Juve e Milan si tengono stretti le loro stelle, 72 anni in due. Giroud che dice sì al Milan per un’altra stagione e Di Maria che, rompendo gli indugi della passata estate e le remore nel legarsi con un contratto più lungo, è pronto a seguire la Juve ancora per dodici mesi. Due belle notizie, sicuramente, perché stiamo parlando di calciatori speciali, non a caso due protagonisti dell’ultima finale Mondiale. Due insomma che lasciano il segno.
Perché, come detto, è indiscutibile che Giroud (37 anni al via della prossima stagione) e Di Maria (35 fatti a febbraio) abbiano ancora parecchio da dare. In termini di prestazioni in campo e di esempio per i più giovani. Non c’è infatti intervista, dei ragazzi rossoneri e di quelli bianconeri, in cui non si sente ripetere che i campioni celebrati hanno tante da offrire, anche con i loro consigli o semplicemente con i loro atteggiamenti. E anche su questo non si può non concordare. Così come gli allenatori più importanti, e più carismatici, così i giocatori più in vista possono rappresentare punti di riferimenti precisi ed essenziali.
Dove si cercano i calciatori affermati, quelli per intenderci da acquistare a suon di milioni, ma nello stesso tempo non c’è alcuna remora a mettere in prima fila i ragazzi che meritano. Così, per fare un esempio, il Real Madrid vince tutto quello che c’è da vincere con la classe e l’esperienza di Modric e Benzema senza però aver paura di lanciare Vinicius e Rodrygo, capaci di essere altrettanto decisivi. Insomma, i grandi campioni possono essere importanti, ma in tutti i sensi: anche per far crescere e migliorare i talenti migliori. Un discorso che andrebbe allargato, e riportato in Italia, per sensibilizzare ad una maggiore cura dei vivai, dei settori giovanili. Perché far crescere un ragazzo in casa può essere più dispendioso e faticoso. Ma, come si è visto, le radici e il senso di appartenenza anche nel calcio di oggi – dominato dai soldi – hanno ancora un valore fortissimo.