Il boom del “soldato” Comuzzo: si è preso la Fiorentina, ora si prende anche l’azzurro

Palladino gli ha dato spazio e lui ha ricambiato annullando fior di attaccanti. In viola è ormai un intoccabile, nelle gerarchie di Coverciano ha fatto il… salto triplo: chi è il volto nuovo dell’Italia

Un triplo salto che ha il sapore dell’impresa da vero fenomeno. In meno di un mese Pietro Comuzzo è passato dalla Nazionale Under 20 alla Maggiore, transitando a metà ottobre dall’Under 21 di Nunziata per l’impegno contro l’Irlanda. Dalle parti del Centro Tecnico di Coverciano le varie rappresentative si “strappano” con soddisfazione la convocazione del difensore centrale della Fiorentina che ha un rendimento altissimo nel club ed è diventato un punto fermo di Raffaele Palladino.

Adesso è il commissario tecnico Luciano Spalletti a portarlo ancor più sotto i riflettori, chiamandolo per le sfide di Nations League contro Belgio e Francia. Un orgoglio per il giocatore e per la società di Rocco Commisso.

Il classe 2005, titolare inamovibile della linea arretrata viola, ha stupito per esperienza, forza, determinazione e lettura del gioco nonostante la giovane età. Un 19enne che in campo sembra un trentenne. Lo chiamano il “soldato” e in stagione spiccano le sue prove con il Milan, ma anche contro Dovbyk della Roma, una prestazione che gli è valsa l’incoronazione definitiva di Raffaele Palladino: “E un grande difensore, ha annullato il suo avversario”. A Firenze Comuzzo ha stravolto tutte le gerarchie e toglierlo dall’undici titolare in campionato sembra quasi impossibile per i compagni, da Martinez Quarta a Pongracic. La società già lo scorso gennaio aveva dichiarato di voler puntare sul quel ragazzo del settore giovanile, dopo aver ceduto Yerry Mina al Cagliari, ma dal mercato invernale fino alla fine della stagione in campionato Vincenzo Italiano, che ha avuto il grande merito di farlo esordire fra i “grandi”, gli aveva tuttavia concesso soltanto 17 minuti con il Frosinone e 19 con il Sassuolo. È stato l’allenatore attuale e dargli continuità e a farlo esplodere.

Juve, l’assemblea approva il bilancio: -199 milioni. Applausi per il “debuttante” Chiellini

L’a.d. Scanavino: “Si giocano tante partite, Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano. Sponsor di maglia? Siamo in trattative, accordo entro la fine della stagione”

All’assemblea dei soci all’Allianz Stadium ha fatto il suo debutto, nelle vesti di dirigente, Giorgio Chiellini, seduto in prima fila accanto a Giuntoli e Calvo. Quando l’a.d. della Juventus, Maurizio Scanavino, ha fatto il suo nome, gli azionisti hanno tributato all’ex difensore un caloroso applauso di benvenuto. Chiellini si occuperà inizialmente delle relazioni istituzionali del club bianconero a livello nazionale e internazionale. 

Scanavino ha lasciato intendere che la Juve intende recitare un ruolo attivo sui diversi tavoli, dalla Fifa all’Uefa alla Figc alla Lega, soprattutto in una fase cruciale come questa, per via dell’affollamento dei calendari. “Le tematiche di politica calcistica sono sempre più significative. Si giocano tante partite, c’è un tema di numerosità delle competizioni, di ricavi legati alle stesse, di diritti dei calciatori. Da qui tutta una serie di tavoli in cui noi saremo presenti. Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano”, ha detto l’amministratore delegato.

All’inizio dell’assemblea, il presidente Gianluca Ferrero ha detto: “Sono qui da quasi 2 anni e ho scoperto una realtà che da esterno non conoscevo. La Juve è molto più della prima squadra, ne ha 22 di squadre, 650 atleti, 75 academy in giro per il mondo. E può contare su oltre 180 milioni di follower sui social, siamo il primo brand in Italia in assoluto”.

L’assemblea ha approvato il bilancio 2023-24 che ha chiuso con una perdita di 199 milioni, determinata per circa 130 milioni dalla mancata partecipazione alle coppe europee e da oneri non ricorrenti (indennizzo Ronaldo, esonero Allegri). “Senza questi fattori il risultato sarebbe stato negativo per circa 70 milioni, a conferma del sostanziale trend in miglioramento del risultato economico”, ha dichiarato Scanavino. Modificato lo statuto per introdurre la possibilità che gli interventi assembleari e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato. Per protesta, un gruppo di piccoli azionisti ha disertato le operazioni di voto.

Il traguardo di Vlahovic: 50 gol come Tevez. E ora punta Vialli

L’attaccante salva ancora la Juventus, punta Gianluca a 53 reti e vince la sfida diretta con l’obiettivo di mercato David. Poi esce arrabbiato

Si alza la temperatura e sale in cattedra Dusan Vlahovic. A Lilla come a Lipsia, è sempre il serbo l’uomo in più della Signora nelle trasferte di Champions. Dalla doppietta in Germania alla rete pesantissima di ieri sera in Francia. Un rigore che salva la Juventus da una nuova sconfitta europea e che proietta DV9 sempre più nella storia del club. Vlahovic ha segnato il suo 9o gol stagionale – terzo in Coppa – ma soprattutto ha raggiunto cifra tonda: 50 reti da quando nel gennaio 2022 è sbarcato sul pianeta Juve.

Alla fine, un po’ per la partita in bilico e il risultato e un po’ per la sostituzione all’ora di gioco, Vlahovic è rientrato in panchina apparentemente stizzito, probabilmente perché non si aspettava di essere cambiato così presto.

Si entra nella storia con i gol e i trofei, per dirla alla David Trezeguet (miglior bomber straniero di tutti i tempi della Juventus con 171 reti), e Dusan gradino dopo gradino sta risalendo la classifica. Quello di Lilla è un timbro che entra nei libri bianconeri. Vlahovic ha raggiunto a quota 50 gol Carlitos Tevez, tuttora amatissimo dai tifosi juventini. Eguagliato un attaccante, si punta a quello successivo.

Adesso DV9 metterà nel mirino un certo Gianluca Vialli, davanti a lui di appena tre marcature (53). L’aggancio all’ex capitano sarà questione di (poco) tempo, ma per diventare indimenticabile come lui servirà molto di più. Questione di leadership, aspetto nel quale il serbo è migliorato parecchio, ma anche di successi. Vialli è salito sul tetto d’Europa con la Juventus 1996, da capitano. Vlahovic ha lo stesso sogno e farà di tutto per realizzarlo: proprio per questo il suo agente non ha chiuso la porta ai dirigenti bianconeri sui discorsi legati al rinnovo (contratto in scadenza nel 2026).

C’è l’Arsenal, ma Inzaghi pensa al Napoli: dentro Taremi, fuori Thuram, Dimarco, Mkhitaryan e

Chiara l’intenzione del tecnico nerazzurro: la testa è già rivolta alla sfida di campionato contro Conte. Domani (quasi) tutti i big a riposo

Il quarto d’ora di allenamento aperto ai media in vista di Inter-Arsenal si apre con il solito rito. Marcus Thuram “spacca” i palloni a centrocampo come se fossero le palline del biliardo e dà inizio al torello. Ormai è un portafortuna. Ad Appiano Inzaghi ha tutta la squadra a disposizione. Manca solo Carlos Augusto, alle prese con un’elongazione muscolare rimediata contro lo Young Boys. Rientrerà dopo la sosta. Il resto della rosa si allena. Asllani compreso. L’albanese è rimasto in panchina contro l’Empoli e ha saltato la sfida col Venezia per problemi fisici. Domani sarà a disposizione. Stesso discorso per Acerbi (90’ in panchina nell’ultima) e Calhanoglu (schierato nel secondo tempo col Venezia).

Clima sereno ad Appiano. La squadra si allena sotto il sole in vista del big match con l’Arsenal. Conferenza di Inzaghi e Darmian prevista alle 15, quella di Arteta alle 19 a San Siro. Qualche dubbio sulla formazione. Tra i pali spazio a Sommer, poi possibile rivoluzione: Bastoni (sceso con una leggera fasciatura sul polpaccio destro), Dimarco, Acerbi, Mkhitaryan e Thuram out. Non sono stati provati tra i titolari. Previsti Pavard, de Vrij e Bisseck in difesa, Dumfries e Darmian sulle fasce, Frattesi, Calhanoglu e Zielinski a centrocampo. Molti cambi. In avanti dovrebbe avere una chance Mehdi Taremi, titolare in tutte e tre le sfide di Champions e provato dall’inizio in allenamento accanto a capitan Lautaro. L’iraniano si gioca il posto con Thuram. Ampio turnover in vista del Napoli.

Juventus, si rivede Douglas Luiz. Nico punta il derby, col Lilla dubbio Yildiz-Weah

Verso il recupero anche Nico Gonzalez, che punta al derby con il Torino. Prima però c’è la partita di Champions in Francia

Douglas Luiz è tornato in gruppo e sarà convocato regolarmente per la trasferta di Lille. Sulla buona strada del recupero anche Nico Gonzalez, non ancora pronto ma prossimo a ritrovare i compagni per essere disponibile al derby col Torino: l’argentino questa mattina si è allenato in un campo adiacente a quello in cui la squadra ha svolto la rifinitura, insieme allo staff dell’area performance ha dato il via al programma per allineare la condizione atletica. Thiago Motta ha seguito la prima parte della seduta di allenamento da bordo campo: la squadra partirà dall’aeroporto di Caselle alle 15,30, mentre alle 17,35 è previsto il walkaround allo stadio Pierre Mauroy e subito dopo, alle 18, la conferenza stampa di vigilia.

L’ultima prova di Udine ha soddisfatto le aspettative di Thiago Motta, che a Lille potrebbe non stravolgere troppo la formazione iniziale al fine di dare continuità a determinati meccanismi. Anche se McKennie a centrocampo potrebbe dare maggiore consistenza ai movimenti senza palla (è in ballottaggio con Thuram, che però ha fatto bene nell’ultima gara giocata) e Conceicao, dopo aver rifiatato in parte in Friuli, potrebbe dare sin da subito imprevedibilità all’attacco juventino. Weah, che sarà un ex della partita, potrebbe essere dunque in ballottaggio con Yildiz, per un piano gara che – almeno nel reparto avanzato – potrebbe rispecchiare quanto proposto a San Siro contro l’Inter.

Sulla linea della difesa spinge per una maglia dall’inizio Cabal: se Thiago Motta sceglierà lui, a sinistra, Cambiaso verrà dirottato a destra e resterebbe fuori Savona. Escluso Danilo dalla lista dei convocati, causa squalifica (il brasiliano è stato espulso nel finale della gara contro lo Stoccarda). 

Atalanta bella e dominante con Lookman (doppietta) e Retegui: Napoli al tappeto. Gasp a -3 dalla vetta

Il nigeriano decide il match nel primo tempo (10′ e 31′). Hien annulla Lukaku e la Dea nella ripresa gestisce il risultato rischiando pochissimo. Nel recupero il gol al volo del capocannoniere

La seduta dal dentista fa malissimo al Napoli e accende la lotta al vertice. Un’Atalanta bellissima e solidissima espunga il Maradona, imponendo alla capolista il primo stop in casa dopo cinque vittorie su cinque e mettendo fine alla serie positiva della squadra di Conte, che durava da nove giornate.

Atalanta meglio in tutto, nell’approccio, nella gestione, nella qualità delle giocate. Trascinata da un indemoniato Lookman (doppietta), immarcabile per il Napoli al pari di De Ketelaere, sempre presente nelle azioni più importanti. Finisce 0-3, con acuto nel recupero del capocannoniere Retegui. Il Maradona applaude e ringrazia lo stesso, ma la festa è tutta per l’Atalanta. Gasp ha creato un meccanismo vicinissimo alla perfezione, che non sembra avere limiti.

La seduta dal dentista fa malissimo al Napoli e accende la lotta al vertice. Un’Atalanta bellissima e solidissima espunga il Maradona, imponendo alla capolista il primo stop in casa dopo cinque vittorie su cinque e mettendo fine alla serie positiva della squadra di Conte, che durava da nove giornate. Atalanta meglio in tutto, nell’approccio, nella gestione, nella qualità delle giocate. Trascinata da un indemoniato Lookman (doppietta), immarcabile per il Napoli al pari di De Ketelaere, sempre presente nelle azioni più importanti. Finisce 0-3, con acuto nel recupero del capocannoniere Retegui. Il Maradona applaude e ringrazia lo stesso, ma la festa è tutta per l’Atalanta. Gasp ha creato un meccanismo vicinissimo alla perfezione, che non sembra avere limiti.

Lautaro, il Venezia per sfatare il tabù San Siro: l’argentino non segna in casa da 8 mesi

Il digiuno casalingo in Serie A prosegue dal 28 febbraio: l’ultimo gol a San Siro risale alla partita dell’anno scorso contro l’Atalanta

Con il gol segnato all’Empoli ieri, Lautaro Martinez è diventato il miglior marcatore straniero nella storia dell’Inter staccando l’ungherese Nyers. Il Toro è a quota 4 gol in 9 giornate giocate in campionato, ne ha segnato uno in Champions, ha fornito 2 assist in A, è arrivato 7° al Pallone d’oro. Tutte buone notizie, buoni numeri, eppure… c’è un neo. Perché andando nel dettaglio, si nota che Lautaro non fa gol in campionato a San Siro dal 28 febbraio dell’anno scorso: imbucata di Pavard, controllo con il destro e bordata in porta di sinistro che valeva il momentaneo 2-0 sull’Atalanta in una gara condotta in scioltezza e chiusa 4-0.

Un periodo lunghissimo, quasi una vita se si pensa a quanto il Toro sia cruciale per l’Inter con i suoi gol. Eppure, l’argentino – specialmente in questo avvio di stagione – ha vissuto un periodo complicato sotto porta: il primo centro è arrivato solo alla sesta giornata, a Udine, doppietta. Pochi giorni dopo ha rotto la maledizione San Siro ma nell’impegno di Champions League contro la Stella Rossa. Gol a Roma, gol a Empoli. Ad ogni modo sempre (o quasi) decisivo, anche ieri al Castellani, ma il pubblico di San Siro – in Serie A – non esclama il nome “Lautaro” da troppo tempo.

Domenica, con fischio d’inizio previsto per le 20.45, l’Inter ospita a San Siro il Venezia. La squadra di Eusebio Di Francesco si è rilanciata in classifica prima con il pari di Monza e ieri con il ribaltone sull’Udinese al Penzo. Resta da capire poi quanto Simone Inzaghi vorrà ricorrere al turnover, considerando che mercoledì – sempre a San Siro – arriva l’Arsenal in Champions. Ma per Lautaro il Venezia rappresenta in qualche modo un’occasione. Per allontanare le polemiche (lui stesso ha detto “il Pallone d’oro spesso non viene deciso nel modo giusto”) e rompere un digiuno casalingo che ormai dura da troppo tempo. Ma non più tardi di ventiquattr’ore fa ad Empoli il Toro lo ha ribadito ancora una volta, se ce ne fosse bisogno: sa come si fa.

Juventus, anche Dragusin tra i difensori valutati per gennaio

Un po’ per inclinazione filosofica, un po’ per sopperire ai vari infortuni, Thiago Motta ha pescato molto dalla Next Gen in questi primi mesi alla Juventus (l’ultimo è stato Gil Puche). Il tecnico italo-brasiliano è così attento alla crescita dei giovani che, scherzando, si potrebbe dire che vuole prendere la macchina del tempo e andare al 2020-21 per pescare Radu Dragusin. Secondo Tuttosport il difensore rumeno, dieci presenze nella U23 e una in prima squadra quattro stagioni fa, è infatti entrato nella ristretta lista dei giocatori a cui la Juve pensa per chiudere la casella lasciata vuota dall’infortunio di Bremer nel mercato di gennaio.

Dragusin, che dopo la Juventus era passato in prestito alla Sampdoria e alla Salernitana per poi essere ceduto al Genoa nel 2022, oggi è al Tottenham dove era approdato – anche grazie a Fabio Paratici che allora era il ds degli inglesi – a gennaio per 25 milioni di euro. Titolare fisso in nazionale, con gli Spurs non sta invece trovando grande spazio visto che il tecnico Postecoglou gli ha concesso solo 375 minuti spalmati in sei presenze. L’idea quindi è di chiederlo in prestito, formula con la quale si guarda anche a Skriniar.

Tra gli altri nomi che i bianconeri valutano ci sono Ortiz (Flamengo), Bijol (Udinese) e Tah (Bayer Leverkusen, in scadenza a giugno ma che potrebbe arrivare prima a costi abbordabili in un’operazione che assomiglierebbe a quella di Djalò, tra l’altro curiosamente entrambi obiettivi dell’Inter).

Milan, quel senso di impotenza in attacco. Ma a Monza tornano i creativi, aspettando Leao

Baricentro alto, possesso palla al 61% ma poche occasioni. Il primo tempo senza Theo, Reijnders e Pulisic ha amplificato il problema. Mentre Rafa rimane un curioso mistero 

Milan-Napoli è finita alle 22.40, con l’impressione che il Milan non avrebbe segnato nemmeno se si fosse giocato fino a mezzanotte. Il Milan ha fatto molto bene da area ad area, ma il risultato nel calcio si decide negli ultimi 16 metri. E in un’area hanno sbagliato Pavlovic, Thiaw e soprattutto Maignan, nell’altra il Milan ha mancato tutte le occasioni che si è creato. Una frase di Fonseca spiega molto: “Loro hanno fatto due gol su due occasioni, noi nessuno con più occasioni. Abbiamo mancato le opportunità create. Loro hanno fatto gol, noi no”. 

Il Milan contro il Napoli non ha segnato in casa in campionato per la prima volta da quasi un anno: l’ultima volta era successo il 4 novembre 2023. In mezzo, 18 partite con almeno un gol. Il Milan in questo martedì sera ha avuto il 61% di possesso palla, ha calciato 11 volte verso la porta, ha avuto il baricentro a quasi 59 metri dalla sua porta: altissimo. Bastava vedere la partita, con il Milan accampato nella metà campo del Napoli. Eppure gli expected goals, sotto quota 1, parlano chiaro: il Milan ha tenuto palla, ha giocato ma non ha quasi mai concluso. Morata in un certo senso ne ha parlato: “Con un po’ più di fortuna e lucidità avremmo fatto gol, ma io sono orgoglioso dei compagni”. 

La sfortuna c’è stata ma su quello… c’è poco da dire. Più interessante parlare della lucidità, dei limiti individuali, della partita dei singoli. Morata, con la sua grande tecnica, spesso si è abbassato per aiutare a costruire, lasciando l’area. Chukwueze ha giocato una buona partita, ma ha dribbling e accelerazione, certo non cinismo davanti alla porta. Okafor è piaciuto a Fonseca e non solo, ma nella migliore occasione, in area, ha calciato malissimo. E Loftus-Cheek ha confermato di essere molto lontano dal giocatore che passò come un rullo sul Psg: per il fisico che ha, si fa sentire pochissimo. 

Dalla fascia alle panchine: l’altalena Gatti nella gestione Motta. Che non fa sconti a nessuno

Leader era e tale è rimasto ma mentre i tifosi lo reclamano, Thiago inevitabilmente lo gestisce in una Juve in cui chiunque può accomodarsi in panchina

A Thiago Motta piace chi non vive bene le esclusioni. Non c’è niente di meglio che vedere o anche soltanto percepire quella sana insofferenza di chi sa che può dare tanto e non riesce proprio a stare seduto in panchina. La voglia, lo spirito, la fame fanno la differenza, sempre. Anche quando (e se) queste si vanno a scontrare con una gestione che non fa sconti a nessuno. Nello strattone di San Siro di Thiago Motta a Federico Gatti al momento del suo ingresso in campo, dopo 77 minuti di partita da spettatore, probabilmente è racchiuso tutto questo.

Il difensore di Rivoli ha preso il posto di Danilo quando la Juventus contro l’Inter era sotto 4-3 e la doppietta di Yildiz era un’opera a metà. L’allenatore l’ha caricato a bordo campo, l’ha richiamato a sé per assicurarsi che lo stesse ascoltando e i tifosi hanno tirato un sospiro di sollievo pensando a un Danilo avviato verso la panchina. E alla domanda dei più ha dato voce Zvonimir Boban dagli studi Sky nel post: “Perché titolare il brasiliano e non Gatti?”. “Danilo per impostazione di gioco lo vedo un po’ meglio di Federico in questo momento”, la risposta di Motta che conferma tre certezze di questa fase di campionato: nel cuore della difesa l’intoccabile è Kalulu, il ballottaggio è Danilo-Gatti, chiunque può accomodarsi in panchina. 

Chissà tra qualche anno Gatti come ripenserà a questa seconda metà di 2024 che gli ha regalato anche la paternità. Camilla è nata il 26 settembre, a cavallo tra la partita col Napoli e la trasferta di Genova, le uniche sue due panchine in campionato fin qui. Prima, per cinque partite consecutive, ha indossato la fascia al braccio che “è stato il coronamento di un sogno”, dalla prima giornata di A alla prima di Champions compresa. Poi di nuovo capitano contro il Cagliari. L’ultima volta, finora. Ma con l’allenatore bianconero, si sa, la fascia è senza padrone e continua (e continuerà) ad avvolgere braccia diverse.