Milan, la classifica sorride: playoff certi con altri 3 punti, ma l’8° posto ora è alla portata

Il calendario resta in discesa e adesso propone Stella Rossa, Girona e Dinamo Zagabria: con tre vittorie spareggi evitati, ma potrebbero bastare anche due successi e un pari

Il dato, depurato da tutte le scorie che questo Milan continua a portarsi dietro, è davvero luccicante: tre vittorie nelle ultime tre uscite in Champions, con tre gol messi a segno ogni volta. La statistica recita che realizzare almeno tre reti per tre partite consecutive, considerando anche la Coppa dei Campioni, non accadeva dal 1989. Mica male.

Si può senz’altro partire da qui per osservare la classifica rossonera di coppa e analizzarla in prospettiva. Lo scenario più dolce racconta che vincendo anche i prossimi tre incroci offerti dal calendario – Stella Rossa in casa (11 dicembre), Girona in casa (21 gennaio), Dinamo Zagabria in traferta (29 gennaio).

Il sorteggio ha messo davanti al Milan un cammino subito impervio, è vero (Liverpool, Bayer e Real nelle prime quattro uscite), ma ora è iniziata la discesa. E si può sicuramente storcere il naso per le modalità con cui il Diavolo ha vinto a Bratislava, ma in ottica qualificazione agli ottavi è un dato prescindibile. Ciò che conta sono i 9 punti attuali in classifica. Che cosa significano? Semplice, che facendone altrettanti nelle prossime tre gare, uno dei primi otto posti è garantito. Diciotto punti significa accedere alla fase a eliminazione diretta senza esami di riparazione. Basandosi sulle elaborazioni Opta, che ha eseguito 50mila simulazioni, anche con sedici punti (quindi due vittorie e un pari) ci sarebbero possibilità quasi intatte – 98% – di entrare nella top 8. Scendendo a quindici punti (due vittorie e una sconfitta) si entra nel mondo dei se e dei ma: la percentuale scende al 73%. Insomma, teoricamente il Milan potrebbe permettersi anche un mezzo passo falso.

Milan, Leao ancora in panchina. La strana gestione di Fonseca: perché lui sì e gli altri big no

Rispetto alla sfida con la Juve cambiano 6 titolari, in attacco a Bratislava Chukwueze, Pulisic, Okafor e Abraham. Dopo le tre esclusioni del mese scorso, torna a guardare i compagni. Rafa Leao ancora in panchina, come a Roma con la Lazio, come con Udinese e Napoli, come a Monza.

Il Milan di Bratislava sarà con Okafor attaccante di sinistra, in un attacco con Chukwueze, Pulisic e Tammy Abraham. Una scelta forte, che non può far pensare a ottobre e inizio novembre, il periodo delle tre panchine in quattro partite per Rafa Leao. Quella volta era stata chiaramente una scelta tecnica: Fonseca chiedeva a Leao un atteggiamento diverso in campo – più sacrificio in fase difensiva, più lavoro con e per la squadra – e per questo lo mandava in panchina. Per scatenare una reazione. E questa volta?

Questa volta la situazione è strana, anticipata da un indizio nelle parole di Fonseca in conferenza. Per l’esclusione di Leao a Bratislava si è parlato di turnover e da un lato, il turnover è nei fatti: il Milan, se sarà confermata la formazione attesa, contro lo Slovan cambierà sei titolari della partita con la Juve. Emerson Royal, Thiaw, Musah, Loftus-Cheek, Leao e Morata. Sì, però questo non è un turnover vero e proprio. Morata è squalificato e Emerson Royal non sta bene – qui non c’è scelta – mentre Musah, Loftus-Cheek sono due alternative, non due titolari. Quanto a Thiaw, Malick lotta ogni settimana per il posto con Gabbia e Tomori. E allora l’unico big a finire in panchina sarà Rafa Leao, mentre gli altri leader tecnici del Milan – Theo Hernandez, Fofana, Reijnders, Pulisic – saranno regolarmente in campo. A parte Rafa, giocheranno gli undici attesi, i titolari sulla carta.

Milan, senti l’ex Kucka: “Leao? Non pensavo diventasse forte, camminava in campo.

Il centrocampista dello Slovan Bratislava, avversario dei rossoneri: “Quando ero al Parma vedevo Rafa Leao e sembrava non avesse voglia.

A febbraio compirà 38 anni e forse questa sarà la sua ultima stagione da calciatore, ma intanto Juraj Kucka domani sera sarà protagonista contro il Milan. E contro Leao, con il quale non è stato tenero oggi in conferenza stampa. Da fine agosto l’ex Genoa e Parma è stato alle prese con un infortunio a un ginocchio che lo ha costretto ad operarsi al menisco e ad allungare i tempi di recupero, ma venerdì scorso è tornato in campo e adesso sfiderà la formazione di Fonseca. “Mi sento bene – ha detto in conferenza stampa – e spero di dare una mano alla squadra per portare a casa un punto. Dell’esperienza al Milan ho un ottimo ricordo perché ho sempre tifato per i rossoneri fin da bambino, ma da quando me ne sono andato è rimasto solo Calabria e forse il custode… Abbiamo vinto un trofeo e ho sempre lottato per la maglia come vogliono i tifosi. La mia felicità al momento del sorteggio? Ci tenevo a giocare contro il Milan qua a Bratislava: per me è un altro sogno che si avvera”. 

Quando gli è stato chiesto quale dei giocatori toglierebbe a Fonseca, il centrocampista che indossa la maglia numero 33 ha spiegato: “Il Milan ha tanti giocatori bravi e in avanti può contare su molta qualità. Mi piace Pulisic, ma anche Leao. Quando ero al Parma credevo che Leao non arrivasse lontano: pensavo che non avesse voglia di giocare perché camminava per il campo. Ora è cambiato ed è un top di livello internazionale”. Un complimento, o forse no.

I non-nazionali bianconeri: meno stanchi e tra i migliori. I ‘benefici’ della sosta a Torino

Al netto di un Milan-Juve tra i più insipidi di sempre, chi è rimasto a casa nelle ultime due settimana si può ‘consolare’ con una prestazione migliore degli altri

Thuram è stato il migliore in campo e Kalulu si è confermato un rimpianto. Poi c’è Di Gregorio, spettatore (con la rilevante complicità del flop del Milan offensivo). Questi tre titolari di Motta sono stati tra i meno incolori dello 0-0 di San Siro e soprattutto sono tutti dei recenti non-nazionali.

Sono quelli rimasti a Torino nelle scorse due settimane, i giocatori che hanno staccato dal campionato e non hanno caricato le gambe di ulteriori minuti di gioco in un inizio stagione fitto di impegni e, per la Juventus, di acciacchi e indisponibilità. E ai tre non-nazionali si può aggiungere Savona, altro titolare a San Siro che in trasferta tira fuori una personalità non da 21enne. Meglio nel secondo tempo – dopo pochi secondi di gara, invece, un passaggio sconclusionato in orizzontale per Gatti è diventato subito facile preda del Milan – ma il ragazzo di Aosta non ha accusato la pressione del big match e sarà anche stato convocato da Spalletti ma per 180 minuti è rimasto in panchina. Quindi, Nazionale sì ma senza affaticarsi.

Tra i più ‘usurati’ troviamo invece Cambiaso (altri 160 minuti tra Belgio e Francia per il giocatore più impiegato da Motta in assoluto), Koopmeiners (112′), Yildiz (90′ sotto la pioggia in Montenegro su un campo “troppo brutto per giocare a calcio”, come ha detto Montella) e Locatelli (78′) tra gli europei. McKennie è tornato dagli States con due assist e 141 minuti in campo nella doppia sfida contro la Giamaica, mentre il bottino di Weah – il ‘falso 9′ annunciato e poi schierato invece solo negli ultimi dieci minuti di partita contro il Milan – è stato di un gol e 78’ con la maglia a stelle e strisce. Senza dimenticare i loro quasi 22mila chilometri percorsi per due gare oltreoceano. A ricordare che le nazionali caricano e gratificano ma, in alcuni casi, fiaccano, ‘regalano’ sforzi extra e nei casi peggiori infortuni. E la Juve lo sa bene. 

Rayan Cherki con l’Italia di Spalletti? Dalle origini pugliesi all’idea azzurra: cosa c’è di vero

Il trequartista del Lione, classe 2003, gioca nelle nazionali giovanili francesi, ha passaporto algerino ma anche la bisnonna paterna barese.

Un nuovo possibile oriundo per Luciano Spalletti. È l’ultima ipotesi per un cambio di casacca (e di nazionalità) sull’asse Italia-Francia: Rayan Cherki potrebbe giocare con gli azzurri? Il talentuoso 21enne franco-algerino è uno dei pochi appigli di un Lione in caduta libera verso la Ligue 2, a causa dei debiti societari.

Ma soprattutto, da anni è uno dei protagonisti nelle squadre giovanili francesi: lo scorso 15 novembre ha rimesso in piedi la sua Under 21 proprio in occasione della sfida ai ragazzi del ct Nunziata, brillando con un gol e un assist al bacio per il 2-2 finale. Ed è proprio con l’Italia che condivide una parte delle sue origini e la possibilità di dare un cambio rotta al suo futuro: Cherki si è infatti proposto per giocare con la nazionale azzurra

Chissà che proprio in occasione della sfida tra le Under 21 bleus e azzurre non sia balenata per la testa di Cherki l’idea di passare dall’altra parte. Nato e cresciuto a Lione, il trequartista classe 2003 ha un legame di sangue con l’Italia, che lo riconduce alla Puglia. Sua bisnonna paterna, infatti, è di Bari ma emigrata in Francia e tanto basterebbe per aggiungere un altro passaporto ai due già ottenuti fin qui (oltre all’infanzia passata dall’altra parte delle Alpi, sua mamma è algerina). Nonostante sia diventato un punto di riferimento per le nazionali minori, con ben 12 gol e 7 assist realizzati in 22 partite nell’Under 21, Cherki non ha mai avuto la possibilità di esordire con la squadra di Deschamps. Arrivato a 21 anni e con tanta concorrenza intorno in Francia, la sua idea sembrerebbe quindi quella di provare a dare una svolta al suo futuro, aprendosi una terza via italiana e inseguendo la possibilità di una convocazione da parte del ct Spalletti.

Inter, solo elongazione per Calha: nessun rischio a Verona, ma col Lipsia ci sarà

Sospiro di sollievo per Inzaghi: il fastidio che il centrocampista ha accusato sabato con la Turchia è di poco conto. Andrà al massimo in panchina contro l’Hellas, ma sarà a disposizione in Champions

Niente Verona, ma contro il Lipsia Calhanoglu ci sarà. Gli esami cui si è sottoposto in mattinata il centrocampista dell’Inter hanno confermato che il fastidio accusato sabato con la Turchia è di poco conto, ma trattandosi di una (minima) recidiva ai flessori della coscia sinistra verrà presa ogni cautela. Sarà anche una semplice elongazione, ma nessuno vuole correre il rischio di perdere un elemento così importante per gli impegni successivi.

Calhanoglu quindi al massimo andrà in panchina sabato al Bentegodi per poi fare un eventuale tagliando in vista del match di Champions di martedì, quando con una vittoria l’Inter potrebbe ipotecare un posto tra le prime otto che varrebbe l’accesso diretto ai quarti, saltando un playoff che tra l’altro arriverebbe prima della sfida in casa della Juve.

Sabato a Verona, in regia Inzaghi dovrebbe puntare su Asllani che ora sta bene. Nelle recenti gare saltate da Calha dopo il primo stop accusato contro la Roma infatti erano stati adattati Barella e Zielinski, anche perché l’albanese a sua volta non era al meglio.

Weah gioca la partitella da punta centrale e segna due gol: Milan avvisato

Prove generali da centravanti e doppietta nel test con la Under 17 per l’americano. Motta ha deciso?

Giorno di partitella a tempi ridotti per la Juve alla Continassa. E prove generali per Weah da punta centrale. La squadra di Thiago Motta ha condiviso il campo di allenamento con la formazione Under 17, contro la quale ha giocato due tempi da venti minuti ciascuno. Un lavoro funzionale a riprendere ritmo nelle gambe per chi è reduce dalla nazionale ma ha giocato poco o chi ha trascorso la pausa al centro sportivo. Sulla linea difensiva a protezione di Di Gregorio, per esempio, a sinistra c’era Rouhi e non Cambiaso, che ha giocato molto nelle due gare della nazionale azzurra. Gatti e Kalulu, insieme a Savona terzino destro, hanno invece ripreso la loro intesa in campo in vista del prossimo match di San Siro contro il Milan. 

Altri segnali positivi da Weah, che ha messo a segno due gol durante la partitella: lo statunitense è stato schierato al centro dell’attacco e resta il primo candidato a sostituire Vlahovic alla ripresa. Bene anche Mbangula, proposto a sinistra (in zona Yildiz, di rientro) e autore di una rete come Thuram, che invece in questi giorni ha lavorato alla Continassa. Il centrocampista francese ha giocato con Locatelli, mentre Fagioli si è mosso più avanti in zona Koop (anche lui di rientro). Buon allenamento ma nessun gol per Conceicao, proposto nella sua consueta posizione di ala destra. Da domani il gruppo – al netto degli infortunati, che proseguono il loro percorso di recupero – tornerà a lavorare al completo. 

Motta, e ora chi gioca davanti col Milan? L’occasione di Weah nello stadio di papà George

Il francese primo candidato per il posto di centravanti lasciato vuoto dall’infortunio del serbo. Ma Motta può valutare a vario titolo anche i profili di Yildiz, Mbangula, Koopmeiners e Anghelé

Senza Dusan Vlahovic e in attesa che Nico Gonzalez torni a disposizione, la Juve deve trovare una soluzione sperimentale per garantirsi peso specifico al reparto d’attacco almeno per la partita contro il Milan: da valutare con l’Aston Villa. Thiago Motta aveva già ridotto il minutaggio del serbo con dei cambi sistematici a metà ripresa nell’ultimo periodo, togliendo il riferimento offensivo alla difesa avversaria e provando a dare un effetto più dinamico alla manovra con l’inserimento di altri giocatori. Una mossa che non ha prodotto sempre granché ma che in qualche circostanza ha funzionato, stando però al segmento finale della partita. Almeno nel prossimo match, invece, la scelta dovrà dare consistenza sul lungo periodo. 

Il candidato numero uno per il centro dell’attacco contro il Milan è Weah. Il figlio d’arte, che a San Siro potrà rivivere una grande emozione personale sfidando l’ex squadra del papà, sembra poter dare più garanzie degli altri in questo momento di grande crisi. Ha gol nelle gambe, sta vivendo un buon momento ed è in continua crescita. Più difficile che Thiago Motta scelga Yildiz, considerato che Mbangula (che a quel punto giocherebbe titolare a sinistra) potrebbe dare maggiore vivacità in avanti a partita in corso. La mossa a sorpresa, per il momento solo ventilata ma mai messa in atto, sarebbe Koopmeiners come riferimento offensivo: qualcosa che l’olandese potrebbe anche fare, ma andando a svuotare la trequarti del campo. Poche le possibili soluzioni anche dalla Next Gen per la panchina: possibile ritorno in prima squadra di Anghelé, che aveva già avuto la possibilità di debuttare in massima serie contro l’Hellas Verona.

Juve, è Fagioli la carta per Skriniar: il Psg ci pensa, si valuta la formula

Giuntoli potrebbe sacrificare il centrocampista per arrivare al difensore, che vorrebbe evitare il prestito di sei mesi: Nicolò nell’affare sarebbe valutato 25 milioni

Mancano ancora 44 giorni all’inizio del mercato invernale ma in casa Juventus le grandi manovre sono già iniziate. Gli infortuni di Gleison Bremer e di Juan Cabal (entrambi rottura del crociato, entrambi out per tutta la stagione) hanno costretto Cristiano Giuntoli a guardarsi intorno con urgenza per uno/due giocatori da portare alla Continassa a gennaio.

Il nome più caldo è quello di Milan Skriniar, ex interista ora al Psg, dove fatica a trovare spazio. Nei giorni scorsi l’uomo mercato dei bianconeri ha fatto un primo passo incassando il sì del difensore a trasferirsi a Torino, la novità che potrebbe dare un’ulteriore spinta alla trattativa è l’interessamento del Psg per Nicolò Fagioli. Il centrocampista può diventare l’asso nelle mani di Giuntoli per imprimere un’accelerata all’operazione. Sarebbe un sacrificio doloroso, perché Fagioli è un prodotto del settore giovanile che la Juventus ha tenuto stretto e protetto nei momenti difficili della squalifica per scommesse, ma allo stesso tempo utile per sistemare un reparto troppo in emergenza. 

La stagione di Fagioli finora è scivolata via tra alti e bassi. Nico ha raggiunto il picco nella serata magica di Lipsia, quando ha illuminato la Red Bull Arena con il suo talento, e sembrava essersi preso il posto da titolare, invece nell’ultimo periodo è stato più in panchina che in campo. Fagioli ha bisogno di giocare con continuità dopo una stagione di quasi totale inattività a causa della squalifica e alla Juventus in mezzo c’è tanta concorrenza.

Con il nuovo tecnico le gerarchie possono cambiare in fretta, però in questo momento Motta sta puntando molto su Thuram e Locatelli come coppia di centrocampo, con Koopmeiners intoccabile sulla trequarti. Perciò non si può escludere che Fagioli possa cambiare aria a gennaio, soprattutto se si presenterà un club di livello. Tra i suoi agenti e il Psg c’è già stato un primo contatto, a Parigi hanno già avuto Verratti in mediana e sono intrigati dal play della Signora.

Inter, stipendi troppo alti: ecco il nuovo piano di Oaktree per il mercato

La spesa nerazzurra è di 143 milioni lordi per gli ingaggi (86,5 al netto): la proprietà chiede ai dirigenti di risparmiare e di operare in maniera sostenibile

Per chi volesse dare un volto al nuovo corso dell’Inter, si prega di dare un’occhiata alla foto di Yann Bisseck. E non è solo per quel sorrisone con cui il centrale con le treccine posa soddisfatto davanti ai trofei dell’Inter, poco dopo aver firmato il rinnovo fino al 2029. Il fatto, semmai, è che Bisseck è un modello anche sotto un altro, duplice, punto di vista: è in fondo alla “hit parade” dei più pagati nella rosa dell’Inter, ma intanto scala le gerarchie di Inzaghi sul campo e acquista valore -parecchio valore- fuori.

Da quando si è messo al comando dell’Inter, il fondo statunitense ha scelto di percorrere una strada lineare, logica, anche se non così scontata: Oaktree si è accomodato nella stanza dei bottoni senza rivoluzionare la struttura di un club che in questi anni è cresciuto a dismisura, vincendo molto e tornando ai vertici del calcio italiano ed europeo. Proprio in quest’ottica, la fiducia nel management ne è uscita rafforzata: Beppe Marotta, amministratore delegato dei due scudetti di Zhang, oggi guida da presidente, mentre il suo braccio destro Piero Ausilio, direttore sportivo nerazzurro, continua a muoversi con la stessa libertà di manovra del passato. L’Inter ha chiuso l’ultimo mercato senza i grandi sacrifici delle stagioni precedenti, mentre i suoi dirigenti perfezionavano i rinnovi dei big vicini alla scadenza, da Lautaro e Barella fino allo stesso Inzaghi in panchina. Il perimetro economico delle trattative non è stato modificato -l’azzurro è l’italiano più pagato della Serie A, Simone comanda tra gli allenatori, Lautaro è secondo solo a Vlahovic- ma da adesso in poi qualcosa dovrà cambiare: la sostenibilità alla quale guarda Oaktree passerà anche da una nuova politica salariale. Anche perché il divario tra l’Inter e il resto della Serie A è piuttosto marcato: considerando i nuovi contratti con relativi adeguamenti, il totale degli ingaggi dei nerazzurri ammonta 143,2 milioni lordi. Più di Napoli (83 milioni), Juventus (108,4) e Milan (104,2), per restare alle big (in rigoroso ordine di classifica).