L’Inter batte 4-2 la Juve e vince la Coppa Italia: decisiva la doppietta di Perisic

Nerazzurri in vantaggio con Barella, poi il ribaltone bianconero a inizio ripresa con Alex Sandro e Vlahovic, infine il rigore trasformato da Calhanoglu all’80’. Decisivo il croato ai supplementari con una doppietta dopo il 2-2 al 90′

Applausi per tutti, ma la Coppa Italia più pazza della storia va a un’Inter… interminabile che sprinta con Barella, potrebbe soccombere dopo le due sberle di inizio ripresa assestate da una Juve imbelvita e invece riacciuffa i supplementari con il rigore di Calhanoglu, prima di sprintare con la doppietta dell’incredibile Perisic. Dopo la Supercoppa, Inzaghi beffa ancora Allegri, espulso nel finale da far-west, e mette in bacheca il secondo trofeo.

Al fianco di Vlahovic c’è Dybala, con Cuadrado e Bernardeschi esterni con licenza di offendere in quello che da 4-4-2 in fase di possesso si trasforma in un 4-2-3-1 con Zakaria e Rabiot in mediana. De Ligt affianca Chiellini, Bonucci in panchina. Inzaghi non rischia Bastoni e preferisce D’Ambrosio a Dimarco, anche se questo comporta lo spostamento (poco gradito dall’interessato) di Skriniar a sinistra. Largo a destra c’è Darmian e non Dumfries, mentre Dzeko davanti affianca l’intoccabile Lautaro. Le squadre si annusano per 5 minuti, il tempo di capire che anche questa volta Allegri sceglie di non asfissiare Brozovic, la sorgente del gioco interista. Dybala infatti si limita a tenerlo d’occhio, ma sa che non può competere con Epic in dinamismo. La squadra di Inzaghi è uscita meglio dai blocchi anche nella caccia alle seconde palle e nei duelli in mediana, con Calhanoglu che non dà riferimenti a Zakaria e Rabiot che fatica a prendere la targa di Barella.  la Juve mostra i muscoli, alza il baricentro di venti metri e va vicina al pareggio prima di testa con De Ligt (Handanovic alza sopra la traversa) e poi con Dybala che strozza il sinistro da buona posizione.

Nessun cambio a inizio ripresa, ma il match si accende come una pira e diventa stupendo. Merito della Juve che è indemoniata e in due minuti piazza un doppio colpo micidiale. Che però non basta ai bianconeri, micidiali due minuti dopo sull’asse Bernardeschi-Dybala, con la Joya che spalanca la porta a Vlahovic sul filo del fuorigioco. Brozo rischia grosso quando, lasciato solo dai compagni, deve fermare Dybala in campo aperto con un fallo da giallo e poi calcia via il pallone. Dentro Dimarco, Dumfries e Correa per D’Ambrosio, Darmian e un abulico Dzeko. Allegri risponde subito dopo con Bonucci e Locatelli per Zakaria e Bernardeschi, passando a un 3-4-3 che si adatta a 5-4-1 se l’Inter spinge.  Barella e soci da metà tempo spingono forte, ma sembrano non riuscire ad andare oltre a un sinistro a fil di palo di Dimarco e a un grappolo di cross e corner che esaltano le torri bianconere.  Doveri non ha dubbi, punisce l’intervento dell’olandese e dal dischetto Calhanoglu fa 2-2 con un tracciante da brividi che colpisce il palo interno, quasi nel sette, e si insacca.

Coppa Italia: Juve-Inter da record, oltre 5 milioni di incasso

Battuto il primato della semifinale, migliore incasso nella storia della competizione

Una finale da record. Inter e Juve tornano a sfidarsi per la Coppa Italia dopo 57 anni e lo faranno in uno scenario speciale. Lo stadio Olimpico infatti è esaurito (68mila presenze) e l’incasso di oltre 5 milioni – la Lega comunicherà la cifra esatta soltanto domani – stabilisce un primato per la manifestazione. Abbattuto il precedente record, che aveva un mese abbondante di vita. In occasione della semifinale di ritorno tra Inter e Milan, a inizio aprile, infatti l’incasso era stato di 4.156.710 euro grazie ai 74.508 spettatori presenti a San Siro.

In palio, oltre al trofeo e alla gloria, domani a fare la differenza ci saranno anche 2,5 milioni, che male non fanno. Alla finalista infatti ne vanno 2, mentre la vincitrice ne porterà a casa 4,5. Oltre alla possibilità di disputare la Supercoppa, che ne mette in palio 3. Da record anche i paesi collegati (179) e le migliori tecnologie disponibili: ottiche speciali, super slow motion, integrazioni virtuali e telecamere cinematografiche. Ne saranno impiegate addirittura 35. L’inno nazionale prima del match sarà cantato da Arisa.

Allo Stadio Olimpico di Roma si assegna la Coppa Italia 2022, per i bianconeri è la rivincita dopo la sconfitta in Supercoppa

Juventus e Inter si ritrovano di fronte questa sera alle 21 allo Stadio Olimpico di Roma per la finale di Coppa Italia. Sarà la rivincita della Supercoppa vinta dai nerazzurri 2-1.

La Juve è arrivata in finale dopo aver eliminato la Sampdoria (4-1) agli ottavi, il Sassuolo (2-1) ai quarti e la Fiorentina in semifinale. L’Inter si è qualificato dopo i successi su Empoli (3-2 ai supplementari), Roma (3-0 a Milano) e Milan.

I bianconeri sono i campioni in carica e hanno già vinto 14 volte la Coppa Italia, l’Inter invece è a quota 7 e l’ultimo successo risale al 2010-2011.

L’arbitro sarà Paolo Valeri.

La Fiorentina batte 2-0 la Roma e l’aggancia in classifica. Che lotta per l’Europa League!

Un rigore di Gonzalez e la rete di Bonaventura dopo 11′ indirizzano subito la partita. Tra i giallorossi si rivede Spinazzola dopo oltre dieci mesi

Se la lotta per lo scudetto è aperta e quella per la salvezza anche, non è da meno la lotta per l’Europa League: con la vittoria della Fiorentina stasera al Franchi contro la Roma (2-0 il risultato finale, reti di Gonzalez e Bonaventura) la situazione è più che mai complicata. Al quinto posto c’è la Lazio a 62 punti, poi Roma, Fiorentina e Atalanta a quota 59. A questo punto saranno decisive, come per tutto il resto, le prossime due: la Lazio avrà Juve e Bologna, la Roma Venezia e Torino, la Fiorentina la Sampdoria e la Juve e l’Atalanta il Milan e l’Empoli. Magari, alla Roma, per le ultime due, potrà dare una mano Leonardo Spinazzola: in una notte da dimenticare per la formazione di Mourinho la lieta notizia è il rientro in campo del terzino sinistro, che si era rotto a luglio con la Nazionale il tendine d’Achille. Rivederlo in campo dopo 311 giorni, anche se per pochi minuti, è una gioia per tutto il calcio italiano.

AVVIO CHOC—   L’unica per la Roma che, dopo aver conquistato giovedì scorso la finale di Conference League, paga un conto altissimo, soprattutto fisicamente. Mourinho sa dell’importanza della partita e infatti lascia fuori il solo Zaniolo, tra i titolari, inserendo Veretout a centrocampo. Italiano risponde cambiando, rispetto all’ultima partita, due uomini: al posto di Saponara e Maleh ci sono Ikoné e Bonaventura e la scelta si dimostra giusta perché la Fiorentina parte forte e la Roma fatica tanto. Dopo un saluto da brividi dello stadio a Borja Valero e alla Fiorentina Primavera dell’ex Alberto Aquilani per la vittoria della Coppa Italia, il Franchi esulta dopo cinque minuti per il vantaggio firmato su rigore da Gonzalez. Era stato lui a procurarsi il rigore con una serpentina che, secondo arbitro (Guida) e Var (Banti) Karsdorp aveva fermato con un fallo sulla riga dell’area. Proteste della Roma, sorriso ironico di Mourinho soprattutto perché l’arbitro non aveva assegnato il rigore ma è stato richiamato dal Var. Dopo il vantaggio, la Roma non esce dall’area e la Fiorentina raddoppia poco dopo: all’11’ il gol è di Bonaventura che parte dalla destra, Zalewski non oppone resistenza, e con un rasoterra delizioso a giro il numero 5 viola segna. La Roma si fa vedere al 20’ con una punizione di Pellegrini su cui è bravo Terracciano, sugli sviluppi tiro di Veretout su cui la Roma reclama un fallo di mano ma arbitro e Var dicono “spalla” e si va avanti. Al 23’ è annullato un gol a Bonaventura per fuorigioco di Biraghi a inizio azione, poi allo scadere del primo tempo la Roma reclama anche per una trattenuta su Mancini in area, ma anche in questo caso nulla di fatto.

Pioli, dopo Verona-Milan: “Innamorato dei miei calciatori. Tonali ricorda De Rossi”

Vittoria di carattere del Milan, che rimonta l’Hellas Verona e si riprende la vetta.  A due gare dal termine, ai rossoneri mancano quattro punti per raggiungere lo scudetto. Al termine della gara, Stefano Pioli si è soffermato sulla volalta per il titolo: “So quello che è stato il nostro percorso. Sonno innmorato dei miei ragazzi, lavoriamo tutti i giorni e so cosa stanno mettendo in campo. Oggi un’altra bella partita e un’altra vittoria. Siamo già concentrati sulla prossima partita che sarà tosta e difficilissima (contro l’Atalanta, ndr)”. Sulla squadra di Gasperini: “All’andata contro l’Atalanta abbiamo giocato una delle partite migliori del campionato. Sono una squadra forte, sia come collettivo che come singoli”. 

Dall’Atalanta all’Atalanta. Per Stefano Pioli, proprio l’umiliante sconfitta del 22 dicembre 2019 per 5-0 ha sancito la svolta: “Questo Milan è nato dalla sconfitta umiliante contro l’Atalanta. Lì abbiamo capito come ripartire e cosa fare per far crescere la squadra. Abbiamo imparato tanto da quella partita”. Il gruppo rossonero è concentrato verso l’obiettivo: “I ragazzi hanno superato tanto gradini, ora contano gli ultimi due. Manteniamo alta l’attenzione e la concentrazione, che ci hanno accompagnato finora, anche per la prossima gara”. Poi su Rafael Leao e Tonali: “Sono giovani ma forti. Alla fine della scosa stagione li ho lasciati in un modo e li ho ritrovati completamente diversi a inizio stagione. In tanti stanno vivendo per la prima volta queste emozioni e sensazioni, ma lo stanno facendo nel modo giusto. Tonali? Mi ha detto di sentirsi più Tonali di Pirlo. A me ricorda De Rossi”.

L’allenatore rossonero ha poi raccontato un aneddoto su Zlatan Ibrahimovic, che continua a spronare e incitare la squadra: “Ibrahimovic oggi ha detto una cosa bellissima: ‘del Milan tutti si ricordano chi ha vinto Scudetti e Champions League’, quindi se vogliamo farci ricordare mancano tre partite”. Infine, un commento sulle scelte: “Bisogna avere fiducia nei propri giocatori. Ho la fortuna di avere tanti giocatori forti e disponibili. È importante scegliere bene all’inizio, ma lo è altrettanto avere una rosa così forte”.

Simeone dopo Atletico-City: “Chi ha grande lessico loda con disprezzo, non siamo stupidi”

Dopo lo 0-0 del match di ritorno dei quarti di Champions contro il Manchester City, Simeone risponde alle domande dei giornalisti sulle frasi utilizzate da Guardiola una settimana fa: “Non devo dire la mia se qualcuno parla bene o meno bene di me. A volte chi ha grande lessico è intelligente e ti loda con disprezzo. Noi forse abbiamo meno lessico, ma non siamo stupidi”

Atletico Madrid-Manchester City è stata anche la sfida tra Guardiola e Simeone e le due diverse filosofie di calcio. All’andata, Pep aveva fatto una battuta sul ‘5-5-0 preistorico’ del Cholo, spiegando poi solo dopo il match di ritorno che non si fosse trattato di una critica: “Non ho mai criticato l’Atletico. Ho solo detto che quando una squadra difende con tanti uomini è molto difficile segnare: è pura logica”, ha detto Guardiola. E Simeone ha risposto così alle domande dei giornalisti che gli chiedevano un commento sulle frasi usate dall’allenatore del Manchester City: “Se Pep mi ha mancato di rispetto? Non devo dire la mia se qualcuno ha parlato bene o meno bene di me. Molte volte chi dispone di grande lessico è intelligente nel lodarti ma con disprezzo. Noi forse abbiamo meno lessico, ma non siamo mica stupidi”.

Probabili formazioni Inter-Hellas Verona

Dopo la vittoria dell’Allianz Stadium contro la Juventus, i nerazzurri ospitano il club gialloblù a San Siro, con fischio d’inizio alle ore 18. Senza lo squalificato Lautaro Martinez, Inzaghi dovrebbe affidarsi a Correa, in vantaggio su Sanchez, per affiancare Dzeko. Tudor col dubbio Barak: pronto Bessa per affiancare Caprari.

Una vittoria che ha riacceso l’entusiasmo quella contro la squadra di Massimiliano Allegri: l’Inter, attualmente a meno quattro dal Milan capolista ma con una gara da recuperare, ospita a San Siro l’Hellas Verona di Igor Tudor, alle ore 18. Simone Inzaghi dovrà fare a meno di Lautaro Martinez, squalificato, e dovrebbe affidarsi alla coppia composta da Dzeko e Joaquín Correa. L’ex Lazio è in vantaggio su Sanchez per una maglia da titolare. Dimarco, invece, dovrebbe concedere un turno di riposo a Bastoni. Tornato alla vittoria nell’ultimo turno, l’Hellas Verona cerca continuità e vorrà riscattare la sconfitta dell’andata. Igor Tudor ha un dubbio in attacco: se Barak non dovesse farcela, Bessa dovrebbe affiancare Caprari, alle spalle di Giovanni Simeone.

Dybala strizza l’occhio al Milan, ma c’è il problema ingaggio

Dybala al Milan. Qualcosa di più di una fantasia, ma ancora lontani dalla realtà. Radiomercato, a sorpresa, parla di una preferenza dell’argentino per la squadra rossonera in caso di permanenza in Serie A. Il Corriere dello Sport riporta, infatti, che la Joya preferirebbe approdare a Milanello piuttosto che accasarsi all’Inter dove ritroverebbe Marotta. Dybala farebbe certamente comodo alla squadra di Pioli, ma c’è un ostacolo quasi insormontabile: l’ingaggio. Almeno il doppio rispetto a quello che Maldini ha fissato come tetto salariale, ossia i 4,5 milioni di euro all’anno massimi. Si potrebbe fare un’eccezione come fatto con Ibrahimovic (7 milioni a stagione), ma potrebbe minare gli equilibri all’interno dello spogliatoio.

Scelta da valutare nei minimi dettagli, ma intanto il trequartista argentino ha fatto l’occhiolino al Milan. Dybala tramite i suoi agenti ha fatto capire la propria disponibilità a parlarne e ora la palla è tra i piedi di Maldini, Massara e Gazidis. Poi toccherà a Elliott dare l’ultima parola sul piano economico perché a livello tecnico l’operazione pare indiscutibile. Il numero 10 della Juve a parametro zero, infatti, sarebbe un grande rinforzo per l’attacco di Pioli, forse il giusto regalo per la qualificazione in Champions, ormai praticamente certa.

Inter un po’ spiazzata, ma alla finestra. Marotta negli ultimi giorni ha parlato più volte con Antun, il procuratore di Dybala, ma deve combattere con le casse dei nerazzurri e far quadrare i conti. Anche qui trattativa non facile, nonostante gli ottimi rapporti, e in stallo. L’alternativa per la Joya è sempre l’estero, al momento la priorità, ma sembrano esserci poche soluzioni. Snobbato in Spagna da Barcellona e Real Madrid, resta la Premier League e il Psg. In Inghilterra la destinazione più accreditata, ma anche Manchester United e Tottenham stanno valutando e aspettando tempi migliori.

De Bruyne lo abbatte: vince il City di misura

Atletico fa le barricate e la tattica gli dà ragione per settanta minuti. Poi Guardiola fa i cambi giusti e da un guizzo di Foden nasce il gol del belga

Per 70 minuti sembrava che Simeone avesse trovato l’arma giusta per strappare uno 0-0 sul campo del City, un pari che avrebbe avuto il valore di una vittoria. Tutti dietro per salvare la porta e per la qualificazione si rimanda tutto alla sfida di ritorno a Madrid. Ma è bastata una crepa nel muro, sfruttata da De Bruyne, per far crollare il castello di illusioni di Simeone. Vince il City, anche se di misura, ma al ritorno l’Atletico non potrà limitarsi a difendere per ribaltare questo 0-1 e conquistare le semifinali.

Le filosofie di gioco di Guardiola e Simeone sono perfettamente riprodotte in campo, fin da subito. Come previsto. Il City ruba la palla quando l’arbitro fischia l’inizio e non la molla più, l’Atletico si accartoccia attorno alla propria area di rigore e da lì non si schioda neppure con le cannonate. Ne viene fuori una gara che per gli amanti del calcio spettacolo è un autentico tormento. Perché il muro eretto dagli spagnoli non fa passare uno spillo e così il Manchester si ritrova a pascolare a venti metri dalla porta senza riuscire mai a rendersi davvero pericoloso. Gli errori di Rodri (troppi) e, a un certo punto, perfino quelli di De Bruyne sono il sintomo del nervosismo crescente del City. A parte i dubbi per un contatto Koke-Silva al 13′, non ci sono brividi. Il possesso palla del City è attorno al 70%, ma alla fine del primo tempo è chiaro a tutti che non basterà comandare il match per vincere. I cultori del calcio “alla Simeone” gongolano invece per la parziale impresa dell’Atletico di non avere concesso nulla al Manchester.

Cristiano Ronaldo avverte i rivali su Instagram: “Ai Mondiali per vincere”

L’attaccante del Manchester United e della nazionale portoghese rilancia la sfida alle grandi nazionali che andranno ai Mondiali ma anche ai suoi più grandi avversari: “Vogliamo di più, vogliamo vincere, vado al mio quinto Mondiale con un’ambizione ancora più grande”. Come lui, anche il suo eterno rivale, Leo Messi, parteciperà alla sua quinta fase finale

All’indomani della qualificazione ai Mondiali in Qatar ottenuta con la maglia del Portogallo, dopo il successo contro la Macedonia, battuta 2-0 (un assist) nella finale playoff, Cristiano Ronaldo rilancia attraverso Instagram la sfida alle grandi nazionali e ai suoi più grandi avversari: “Ci sono tanti modi per raggiungere la meta desiderata, a volte il percorso non è così diretto come avremmo voluto, ma la cosa più importante è arrivarci – scrive sul suo profilo ufficiale – A titolo personale, vado al mio quinto Mondiale e parteciperò alla 12^ fase finale di una grande competizione internazionale per il Portogallo, con lo stesso entusiasmo della prima volta ma con un’ambizione molto più forte, l’ambizione di andare incontro al desiderio di tutti noi: voglia di vincere!”.

Ed ancora: “Per ora possiamo sorridere con la sensazione di aver compiuto un passo. Ma non vogliamo fermarci qui. Vogliamo di più! Vogliamo molto di più! Per noi, per i nostri, per il Portogallo… Verso il Qatar! Con Cristiano Ronaldo al suo quinto Mondiale, anche il suo eterno rivale, Leo Messi, giocherà per la quinta volta la fase finale con la maglia dell’Argentina.

Italia, Berardi si scusa su: “Dovevamo e potevamo dare di più”

L’attaccante del Sassuolo, attraverso un post Instagram, ha voluto chiedere scusa a tutti gli italiani per la sconfitta contro la Macedonia: “A mente fredda fa ancora più male, ci abbiamo provato in tutti i modi ma non è bastato. Scusateci, lavoreremo per farvi tornare a sognare”. Donnarumma: “Siamo molto delusi, così come tutti gli italiani. Guardiamo avanti e rimettiamoci in gioco”

Dopo le parole del Ct Mancini, di Leonardo Bonucci e soprattutto Marco Verratti anche Domenico Berardi ha voluto esprimere il suo punto di vista su Instagram dopo l’eliminazione dell’Italia dal prossimo Mondiale in Qatar. L’attaccante del Sassuolo ha atteso qualche giorno prima di pubblicare il suo pensiero: “A mente fredda fa ancora più male – ha scritto Berardi. Il sogno di tutti noi italiani si è interrotto nel peggiore dei modi. Che ci vogliate credere o no, abbiamo davvero fatto tanto. Ci abbiamo provato in tutti i modi ma non è bastato. Era l’obiettivo di tutto il gruppo andare al Mondiale. Per molti di noi la prima volta di giocarci la coppa più bella per il nostro paese”.

Berardi, poi, fa un mea culpa anche a nome della squadra: “Era nostra responsabilità portarvi al Mondiale e vivere una splendida avventura tutti insieme come quella della scorsa estate. Dovevamo e potevamo dare di più perché quello che ci fa più rabbia è che non siamo questi”. In chiusura l’attaccante del Sassuolo ci tiene a chiedere semplicemente scusa agli italiani e chiude con una promessa: “Non ci sono tante cose da aggiungere. Se non, scusateci per questo disincanto. Noi lavoreremo per tornare a farvi sognare. Insieme. Uniti. Azzurri”.