Messi incorona Lautaro: “Merita il Pallone d’oro più di tutti”. 

Nel 6-0 contro la Bolivia l’ex Barcellona ha fatto 3 gol e 2 assist, uno dei quali al Toro dell’Inter

Tre gol, 2 assist e… un pensiero per Lautaro Martinez. Nella serata in cui è diventato il calciatore dell’Argentina con più triplette – raggiunta quota 10 -, Lionel Messi incorona l’attaccante dell’Inter. Dopo il 6-0 sulla Bolivia, in cui l’ex Barcellona ha messo a referto 3 gol e 2 assist, Messi ha spinto l’attaccante nerazzurro sul tetto del mondo: “Ha avuto un anno spettacolare, ha fatto gol in finale, è stato capocannoniere in Coppa America: merita il Pallone d’oro più di chiunque altro”. Parole che fanno eco a quelle del c.t. dell’Albiceleste, Scaloni, che aveva incoronato Lautaro già prima della gara contro la Bolivia: “Spero che Martinez vinca il Pallone d’oro, lo merita più di chiunque altro. Se non arriverà ora per lui questa soddisfazione, sono sicuro che gli arriverà più avanti”.

Una stagione, quella a cui si riferiscono Messi e Scaloni, da campione assoluto: Lautaro Martinez nel 2023-24 ha giocato più di 50 partite tra Inter e Argentina, vincendo il titolo di capocannoniere sia in Serie A – 24 gol in 33 partite – sia in Coppa America, con 5 gol in 6 gare tra cui quello decisivo, in finale durante i tempi supplementari, contro la Colombia. L’unico neo, causato anche dalle infinite migliaia di chilometri che Lautaro ha percorso lo scorso anno (e continua a percorrere anche adesso), è stato l’apporto del Toro in Champions League: 8 partite giocate su 8, 2 gol soltanto – contro Real Sociedad e Salisburgo -, e il rigore decisivo sbagliato contro l’Atletico Madrid che regalò i quarti di finale alla squadra di Simeone.

Sentite le parole di Messi, Lautaro non si è sbilanciato: “La verità è che sì: sarò con mia moglie alla premiazione con lo stesso entusiasmo di sempre. Dico sempre che il collettivo è al di sopra del singolo, ma penso di aver fatto una stagione spettacolare con l’Inter lo scorso anno. L’ho finita con il titolo e i cinque gol in Copa América. Analizzando il tutto, penso di essere lì… non voglio dirlo, ma sono felice ed emozionato. Vedremo cosa succederà quella notte”. 

CR7 e la battuta a Szczesny: Ronaldo al veleno, perché ce l’ha ancora con la Juve

“Ti dovevi ritirare per andare in una grande squadra”, questa la frase che il portoghese ha rivolto al portiere ora passato al Barcellona prima di Polonia-Portogallo

Un abbraccio tra vecchi compagni di squadra e uno scambio di battute rischiano d’inasprire ulteriormente la diatriba a distanza fra Cristiano Ronaldo e il mondo Juve. Il portoghese ha incontrato Tek Szczesny a margine della sfida di Nations League fra Polonia e Portogallo, creando quasi un nuovo caso diplomatico facendo una battuta al portiere: “Ti dovevi ritirare per andare in una grande squadra”, ha detto, irritando i tifosi della Juve per aver sminuito la dimensione del club bianconero. Anche se, di contro, appare strano che l’attaccante abbia voluto esaltare il Barcellona, la squadra storicamente rivale del suo caro Real Madrid, che è stata per tanti anni del suo storico antagonista sportivo Lionel Messi.

C’è dell’acredine da parte di Cristiano Ronaldo nei confronti della Juve? Può darsi. Sicuramente nell’estate 2021, dopo tre stagioni positive ma sotto le aspettative in campo europeo, il portoghese andò via quasi scappando da Torino, sul finale del mercato: con un “Grazzie” via social che passò alla storia più per l’errore grammaticale che per il gelo fra lui e l’ambiente bianconero, che – al netto del dispiacere per la perdita di un fuoriclasse – restò abbastanza freddo alla sua partenza, quasi risollevato. L’attaccante sembrava un pesce fuor d’acqua in quel periodo, considerato che la Juve voleva ripartire dai giovani per risanare i conti nel post Covid. Mentre CR7 scelse il Manchester United pensando di tornare all’assalto della Champions League: ma l’effetto svanì dopo qualche mese.

Il Milan si rituffa su Jonathan David: il piano per ridare a Fonseca il “suo” bomber

Ritorno di fiamma per l’attaccante canadese del Lilla esploso proprio con l’attuale tecnico rossonero: va a scadenza nel 2025, il suo l’entourage sonda i club europei, il Diavolo una destinazione gradita

C’è il Milan tra le possibili destinazioni di Jonathan David, l’attaccante del Lilla che il 30 giugno sarà svincolato, ma che già a gennaio potrà “promettersi” a un altro club firmando il nuovo contratto. I dirigenti francesi hanno provato e proveranno in tutti i modi a convincerlo a restare, ma finora non ci sono riusciti e, anche se il diretto interessato un mese fa non ha escluso categoricamente una permanenza al Lilla, la sensazione è che nel 2025 farà le valigie. L’entourage del giocatore (non solo il suo procuratore, ma anche un paio di agenti Fifa che lo stanno proponendo nei principali campionati del Vecchio Continente) nel frattempo è attivo alla ricerca di una destinazione che gli permetta di fare un salto di qualità. Visti i numeri delle ultime stagioni è una grande occasione.

David è uno dei profili noti in via Aldo Rossi perché negli scorsi mesi è stato monitorato con attenzione. Sia nell’estate 2023, quando il Diavolo tentò di prenderlo in prestito dopo che era saltato l’affare Taremi (e prima che sbarcasse a Milanello Jovic), sia la scorsa primavera: Ibrahimovic, Furlani e Moncada avevano di nuovo pensato a lui prima di spostare le loro attenzioni su Zirkzee e poi su Morata. Classe 2000, è nato a Brooklyn ma gioca per il Canada. 

È esploso con il Gent, nella stagione del Covid, ma si è confermato su grandi livelli soprattutto dopo il trasferimento al Lilla, nell’agosto 2020, per 27 milioni. Con i francesi è a quota 92 gol in 196 partite ufficiali: in Ligue 1 è sempre andato in doppia cifra con un massimo di 24 gol nel torneo 2022-23. Anche questo 2024-25 lo ha iniziato forte visto che è a quota 8 reti in 13 presenze, compresa la perla che ha steso il Real Madrid in Champions. Può fare sia la prima sia la seconda punta anche se è più tecnico (e rapido) che fisico (178 centimetri).

Juve, idea Beto: per gennaio si apre la pista dell’ex Udinese

Dusan Vlahovic solo, Milik è fermo. Giuntoli cerca un vice Dusan in prestito: il portoghese, ai margini nell’Everton dei Friedkin, piace anche alla Roma

La Juventus si prepara a tutto, anche a dover rinforzare l’attacco a gennaio. Una munizione in più per allargare il reparto e garantirsi un’alternativa a Dusan Vlahovic, finora il giocatore della rosa più impiegato da Thiago Motta. Il bomber serbo ha sfiorato il percorso netto in questo avvio di stagione: 9 presenze tra campionato (7) e Champions League (2), complessivamente 758’.

A parte i 7 minuti finali contro la Roma e il secondo tempo contro il Napoli, Thiago Motta non ha mai rinunciato al suo numero 9, già autore di 7 reti. Toglietemi tutto, ma non Vlahovic. Dove finisce la scelta, inizia la necessità. Un vice di Dusan non c’è in questo momento, tanto che contro il Napoli al posto dell’ex viola è stato adattato Timothy Weah. Sulla carta il sostituto di Vlahovic sarebbe Arek Milik, ma il polacco è ai box da giugno e il suo rientro è tuttora un rebus. La stagione è ancora lunga e l’attuale emergenza offensiva (Nico Gonzalez infortunato, Conceicao squalificato e Koopmeiners in dubbio per la Lazio) ha confermato una volta di più come la coperta sia abbastanza corta in avanti.

Non a caso negli ultimi giorni di agosto il direttore tecnico Cristiano Giuntoli ha sperato di rifinire l’attacco con il prestito di Jadon Sancho, poi trasferitosi dal Manchester United al Chelsea. Adesso, con il punto interrogativo su Milik, i radar sembrano più orientati su una punta centrale. Preferibilmente in prestito semestrale, come nel caso del centrale che dovrà prendere il posto del lungodegente Gleison Bremer (stagione finita). L’ultima idea per l’attacco, che si aggiunge a quella di Lorenzo Lucca (Udinese), è un ex friulano: Beto dell’Everton. Ex Serie A e attualmente chiuso nel proprio club, un po’ come quel Milan Skriniar (Psg) in cima ai pensieri difensivi della Signora per gennaio.

Skov Olsen più di Lang e Sarr. Milan a caccia di gol: tre idee per l’attacco

I dirigenti rossoneri sondano il mercato europeo degli esterni. Prima però aspetteranno risposte da Jovic, Okafor e Chukwueze

Gennaio è dietro l’angolo: al Milan è già tempo di pensare al mercato d’inverno. In attesa di riaprire le trattative, per alcuni rossoneri sarà un autunno caldissimo. Le previsioni riguardano soprattutto Jovic, Okafor e Chukwueze: qualche raggio di sole c’è stato, ma ancora troppo poco per meritarsi un ruolo da protagonisti.

Così c’è chi ruberebbe volentieri la scena: Skov Olsen, ex esterno del Bologna ora al Bruges. Ma anche Noa Lang, che dal Bruges è andato al Psg nell’estate del 2023 e Ismaila Sarr, senegalese del Crystal Palace.

Prima le situazioni in bilico. Jovic è stato particolarmente altalenante: l’inizio ai margini, poi i gol (9 in totale) che nella scorsa stagione hanno avuto una loro utilità, Fonseca che gli affida una nuova maglia (9 anche il numero sulle spalle) e poi l’arrivo di Abraham come risorsa d’attacco alternativa. Di Jovic, da allora, poche tracce: 78’ minuti in tre partite di campionato e nessun gol.

È andata meglio a Okafor, a cui va il merito della rete del pareggio al Torino. Ma il meteo resta variabile: Noah ha segnato da subentrato ai granata, senza poi saper approfittare delle chance da titolare contro Parma e Lazio, quando Leao era stato punito con la panchina.

Da Chukwueze ancora nessun segnale: era stato il riferimento rossonero del precampionato, con prestazioni che facevano ben sperare in vista dell’inizio di stagione. Invece, è saltata la connessione: due partite da titolare e altre sei totali partendo dalla panchina senza mai riuscire a incidere. Chukwu, ex re del dribbling della Liga, non è riuscito a scartare il peso dei 28 milioni di euro, acquisto più costoso degli ultimi due anni. Il mercato potrebbe tornare d’attualità se nelle prossime settimane Samu non riuscirà a offrire il proprio contributo alla squadra: il club potrebbe guardarsi intorno e accettare anche cifre più basse.

Juve a caccia di attaccanti: Openda nel mirino. E se Maldini partisse a gennaio.

Giuntoli sarà all’Olimpico per Italia-Belgio: osservato speciale l’attaccante del Lipsia. Per la difesa il dt terrà d’occhio altri due belgi: Faes del Leicester e Debas dello Sporting Lisbona.

Il campionato è fermo ma il mercato è sempre in movimento. Così in assenza della Juventus, che tornerà in campo sabato 19 contro la Lazio all’Allianz Stadium, Cristiano Giuntoli ne approfitta per guardarsi intorno. Oggi il direttore tecnico della Signora, salvo cambi di programma,è atteso a Roma per assistere a Italia-Belgio. Un’occasione per seguire da vicino i suoi ragazzi (tra i convocati ci sono Di Gregorio, Fagioli e Cambiaso) ma anche per osservare dal vivo qualche giocatore interessante.

La priorità del club è un difensore, diventato indispensabile dopo il brutto infortunio di Gleison Bremer, che dovrà stare fermo per 6-8 mesi. Quanto all’attacco, Thiago Motta è convinto di potersela cavare con gli uomini che ha anche se la coperta è corta (Milik, unica alternativa di ruolo a Vlahovic, non è mai stato disponibile finora), questo però non impedisce a Giuntoli di cominciare a guardarsi intorno a caccia di possibili occasioni. Si deciderà a dicembre, quando si capirà se il centravanti polacco sarà finalmente utilizzabile, nel frattempo un po’ di aggiornamento professionale non fa male.

Di sicuro Giuntoli guarderà con attenzione Lois Openda, attaccante 24enne del Lipsia che la Juventus ha appena affrontato in Champions. Prima punta forte fisicamente che ama svariare su tutto il fronte dell’attacco, ha velocità e anche buona tecnica. Doti che ha messo ben in evidenza nel match della Red Bull Arena, durante il quale ha creato tantissimi pericoli e solo il palo gli ha negato il gol. Acquistato dal Lipsia nell’estate 2023, la scorsa stagione è stato titolarissimo, chiudendo con 28 gol complessivi, e adesso è già a quota 5. Costa parecchio (il club tedesco lo ha pagato 42 milioni di euro, acquisto più costoso della storia del club) ma le vie del pallone sono infinite.

Juve senza Bremer: Motta prepara un nuovo muro

Il tecnico bianconero senza il brasiliano vuole confermarsi con Danilo e Gatti. Danilo, Savona e Cabal le alternative ai due centrali titolari

Una foto dal letto d’ospedale, sofferente ma ugualmente sorridente: “Questo è il primissimo passo verso il rientro!”. Così Gleison Bremer sui social dopo l’intervento al crociato a cui si è sottoposto a Lione. I tifosi bianconeri si sono ormai rassegnati all’idea di fare a meno del totem brasiliano almeno per tutta la stagione (previsti 6-8 mesi di stop), mentre a Thiago Motta toccherà trovare la soluzione giusta per mantenere lo stesso equilibrio.

La difesa finora è stata il punto di forza della Juventus: una sola rete subita in campionato (tra l’altro su rigore), miglior risultato della Serie A, e porta inviolata per 6 giornate di fila (record per la Signora). Tutto questo con Bremer titolare fisso, almeno fino all’infortunio di Lipsia (8 partite su 8 dall’inizio). La squadra però in Germania ha superato in fretta lo shock per l’inaspettata uscita di scena del difensore, riuscendo a vincere una partita incredibile nonostante i due gol incassati.

Le indicazioni arrivate finora sono positive: Pierre Kalulu, promosso già prima del forfait di Gleison, si sta dimostrando un ottimo acquisto, perfetto per il gioco del nuovo allenatore, che chiede ai suoi difensori di salire e di impostare. L’ex milanista formerà con Federico Gatti il nuovo tandem della retroguardia, ma in rosa non mancano le alternative. Di ruolo o adattati da Motta, che già in passato ha messo in evidenza ottime doti da trasformista. 

Kalulu ha iniziato la stagione in bianconero da terzino destro per poi passare a fare il centrale quando Gatti ha avuto un problema alla caviglia. Si è preso il posto, diventando la spalla di Bremer, e adesso si è spostato sul centro sinistra per lasciare il lato destro all’ex Frosinone.

Theo-Milan, il grande gelo: multato e squalificato ma chiede 8 milioni. E il club dice no

Il francese, fermato per due giornate dopo il rosso di Firenze e sanzionato dalla società, ha il contratto in scadenza nel 2026 e vuole un super stipendio. Per la dirigenza rossonera deve però dimostrare di meritare l’aumento

Il cartellino rosso dopo il triplice fischio finale al Franchi è costato a Theo Hernandez due giornate di squalifica. Niente temuta mazzata, ovvero un turno in più e conseguente addio al big match contro il Napoli, perché non ci sono state offese ma “una critica gravemente irriguardosa e più volte ripetuta nei confronti del direttore di gara”. A essere in dubbio però è il futuro (a lungo termine) del francese in rossonero perché l’esterno sinistro in questo inizio di 2024-25 ha avuto più bassi che alti, non sta guidando i compagni come dovrebbe fare un vero (vice) capitano e (soprattutto) ha pretese per il rinnovo di contratto in scadenza nel 2026 molto al di sopra dei parametri del club di via Aldo Rossi.

La richiesta iniziale dell’agente del calciatore è stata superiore agli otto milioni netti più bonus, quasi il doppio dello stipendio attuale (quattro milioni e mezzo). Anche se ci sarebbero i vantaggi del Decreto Crescita, attivato nel 2019 al momento del suo sbarco a Milano, si tratta comunque di tanti soldi. Considerando che il più pagato della squadra è Leao (sette milioni netti), il messaggio recapitato dall’entourage del calciatore può avere solo due interpretazioni: la prima, più buonista, è che Theo non ha fretta di arrivare alla fumata bianca; la seconda, meno buonista, è che intende cambiare aria. Un concetto quest’ultimo che era filtrato dalle sue dichiarazioni durante l’Europeo (“Se resto a Milano? Lo vedremo più avanti”) e che era stato corretto qualche giorno fa, dopo il gol al Lecce (“Sono molto felice qua. La gente e la squadra mi vogliono bene. Per me è la cosa più importante”) e un’estate senza proposte allettanti. 

Douglas Luiz, solo danni! Doveva cambiare la Juve: tra panchine e rigori per ora è un flop

Il centrocampista ex Aston Villa causa un altro rigore dopo quello di Lipsia e non incide. Thiago Motta lo aspetta ma serve un cambio di passo e di testa.

Due indizi non fanno ancora una prova, però rendono bene l’idea del momento. Douglas Luiz a Lipsia è entrato nel secondo tempo e poco dopo ha provocato il rigore del 2-1 (fallo di mano in area). 

Ieri col Cagliari deve avere avuto la classica sensazione di deja vu quando ha visto l’arbitro indicare il dischetto. Colpa, questa volta, di un intervento su Piccoli: cercava il pallone e invece ha trovato la gamba dell’attaccante avversario. Solo che, al contrario di quanto era successo in Germania (vittoria in rimonta per 3-2 con l’uomo in meno), il penalty trasformato da Marin è costato ai bianconeri due punti preziosissimi.

Così Douglas Luiz, il secondo acquisto più costoso del mercato estivo della Signora, è finito sul banco degli imputati, nonostante la difesa d’ufficio del suo allenatore. “Io alla sfortuna non ci credo, però non bisogna puntare il dito contro un giocatore piuttosto che un altro, vinciamo, pareggiamo e perdiamo tutti insieme. Non sono il tipo che dice ‘vinco io, perdono gli altri’. È il momento di dare tutti qualcosa in più. Douglas Luiz ha la mia fiducia come tutti”: così Thiago Motta ha commentato nel post partita l’episodio incriminato. In sintesi, il pari non è responsabilità di un singolo, però certe cose non succedono per caso, c’è sempre un perché. La sensazione è che il brasiliano arrivato dall’Aston Villa non stia vivendo un momento di grande serenità e questo lo porta a commettere errori che possono costare molto cari. Eppure stavolta, al contrario di quanto era successo in Champions League, era entrato bene in partita, concentrato e con la voglia di fare bene, come testimonia il bel tiro in porta sulla cui respinta del portiere c’è stata la grossa occasione sprecata da Vlahovic. Nel calcio però la differenza la fanno i particolari e a volte basta un attimo per vanificare tutto. In 28 minuti ha fatto 35 passaggi positivi, un lancio, una sponda e un’occasione creata, ma ha perso anche 4 palloni e 5 duelli su 5.

Uragano Pedro! Entra, segna e la Lazio ribalta l’Empoli

Nel primo tempo ospiti avanti con Esposito pareggia Zaccagni e nel finale lo spagnolo, entrato al posto di Isaksen, trova la rete del vantaggio

La Lazio salta al terzo posto agganciando Juventus e Udinese in attesa del risultato del Milan di questa sera contro la Fiorentina. Contro l’Empoli arriva la quarta vittoria di fila per i biancocelesti tra campionato ed Europa League. Tre punti quanto mai sofferti dalla squadra di Baroni che si impone in rimonta. Toscani subito in vantaggio con Esposito, pareggia Zaccagni prima dell’intervallo. A inizio ripresa Vasquez respinge un rigore di Castellanos.

Al 39’ risolve la gara Pedro, al secondo gol di fila dopo quello di giovedì al Nizza. Il 37enne spagnolo con un sua perla regala i tre punti alla Lazio. Prima sconfitta stagionale per l’Empoli, che anche all’Olimpico si è fatto apprezzare non solo per l’impostazione tattica. 

Baroni prosegue sulla via di un corposo turnover tra campionato ed Europa League. Rispetto alla gara di giovedì col Nizza sono otto le novità: solo Gila, Guendouzi e Castellanos ancora titolari. D’Aversa ritocca lo schieramento opposto alla Fiorentina con gli innesti dal 1’ di Solbakken e Fazzini mentre partono dalla panchina Colombo ed Henderson. Toscani molto coperti in fase di avvio. A lato un colpo di testa di Zaccagni. Ma la squadra di D’Aversa sfrutta la prima chance per colpire: al 9’ Esposito svetta tra i difensori biancocelesti e infila di testa Provedel che scivola sul cross di Pezzella dalla sinistra.

Empoli in vantaggio. La Lazio si lancia all’assalto. Tocco di Dia: fuori. Vasquez rimedia su Isaksen e Castellanos. Al 23’ il portiere dei toscani devia in angolo una botta dalla distanza di Castellanos. Ripartenza dell’Empoli: tiro a giro di Anjorin che va alto. Provedel para una capocciata di Viti. Lazio imprecisa in fase di impostazione. Pressing intenso da parte della formazione di D’Aversa. Per un risentimento alla coscia sinistra deve uscire Lazzari: al 38’ entra Marusic. Al 44’ diagonale di Isaksen: fuori di poco. Il recupero va oltre i tre minuti iniziali. E al 49’ un cross di Tavares innesca lo stacco di testa vincente di Zaccagni che porta la Lazio al pareggio. Prima rete stagionale su azione per l’attaccante. L’Empoli subisce un gol dopo aver mantenuto inviolata la porta nelle tre gare di campionato precedenti.