Milan, arriva Pavlovic: il difensore pronto a stringere il patto col Diavolo

In rossonero il centrale guadagnerebbe 1,5 milioni di euro. Intanto si gode le vacanze con Vlahovic

Un duro per la difesa. Il Milan ha deciso di fare sul serio per Strahinja Pavlovic, centrale mancino del Salisburgo. Il nazionale serbo, classe 2001, è da inizio mercato nella lista dei giocatori che piacciono ai rossoneri, ma mentre sino a qualche giorno fa l’idea era di vincolare il suo acquisto a un’eventuale partenza nel reparto arretrato, ora a Casa Milan si sono convinti a provarci a prescindere. La trattativa, insomma, è già partita e andrà avanti parallelamente a quella per gli altri obiettivi del mercato rossonero: da Alvaro Morata, nome forte per l’attacco, a Youssouf Fofana, profilo individuato per rinforzare la mediana, per finire con Emerson Royal, candidato numero uno per la corsia di destra in difesa. 

A Salisburgo sanno che difficilmente alla fine dell’estate Pavlovic sarà ancora in Austria. Ha un contratto sino al 30 giugno 2027 con il club della Red Bull, ma un po’ per tutte le parti in causa pare arrivato il momento di salutarsi. Pavlovic è pronto al grande salto, quello che chi l’ha visto crescere al Partizan Belgrado ha sempre prospettato per lui: giocare in una big. E quella big può essere il Milan. Gli uomini-mercato rossoneri hanno già l’ok del giocatore, assistito da Zvonimir Vukic (ex trequartista dello Shakhtar Donetsk che sfidò proprio il Diavolo in Champions nel 2004-05). Pavlovic ha anche altre pretendenti, tra cui il Brentford che ha buona capacità di spesa, ma la sua voglia d’Italia favorisce le squadre di Serie A nella corsa a strapparlo al Salisburgo. Oltre ai rossoneri, il Napoli, che però nell’ultima settimana sembra aver fatto un passo indietro, dopo i contatti dei mesi precedenti. Così in pole ora c’è proprio il Milan. 

McKennie va a giocare con Messi? L’Inter Miami è sulle sue tracce

Al suo rientro alla Continassa potrebbe finire fuori rosa. C’è qualche ipotesi in direzione Turchia e Germania ma la suggestione più interessante è quella americana

Ci sarebbe un solo motivo che giustificherebbe Weston McKennie dall’aver perso il treno della Premier League, in un club (l’Aston Villa) che – tra l’altro – gli avrebbe consentito di giocare anche la Champions: ritrovarsi dentro a un progetto più ambizioso. Quello che potrebbe aprirsi – per lui – è un varco in effetti particolare, interessante. Che darebbe spazio a logiche non solo di campo ma anche sul piano commerciale.

Il centrocampista della Juve sarebbe infatti entrato nella cerchia d’interesse dello stesso club che in giocano Messi e Busquets: l’Inter Miami

L’occasione di campo legherebbe il calciatore a due fuoriclasse assoluti, mentre lo scenario lo spingerebbe – quasi di diritto – più al centro dello sviluppo del calcio americano e in una posizione di rilievo nella nazionale USA, reduce da una Coppa America deludente ma anche nel pieno di una crescita di tutto il proprio movimento. McKennie si gioca l’opportunità di diventare il calciatore statunitense più importante di questo periodo storico, nel momento in cui l’MLS vuole fare un altro salto in avanti sul piano della competitività. 

L’occasione è ghiotta ma presuppone una scelta di vita del giocatore, che valuta anche altre offerte in Europa, e un cambio radicale del percorso anche sul piano dell’ingaggio: McKennie dovrebbe rinunciare a una parte del suo stipendio attuale, ma avrebbe anche la possibilità di aumentare gli introiti personali derivanti dalla crescita del suo valore pubblicitario nel contesto. Giocare con Messi, come con Busquets, sarebbe un’occasione più unica che rara: e con una ricaduta positiva sulla percezione del suo personaggio negli Stati Uniti. 

Palermo, che colpo: arriva Thomas Henry. Ma il futuro di Brunori è un rebus

Preso il nuovo centravanti dal Verona, il capitano invece può partire: costa 9 milioni

Un colpo da Serie A. Manca ancora l’ufficialità, ma il Palermo ha, di fatto, raggiunto l’accordo col Verona per Thomas Henry. Un attaccante per potenziare un reparto che sulle prime punte sta ballando parecchio: prima di tutto perché Soleri è da considerarsi ormai un giocatore dello Spezia nello scambio che porterà Nikolaou in rosanero, in secondo luogo perché il futuro di Brunori è ancora tutto da decifrare.

Il club, intanto, ha messo dentro un centravanti che è un vero e proprio centro-boa. Un pista già seguita lo scorso gennaio dall’ex d.s. Rinaudo senza un vero affondo, visto che il francese era da poco rientrato dopo la rottura del crociato del ginocchio destro, e ora ricalcata dal suo successore De Sanctis. Restano gli ultimi dettagli da definire: l’affare sta prendendo forma sulla base del prestito oneroso con obbligo di riscatto in caso di promozione. Si lavora su un triennale, uno anno di contratto, con gli eventuali altri due nel caso di salto di categoria.

Per Henry potrebbe rappresentare un vero e proprio rilancio, dopo le ultime due stagioni condizionate dal lungo stop che lo ha tenuto fuori da gennaio 2023 fino allo scorso dicembre. L’attaccante francese è tornato a giocare soltanto nella seconda parte dell’ultima stagione in cui ha dato il suo piccolo contributo (2 gol e un assist) alla salvezza del Verona. In Serie B dovrebbe fare la differenza, arricchire le chiavi di lettura in attacco per Dionisi, resta da capire in che ruolo, da titolare o da coprotagonista?

Countdown Lautaro: prima il rientro dalla Copa America, poi il rinnovo

È tutto già definito, guadagnerà 9 milioni all’anno più bonus con la scadenza che passa dal 2026 al 2029

Tutto ciò che manca è il gesto, simbolico quanto necessario, di apporre una firma. Per il resto, ogni aspetto contrattuale è stato già definito. La durata sarà prolungata, passerà dal 2026 al 2029, e l’ingaggio arriverà a 9 milioni di euro più bonus. Di fatto, il rinnovo di Lautaro Martinez attende soltanto di essere formalizzato e per questo non c’è alcuna fretta. L’argentino attualmente è impegnato con la nazionale in Copa America, al suo ritorno sarà fissato un appuntamento in sede così da procedere anche agli annunci di rito. Durante le negoziazioni, la volontà di proseguire insieme non è mai venuta meno.

L’attaccamento del capitano è massimo, lo conferma la nuova scadenza così distante nel tempo che – se venisse interamente rispettata – farebbe toccare a Lautaro l’impressionante traguardo di undici anni in maglia nerazzurra. Martinez, infatti, è stato acquistato nel 2018 dal Racing de Avellaneda e da quel momento ha conquistato pian piano l’Inter, diventando il leader del progetto tecnico. Per il presente, ma soprattutto per il futuro. La parola d’ordine, quindi, è continuità: in campo e in panchina, dal momento che anche la nuova intesa con Inzaghi è piuttosto vicina.

Intercettato per le vie di Milano negli scorsi giorni, Alejandro Camaño aveva lasciato intendere che non ci sono altri argomenti da discutere. È soltanto una questione di quando, non di se. “Va tutto alla grande – aveva detto – non ci sono problemi e Lautaro è tranquillo e felice. La sua voglia di restare è stata decisiva, è una sua decisione ed è molto importante. Per la firma, saranno la società e il giocatore a scegliere il momento più opportuno. Sarà l’Inter a comunicarlo”.

Milan, senti Morata: “In Spagna fatico a essere felice, è un paese senza rispetto”

Il capitano delle Furie Rosse: “Da quando ho lasciato il Real sono un meme, vengo criticato quando mi taglierei una mano per vincere l’Europeo. Ho detto che voglio vincere con l’Atletico? Vero, ma sulla bilancia bisogna mettere tutto”

La scorsa settimana la dichiarazione d’amore all’Atletico Madrid che sembrava aver chiuso con inusitato anticipo la solita estate di caldo mercato di Alvaro Morata, oggi dalle colonne del Mundo il capitano della Spagna dice altre cose. E l’interpretazione delle sue parole può andare in diverse direzioni, molto distanti tra loro.

È un’intervista molto sincera, come succede quasi sempre con Alvaro, ragazzo d’oro con tanta fragilità. Il titolo scelto dal collega Eduardo Catselao: “In Spagna faccio fatica ad essere felice”. E già li, ecco una frase di grande impatto. Che arriva da questa risposta alla domanda sul perché, avendo tutto, sembra sempre un po’ triste: “Non sono triste, per nulla. Però è vero che in Spagna faccio molta fatica ad essere felice. Alla fine c’è sempre qualcuno da qualche parte che dice qualcosa. L’altro giorno ho fatto un gesto che era rivolto al gruppo e alcune persone l’hanno usato per criticarmi, come sempre. O il tema dell’ammonizione, che non si sapeva se me l’avevano data o no e c’era già gente che diceva: “Magari”, “Giochiamo meglio senza di lui”. Queste cose emergono anche quando andiamo bene…”. Non ha tutti i torti Alvaro.

E l’approfondimento: “La mia personalità è questa. Io spesso sono felice però altre volte faccio fatica. Sono così. Quando arrivo a casa sono sempre felice, però a volte di fronte alla gente mi sento come se fossi nudo, e magari questa cosa non mi lascia tirar fuori tutto ciò che ho dentro. Tante volte penso che vivere in Spagna è difficile perché c’è sempre qualcuno che fa una battuta, un altro che…”.

Chi ha i giocatori non ha i tecnici e viceversa: Brasile e Italia, due crisi allo specchio

L’estate delle delusioni per due delle nazionali più iconiche del mondo. I verdeoro hanno una batteria di fenomeni senza una guida capace di imporre il senso del collettivo. Il problema opposto degli azzurri

Viene difficile spiegare un simile tonfo, se si legge la formazione del Brasile. Detto che mancava per squalifica Vinicius, cioè il migliore di tutti, Dorival Junior ha potuto schierare la sua batteria di fenomeni: da Rodrygo al talentino Endrick, da Militao a Marquinhos, da Douglas Luiz a Raphinha. E in porta un certo Alisson, che è uno dei top mondiali. E allora perché una simile caduta? La risposta è abbastanza semplice: perché il Brasile non è una squadra, ma un insieme di undici giocatori che si preoccupano più di se stessi, e di far bella figura di fronte al pubblico, che del collettivo. 

Il fatto è che, in questa estate di calcio noioso, due delle nazionali più iconiche del mondo, cioè il Brasile e l’Italia, con modalità differenti, hanno regalato profonde delusioni. La Seleçao fuori ai quarti della Coppa America, nonostante fosse imbottita di campioni e campioncini, e l’Italia fuori agli ottavi all’Europeo contro la Svizzera, mostrando una pochezza tecnica davvero preoccupante.

Ora in Brasile ci s’interroga su Dorival Junior, mentre in Italia ci si chiede che cosa fare per migliorare la qualità complessiva del movimento calcistico, si tirano fuori i soliti discorsi sui troppi stranieri, sui giovani che non hanno la possibilità di crescere e di mettersi in mostra, sulle scuole-calcio che sono diventate come l’aspirina: curano tutti i malanni. Il punto, sia in Brasile sia in Italia, è che si è persa per strada una parola che dovrebbe rappresentare la stella polare di ogni impresa: EQUILIBRIO. Scritto tutto maiuscolo, così magari si legge bene. Equilibrio significa avere undici giocatori che pensano prima al bene collettivo e poi a quello individuale. Equilibrio significa avere un piano strategico attraverso il quale dominare l’avversario senza scadere nella presunzione. Equilibrio significa avere un allenatore in panchina che pensa soprattutto a non fare danni, e a non volersi ergere a protagonista assoluto. Purtroppo l’equilibrio è una qualità sconosciuta, fino ad oggi, sia in Brasile sia in Italia.

Juve, operazione centrocampo: avanti con Koopmeiners. Insidia Chelsea per Adeyemi

La trattativa con l’Atalanta per l’olandese procede. L’ala del Borussia che piace a Thiago Motta è un obiettivo anche in Premier

Avanti con il centrocampo e con Teun Koopmeiners. La Juventus, tessera dopo tessera, sta ridisegnando la mediana ad immagine e somiglianza di Thiago Motta. Dopo Douglas Luiz (Aston Villa) e Khephren Thuram (Nizza), i bianconeri insistono per il tuttocampista olandese, considerato la ciliegina finale. Alla Continassa, forti del gradimento di Koopmeiners, non vorrebbero spingersi oltre quota 40-45 milioni con i bonus. A Bergamo, invece, puntano a incassare almeno 55-60 milioni. Le mediazioni sono al lavoro per avvicinare le parti e arrivare alla fumata bianca. 

In ogni caso, la Juventus prima di affondare ha bisogno di mettere a segno qualche cessione. A partire da Federico Chiesa e Dean Huijsen, rientrato dal prestito alla Roma e corteggiato da Stoccarda, Borussia Dortmund e Bayern. Antenne sempre dritte anche sulle ali per lanciare il 4-2-3-1/4-3-3 che ha in mente Thiago Motta. Contatti, sondaggi e incontri proseguono. Le idee sono tante, ma in questo momento sono tre i nomi che sembrano convincere di più i bianconeri: Jadon Sancho e Mason Greenwood, entrambi di proprietà del Manchester United, e Karim Adeyemi del Borussia Dortmund. Sul jolly tedesco dei vice campioni d’Europa si è fatto avanti anche il Chelsea: un’insidia in più per la Juventus.

Milan, c’è l’accordo con Emerson Royal: il Diavolo ora stringe col Tottenham

Il brasiliano vuole i rossoneri: si tratta per averlo in breve tempo. Accordo di massima tra club e giocatore per un contratto di cinque anni da tre milioni a stagione

Il contatto con gli agenti di Emerson Royal ha avuto l’esito sperato: il brasiliano con passaporto spagnolo si è promesso al Milan con il quale ha raggiunto un accordo di massima di cinque anni da tre milioni a stagione. Forte di questa intesa, adesso il club di via Aldo Rossi andrà all’assalto del Tottenham per convincere gli Spurs a vendere l’esterno destro a una cifra “giusta”. Al momento c’è ancora distanza tra le parti, ma c’è ottimismo riguardo alla fumata bianca. Perché il giocatore ha espresso una chiara preferenza a indossare la maglia rossonera e Postecoglou non lo considera funzionale al suo progetto tecnico. 

Il Milan è partito da una proposta da quindici milioni più bonus, mentre il Tottenham ne chiede venticinque. Sembra un abisso, ma la distanza non è incolmabile. Quando aveva ventidue anni, ovvero nell’estate 2021, gli Spurs lo avevano comprato per venticinque milioni dal Barcellona perché erano alla ricerca di un esterno destro con fisico e gamba per sistemare la corsia destra che fino a quel momento era stata occupata da Sergi Roberto e Mingueza. Emerson Royal era stato acquistato dai bluagrana in sinergia con il Betis nel 2019 e, dopo due anni a Siviglia, il Barça lo aveva riportato a casa, salvo poi venderlo dopo poco più di un mese al Tottenham. Una plusvalenza vera e propria. A volerlo a Londra era stato Nuno Espirito Santo, ma poi è stato alle dipendenze anche di Conte con il quale è quasi sempre stato titolare. Il suo utilizzo è crollato con Postecoglou in panchina e ora è sul mercato. 

Napoli, battuta la Juventus per Buongiorno: “Non posso tradire i tifosi del Torino”

Tuttosport svela che i bianconeri hanno provato a inserirsi offrendo più degli azzurri, ma il difensore ha detto no.Accordo raggiunto tra Napoli e Torino per Alessandro Buongiorno, il difensore azzurro (che in Germania non ha giocato nemmeno un minuto) arriverà a titolo definitivo e i granata incasseranno 35 milioni di euro più 5 di bonus, si attende soltanto l’annuncio ufficiale. Un’operazione ormai conclusa, ma che come svela oggi Tuttosport sarebbe potuta saltare per via dell’inserimento della Juventus, che sognava un altro colpo dai granata dopo quelli che hanno portato nella Torino bianconera Ogbonna e Bremer. La Vecchia Signora avrebbe addirittura fatto una proposta migliore di quella del Napoli, da 42 milioni di euro più 5 di bonus, ma decisiva è stata la volontà del giocatore, che non se l’è sentita di tradire i tifosi granata.

“Non posso proprio” avrebbe ripetuto a più riprese Buongiorno a Giuntoli, che gli aveva proposto di diventare il prossimo rinforzo della squadra di Thiago Motta. Posizione ribadita anche nella serata di mercoledì, durante un confronto con i vertici del Toro: “Come faccio? No, non posso”.

Come la scorsa estate quando all’ultimo minuto rifiutò la corte dell’Atalanta, ancora una volta hanno quindi vinto il cuore e il forte attaccamento al Torino. Buongiorno è ambizioso e nei prossimi giorni farà uno step in avanti firmando per il suo nuovo club, ma quel club non sarà la Juve.

I dettagli dell’accordo col Napoli – Dopo l’incontro andato in scena mercoledì sera tra il direttore sportivo degli azzurri, Giovanni Manna, e l’agente di Buongiorno, Giuseppe Riso, la fumata bianca è ormai a un passo: il centrale dovrebbe firmare un contratto quinquennale da 3 milioni di euro circa più bonus e al Torino andranno 35 milioni di euro più 5 di bonus, di cui 4 facilmente raggiungibili. 

Brasile fermato dalla Colombia di super Rodriguez: troverà l’Uruguay nei quarti

Finisce 1-1 con i gol di Raphinha e Munoz. La Costa Rica batte il Paraguay ma viene eliminata

Sullo sfondo aleggiava l’ombra dell’Uruguay. Alla fine, ad avere la peggio è stato il Brasile che a Santa Clara non va oltre l’1-1 con la Colombia e chiude al secondo posto del gruppo D. Gioiscono i Cafeteros che, al contrario, affronteranno il Panama nei quarti di finale di Coppa America. Un pari che sta stretto ai colombiani, dominanti nel secondo tempo e sciuponi nel finale con Borre e Sinisterra che si divorano la vittoria. Partita super di James Rodriguez: una traversa su punizione e la standing ovation al momento del cambio. Ad Austin, la Costa Rica batte il Paraguay 2-1 ma chiude terza, venendo eliminata. 

La partita più bella, intensa ed emozionante della fase a gironi è proprio quella del Levi’s Stadium. Partenza razzo del Brasile per ritmo e pressing, nonostante dopo 8’ sia James Rodriguez a scheggiare la traversa su punizione. La Seleçao risponde subito con un destro di Gomes, preludio all’episodio che al 12’ porterà in vantaggio i verdeoro: su punizione dal limite, Raphinha si inventa una parabola perfetta che supera la barriera e si insacca all’incrocio. Nella Colombia i più dominanti sono Luis Diaz, a sinistra, e James Rodriguez a fare da tuttocampista: è l’ex Real che spaventa ancora Alisson con una volée mancina. Al 19’ i Cafeteros si illudono del pari per un istante: Cordoba segna di testa, il Var annulla per fuorigioco. La gara è nervosa, ci sono tanti falli e altrettanti battibecchi che scaturiscono anche una rissa. Nel finale di primo tempo la partita si infiamma: al 43’ Vinicius viene platealmente atterrato in area ma non c’è nulla per arbitro e Var. Poco dopo, ecco il pareggio: imbucata di Cordoba per il terzino Munoz che spedisce alle spalle di Alisson, 1-1. Secondo tempo in cui la Colombia domina nel possesso palla e il Brasile che abbassa il baricentro. Raphinha sfiora la doppietta su punizione, ma sarà l’unico sussulto di una Seleçao troppo contratta. Nel finale, i Cafeteros hanno anche la chance per vincerla ma prima Carrascal e poi Borre si divorano il 2-1.