Weah gioca la partitella da punta centrale e segna due gol: Milan avvisato

Prove generali da centravanti e doppietta nel test con la Under 17 per l’americano. Motta ha deciso?

Giorno di partitella a tempi ridotti per la Juve alla Continassa. E prove generali per Weah da punta centrale. La squadra di Thiago Motta ha condiviso il campo di allenamento con la formazione Under 17, contro la quale ha giocato due tempi da venti minuti ciascuno. Un lavoro funzionale a riprendere ritmo nelle gambe per chi è reduce dalla nazionale ma ha giocato poco o chi ha trascorso la pausa al centro sportivo. Sulla linea difensiva a protezione di Di Gregorio, per esempio, a sinistra c’era Rouhi e non Cambiaso, che ha giocato molto nelle due gare della nazionale azzurra. Gatti e Kalulu, insieme a Savona terzino destro, hanno invece ripreso la loro intesa in campo in vista del prossimo match di San Siro contro il Milan. 

Altri segnali positivi da Weah, che ha messo a segno due gol durante la partitella: lo statunitense è stato schierato al centro dell’attacco e resta il primo candidato a sostituire Vlahovic alla ripresa. Bene anche Mbangula, proposto a sinistra (in zona Yildiz, di rientro) e autore di una rete come Thuram, che invece in questi giorni ha lavorato alla Continassa. Il centrocampista francese ha giocato con Locatelli, mentre Fagioli si è mosso più avanti in zona Koop (anche lui di rientro). Buon allenamento ma nessun gol per Conceicao, proposto nella sua consueta posizione di ala destra. Da domani il gruppo – al netto degli infortunati, che proseguono il loro percorso di recupero – tornerà a lavorare al completo. 

Motta, e ora chi gioca davanti col Milan? L’occasione di Weah nello stadio di papà George

Il francese primo candidato per il posto di centravanti lasciato vuoto dall’infortunio del serbo. Ma Motta può valutare a vario titolo anche i profili di Yildiz, Mbangula, Koopmeiners e Anghelé

Senza Dusan Vlahovic e in attesa che Nico Gonzalez torni a disposizione, la Juve deve trovare una soluzione sperimentale per garantirsi peso specifico al reparto d’attacco almeno per la partita contro il Milan: da valutare con l’Aston Villa. Thiago Motta aveva già ridotto il minutaggio del serbo con dei cambi sistematici a metà ripresa nell’ultimo periodo, togliendo il riferimento offensivo alla difesa avversaria e provando a dare un effetto più dinamico alla manovra con l’inserimento di altri giocatori. Una mossa che non ha prodotto sempre granché ma che in qualche circostanza ha funzionato, stando però al segmento finale della partita. Almeno nel prossimo match, invece, la scelta dovrà dare consistenza sul lungo periodo. 

Il candidato numero uno per il centro dell’attacco contro il Milan è Weah. Il figlio d’arte, che a San Siro potrà rivivere una grande emozione personale sfidando l’ex squadra del papà, sembra poter dare più garanzie degli altri in questo momento di grande crisi. Ha gol nelle gambe, sta vivendo un buon momento ed è in continua crescita. Più difficile che Thiago Motta scelga Yildiz, considerato che Mbangula (che a quel punto giocherebbe titolare a sinistra) potrebbe dare maggiore vivacità in avanti a partita in corso. La mossa a sorpresa, per il momento solo ventilata ma mai messa in atto, sarebbe Koopmeiners come riferimento offensivo: qualcosa che l’olandese potrebbe anche fare, ma andando a svuotare la trequarti del campo. Poche le possibili soluzioni anche dalla Next Gen per la panchina: possibile ritorno in prima squadra di Anghelé, che aveva già avuto la possibilità di debuttare in massima serie contro l’Hellas Verona.

Juve, è Fagioli la carta per Skriniar: il Psg ci pensa, si valuta la formula

Giuntoli potrebbe sacrificare il centrocampista per arrivare al difensore, che vorrebbe evitare il prestito di sei mesi: Nicolò nell’affare sarebbe valutato 25 milioni

Mancano ancora 44 giorni all’inizio del mercato invernale ma in casa Juventus le grandi manovre sono già iniziate. Gli infortuni di Gleison Bremer e di Juan Cabal (entrambi rottura del crociato, entrambi out per tutta la stagione) hanno costretto Cristiano Giuntoli a guardarsi intorno con urgenza per uno/due giocatori da portare alla Continassa a gennaio.

Il nome più caldo è quello di Milan Skriniar, ex interista ora al Psg, dove fatica a trovare spazio. Nei giorni scorsi l’uomo mercato dei bianconeri ha fatto un primo passo incassando il sì del difensore a trasferirsi a Torino, la novità che potrebbe dare un’ulteriore spinta alla trattativa è l’interessamento del Psg per Nicolò Fagioli. Il centrocampista può diventare l’asso nelle mani di Giuntoli per imprimere un’accelerata all’operazione. Sarebbe un sacrificio doloroso, perché Fagioli è un prodotto del settore giovanile che la Juventus ha tenuto stretto e protetto nei momenti difficili della squalifica per scommesse, ma allo stesso tempo utile per sistemare un reparto troppo in emergenza. 

La stagione di Fagioli finora è scivolata via tra alti e bassi. Nico ha raggiunto il picco nella serata magica di Lipsia, quando ha illuminato la Red Bull Arena con il suo talento, e sembrava essersi preso il posto da titolare, invece nell’ultimo periodo è stato più in panchina che in campo. Fagioli ha bisogno di giocare con continuità dopo una stagione di quasi totale inattività a causa della squalifica e alla Juventus in mezzo c’è tanta concorrenza.

Con il nuovo tecnico le gerarchie possono cambiare in fretta, però in questo momento Motta sta puntando molto su Thuram e Locatelli come coppia di centrocampo, con Koopmeiners intoccabile sulla trequarti. Perciò non si può escludere che Fagioli possa cambiare aria a gennaio, soprattutto se si presenterà un club di livello. Tra i suoi agenti e il Psg c’è già stato un primo contatto, a Parigi hanno già avuto Verratti in mediana e sono intrigati dal play della Signora.

Inter, stipendi troppo alti: ecco il nuovo piano di Oaktree per il mercato

La spesa nerazzurra è di 143 milioni lordi per gli ingaggi (86,5 al netto): la proprietà chiede ai dirigenti di risparmiare e di operare in maniera sostenibile

Per chi volesse dare un volto al nuovo corso dell’Inter, si prega di dare un’occhiata alla foto di Yann Bisseck. E non è solo per quel sorrisone con cui il centrale con le treccine posa soddisfatto davanti ai trofei dell’Inter, poco dopo aver firmato il rinnovo fino al 2029. Il fatto, semmai, è che Bisseck è un modello anche sotto un altro, duplice, punto di vista: è in fondo alla “hit parade” dei più pagati nella rosa dell’Inter, ma intanto scala le gerarchie di Inzaghi sul campo e acquista valore -parecchio valore- fuori.

Da quando si è messo al comando dell’Inter, il fondo statunitense ha scelto di percorrere una strada lineare, logica, anche se non così scontata: Oaktree si è accomodato nella stanza dei bottoni senza rivoluzionare la struttura di un club che in questi anni è cresciuto a dismisura, vincendo molto e tornando ai vertici del calcio italiano ed europeo. Proprio in quest’ottica, la fiducia nel management ne è uscita rafforzata: Beppe Marotta, amministratore delegato dei due scudetti di Zhang, oggi guida da presidente, mentre il suo braccio destro Piero Ausilio, direttore sportivo nerazzurro, continua a muoversi con la stessa libertà di manovra del passato. L’Inter ha chiuso l’ultimo mercato senza i grandi sacrifici delle stagioni precedenti, mentre i suoi dirigenti perfezionavano i rinnovi dei big vicini alla scadenza, da Lautaro e Barella fino allo stesso Inzaghi in panchina. Il perimetro economico delle trattative non è stato modificato -l’azzurro è l’italiano più pagato della Serie A, Simone comanda tra gli allenatori, Lautaro è secondo solo a Vlahovic- ma da adesso in poi qualcosa dovrà cambiare: la sostenibilità alla quale guarda Oaktree passerà anche da una nuova politica salariale. Anche perché il divario tra l’Inter e il resto della Serie A è piuttosto marcato: considerando i nuovi contratti con relativi adeguamenti, il totale degli ingaggi dei nerazzurri ammonta 143,2 milioni lordi. Più di Napoli (83 milioni), Juventus (108,4) e Milan (104,2), per restare alle big (in rigoroso ordine di classifica). 

Pogba-Juve, addio imminente: ecco quanto risparmieranno i bianconeri

L’ufficialità della separazione dal francese potrebbe arrivare già nella sosta per le nazionali. Il suo ruolo in rosa è già stato preso da Khephren Thuram.

Il passaggio del testimone c’è già stato, ma nel giro di qualche giorno arriverà anche l’ufficialità. Finisce una Juventus alla francese e ne comincia un’altra.

Paul Pogba out e Khephren Thuram in. Mentre il figlio d’arte, rallentato nel decollo estivo da un infortunio, si sta prendendo la Signora a suon di prestazioni, il Polpo s’appresta a salutarla del tutto. Se Thiago Motta sta puntando con decisione sui cavalli del motore di Thuram, sempre più decisivo con le sue avanzate palla al piede, i legali del club e quelli di Pogba stanno limando gli ultimi dettagli del divorzio. 

L’annuncio dell’addio di Paul è dato per imminente: la fumata bianca potrebbe arrivare entro la fine della sosta per le nazionali. Divorzio anticipato – il contratto dell’ex Manchester United scade nel 2026 – ma reso inevitabile dalla vicenda doping dell’ultimo anno. Il Tas di Losanna ha ridotto la squalifica di Pogba da 4 anni a 18 mesi. E così Paul, sospeso dall’11 settembre 2023 dopo la positività ai metaboliti del testosterone riscontrata nei controlli del 20 agosto (dopo Udinese-Juve), a marzo potrà tornare in campo. “Sono pronto a rinunciare a dei soldi per giocare ancora con la Juventus”, aveva annunciato lo scorso mese il centrocampista. Paul ha bussato, ma il club non ha aperto. “Abbiamo fatto degli investimenti importanti a centrocampo, non c’è posto in rosa”, la replica del dt Cristiano Giuntoli. Botta e risposta accompagnato dalle trattative a oltranza dei rispettivi avvocati. 

Juve, ora servono rinforzi: il tesoretto arriva dalle cessioni di Danilo e Mbangula

Caccia a un difensore per sostituire gli infortunati Bremer e Cabal: piace Skriniar, ma prima bisogna vendere.

Gennaio è ancora lontano, ma alla Juventus sono già proiettati verso il futuro. Gennaio è il mese in cui il club bianconero proverà a rimediare al doppio sgambetto della sfortuna, ovvero gli infortuni di Gleison Bremer e Juan Cabal.

I principali indiziati a lasciare la Signora a stagione in corso sono Danilo e Samuel Mbangula, il capitano ormai ai margini del nuovo progetto, e uno dei giovani emergenti, lanciato da Thiago Motta in Serie A nella prima di campionato, dove oltre a giocare titolare ha anche segnato. Potrebbero essere loro a finanziare gli innesti di Milan Skriniar e David Hancko, i due profili che più intrigano Madama tra i tanti nomi messi nel mirino dall’uomo mercato bianconero in questo periodo.

Partiamo da Danilo: il difensore brasiliano ha un contratto in scadenza nel 2025. La clausola per il rinnovo automatico fino al 2026 al raggiungimento di un certo numero di presenze è stata tolta per volere del giocatore, che sta valutando l’eventualità di andarsene a gennaio. La scintilla tra lui e Thiago Motta non è scoccata, dopo tante partite in panchina quando ha avuto l’opportunità di giocare titolare non è stato particolarmente fortunato e adesso è tornato a essere l’ultima scelta in difesa. Danilo però è capitano del Brasile oltre che della Juventus e non vuole perdere anche la Seleçao. Perciò si sta guardando attorno: valuterà le opportunità che gli si presenteranno, ma difficilmente la Juventus potrà monetizzare dalla sua cessione, essendo a pochi mesi dalla scadenza. Di sicuro però potrà alleggerirsi di un ingaggio da circa 5 milioni di euro netti. Differente il discorso relativo a Mbangula: il ventenne belga può fruttare almeno una decina di milioni in caso di vendita, che in questo momento sarebbero comunque un aiuto per le casse bianconere. Da definire anche la questione di Arthur, attualmente fuori rosa ma ancora di proprietà della Juventus: a gennaio Giuntoli proverà a piazzarlo in Brasile, anche in questo caso più per risparmiare l’ingaggio (circa 5 milioni) che per incassare soldi dalla cessione. 

Juve, come Giuntoli può prendere Skriniar a gennaio: “Serve voglia di mettersi in discussione”

Si cercano sostituti per Bremer e Cabal, ma solo in prestito per questioni di bilancio. L’ex Inter al Psg non gioca e potrebbe rilanciarsi

Quando Cristiano Giuntoli dice che la Juve sta cercando “un giocatore che abbia voglia di mettersi in discussione”, per mettere a posto la difesa, probabilmente non fa soltanto un riferimento al campo. Sembra un messaggio velato a Milan Skriniar o a qualcuno che, come lui, deve valutare l’ipotesi di un trasferimento a Torino a gennaio, senza troppe garanzie per il futuro. Alla Continassa, infatti, dopo l’infortunio di Bremer ipotizzano un’operazione a bassa incidenza sui conti: l’intenzione della dirigenza è quella di andare su un prestito, senza impegno alcuno per il futuro. Tradotto nel concreto: se Skriniar volesse sfruttare l’opportunità di tornare protagonista in Italia, riportando il suo minutaggio a standard alti, sarebbe ben accetto, ma nessuna promessa oltre fine stagione. 

Per la Juve non è questione di volontà, ma di budget a disposizione. Non essendoci la possibilità di guardare troppo in prospettiva, gli uomini del club stanno optando per una strategia calibrata sul breve termine: così da valutare più avanti le condizioni di Bremer, che dovrebbe tornare arruolabile dalla primavera prossima, e Cabal, l’ultimo in ordine di tempo, e fare considerazioni più libere in sede di mercato estivo. Un difensore la Juve dovrà acquistarlo, ma ci sarà da valutare non solo la posizione di Danilo (ai margini del progetto di Thiago Motta e prossimo alla scadenza del contratto) ma anche Savona che sta crescendo perché potrebbe dare in futuro garanzie sul proprio rendimento anche da centrale. Insomma, la soluzione temporanea per il club è la più funzionale per ridurre i margini di errore sulla rosa. 

Acerbi highlander: a 37 anni è fondamentale nella difesa Inter. E a giugno scade il contratto.

Prima Haaland, poi Lukalu: il centrale, al rientro dopo il problema fisico, contro i grandi attaccanti si rivela insuperabile.

Partiamo dalla fine, dai giudizi. Il primo, Acerbi: “Come un anno fa: Lukaku cancellato. Dominatore assoluto, esalta e si esalta. Il migliore, voto 7,5″. Il secondo, Lukaku: “Altra serata amara. Lo scherno nerazzurro comincia presto, nel riscaldamento. E in campo Acerbi gli mette la museruola. Voto 5”.

Basterebbero le pagelle della Gazzetta relative ad Inter-Napoli di ieri per capire come sia andata la sfida. E non solo quella generale, ma pure la sfida nella sfida. Quella tra Acerbi e Lukaku dentro, davanti e vicino all’area nerazzurra. Quella in cui il belga non ha toccato palla dentro, davanti e vicino all’area nerazzurra. Sul vantaggio di McTominay Lukaku fa la comparsa, l’unica cosa (più o meno) giusta la fa su un regalo di Calhanoglu che gli spalanca le porte per una ripartenza ma non riesce a recapitare a Kvara, chiuso in extremis e tanto per cambiare da un intervento impeccabile di… Acerbi. 

Il centrale dell’Inter, la cui carta d’identità dirà 37 anni fra tre mesi appena, ha ancora una volta dimostrato la sua importanza assoluta nell’Inter. Nonostante l’età avanzi, nonostante la prepotenza di decine di attaccanti in Italia e in Europa, nonostante in questo avvio la squadra di Simone Inzaghi abbia spesso faticato a non concedere gol e occasioni all’avversaria di turno. Acerbi ha ristabilito l’ordine. E lo ha fatto ancora una volta contro l’odiato ex Romelu Lukaku. “Se lo è messo in tasca”, come si legge sui social, espressione diventata abitudine quando la prestazione del difensore è perfetta e quella dell’attaccante nulla o annullata. Inattaccabile: esattamente così è andata ieri. Ma non solo ieri, perché Acerbi, in questa stagione, aveva già annullato anche un certo Haaland, all’esordio in Champions League.

Lautaro, che succede? Poco incisivo, col mal di San Siro e 8 gol meno dell’anno scorso

Buongiorno l’ha cancellato, il confronto rispetto alla stagione passata è impietoso. E all’Inter servono i suoi gol

Lautaro s’è smarrito nella nebbia. Gli interisti che lasciano San Siro si interrogano a voce bassa sul suo rendimento. Cosa sta succedendo all’argentino? I numeri ci dicono che rispetto all’anno scorso è un altro giocatore: a questo punto del campionato aveva già segnato 14 gol in tutte le competizioni. Ora è sei. Cinque in campionato e uno in Champions.

Contro il Napoli è stato limitato dalla marcatura asfissiante di Buongiorno. Il centrale l’ha costretto a giocare soprattutto a centrocampo e a smistare palloni sporchi. Nell’unica occasione avuta, quella nel secondo tempo, ha preferito non calciare subito, controllando la sfera a centro area. Insomma, è un altro Lautaro. Il manifesto la heat map della partita di stasera: il raggio d’azione è stato quasi tutto a centrocampo, con qualche tocco in area di rigore. L’argentino ha smistato solo 13 passaggi e non ha mai calciato nello specchio. A referto è andato soltanto un tiro finito fuori, più un altro respinto dal muro alzato da Conte. La flessione del Toro rispetto all’anno scorso, comunque, resta evidente.

Il primo indizio è San Siro. Col Venezia Lautaro è tornato a segnare in casa dopo 249 giorni. L’ultimo squillo nel fortino l’aveva confezionato il 28 febbraio 2024 contro l’Atalanta. Da lì, una lunga astinenza al Meazza conclusa dopo quasi un anno. Non è finita: la stagione scorsa, a questo punto del campionato, aveva trascinato l’Inter contro Real Sociedad, Salisburgo, Monza, Cagliari, Fiorentina, Bologna, Torino, Roma, Atalanta e Salernitana, segnando quattro gol in soli 35 minuti. Ha chiuso l’anno da capocannoniere e poi è volato in Coppa America, vinta allo stesso modo con cui ha chiuso la Serie A: da top scorer assoluto. Inzaghi l’ha sempre difeso a spada tratta. Per lui Lautaro non si tocca, non si discute, semmai si ama e si protegge, ma il gioco è diverso. Inoltre, se prendiamo i big match, ha punto solo la Roma, rimanendo a secco contro City (in campo solo 24’), Arsenal, Milan, Juve e Napoli. All’Inter servono i suoi gol per continuare a correre.

Leao e quell’abbraccio con Fonseca: fine della turbolenza? E Rafa ora studia da numero 9.

Al momento della sostituzione a Cagliari, tecnico e giocatore si sono dedicati un momento affettuoso dopo tutti i malumori. E Rafa Leao, intanto, sta diventando sempre più un uomo d’area

Sarebbe bello – e utile – se funzionassero bene insieme nello stesso momento. Come a Madrid, insomma. Invece, a volte, Leao e il Milan si dissociano. Ci sono partite in cui la squadra gira e Rafa ciondola, altre nelle quali il portoghese ha una marcia in più e il Diavolo annaspa. Come a Cagliari, già. In questo caso però, nonostante il Milan sia tornato a casa con sensazioni di sconforto rispetto alla festa del Bernabeu, il momento di Leao è qualcosa che va oltre il semplice voto in pagella. È qualcosa che merita contestualizzare perché il momento, insomma, era parecchio delicato.

Due indizi non fanno ancora una prova, però ci si avvicinano. E aver visto il 10 rossonero dapprima trascinare il Diavolo in Spagna, e poi mettere a referto una doppietta in Sardegna genera buone sensazioni dopo le forti turbolenze delle ultime settimane. Non sappiamo se il metodo gestionale di Fonseca – più bastone che carota – alla fine pagherà realmente, ma intanto Rafa ha dato segnali importanti. Anche perché la continuità non è mai stata il suo forte. E chissà, magari lo scorrere del tempo farà capire a Leao che il suo allenatore sta cercando di farlo uscire dalla comfort zone, pungendolo come nessuno in passato ha mai fatto. Su queste basi, allora, diventa particolarmente importante la cartolina spedita da Cagliari al momento della sostituzione, a una manciata di minuti dal novantesimo. Quando Rafa è uscito dal campo è passato dal suo allenatore, si sono stretti la mano e si sono abbracciati. Sensazioni per gli osservatori esterni? E’ parso un abbraccio spontaneo, non a favore di telecamera. D’altra parte uno era contento per aver messo a segno una doppietta, l’altro perché Rafa era andato bene e la squadra in quel momento stava vincendo.