Lautaro, che succede? Poco incisivo, col mal di San Siro e 8 gol meno dell’anno scorso

Buongiorno l’ha cancellato, il confronto rispetto alla stagione passata è impietoso. E all’Inter servono i suoi gol

Lautaro s’è smarrito nella nebbia. Gli interisti che lasciano San Siro si interrogano a voce bassa sul suo rendimento. Cosa sta succedendo all’argentino? I numeri ci dicono che rispetto all’anno scorso è un altro giocatore: a questo punto del campionato aveva già segnato 14 gol in tutte le competizioni. Ora è sei. Cinque in campionato e uno in Champions.

Contro il Napoli è stato limitato dalla marcatura asfissiante di Buongiorno. Il centrale l’ha costretto a giocare soprattutto a centrocampo e a smistare palloni sporchi. Nell’unica occasione avuta, quella nel secondo tempo, ha preferito non calciare subito, controllando la sfera a centro area. Insomma, è un altro Lautaro. Il manifesto la heat map della partita di stasera: il raggio d’azione è stato quasi tutto a centrocampo, con qualche tocco in area di rigore. L’argentino ha smistato solo 13 passaggi e non ha mai calciato nello specchio. A referto è andato soltanto un tiro finito fuori, più un altro respinto dal muro alzato da Conte. La flessione del Toro rispetto all’anno scorso, comunque, resta evidente.

Il primo indizio è San Siro. Col Venezia Lautaro è tornato a segnare in casa dopo 249 giorni. L’ultimo squillo nel fortino l’aveva confezionato il 28 febbraio 2024 contro l’Atalanta. Da lì, una lunga astinenza al Meazza conclusa dopo quasi un anno. Non è finita: la stagione scorsa, a questo punto del campionato, aveva trascinato l’Inter contro Real Sociedad, Salisburgo, Monza, Cagliari, Fiorentina, Bologna, Torino, Roma, Atalanta e Salernitana, segnando quattro gol in soli 35 minuti. Ha chiuso l’anno da capocannoniere e poi è volato in Coppa America, vinta allo stesso modo con cui ha chiuso la Serie A: da top scorer assoluto. Inzaghi l’ha sempre difeso a spada tratta. Per lui Lautaro non si tocca, non si discute, semmai si ama e si protegge, ma il gioco è diverso. Inoltre, se prendiamo i big match, ha punto solo la Roma, rimanendo a secco contro City (in campo solo 24’), Arsenal, Milan, Juve e Napoli. All’Inter servono i suoi gol per continuare a correre.

Leao e quell’abbraccio con Fonseca: fine della turbolenza? E Rafa ora studia da numero 9.

Al momento della sostituzione a Cagliari, tecnico e giocatore si sono dedicati un momento affettuoso dopo tutti i malumori. E Rafa Leao, intanto, sta diventando sempre più un uomo d’area

Sarebbe bello – e utile – se funzionassero bene insieme nello stesso momento. Come a Madrid, insomma. Invece, a volte, Leao e il Milan si dissociano. Ci sono partite in cui la squadra gira e Rafa ciondola, altre nelle quali il portoghese ha una marcia in più e il Diavolo annaspa. Come a Cagliari, già. In questo caso però, nonostante il Milan sia tornato a casa con sensazioni di sconforto rispetto alla festa del Bernabeu, il momento di Leao è qualcosa che va oltre il semplice voto in pagella. È qualcosa che merita contestualizzare perché il momento, insomma, era parecchio delicato.

Due indizi non fanno ancora una prova, però ci si avvicinano. E aver visto il 10 rossonero dapprima trascinare il Diavolo in Spagna, e poi mettere a referto una doppietta in Sardegna genera buone sensazioni dopo le forti turbolenze delle ultime settimane. Non sappiamo se il metodo gestionale di Fonseca – più bastone che carota – alla fine pagherà realmente, ma intanto Rafa ha dato segnali importanti. Anche perché la continuità non è mai stata il suo forte. E chissà, magari lo scorrere del tempo farà capire a Leao che il suo allenatore sta cercando di farlo uscire dalla comfort zone, pungendolo come nessuno in passato ha mai fatto. Su queste basi, allora, diventa particolarmente importante la cartolina spedita da Cagliari al momento della sostituzione, a una manciata di minuti dal novantesimo. Quando Rafa è uscito dal campo è passato dal suo allenatore, si sono stretti la mano e si sono abbracciati. Sensazioni per gli osservatori esterni? E’ parso un abbraccio spontaneo, non a favore di telecamera. D’altra parte uno era contento per aver messo a segno una doppietta, l’altro perché Rafa era andato bene e la squadra in quel momento stava vincendo.

Il boom del “soldato” Comuzzo: si è preso la Fiorentina, ora si prende anche l’azzurro

Palladino gli ha dato spazio e lui ha ricambiato annullando fior di attaccanti. In viola è ormai un intoccabile, nelle gerarchie di Coverciano ha fatto il… salto triplo: chi è il volto nuovo dell’Italia

Un triplo salto che ha il sapore dell’impresa da vero fenomeno. In meno di un mese Pietro Comuzzo è passato dalla Nazionale Under 20 alla Maggiore, transitando a metà ottobre dall’Under 21 di Nunziata per l’impegno contro l’Irlanda. Dalle parti del Centro Tecnico di Coverciano le varie rappresentative si “strappano” con soddisfazione la convocazione del difensore centrale della Fiorentina che ha un rendimento altissimo nel club ed è diventato un punto fermo di Raffaele Palladino.

Adesso è il commissario tecnico Luciano Spalletti a portarlo ancor più sotto i riflettori, chiamandolo per le sfide di Nations League contro Belgio e Francia. Un orgoglio per il giocatore e per la società di Rocco Commisso.

Il classe 2005, titolare inamovibile della linea arretrata viola, ha stupito per esperienza, forza, determinazione e lettura del gioco nonostante la giovane età. Un 19enne che in campo sembra un trentenne. Lo chiamano il “soldato” e in stagione spiccano le sue prove con il Milan, ma anche contro Dovbyk della Roma, una prestazione che gli è valsa l’incoronazione definitiva di Raffaele Palladino: “E un grande difensore, ha annullato il suo avversario”. A Firenze Comuzzo ha stravolto tutte le gerarchie e toglierlo dall’undici titolare in campionato sembra quasi impossibile per i compagni, da Martinez Quarta a Pongracic. La società già lo scorso gennaio aveva dichiarato di voler puntare sul quel ragazzo del settore giovanile, dopo aver ceduto Yerry Mina al Cagliari, ma dal mercato invernale fino alla fine della stagione in campionato Vincenzo Italiano, che ha avuto il grande merito di farlo esordire fra i “grandi”, gli aveva tuttavia concesso soltanto 17 minuti con il Frosinone e 19 con il Sassuolo. È stato l’allenatore attuale e dargli continuità e a farlo esplodere.

Juve, l’assemblea approva il bilancio: -199 milioni. Applausi per il “debuttante” Chiellini

L’a.d. Scanavino: “Si giocano tante partite, Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano. Sponsor di maglia? Siamo in trattative, accordo entro la fine della stagione”

All’assemblea dei soci all’Allianz Stadium ha fatto il suo debutto, nelle vesti di dirigente, Giorgio Chiellini, seduto in prima fila accanto a Giuntoli e Calvo. Quando l’a.d. della Juventus, Maurizio Scanavino, ha fatto il suo nome, gli azionisti hanno tributato all’ex difensore un caloroso applauso di benvenuto. Chiellini si occuperà inizialmente delle relazioni istituzionali del club bianconero a livello nazionale e internazionale. 

Scanavino ha lasciato intendere che la Juve intende recitare un ruolo attivo sui diversi tavoli, dalla Fifa all’Uefa alla Figc alla Lega, soprattutto in una fase cruciale come questa, per via dell’affollamento dei calendari. “Le tematiche di politica calcistica sono sempre più significative. Si giocano tante partite, c’è un tema di numerosità delle competizioni, di ricavi legati alle stesse, di diritti dei calciatori. Da qui tutta una serie di tavoli in cui noi saremo presenti. Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano”, ha detto l’amministratore delegato.

All’inizio dell’assemblea, il presidente Gianluca Ferrero ha detto: “Sono qui da quasi 2 anni e ho scoperto una realtà che da esterno non conoscevo. La Juve è molto più della prima squadra, ne ha 22 di squadre, 650 atleti, 75 academy in giro per il mondo. E può contare su oltre 180 milioni di follower sui social, siamo il primo brand in Italia in assoluto”.

L’assemblea ha approvato il bilancio 2023-24 che ha chiuso con una perdita di 199 milioni, determinata per circa 130 milioni dalla mancata partecipazione alle coppe europee e da oneri non ricorrenti (indennizzo Ronaldo, esonero Allegri). “Senza questi fattori il risultato sarebbe stato negativo per circa 70 milioni, a conferma del sostanziale trend in miglioramento del risultato economico”, ha dichiarato Scanavino. Modificato lo statuto per introdurre la possibilità che gli interventi assembleari e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato. Per protesta, un gruppo di piccoli azionisti ha disertato le operazioni di voto.

Il traguardo di Vlahovic: 50 gol come Tevez. E ora punta Vialli

L’attaccante salva ancora la Juventus, punta Gianluca a 53 reti e vince la sfida diretta con l’obiettivo di mercato David. Poi esce arrabbiato

Si alza la temperatura e sale in cattedra Dusan Vlahovic. A Lilla come a Lipsia, è sempre il serbo l’uomo in più della Signora nelle trasferte di Champions. Dalla doppietta in Germania alla rete pesantissima di ieri sera in Francia. Un rigore che salva la Juventus da una nuova sconfitta europea e che proietta DV9 sempre più nella storia del club. Vlahovic ha segnato il suo 9o gol stagionale – terzo in Coppa – ma soprattutto ha raggiunto cifra tonda: 50 reti da quando nel gennaio 2022 è sbarcato sul pianeta Juve.

Alla fine, un po’ per la partita in bilico e il risultato e un po’ per la sostituzione all’ora di gioco, Vlahovic è rientrato in panchina apparentemente stizzito, probabilmente perché non si aspettava di essere cambiato così presto.

Si entra nella storia con i gol e i trofei, per dirla alla David Trezeguet (miglior bomber straniero di tutti i tempi della Juventus con 171 reti), e Dusan gradino dopo gradino sta risalendo la classifica. Quello di Lilla è un timbro che entra nei libri bianconeri. Vlahovic ha raggiunto a quota 50 gol Carlitos Tevez, tuttora amatissimo dai tifosi juventini. Eguagliato un attaccante, si punta a quello successivo.

Adesso DV9 metterà nel mirino un certo Gianluca Vialli, davanti a lui di appena tre marcature (53). L’aggancio all’ex capitano sarà questione di (poco) tempo, ma per diventare indimenticabile come lui servirà molto di più. Questione di leadership, aspetto nel quale il serbo è migliorato parecchio, ma anche di successi. Vialli è salito sul tetto d’Europa con la Juventus 1996, da capitano. Vlahovic ha lo stesso sogno e farà di tutto per realizzarlo: proprio per questo il suo agente non ha chiuso la porta ai dirigenti bianconeri sui discorsi legati al rinnovo (contratto in scadenza nel 2026).

C’è l’Arsenal, ma Inzaghi pensa al Napoli: dentro Taremi, fuori Thuram, Dimarco, Mkhitaryan e

Chiara l’intenzione del tecnico nerazzurro: la testa è già rivolta alla sfida di campionato contro Conte. Domani (quasi) tutti i big a riposo

Il quarto d’ora di allenamento aperto ai media in vista di Inter-Arsenal si apre con il solito rito. Marcus Thuram “spacca” i palloni a centrocampo come se fossero le palline del biliardo e dà inizio al torello. Ormai è un portafortuna. Ad Appiano Inzaghi ha tutta la squadra a disposizione. Manca solo Carlos Augusto, alle prese con un’elongazione muscolare rimediata contro lo Young Boys. Rientrerà dopo la sosta. Il resto della rosa si allena. Asllani compreso. L’albanese è rimasto in panchina contro l’Empoli e ha saltato la sfida col Venezia per problemi fisici. Domani sarà a disposizione. Stesso discorso per Acerbi (90’ in panchina nell’ultima) e Calhanoglu (schierato nel secondo tempo col Venezia).

Clima sereno ad Appiano. La squadra si allena sotto il sole in vista del big match con l’Arsenal. Conferenza di Inzaghi e Darmian prevista alle 15, quella di Arteta alle 19 a San Siro. Qualche dubbio sulla formazione. Tra i pali spazio a Sommer, poi possibile rivoluzione: Bastoni (sceso con una leggera fasciatura sul polpaccio destro), Dimarco, Acerbi, Mkhitaryan e Thuram out. Non sono stati provati tra i titolari. Previsti Pavard, de Vrij e Bisseck in difesa, Dumfries e Darmian sulle fasce, Frattesi, Calhanoglu e Zielinski a centrocampo. Molti cambi. In avanti dovrebbe avere una chance Mehdi Taremi, titolare in tutte e tre le sfide di Champions e provato dall’inizio in allenamento accanto a capitan Lautaro. L’iraniano si gioca il posto con Thuram. Ampio turnover in vista del Napoli.

Juventus, si rivede Douglas Luiz. Nico punta il derby, col Lilla dubbio Yildiz-Weah

Verso il recupero anche Nico Gonzalez, che punta al derby con il Torino. Prima però c’è la partita di Champions in Francia

Douglas Luiz è tornato in gruppo e sarà convocato regolarmente per la trasferta di Lille. Sulla buona strada del recupero anche Nico Gonzalez, non ancora pronto ma prossimo a ritrovare i compagni per essere disponibile al derby col Torino: l’argentino questa mattina si è allenato in un campo adiacente a quello in cui la squadra ha svolto la rifinitura, insieme allo staff dell’area performance ha dato il via al programma per allineare la condizione atletica. Thiago Motta ha seguito la prima parte della seduta di allenamento da bordo campo: la squadra partirà dall’aeroporto di Caselle alle 15,30, mentre alle 17,35 è previsto il walkaround allo stadio Pierre Mauroy e subito dopo, alle 18, la conferenza stampa di vigilia.

L’ultima prova di Udine ha soddisfatto le aspettative di Thiago Motta, che a Lille potrebbe non stravolgere troppo la formazione iniziale al fine di dare continuità a determinati meccanismi. Anche se McKennie a centrocampo potrebbe dare maggiore consistenza ai movimenti senza palla (è in ballottaggio con Thuram, che però ha fatto bene nell’ultima gara giocata) e Conceicao, dopo aver rifiatato in parte in Friuli, potrebbe dare sin da subito imprevedibilità all’attacco juventino. Weah, che sarà un ex della partita, potrebbe essere dunque in ballottaggio con Yildiz, per un piano gara che – almeno nel reparto avanzato – potrebbe rispecchiare quanto proposto a San Siro contro l’Inter.

Sulla linea della difesa spinge per una maglia dall’inizio Cabal: se Thiago Motta sceglierà lui, a sinistra, Cambiaso verrà dirottato a destra e resterebbe fuori Savona. Escluso Danilo dalla lista dei convocati, causa squalifica (il brasiliano è stato espulso nel finale della gara contro lo Stoccarda). 

Atalanta bella e dominante con Lookman (doppietta) e Retegui: Napoli al tappeto. Gasp a -3 dalla vetta

Il nigeriano decide il match nel primo tempo (10′ e 31′). Hien annulla Lukaku e la Dea nella ripresa gestisce il risultato rischiando pochissimo. Nel recupero il gol al volo del capocannoniere

La seduta dal dentista fa malissimo al Napoli e accende la lotta al vertice. Un’Atalanta bellissima e solidissima espunga il Maradona, imponendo alla capolista il primo stop in casa dopo cinque vittorie su cinque e mettendo fine alla serie positiva della squadra di Conte, che durava da nove giornate.

Atalanta meglio in tutto, nell’approccio, nella gestione, nella qualità delle giocate. Trascinata da un indemoniato Lookman (doppietta), immarcabile per il Napoli al pari di De Ketelaere, sempre presente nelle azioni più importanti. Finisce 0-3, con acuto nel recupero del capocannoniere Retegui. Il Maradona applaude e ringrazia lo stesso, ma la festa è tutta per l’Atalanta. Gasp ha creato un meccanismo vicinissimo alla perfezione, che non sembra avere limiti.

La seduta dal dentista fa malissimo al Napoli e accende la lotta al vertice. Un’Atalanta bellissima e solidissima espunga il Maradona, imponendo alla capolista il primo stop in casa dopo cinque vittorie su cinque e mettendo fine alla serie positiva della squadra di Conte, che durava da nove giornate. Atalanta meglio in tutto, nell’approccio, nella gestione, nella qualità delle giocate. Trascinata da un indemoniato Lookman (doppietta), immarcabile per il Napoli al pari di De Ketelaere, sempre presente nelle azioni più importanti. Finisce 0-3, con acuto nel recupero del capocannoniere Retegui. Il Maradona applaude e ringrazia lo stesso, ma la festa è tutta per l’Atalanta. Gasp ha creato un meccanismo vicinissimo alla perfezione, che non sembra avere limiti.

Lautaro, il Venezia per sfatare il tabù San Siro: l’argentino non segna in casa da 8 mesi

Il digiuno casalingo in Serie A prosegue dal 28 febbraio: l’ultimo gol a San Siro risale alla partita dell’anno scorso contro l’Atalanta

Con il gol segnato all’Empoli ieri, Lautaro Martinez è diventato il miglior marcatore straniero nella storia dell’Inter staccando l’ungherese Nyers. Il Toro è a quota 4 gol in 9 giornate giocate in campionato, ne ha segnato uno in Champions, ha fornito 2 assist in A, è arrivato 7° al Pallone d’oro. Tutte buone notizie, buoni numeri, eppure… c’è un neo. Perché andando nel dettaglio, si nota che Lautaro non fa gol in campionato a San Siro dal 28 febbraio dell’anno scorso: imbucata di Pavard, controllo con il destro e bordata in porta di sinistro che valeva il momentaneo 2-0 sull’Atalanta in una gara condotta in scioltezza e chiusa 4-0.

Un periodo lunghissimo, quasi una vita se si pensa a quanto il Toro sia cruciale per l’Inter con i suoi gol. Eppure, l’argentino – specialmente in questo avvio di stagione – ha vissuto un periodo complicato sotto porta: il primo centro è arrivato solo alla sesta giornata, a Udine, doppietta. Pochi giorni dopo ha rotto la maledizione San Siro ma nell’impegno di Champions League contro la Stella Rossa. Gol a Roma, gol a Empoli. Ad ogni modo sempre (o quasi) decisivo, anche ieri al Castellani, ma il pubblico di San Siro – in Serie A – non esclama il nome “Lautaro” da troppo tempo.

Domenica, con fischio d’inizio previsto per le 20.45, l’Inter ospita a San Siro il Venezia. La squadra di Eusebio Di Francesco si è rilanciata in classifica prima con il pari di Monza e ieri con il ribaltone sull’Udinese al Penzo. Resta da capire poi quanto Simone Inzaghi vorrà ricorrere al turnover, considerando che mercoledì – sempre a San Siro – arriva l’Arsenal in Champions. Ma per Lautaro il Venezia rappresenta in qualche modo un’occasione. Per allontanare le polemiche (lui stesso ha detto “il Pallone d’oro spesso non viene deciso nel modo giusto”) e rompere un digiuno casalingo che ormai dura da troppo tempo. Ma non più tardi di ventiquattr’ore fa ad Empoli il Toro lo ha ribadito ancora una volta, se ce ne fosse bisogno: sa come si fa.

Juventus, anche Dragusin tra i difensori valutati per gennaio

Un po’ per inclinazione filosofica, un po’ per sopperire ai vari infortuni, Thiago Motta ha pescato molto dalla Next Gen in questi primi mesi alla Juventus (l’ultimo è stato Gil Puche). Il tecnico italo-brasiliano è così attento alla crescita dei giovani che, scherzando, si potrebbe dire che vuole prendere la macchina del tempo e andare al 2020-21 per pescare Radu Dragusin. Secondo Tuttosport il difensore rumeno, dieci presenze nella U23 e una in prima squadra quattro stagioni fa, è infatti entrato nella ristretta lista dei giocatori a cui la Juve pensa per chiudere la casella lasciata vuota dall’infortunio di Bremer nel mercato di gennaio.

Dragusin, che dopo la Juventus era passato in prestito alla Sampdoria e alla Salernitana per poi essere ceduto al Genoa nel 2022, oggi è al Tottenham dove era approdato – anche grazie a Fabio Paratici che allora era il ds degli inglesi – a gennaio per 25 milioni di euro. Titolare fisso in nazionale, con gli Spurs non sta invece trovando grande spazio visto che il tecnico Postecoglou gli ha concesso solo 375 minuti spalmati in sei presenze. L’idea quindi è di chiederlo in prestito, formula con la quale si guarda anche a Skriniar.

Tra gli altri nomi che i bianconeri valutano ci sono Ortiz (Flamengo), Bijol (Udinese) e Tah (Bayer Leverkusen, in scadenza a giugno ma che potrebbe arrivare prima a costi abbordabili in un’operazione che assomiglierebbe a quella di Djalò, tra l’altro curiosamente entrambi obiettivi dell’Inter).