Inter, contro il Cagliari Sanchez in coppia con Thuram. Titolari anche Mkhitaryan e Darmian

Nell’ultima seduta di stamani il cileno ha vinto il ballottaggio con l’austriaco. Nonostante la diffida per l’armeno, Frattesi resta in panchina. In difesa torna Bastoni

Dopo l’ultima seduta di stamani alla Pinetina Simone Inzaghi è orientato a puntare su Sanchez al fianco di Thuram. Ieri il tecnico aveva provato Arnautovic in coppia con il francese, ma alla fine ha scelto il cileno per sostituire lo squalificato Lautaro Martinez. L’altro nerazzurro fermato dal giudice sportivo, Pavard, sarà invece avvicendato con Bisseck.

Davanti a Sommer, dunque, giocheranno Bisseck, Acerbi e Bastoni, con quest’ultimo che ha recuperato e tornerà titolare dopo aver saltato la trasferta di Udinese. In mezzo al campo Darmian (e non Dumfries sulla destra) con Dimarco sull’out opposto. Il reparto sarà completato da Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan. L’armeno è l’unico diffidato in campo, dunque a rischio di saltare il derby di lunedì 22, ma Inzaghi non ha intenzione di rinunciare a lui. Magari gli chiederà di stare attento e di evitare a tutti i costi il giallo, ma il tecnico di Piacenza vuole i tre punti per chiudere il discorso scudetto il più in fretta possibile. Ecco perché, a meno di nuovi ripensamenti nel pomeriggio, stasera contro il Cagliari andrà in campo l’Inter migliore. Squalificati a parte.

La serata no di Leao: San Siro lo fischia, Maignan lo rimprovera. Ma la curva non lo abbandona

Il portoghese è stato fischiato da gran parte dei tifosi al momento del cambio, ma la Sud gli ha dedicato un coro 

Lo strappo – se davvero di strappo si tratta – si consuma al minuto 78, quando Pioli decide di rinfrescare l’attacco e chiama Rafa Leao in panchina per sostituirlo con Okafor. E’ allora che succede quello che non ti aspetti: fischi. Ma tanti fischi, grosso modo da tre dei quattro lati del Meazza. Non si tratta di disapprovazione a macchia di leopardo, qua e là, ma di decibel arrivati a un livello importante.

La prima domanda che si rincorre in tribuna stampa, e anche fra i seggiolini del Secondo Rosso, è: ma i fischi erano per Rafa o per Pioli che ha tolto chi in teoria avrebbe le potenzialità per rimettere la partita in sesto? La domanda è legittima perché se la risposta è la prima, la cosa non può passare inosservata e acquista un determinato peso: Leao è già stato fischiato in passato da San Siro, ma mai con questa intensità. Sensazione? Quei fischi erano più per lui che per Pioli (o magari per entrambi), al termine di una delle prestazioni più grigie di sempre del portoghese in proporzione all’importanza del match. Mai in partita, mai un guizzo, e nemmeno la sensazione che volesse provarci. Rassegnato a rimbalzare contro il muro alzato da un sorprendente El Shaarawy che ha protetto Celik dalle scorribande del 10 rossonero.

Taremi, già iniziato l’iter per la cittadinanza portoghese: libera lo slot extracomunitario?

L’attaccante iraniano maturerà a fine luglio i requisiti richiesti dalla legge lusitana: cosa può succedere

Il prossimo 23 luglio Mehdi Taremi spegnerà cinque candeline. Lo stesso giorno del 2019, infatti, l’attaccante veniva tesserato dal Rio Ave a completamento dell’operazione che lo aveva portato in Portogallo dai qatarini dell’Al-Gharafa. Secondo la legge lusitana i cinque anni di residenza – senza interruzione – e lavoro nel paese sono un requisito imprescindibile per arrivare alla cittadinanza e questo anniversario interessa da vicino anche l’Inter, prossima squadra dell’iraniano. Secondo quanto rivelato in Portogallo da O Jogo, infatti, il calciatore del Porto avrebbe già avviato le pratiche per ottenere in estate lo status desiderato.

Secondo i media locali innanzitutto Mehdi Taremi è già in possesso da gennaio del certificato di residenza permanente, fondamentale per la cittadinanza. In secondo luogo, altre pratiche burocratiche sarebbero state avviate con largo anticipo per presentarsi a luglio con tutti i documenti pronti. In estate il calciatore farà richiesta all’agenzia preposta – l’Aima – e poi potrà essere considerato un lavoratore comunitario. Resta da capire quali margini ha l’Inter per trarre vantaggio da questa situazione: tesserandolo il 1° luglio, appena possibile, occuperebbe uno dei due slot extracomunitari a disposizione (uno solo nel remoto caso di permanenza di Alexis Sanchez). Dal 23 in poi, invece, potrebbe arrivare il cambiamento di status che secondo O Jogo libererebbe lo slot dando al club nerazzurro molti più margini di manovra, magari per un giovane o per un’operazione nella sessione invernale di calciomercato.

Yildiz l’intoccabile: i tifosi lo adorano, la Juve prepara il rinnovo e la maglia numero 10

L’estate scorsa per un ragazzo che voleva comprare la maglia di Kenan Yildiz la strada era tutta in salita: non esistevano quelle già pronte e nemmeno la scritta prestampata, il cognome andava composto lettera per lettera e agli addetti alla personalizzazione dello Juventus Store bisognava fare lo spelling, perché non sapevano esattamente come si scrivesse.

Normale, visto che fino a quel momento il ragazzino turco non aveva giocato neppure un minuto in Serie A. Adesso la sua casacca numero 15 è la più venduta e nessuno nello store bianconero chiede più come si scrive Yildiz. All’Allianz Stadium è uno dei più applauditi e i tifosi, soprattutto i giovani, stravedono per lui, probabilmente perché nei suoi piedi educati e nella faccia pulita vedono il futuro della Signora. C’è grande fiducia nonostante Yildiz abbia segnato una sola rete in campionato (il 23 dicembre al Frosinone) e da quasi due mesi (17 febbraio con il Verona) non giochi una partita da titolare.

Ho scommesso che Kenan Yildiz sarà nominato per il Pallone d’Oro entro 5 anni. Ho giocato con molti ragazzi, ma non ho mai visto un talento simile. Sono fiducioso di vincere la scommessa”: così Wojciech Szczesny, intervistato da “Foot Truck”, ha incoronato il suo compagno di squadra, che a 18 anni è già stato lanciato da Vincenzo Montella in nazionale. Allegri lo sta dosando come ha sempre fatto con i giovani, la Juventus però ha deciso di blindarlo, rinnovando un contratto prolungato appena un anno fa fino al 2027. Gli estimatori non mancano (Borussia, Lipsia, Liverpool e Arsenal), ma per il club è un intoccabile e la nuova scadenza (2029 con adeguamento dell’ingaggio dai 350 mila attuali al milione) è per dare un segnale al ragazzo e alle big europee. Col rinnovo potrebbe arrivare anche il cambio di maglia: l’idea è di proporgli la 10 che fu di Alessandro Del Piero — l’idolo di Yildiz che come lui esulta con la linguaccia — attualmente di proprietà di Paul Pogba, che presto potrebbe lasciare la Juventus per la squalifica per doping (si attende il ricorso al Tas). Kenan l’ha avuta in Next Gen e ha il talento per impreziosirla. Anche l’Adidas sarebbe felice: scontata un’ulteriore impennata nelle vendite.

Frattesi gol, l’Inter esplode: il grande obiettivo è vincere lo scudetto nel derby

Al gol vittoria la panchina interista si è riversata in campo, una reazione che ben descrive quanto la squadra senta i due obiettivi: la matematica certezza della stella contro il Milan e il record di punti in Serie A. Intanto un primato è raggiunto: nessuna squadra aveva segnato in tutte le prime 31 giornate di A

Dopo il gol Frattesi la panchina dell’Inter e i dirigenti nerazzurri in tribuna sono esplosi in un’esultanza clamorosa. Quasi da finale di Champions. E poi hanno vissuto gli ultimi secondi in piedi, con grande partecipazione. Perché? In caso di 1-1 il vantaggio sarebbe comunque rimasto di 12 punti rispetto al Milan secondo, ma il successo firmato dal tap in dell’ex centrocampista del Sassuolo non solo ha rimandato i rossoneri a -14. C’è di più… Molto di più dietro l’esultanza finale dopo il triplice fischio, sotto il settore occupato dai tifosi nerazzurri.

il Lecce aveva già reso impossibile per l’Inter festeggiare il tricolore nel match di domenica a San Siro contro il Cagliari. L’affermazione di Udine, però, consente alla formazione di Inzaghi di tenere vivo il sogno di conquistare il titolo nel derby di lunedì 22. Sarà necessario fare lo stesso risultato dei cugini nel prossimo turno e poi batterli nella stracittadina. Oppure allungare a +16 nel prossimo week end e pareggiare (o vincere) il derby. L’incubo dei tifosi del Diavolo, dunque, dopo stasera resta vivo.  

La vittoria di Udine, però, è pesante anche perché consente a Lautaro e compagni di restare in corsa per superare il record di punti della Juventus 2013-14: la formazione di Conte allora conquistò 102 punti e i nerazzurri se vinceranno le prossime 7 sfide arriveranno a 103. Il pari in Friuli avrebbe invece consentito “solo” di raggiungere quota 101.

Da Leao e Theo a Pulisic e Loftus: Milan, quanti cartellini schizzati verso l’alto

L’ottimo 2024 del Diavolo non sta giovando solo alla classifica ma anche al valore di molti giocatori, che salgono mese dopo mese. Un circolo virtuoso innescato – non solo quest’anno – dalla gestione Pioli

I buoni risultati sul campo non portano benefici soltanto a livello di classifica, ma anche all’intero sistema che governa un club. Ovvero anche in termini economici. Vincere significa veder crescere le quotazioni dei propri giocatori, che diventano più appetibili agli occhi del mercato.

L’ottimo 2024 del Milan sta avendo anche questi effetti (in realtà la cavalcata era partita già a dicembre 2023), sebbene si tratti più in generale di un circolo virtuoso generato da quando Pioli è alla guida del Diavolo (ottobre 2019). Vediamo i casi più emblematici (in ordine alfabetico).

Dai 138 minuti con cui ha concluso la scorsa stagione ai 1.756 di quella attuale (e ovviamente non è finita qui). Il Milan ha trovato un titolare che nessuno si sarebbe aspettato Leao, grazie alla perseveranza del diretto interessato e al lavoro dell’allenatore, che lo ha educato a una fase difensiva della quale prima non era in possesso. Acquistato nell’estate 2021 per 10 milioni (bonus compresi), l’evidente crescita di quest’anno lo porta a valerne il doppio.

Una crescita costante, anno dopo anno, fino a farlo diventare fra i terzini sinistri più forti al mondo. Molti sostengono sia in cima al podio. Fatto sta che Theo era stato pagato al Real 20 milioni e adesso siamo ragionevolmente sugli 80. Uno dei big veri di questa rosa. Il Milan, nel caso, di milioni ne chiede 100 e il francese è verosimilmente atteso dalla stessa situazione di Tonali: non sarà tecnicamente sul mercato, ma se in via Aldo Rossi bussasse qualcuno con in mano un’offerta indecente.

Inter, c’è anche Martial: via dallo United, i nerazzurri lo valutano. Tutte le piste per l’attacco

Il francese si svincola dallo United ed è un dossier sul tavolo nerazzurro. La priorità resta Gudmundsson, ma prima bisogna fare cassa con le cessioni

C’è un’altra pista per l’attacco dell’Inter. E porta il nome di Anthony Martial. Pare quasi un vecchio amico, una conoscenza datata, perché non è certo la prima volta che il suo profilo viene accostato alla società nerazzurra. Stavolta va così: Martial va in scadenza di contratto a giugno, l’accordo con il Manchester United non sarà rinnovato e dunque è già libero oggi di firmare per un’altra squadra. È stato proposto all’Inter e le valutazioni sono in corso. Valutazioni di ogni tipo, evidentemente, anche quelle relative a una continuità di rendimento che nelle ultime stagioni non è stata il suo forte.

Martial si affianca a Gudmundsson, questo è chiaro. Un nome esclude l’altro, non è pensabile che l’Inter aggiunga altri due nomi a un attacco che prevede già per la prossima stagione l’innesto di Taremi. Il francese costa zero, l’islandese vale un investimento ma certamente porta con sé meno interrogativi sul piano delle prestazioni. Ma Martial all’Inter e all’area tecnica nerazzurra piace da anni: più volte i nerazzurri ci hanno fatto un pensiero. L’ultima volta è accaduto anche lo scorso inverno, quando è stata valutata l’ipotesi di un acquisto nel reparto offensivo. E contemporaneamente l’attaccante sembrava subito in uscita dal club inglese, senza aspettare il prossimo giugno. Ora la possibilità si ripropone. Martial ha mercato, nonostante arrivi da stagioni negative, e dunque vuole valutare tutte le possibilità sul tavolo. Ne ha almeno tre: il Fenerbahce e due club francesi di prima fascia. L’Inter dal canto suo deve capire nel frattempo se l’obiettivo numero uno, Gudmundsson, resta percorribile o se l’interesse della Premier rischia di far saltare il banco.

Maignan alla Leao: rinnovo possibile, ma vuole 7 milioni come Rafa

Il portiere è tornato decisivo, serve un ingaggio da stella: presto il dialogo entrerà nel vivo. E il Bayern…

Il volo su Belotti è valso a Mike Maignan un plebiscito sui social: la parata decisiva nella notte di Firenze è stata eletta dai tifosi milanisti intervento difensivo del mese di marzo. Maignan ha battuto una chiusura di Kjaer contro lo Slavia, il rigore parato da Raveyre con la Primavera ai quarti di Youth League contro il Real Madrid e… sé stesso: era in lizza anche con lo straordinario riflesso esibito a Praga su Chytil, acciaccato dopo uno scontro di gioco e in procinto di uscire per lasciare il posto a Sportiello.

Da una parata all’altra, Mike è tornato Magic e lo ha fatto con un tempismo perfetto: ora che la stagione del Milan sta per entrare nelle curve decisive il fuoriclasse coi guanti sfoggia interventi decisivi tanto quanto le giocate di Leao dall’altra parte del campo. Ecco, Rafa è un termine di paragone calzante anche fuori dal rettangolo verde, là dove si giocherà la partita per il futuro di Maignan: perché la sua storia d’amore con il Milan possa proseguire oltre la scadenza del 2026, servirà uno stipendio da stella. Uno stipendio ad altezza Leao. 

Maignan guadagna 3,2 milioni netti a stagione. Siamo lontani dall’ingaggio di Leao – nonché dagli standard da super portiere, tra i più forti al mondo – ma le cifre attuali sono inferiori anche a quelle di un discreto gruppo di rossoneri che guadagna intorno ai 4 milioni, da Bennacer a Pulisic, da Loftus-Cheek a Chukwueze: ipotizzare un aumento corposo come condizione essenziale per il rinnovo è nella logica. La trattativa potrà decollare solo su questa base ma trovare un punto di incontro non sarà una passeggiata: Maignan chiede il doppio dello stipendio, mentre il Milan considera il contratto di Leao – parte fissa sui 5-6 milioni, con bonus a salire fino a 7 – un’eccezione al tetto salariale “costruito” in questi anni. 

Sassuolo, così retrocedi! Butta via il doppio vantaggio, la Salernitana pareggia al 91′

Alle reti di Laurienté e Bajrami nel 1° tempo replicano Candreva su rigore in avvio di ripresa e Maggiore nel recupero, su azione viziata da un presunto fallo su Defrel

Missione fallita per il Sassuolo. La squadra di Ballardini ha allungato la serie negativa in trasferta, un solo punto nelle ultime sette, e ha vanificato la possibilità di una vittoria che sembrava vicina soprattutto dopo il doppio vantaggio costruito nel primo tempo. La vittoria avrebbe permesso al Sassuolo di compiere un passo importante verso la salvezza. Ci sarà da soffrire ancora. Evitare la retrocessione è quasi impossibile per la Salernitana che, in rimonta, ha quantomeno scacciato l’incubo della settima sconfitta casalinga e la contestazione dei suoi tifosi. I campani restano in fondo alla classifica, il ritorno in B si avvicina.

Quattro gol realizzati in novanta minuti ma la partita è stata condizionata dalla paura. Colantuono ci prova schierando Ikwuemesi titolare. Nelle intenzioni dell’allenatore l’attaccante nigeriano deve favorire gli inserimenti di Tchaouna e Candreva ma la Salernitana non punge. Poche idee e ritmo basso. Il Sassuolo si schiera con il 4-2-3-1 con Defrel, Bajrami e Laurienté alle spalle di Pinamonti. La prima parte della gara scivola senza sussulti, sull’unico tentativo offensivo dei campani Consigli è pronto a respingere un tiro ravvicinato di Ikwuemesi. Per il resto Erlic e Ferrari proteggono con disinvoltura l’area di rigore. Il Sassuolo attende e al primo affondo va in gol con Pinamonti (29’) su assist di Defrel ma la pregevole giocata del francese viene neutralizzata dal Var. Vantaggio annullato per fuorigioco. La squadra allenata da Ballardini non si scompone in attesa degli errori degli avversari che arrivano puntuali nel finale della prima frazione. Al 37’ la Salernitana perde palla in attacco, Pinamonti la recupera affidandola a Bajrami che se ne va indisturbato verso l’area avversaria prima di costruire un assist per Laurienté che non sbaglia a pochi metri da Costil. Sette minuti dopo Pirola, al limite della propria area, riceve dal portiere francese un pallone difficile da gestire. Ad approfittarne è Pinamonti che, dopo aver vinto il contrasto, permette a Bajrami di andare in gol indisturbato.

Juve, media punti da Serie B! Solo in 3 hanno fatto peggio: o svolta o addio Champions

Il tracollo da gennaio: la squadra di Allegri è passata da una media di 2,47 punti a gara nelle prime 21 giornate all’attuale 0,77. Per fare gli 11 punti richiesti dal tecnico dovrebbe andare a velocità doppia nei prossimi 8 incontri

Anzi da svenimento: a partire dal weekend del 27-28 gennaio scorso, la Juventus ha infatti conquistato solo sette punti in nove partite di Serie A, sui 27 disponibili. Uno shock per i tifosi, ma anche per la squadra, che nemmeno contro la Lazio ha manifestato segnali di ripresa. Anzi. La Juve è incappata nella quarta sconfitta degli ultimi due mesi, quattro sono pure i pareggi mentre la casella delle vittorie continua a far registrare un misero “1”. Nello stesso periodo soltanto Salernitana (due), Frosinone (tre) e Sassuolo (quattro) hanno ottenuto meno punti dei bianconeri. Un quadro che porta ad un’unica conclusione: la Juve sta viaggiando ad una media-retrocessione, scesa ora a 0,77 punti a gara (rispetto ai 2,47 delle prime 21 gare). E sempre per restare ai numeri le prospettive non appaiono certo rosee: se la squadra continuasse con questo passo le prossime ultime otto gare apporterebbero alla classifica bianconera 6,16 punti: per la Juve significherebbe chiudere con 66 punti (arrotondati per eccesso), dunque sotto la soglia-Champions prevista da Allegri (70).

In verità senza troppo preavviso, il primo scricchiolio si è avvertito contro l’Empoli, partita alla quale la Juve era arrivata da prima della classe grazie anche al posticipo di una partita del calendario dell’Inter causa Supercoppa. Un primato durato un soffio: già il pareggio con i toscani consentiva un nuovo sorpasso nerazzurro. per la Juve addio dunque al sogno-scudetto, silenziato ma fin lì cullato, ma non solo: per la squadra è stato un crash devastante, la prima pietra delle successive otto gare da incubo.