 gennaio L’emergenza infortuni alla Juve non ha fine.

Out Weah, a seguito di un problema muscolare rimediato nel corso del match di Coppa Italia fra Juve e Cagliari. Gli esami strumentali al J|medical hanno riscontrato una lesione di basso grado del bicipite femorale della coscia destra: resterà fermo per due settimane circa, di conseguenza salterà le prossime gare di campionato contro Monza e Fiorentina tentando il rientro per la Supercoppa in Arabia: prima sfida al Milan il 3 gennaio.

La giostra degli infortuni da inizio stagione ha travolto un po’ tutti gli attaccanti a disposizione di Thiago Motta. Weah negli ultimi mesi è stata una felice sorpresa in alternativa a Nico Gonzalez, che è appena tornato in campo a differenza di Milik: il polacco dovrebbe rientrare in gruppo a gennaio, quando la squadra farà ritorno dall’Arabia. Per il prossimo match a Monza, invece, dovrebbe recuperare Cambiaso, alle prese con un problema alla caviglia sinistra: ma il numero degli indisponibili rispetto all’ultimo match dovrebbe rimanere invariato.

I non-nazionali bianconeri: meno stanchi e tra i migliori. I ‘benefici’ della sosta a Torino

Al netto di un Milan-Juve tra i più insipidi di sempre, chi è rimasto a casa nelle ultime due settimana si può ‘consolare’ con una prestazione migliore degli altri

Thuram è stato il migliore in campo e Kalulu si è confermato un rimpianto. Poi c’è Di Gregorio, spettatore (con la rilevante complicità del flop del Milan offensivo). Questi tre titolari di Motta sono stati tra i meno incolori dello 0-0 di San Siro e soprattutto sono tutti dei recenti non-nazionali.

Sono quelli rimasti a Torino nelle scorse due settimane, i giocatori che hanno staccato dal campionato e non hanno caricato le gambe di ulteriori minuti di gioco in un inizio stagione fitto di impegni e, per la Juventus, di acciacchi e indisponibilità. E ai tre non-nazionali si può aggiungere Savona, altro titolare a San Siro che in trasferta tira fuori una personalità non da 21enne. Meglio nel secondo tempo – dopo pochi secondi di gara, invece, un passaggio sconclusionato in orizzontale per Gatti è diventato subito facile preda del Milan – ma il ragazzo di Aosta non ha accusato la pressione del big match e sarà anche stato convocato da Spalletti ma per 180 minuti è rimasto in panchina. Quindi, Nazionale sì ma senza affaticarsi.

Tra i più ‘usurati’ troviamo invece Cambiaso (altri 160 minuti tra Belgio e Francia per il giocatore più impiegato da Motta in assoluto), Koopmeiners (112′), Yildiz (90′ sotto la pioggia in Montenegro su un campo “troppo brutto per giocare a calcio”, come ha detto Montella) e Locatelli (78′) tra gli europei. McKennie è tornato dagli States con due assist e 141 minuti in campo nella doppia sfida contro la Giamaica, mentre il bottino di Weah – il ‘falso 9′ annunciato e poi schierato invece solo negli ultimi dieci minuti di partita contro il Milan – è stato di un gol e 78’ con la maglia a stelle e strisce. Senza dimenticare i loro quasi 22mila chilometri percorsi per due gare oltreoceano. A ricordare che le nazionali caricano e gratificano ma, in alcuni casi, fiaccano, ‘regalano’ sforzi extra e nei casi peggiori infortuni. E la Juve lo sa bene. 

Weah gioca la partitella da punta centrale e segna due gol: Milan avvisato

Prove generali da centravanti e doppietta nel test con la Under 17 per l’americano. Motta ha deciso?

Giorno di partitella a tempi ridotti per la Juve alla Continassa. E prove generali per Weah da punta centrale. La squadra di Thiago Motta ha condiviso il campo di allenamento con la formazione Under 17, contro la quale ha giocato due tempi da venti minuti ciascuno. Un lavoro funzionale a riprendere ritmo nelle gambe per chi è reduce dalla nazionale ma ha giocato poco o chi ha trascorso la pausa al centro sportivo. Sulla linea difensiva a protezione di Di Gregorio, per esempio, a sinistra c’era Rouhi e non Cambiaso, che ha giocato molto nelle due gare della nazionale azzurra. Gatti e Kalulu, insieme a Savona terzino destro, hanno invece ripreso la loro intesa in campo in vista del prossimo match di San Siro contro il Milan. 

Altri segnali positivi da Weah, che ha messo a segno due gol durante la partitella: lo statunitense è stato schierato al centro dell’attacco e resta il primo candidato a sostituire Vlahovic alla ripresa. Bene anche Mbangula, proposto a sinistra (in zona Yildiz, di rientro) e autore di una rete come Thuram, che invece in questi giorni ha lavorato alla Continassa. Il centrocampista francese ha giocato con Locatelli, mentre Fagioli si è mosso più avanti in zona Koop (anche lui di rientro). Buon allenamento ma nessun gol per Conceicao, proposto nella sua consueta posizione di ala destra. Da domani il gruppo – al netto degli infortunati, che proseguono il loro percorso di recupero – tornerà a lavorare al completo. 

Juve, come Giuntoli può prendere Skriniar a gennaio: “Serve voglia di mettersi in discussione”

Si cercano sostituti per Bremer e Cabal, ma solo in prestito per questioni di bilancio. L’ex Inter al Psg non gioca e potrebbe rilanciarsi

Quando Cristiano Giuntoli dice che la Juve sta cercando “un giocatore che abbia voglia di mettersi in discussione”, per mettere a posto la difesa, probabilmente non fa soltanto un riferimento al campo. Sembra un messaggio velato a Milan Skriniar o a qualcuno che, come lui, deve valutare l’ipotesi di un trasferimento a Torino a gennaio, senza troppe garanzie per il futuro. Alla Continassa, infatti, dopo l’infortunio di Bremer ipotizzano un’operazione a bassa incidenza sui conti: l’intenzione della dirigenza è quella di andare su un prestito, senza impegno alcuno per il futuro. Tradotto nel concreto: se Skriniar volesse sfruttare l’opportunità di tornare protagonista in Italia, riportando il suo minutaggio a standard alti, sarebbe ben accetto, ma nessuna promessa oltre fine stagione. 

Per la Juve non è questione di volontà, ma di budget a disposizione. Non essendoci la possibilità di guardare troppo in prospettiva, gli uomini del club stanno optando per una strategia calibrata sul breve termine: così da valutare più avanti le condizioni di Bremer, che dovrebbe tornare arruolabile dalla primavera prossima, e Cabal, l’ultimo in ordine di tempo, e fare considerazioni più libere in sede di mercato estivo. Un difensore la Juve dovrà acquistarlo, ma ci sarà da valutare non solo la posizione di Danilo (ai margini del progetto di Thiago Motta e prossimo alla scadenza del contratto) ma anche Savona che sta crescendo perché potrebbe dare in futuro garanzie sul proprio rendimento anche da centrale. Insomma, la soluzione temporanea per il club è la più funzionale per ridurre i margini di errore sulla rosa. 

Juve, l’assemblea approva il bilancio: -199 milioni. Applausi per il “debuttante” Chiellini

L’a.d. Scanavino: “Si giocano tante partite, Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano. Sponsor di maglia? Siamo in trattative, accordo entro la fine della stagione”

All’assemblea dei soci all’Allianz Stadium ha fatto il suo debutto, nelle vesti di dirigente, Giorgio Chiellini, seduto in prima fila accanto a Giuntoli e Calvo. Quando l’a.d. della Juventus, Maurizio Scanavino, ha fatto il suo nome, gli azionisti hanno tributato all’ex difensore un caloroso applauso di benvenuto. Chiellini si occuperà inizialmente delle relazioni istituzionali del club bianconero a livello nazionale e internazionale. 

Scanavino ha lasciato intendere che la Juve intende recitare un ruolo attivo sui diversi tavoli, dalla Fifa all’Uefa alla Figc alla Lega, soprattutto in una fase cruciale come questa, per via dell’affollamento dei calendari. “Le tematiche di politica calcistica sono sempre più significative. Si giocano tante partite, c’è un tema di numerosità delle competizioni, di ricavi legati alle stesse, di diritti dei calciatori. Da qui tutta una serie di tavoli in cui noi saremo presenti. Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano”, ha detto l’amministratore delegato.

All’inizio dell’assemblea, il presidente Gianluca Ferrero ha detto: “Sono qui da quasi 2 anni e ho scoperto una realtà che da esterno non conoscevo. La Juve è molto più della prima squadra, ne ha 22 di squadre, 650 atleti, 75 academy in giro per il mondo. E può contare su oltre 180 milioni di follower sui social, siamo il primo brand in Italia in assoluto”.

L’assemblea ha approvato il bilancio 2023-24 che ha chiuso con una perdita di 199 milioni, determinata per circa 130 milioni dalla mancata partecipazione alle coppe europee e da oneri non ricorrenti (indennizzo Ronaldo, esonero Allegri). “Senza questi fattori il risultato sarebbe stato negativo per circa 70 milioni, a conferma del sostanziale trend in miglioramento del risultato economico”, ha dichiarato Scanavino. Modificato lo statuto per introdurre la possibilità che gli interventi assembleari e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato. Per protesta, un gruppo di piccoli azionisti ha disertato le operazioni di voto.

Motta sorprende: per Yildiz e Thuram rischio panchina, dentro Weah. Fiducia a Danilo

Il tecnico bianconero teme la catena di sinistra dell’Inter e pensa a una Juve senza dieci e con le doppie ali. Il turco diventerebbe una preziosissima arma a partita in corso

Più che una formazione è un rebus. “Tutti possono giocare domani, tutti possono essere titolari”: così Thiago Motta alla vigilia della sfida con l’Inter ha dribblato le domande sulla formazione. Nessuna certezza, nemmeno sul portiere, che a quanto pare non ha dato nemmeno ai suoi giocatori, con l’intento di tenere tutti sulla corda. Qualche cosa però si è intuito dalle prove fatte in questi giorni: il grande dubbio riguarda Kenan Yildiz, che per la seconda volta in questa stagione potrebbe partire dalla panchina (è successo solo contro il Cagliari, quando è entrato nel finale). Quindi niente trasloco alle spalle di Vlahovic, come Motta stesso aveva ipotizzato in conferenza stampa (“Kenan più vicino a Dusan? Perché no”), ma Weah alto a sinistra, con Conceiçao sull’altra corsia e Fagioli a fare il trequartista. Due ali vere in fascia per aumentare i cross per Vlahovic e anche per rendere più affollata l’area di rigore avversaria.

“L’Inter è, insieme al Napoli, la favorita per lo scudetto. Non lo penso io, lo dicono i fatti. Giocheremo contro una squadra forte, dobbiamo portare la partita dalla nostra parte”. Il tecnico bianconero teme i nerazzurri soprattutto sulla corsia di sinistra: “Chi giocherà lo vedremo – ha detto -, però da quella parte l’Inter attacca tanto, non solo con Dimarco ma anche con Bastoni e con Mkhitaryan quando gioca. Dobbiamo fare una grande prestazione sia in attacco sia in difesa”. Forse anche per questo Motta potrebbe tenere Chico a destra, per disturbare la spinta nerazzurra, con Weah a sinistra, dove duetterebbe con Cambiaso.

Anche a centrocampo ci sarà qualche novità: dovrebbe tornare Locatelli insieme a McKennie. Thuram garantisce intensità e fisicità ma Loca e Fagioli sono più utili per tenere il pallone. McKennie è un incursore, conosce i tempi degli inserimenti, può buttarsi in area e anche alternarsi con Fagioli tra le linee. Un centrocampo con questi uomini permette frequenti scambi di posizione, fondamentali per non dare punti di riferimento a una squadra che sa sfruttare bene la fase di riconquista del pallone. 

Casi arbitrali, scippi di mercato, baci rubati: il romanzo proibito di Inter-Juve

La versione milanese di una partita sopra le righe. Da Platini a Vidal, dal caso del mancato rosso a Pjanic allo “smack” di Vidal a Chiellini

oci a San Siro, i soliti sussurri e le solite grida del derby d’Italia. Inter e Juve nemiche odiatissime. Una rivalità che Calciopoli ha reso inconciliabile. Qui mettiamo in fila alcuni Inter-Juve. Una rinfrescata alla memoria della versione milanese di una partita che non avrà mai pace.

Una sequenza storica di Inter-Juve prende forma tra la fine dei 70 e la prima metà degli 80, quando la Serie A è il campionato più bello e più ricco. Inter-Juve 4-0 del novembre 1979, con tripletta di Spillo Altobelli e gol di Muraro. Inter-Juve 4-0 del novembre 1984, con doppietta di Kalle Rummenigge. Poco prima, aprile 1984, Inter-Juve 1-2 con gol di Michel Platini, partita che compare ne “Il ragazzo di campagna”, film cult di Renato Pozzetto. La protagonista femminile è una juventina devota a Platini e trascina in mezzo ai tifosi interisti il “povero” Pozzetto, inseguito poi dagli ultras. Le Roi come soggetto di ulteriore discordia: era stata l’Inter a contattare per prima il fuoriclasse francese nel 1979, ma era stato l’Avvocato Agnelli a convincerlo nella primavera del 1982. Di recente Platini con perfidia ha infilato il pallone nel sette: “L’Inter di oggi è una bella squadra, però gli amici mi dicono che ha tanti debiti”.

Il caso Ronaldo-Iuliano si consuma nel 1998 a Torino, al vecchio Delle Alpi, dunque non appartiene a questa rassegna, riservata agli Inter-Juve d Milano. L’ultimo Inter-Juve prima del grande scandalo si gioca il 12 febbraio 2006 e finisce 2-1 per la Signora. Gol di Ibrahimovic per la Juve, pareggio di Samuel. Poi Del Piero entra al posto di Ibra, segna la rete della vittoria con una gran punizione e mostra la linguaccia in stile Rolling Stones. Del Piero si toglie un sassolone: “Mentirei se dicessi che sono contento di non giocare”.

Motta con Yildiz e Vlahovic all’assalto del terzo successo per ipotecare i playoff

Lo Stoccarda, che lascia tanti spazi, dopo Psv e Lipsia: 9 punti per la qualificazione. Lippi campione d’Europa ‘96 vinse le prime quattro di fila.

Non si erano lasciati bene la Juve e l’Europa. Champions ’22-23, quella con Napoli ai quarti, Milan in semifinale e Inter a contendere il successo al City. Niente coppe l’anno successivo: la Juve è squalificata per le plusvalenze. Il rientro a settembre in questa nuova Champions. Una partenza da bei tempi: 3-1 al Psv, 3-2 a Lipsia, in dieci, due volte sotto, un rigore disgraziato contro.

Si chiamano partite della svolta: il giorno dopo non è più lo stesso. Stasera c’è lo Stoccarda, inferiore ai bianconeri. Le partite della svolta segnano un’epoca. Come Borussia Dortmund-Juve 0-3 nel 2015, ancora Allegri in panchina: è quasi l’ok della torre di controllo verso la bella finale con il Barcellona. Come Borussia Dortmund-Juve 1-3 nel ’95: Del Piero segna uno dei gol della vita, la Juve di Lippi scopre di essere fortissima, sente di poter vincere la Champions. Succederà a Roma contro l’Ajax. Oggi c’è un’altra tedesca, lo Stoccarda, meno fascinosa di Dortmund e Lipsia, ma incrocio fondamentale per tornare la Juve d’Europa. 

La Juve di Thiago Motta, come quella di Lippi, non cambia strategia per gli avversari o se gioca in trasferta: vuole comandare, gestire palla, attaccare. Quella di Lippi resta nella storia per corsa, strapotere fisico e uno dei primi tridenti “ritornanti”: senza palla, Vialli e Ravanelli diventano quasi mediani di copertura, lasciando Del Piero più avanti. Un ciclo ineguagliabile, quattro stagioni e quattro finali consecutive: la prima in Coppa Uefa, le altre in Champions.In semifinale la Juve si sbarazza del Nantes. Quindi l’apoteosi all’Olimpico contro l’Ajax. Dieci partite per una coppa. Oggi ne servono minimo quindici.