Lukaku esami shock: strappo alla coscia sinistra. Si valuta l’intervento chirurgico: 2025 finito

L’attaccante del Napoli si era infortunato nell’amichevole con l’Olympiacos. In caso di operazione dovrebbe stare fermo tra i 4 e i 5 mesi.

Nel linguaggio, crudele e necessariamente “brutale”, della medicina, è andata così: “In seguito all’infortunio rimediato nel match contro l’Olympiacos, Romelu Lukaku si è sottoposto, presso il Pineta Grande Hospital, a esami strumentali che hanno evidenziato una lesione di alto grado del retto femorale della coscia sinistra. Il calciatore ha già iniziato l’iter riabilitativo e sarà sottoposto anche a consulenza chirurgica”. E quindi, per la serie al “peggio non c’è mai fine”, altro che due mesi per ritrovare Big Rom al centro dell’attacco del Napoli, perché una “lesione di alto grado” somiglia assai a uno strappo, quello è. Ma c’è poi quel passaggio “la consulenza chirurgica” che diventa tormento esistenziale: il summit dello staff medico, con gli specialisti, cercherà di capire quale sia la soluzione migliore per recuperare Lukaku e le ipotesi sono due: terapia conservativa o intervento chirurgico.

L’attaccante ha una lesione molto seria ma non completa dei tessuti, per cui si può procedere con una terapia conservativa o direttamente con l’intervento chirurgico. Ma la terapia conservativa, apparentemente meno drastica, nasconde una insidia: ha bisogno di tempo per fare effetto e non garantisce completamente la risoluzione del problema; non escluderebbe cioé del tutto la necessità di un intervento in un secondo momento, con conseguente perdita di tempo ulteriore. Ecco perché, se l’intervento comporterebbe uno stop di 4-5 mesi (Lukaku di fatto tornerebbe non prima di gennaio 2026), la scelta della terapia conservativa potrebbe voler dire uno stop che varierebbe dai 2 ai 7 mesi, nel caso in cui alla fine dovesse essere necessaria operare comunque l’attaccante belga del Napoli (vorrebbe dire tornare a marzo/aprile 2026, col rischio di perdere anche i Mondiali in America). Nelle prossime ore giocatore e club prenderanno una decisione di comune accordo.

Inter, fatta per Zalewski all’Atalanta: affare da 17 milioni. E Lookman non c’entra

Plusvalenza di più di 10 milioni in tempi record per l’Inter, che meno di due mesi fa aveva riscattato il polacco a 6,5 dalla Roma.

Una plusvalenza pesante in tempi record. È quella che realizza l’Inter con Nicola Zalewski: è fatta per il trasferimento dell’esterno, nato a Tivoli ma polacco di passaporto, all’Atalanta di Juric che l’ha individuato come jolly sulle fasce da mettere nelle mani del tecnico croato. A volerlo fortemente è stato proprio il nuovo allenatore della Dea. Una trattativa che fa felici tutti: il calciatore, che probabilmente a Bergamo troverà un minutaggio più elevato rispetto a Milano; l’Atalanta, che si mette in casa l’ennesimo giovane da valorizzare; e soprattutto l’Inter, che con la cessione di Zalewski incassa un profitto netto di 10,5 milioni puliti. Proprio in questi minuti le società stanno preparando i contratti che renderanno ufficiale l’operazione. La dirigenza nerazzurra, dopo 6 mesi di prestito, un paio di mesi fa aveva scelto di riscattare il cartellino dell’esterno versando nelle casse della Roma circa 6,5 milioni e oggi lo saluta incassandone ben 17. Un altro aspetto che va sottolineato, poi, riguarda Lookman: perché la trattativa tra Inter e Atalanta per Zalewski è completamente slegata dal nome dell’attaccante nigeriano, attualmente in stand-by.

L’Inter punta alla doppietta: l’arrivo di Koné non escluderebbe quello di Lookman

Nerazzurri all’assalto del centrocampista per avere più equilibrio: si prepara l’offerta per i giallorossi. Ma resiste l’idea doppio colpo: non tramonta la pista Ademola

Lookman sì, Lookman nì, Lookman forse, ma il mercato interista può sterzare di colpo dalla strada che porterebbe al solo nigeriano. I nerazzurri imboccano nuove vie, più o meno intrecciate a quella diretta ad Ademola, ma pure imprevedibili perché la squadra di Chivu ora è davvero materia fluida. Molto dipende dallo stallo infinito con l’Atalanta per il nigeriano e dall’opportunità piovuta dalla Capitale: le difficoltà di dialogo tra Milano e Bergamo non hanno, infatti, frenato il presidente Beppe Marotta e il ds Piero Ausilio dal rivolgere l’attenzione altrove, precisamente in casa Roma, dove il centurione Manu Koné è da considerarsi in vendita.

Il 24enne francese, centrocampista con doti fisiche che nessuno possiede in casa nerazzurra, può essere sacrificato: serve un gruzzoletto da reinvestire per le punte care a Gasperini. Proprio lì l’affare si è acceso, a metà strada tra i due club, e grazie al lavoro di intermediari che hanno presentato l’esigenza romanista in casa Inter. Anzi, ha preso calore velocemente e i passi avanti sono stati rapidi, come le corse del francesone senza briglie: l’ottimismo nel vedere Koné in un reparto popolato, tra gli altri, da Calha e Barella si tocca con mano. Eppure, è smentito l’invio di una offerta formale dalla sede milanese in zona Porta Nuova verso quella romana nel quartiere Eur. Dal livello della cifra investita passerà poi la possibilità del doppio colpo a effetto tra centrocampo e attacco: nonostante le difficoltà nella partita a scacchi con la Dea, l’Inter coltiva l’idea suprema e tutt’altro che semplice di aggiungere proprio Koné allo stesso Lookman.

Prima la papera, poi para un rigore: Chevalier, l’anti-Donnarumma, si è preso il Psg

Dopo che il club ha “scaricato” Gigio, il portiere della nuova era parigina ha vissuto un esordio tutt’altro che facile, con gli occhi di tutti puntati addosso.

Era cominciata male. Molto. Con un errore che poteva costare caro al Psg. Ma poi Lucas Chevalier, imposto da Luis Enrique tra i pali al posto di Donnarumma, se l’è fatto perdonare, mettendoci del suo nella vittoria dei campioni d’Europa. In rimonta e ai rigori. E dagli undici metri il francese si messo in luce, parando il tiro di Van de Ven che l’aveva punito per primo, prima della papera sul colpo di testa di Romero. Sul 2-0, i francesi hanno reagito con Lee e Ramos, per sollevare la prima Supercoppa europea ai rigori. Un sollievo per il nuovo portiere che giocava con molta pressione sulle spalle. 

Comunque che il Psg abbia già voltato la pagina Donnarumma, lo si è capito pure a livello comunicativo. Nel dettaglio, con una foto di Chevalier a braccia alzate in saluto ai tifosi mentre entra in campo, postata sui social per annunciare l’inizio del riscaldamento della prima partita ufficiale. E della nuova era, con il francese, come da previsioni, titolare. Chevalier, arrivato venerdì sera a Parigi per le visite e firmare il quinquennale sabato, ha preso parte ad appena sei allenamenti. Mentre Donnarumma si è dovuto accontentare del riscaldamento e poi lasciare lavorare i colleghi. Poi è stato lasciato a Parigi, scaricato da Luis Enrique che vuole un profilo diverso del “miglior portiere al mondo”, come l’ha definito pure l’Equipe, mai tenera in passato con l’italiano. 

Chevalier ha 23 anni e un carattere forgiato. Con idee chiare, come quando nei mesi scorsi spiegava in un’intervista al mensile SoFoot che la scuola dei portieri francesi è molto buona e che quella italiana, invece, decadente. Erano i tempi in cui il Psg si stava già muovendo per portarlo a Parigi. Dopo il Mondiale per club, il vice di Maignan nella nazionale francese si è trovato così catapultato sotto i riflettori, al posto dell’illustre predecessore.

Milan-Hojlund, ora si può. Il danese valuta l’addio allo United: i rossoneri ci credono

Contatto diretto tra i rossoneri e l’entourage dell’attaccante: l’idea del trasferimento adesso lo attrae

Rasmus Hojlund sta maturando la convinzione di lasciare lo United e ha aperto a un addio alla maglia dei Red Devils. Il suo desiderio di non lasciare Manchester nonostante l’arrivo di Sesko non è del tutto svanito, ma dopo il colloquio avuto con lo United attraverso l’agenzia che cura i suoi interessi, la Seg, ha ricevuto la conferma che per lui non c’è più spazio nel progetto tecnico di Amorim. Gli zero minuti nell’amichevole contro la Fiorentina erano stati un messaggio chiaro, ma gli è stato ribadito che anche con l’inizio della Premier (il prossimo weekend) la musica per lui non cambierà. Il calciatore ne ha preso atto e ha iniziato a pensare a un futuro lontano da Manchester.

Un prima buona notizia per il Milan che lo ha messo al primo posto dell’attuale lista dei rinforzi per il ruolo di centravanti.

Fatta questa premessa, è bene sottolineare che la strada per arrivare a Hojlund non è in discesa per il Diavolo che in questi due giorni ha intensificato le telefonate attraverso un intermediario con il club e in modo diretto con il giocatore. Con lo United c’è un accordo sulla formula dell’operazione (prestito con diritto di riscatto), ma non ancora sulle cifre perché Furlani e Tare valutano il calciatore intorno ai 35 milioni e intendono pagare un prestito di 3-4 milioni più un riscatto fissato a 30-32 milioni, mentre i Red Devils chiedono un prestito oneroso di almeno 7-8 milioni e un importo complessivo dell’affare sui 40-45 milioni, bonus compresi. La forbice c’è, ma può essere chiusa in fretta nel momento in cui il giocatore darà il suo via libera al trasferimento a Milano. In questo momento la prospettiva di indossare la maglia rossonera a Rasmus piace. E ieri ha avuto conferma che la scelta potrebbe essere allettante grazie a un contatto diretto tra il club e il suo entourage.

Juve e Vlahovic separati in casa: Dusan rifiuta tutte le offerte, a questo punto può restare

Il serbo vuole incassare i 12 milioni dell’ultimo anno di contratto. Un ingaggio che spaventa anche i possibili acquirenti. Se non si muove, bisogna fare cassa con altri elementi

Stavolta niente foto, niente storie o post con il numero 9 come didascalia, niente di niente. Dusan Vlahovic ha giocato meno di mezzora nell’amichevole contro il Borussia Dortmund e sui social non ha lasciato traccia.

In campo invece sì, provocando la rabbia dei tifosi un po’ per qualche pallone perso ma soprattutto per quel tiraccio a tempo quasi scaduto, finito a distanza siderale dalla porta difesa da Kobel. Titoli di coda di una storia praticamente già finita, tenuta in piedi solo da un contratto che scade tra un anno e a cui il serbo intende aggrapparsi. “Resto fino alla scadenza”, avrebbe detto chiaro e tondo al club, ribadendo di non essere intenzionato a cambiare aria quest’estate.

Anche se per Igor Tudor è diventato una seconda scelta e rischia di essere addirittura la terza quando il club riuscirà a concretizzare l’acquisto a titolo definitivo di Randal Kolo Muani. “Non fai più parte del progetto”, è invece il messaggio che la società gli ha recapitato anche tramite il suo procuratore, mettendolo ai margini e provando a spingerlo verso la porta anche con l’arrivo di Jonathan David, nove non di numero (perché quello è ancora sulle spalle di Dusan) ma di fatto.

Vlahovic però non molla, anche a costo di farsi una stagione più in panchina che in campo, di mettersi contro definitivamente una tifoseria che 3 anni e mezzo fa lo aveva accolto come un idolo — e con cui ha avuto qualche screzio nell’ultimo periodo — e di perdere la nazionale nell’anno del Mondiale. Un braccio di ferro che non fa bene a nessuno e che blocca il mercato della Signora, costretta a vendere prima di poter investire. Tanto che la società si sta piano piano rassegnando all’idea di tenerlo, facendo cassa con altri giocatori.

Hojlund tiene duro: lo United lo scarica, lui vuole restare. Il Milan cerca il sì entro 7 giorni

Tare vola a Manchester per convincere l’ex atalantino: non lo aspetterà più di una settimana. Oltre al solito Vlahovic, le alternative sono Jackson (Chelsea) e Ramos (Psg)

Rasmus Hojlund deve essere un tipo cocciuto. Di quelli che hanno bisogno di tempo e pazienza per essere convinti, passo dopo passo. Forse per questo Igli Tare non è salito sull’aereo che ha riportato ieri il Milan in Italia dopo l’amichevole con il Chelsea. Il diesse rossonero è rimasto in Inghilterra, anche e soprattutto per seguire in prima linea l’evolversi della situazione intorno al centravanti danese del Manchester United, primo obiettivo del Diavolo per l’attacco. Sabato sera Hojlund – dopo essere rimasto per 90’ in panchina nell’amichevole contro la Fiorentina a Old Trafford – si è confrontato con la dirigenza dei Red Devils. E nonostante gli sia stato spiegato che con gli acquisti di Sesko e Cunha non c’è più posto per lui allo United, l’ex Atalanta non ha cambiato idea: è convinto di potersela giocare restando alla corte di Ruben Amorim, allenatore che – stando ai rumors inglesi – in realtà ha già deciso di scaricarlo. Non è da escludere che già dalle prossime ore non provi a parlare a quattrocchi al danese lo stesso Tare, dopo che nei giorni scorsi l’attaccante è già stato approcciato da un intermediario molto vicino a Casa Milan. 

Il Diavolo ha individuato già da qualche giorno in Hojlund un’interessante occasione di mercato, dovendo affiancare a Santiago Gimenez un’altra prima punta di una certa caratura. Ma una volta che il Man United ha aperto alla formula del prestito con diritto di riscatto e che sulla cifra del trasferimento (prestito oneroso più riscatto) la distanza si è assottigliata fino a rendere fiduciose entrambe le parti di poter trovare un’intesa, l’operazione si è arenata a sorpresa per volontà del giocatore. Hojlund è riluttante a lasciare Manchester sostanzialmente per motivi d’orgoglio: non ha nulla contro il Milan, anzi apprezza la corte rossonera. E non è detto che non cambi idea, sebbene abbia già fatto sapere di gradire più un trasferimento a titolo definitivo rispetto a un prestito, nel caso lo United dovesse ribadirgli di fare le valigie senza se e senza ma (ipotesi tra l’altro molto probabile). I rossoneri, però, non lo aspetteranno all’infinito. Anzi, Tare è rimasto nel Regno Unito per cercare di capire quanti margini ci siano per risolvere in fretta la situazione. Il ds albanese si è dato una settimana di tempo per chiudere l’affare. Altrimenti, il Milan comincerà a (ri)considerare altri profili. 

“Abbiamo preso un portiere bravo coi piedi”: Psg, che bordata a Donnarumma. E anche Chevalier.

La presentazione del nuovo portiere e le sue parole (“Luis Enrique vede in me quello che cerca”) suonano come frecciate al portierone azzurro

Il calcio vive anche di dettagli. Soprattutto ai massimi livelli. Vale in campo, e fuori. E che la situazione creatasi tra i pali del Psg non fosse agevole, lo si evince anche dall’uso delle parole delle circostanze. Un utilizzo sempre calibrato nei grandi club e da parte dei giocatori, i diretti protagonisti. Insomma, la guerra tra Lucas Chevalier e Gianluigi Donnarumma è già scoppiata. Non tanto al centro di allenamento, dove ormai convivono, ma a distanza. Con il russo Safonov a fare da terzo incomodo.

Il comunicato del Psg, di presentazione di Chevalier, non è una carezza a Donnarumma. L’italiano è sempre stato vittima di critiche spesso gratuite da parte dei media locali che puntano il dito contro le presunte carenze di precisione nel gioco di piedi, quando non sono le uscite su corner e punizioni. Così, nel testo che ha accompagnato l’annuncio ufficiale del quinquennale con l’ex del Lilla, il club dell’emiro lo descrive così: “A suo agio sulla linea di porta, nei duelli, nelle uscite. Ed è pure dotato di un ottimo gioco con i piedi”. Saranno fischiate le orecchie a Gigio che da eroe del triplete, con particolare accento garantito sulla conquista della prima Champions, è diventato una sorta di esubero di lusso, costretto a trovarsi un’altra sistemazione per non finire a fare il secondo.

Anche perché Chevalier dà per scontato di essere ormai il titolare. E non solo perché è stato pagato 55 milioni di euro, bonus inclusi, partendo da una base di 40 milioni. Lo si evince dalla sua prima uscita mediatica, ufficiale, sul sito del Psg, evocando il rapporto con Luis Enrique, quello che lo scorso autunno non spendeva mai parole in difesa di Donnarumma, messo invece da parte per provare a imporgli Safonov, pagato la scorsa estate 20 milioni. Dice ormai Chevalier: “Ho avuto modo di parlare con Luis Enrique, forse il miglior allenatore al mondo oggi, e ho sentito un vero interesse da parte sua per farmi venire al Psg”.

Emre Can: “Cara Juve, con Sancho faresti il salto scudetto. Ma occhio al Milan di Allegri”

L’ex centrocampista domenica salterà per infortunio il test di Dortmund: “Jadon è un mix di tecnica e velocità, come Adeyemi che però il mio Borussia si tiene stretto”

La Juventus ‘tedesca’ di questo periodo farà le prove di Champions a Dortmund (domenica) e nel Borussia ritroverà un pezzo dell’epoca d’oro, quell’Emre Can arrivato a parametro zero dal Liverpool nell’estate 2018 insieme a Cristiano Ronaldo e adesso capitano dei gialloneri. “Purtroppo domenica non giocherò, ma sarò allo stadio e ne approfitterò per salutare tanti amici. Non dimenticherò mai la Juventus e in modo particolare il primo giorno alla Continassa con CR7 – racconta il 31enne jolly tedesco, 45 presenze in bianconero e 48 con la Germania -. È stato un sogno giocare con lui. Cristiano è uno dei più forti della storia, io mi sento un privilegiato soprattutto perché l’ho conosciuto come persona. Gran lavoratore, vincente, ma anche umile e alla mano. Della mia Juventus è rimasto poco, ma almeno domenica riabbraccerò il mio amico Chiellini”. 

“Il calcio è fatto di cicli, ai miei tempi c’erano Chiellini, Bonucci, Barzagli, Dybala, Ronaldo, Khedira… La Juventus negli ultimi anni ha effettuato un ricambio generazionale, basti pensare che della mia squadra sono rimasti Perin, Pinsoglio e Rugani. Chiellini dirigente mi impressiona positivamente, è stato un grande giocatore e conosce la Juventus come pochi: sono convinto che con lui il club tornerà a trionfare. Non vedo l’ora di rivedere Giorgio a bordo campo: io sto guarendo da un infortunio, dovrei tornare nel giro di qualche settimana”. 

Milan, Hojlund sorpassa Vlahovic: emissari in Inghilterra per trattare con lo United

Visti i tempi e i costi dell’affare per il serbo della Juve, i rossoneri stanno virando sul danese, che arriverebbe in prestito con diritto di riscatto sui 30-35 milioni. Possibili sviluppi nel weekend.

Chiusa con lieto fine la telenovela Jashari, e in dirittura d’arrivo l’affare con lo Young Boys per Athekame, il Milan si sta concentrando per l’ultimo grande obiettivo del suo mercato estivo 2025. Dal quale dovrà necessariamente arrivare un altro centravanti da affiancare a Gimenez. L’alto coefficiente di gradimento per Vlahovic non era e non è un mistero ma, considerate le grandi complicazioni dell’affare, il Diavolo è tornato a virare con forza su Hojlund. Non solo in termini di strategia, ma all’atto pratico. Il campo di gioco infatti in queste ore si è spostato in Inghilterra, dove – tramite emissari – Milan e United in queste ore stanno cercando di capire concretamente margini di manovra e possibilità di andare a dama. Un lavoro preparatorio che potrebbe avere sviluppi decisivi nel fine settimana, quando il Milan sarà prima a Dublino (sabato) e poi a Londra (domenica) per gli ultimi due test precampionato con Leeds e Chelsea.

Hojlund, rispetto a Vlahovic, è con tutta evidenza una situazione decisamente meno complessa. Essenzialmente per due motivi: perché a Manchester in avanti sono più coperti rispetto alla Juve (soprattutto se arriverà anche Sesko) e perché Rasmus ha un ingaggio da 3 milioni a stagione, ovvero un quarto rispetto a quanto guadagna attualmente il serbo. Il danese, dopo una stagione complicata decisamente al di sotto delle attese, tornerebbe volentieri in Italia e ha già fatto sapere di gradire la destinazione rossonera. In che termini arriverebbe? Il Milan spinge per un prestito con diritto di riscatto, che dovrebbe aggirarsi sui 30-35 milioni. Queste potrebbero insomma essere le ore di un’accelerata importante. Il Milan, di base, aveva messo nel conto di risolvere la pratica centravanti nella seconda metà di agosto, quando le condizioni complessive intorno a Vlahovic potrebbero essere più favorevoli (in particolare se alla Continassa tornasse Kolo Muani). Ma intanto il tempo passa e la garanzia che la salita diventi meno ripida, non c’è. Da qui la virata decisa su Hojlund.