Inzaghi sorride: Thuram si allena con il gruppo, contro il Napoli tornerà titolare

Il francese, andato ko nella trasferta del Franchi, si era rivisto solo a spezzoni nel ritorno contro la Viola e allo Stadium. Poi due gare in tribuna. Era la novità più attesa, ed eccola: Marcus Thuram è tornato.

L’attaccante dell’Inter oggi si è allenato con il resto del gruppo nerazzurro. “Tikus” ha svolto per la prima volta tutta la seduta con il resto dei compagni e può finalmente considerarsi del tutto recuperato. Nella sfida scudetto del Maradona in programma sabato contro il Napoli ci sarà, molto probabilmente dal 1′. Il percorso preparato dallo staff medico nerazzurro ha portato i suoi frutti: l’obiettivo era recuperare pienamente Thuram per la sfida a Conte, e così sarà. Il francese aveva saltato le sfide contro Genoa (in campionato) e Lazio (in Coppa Italia) per il ricorrente problema alla caviglia ma ormai è superato. E può sorridere Inzaghi, che per il crocevia della stagione nerazzurra potrà contare su uno dei suoi protagonisti.

Notizie meno positive arrivano invece da Matteo Darmian, che durante la gara di Coppa Italia contro la Lazio era stato costretto a fermarsi. L’Inter fa sapere che “Darmian si è sottoposto questa mattina ad accertamenti clinici e strumentali presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Gli esami hanno evidenziato una distrazione muscolare al semimembranoso della coscia destro. La sua situazione sarà rivalutata la prossima settimana”.

Il tabellone: Inter, Bayer o Bayern se superi il Feyenoord. Super derby di Madrid e Liverpool-Psg

Benfica-Barcellona, Dortmund-Lilla e Psv-Arsenal e Bruges-Aston Villa completano il quadro: si gioca il 4-5 e 11-12 marzo

L’urna di Nyon dice bene all’Inter che pescando il Feyenoord agli ottavi di finale evita l’eventuale scontro con il Real Madrid nei quarti.

Ancelotti e i suoi Fab 4 in compenso daranno vita a un derby di fuoco contro l’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Chi passerà troverà la vincente tra Psv (giustiziere della Juve) ed Arsenal, mentre l’Inter se dovesse vendicare il Milan poi avrà una tra Bayern Monaco e Bayer Leverkusen in quello che si prospetta come un altro derby molto interessante.

Dalla parte dei nerazzurri ci sono anche Benfica-Barcellona e Dortmund-Lilla, quindi la squadra di Inzaghi in linea molto teorica ha evitato anche una possibile semifinale contro il Liverpool, abbinato invece al Psg in un’altra sfida che promette scintille. La vincente poi se la vedrà con una tra Aston Villa e Bruges, con i rimpianti che stavolta portano a Bergamo. L’andata degli ottavi si giocherà in casa di chi è passato dai playoff il 4 e 5 marzo, il ritorno a campi invertiti l’11 e 12 marzo. A breve verrà comunicato dall’Uefa anche il calendario esatto, che influenzerà anche anticipi e posticipi del campionato. Quarti in programma l’8-9 aprile e il 15-16 aprile (l’Inter avrebbe di nuovo il ritorno a San Siro). Le semifinali si giocheranno il 29-30 aprile, ritorno il 6-7 maggio. Finalissima a Monaco di Baviera il 31 maggio.

Inzaghi, come gestisci i diffidati? In tre a rischio in vista del Napoli

Con un eventuale giallo Bastoni, Barella e Mkhitaryan salterebbero la sfida scudetto del Maradona a marzo. Contro il Genoa è in bilico anche Thuram: pronto Taremi

Le spie sul cruscotto dell’Inter hanno i volti di Bastoni, Barella e Mkhitaryan. I tre diffidati in vista del match contro il Genoa di sabato sera. Gli basta un giallo per saltare la sfida scudetto contro il Napoli di inizio marzo. Per questo a casa Inter si riflette: uno dei tre, forse anche due, potrebbero riposare per precauzione in vista del Maradona.

Di solito Inzaghi non è uno che fa riposare i giocatori a rischio giallo, ma il Napoli impone riflessioni. Anche perché un filo di preoccupazione c’è: Carlos Augusto ha rimediato una contusione al polpaccio ed è considerato a rischio per il Genoa, quindi è difficile che riposi Bastoni. Lì davanti, invece, potrebbe giocare Taremi per la seconda partita di fila in campionato. Thuram, entrato nell’ultima mezz’ora contro la Juve, non ha ancora smaltito il dolore alla caviglia rimediato da una botta subita al Franchi, nel recupero contro la Fiorentina. Andranno fatte valutazioni. Il reparto più attenzionato è il centrocampo: Barella è sempre stato uno dei migliori anche nei momenti più difficili, mentre il calo di rendimento di Mkhitaryan è evidente. Fin qui l’armeno ha saltato solo quattro partite: due in campionato per problemi muscolari, una in Coppa Italia per turnover e l’ultima a Leverkusenin Champions. Difficile che Inzaghi se ne privi. Più probabile che lo sostituisca: nelle ultime cinque partite è sempre stato richiamato in panchina. Al suo posto, eventualmente, giocherebbe Zielinski, con Frattesi primo candidato a far rifiatare Barella come mezzala destra. L’azzurro vive una situazione particolare. Contro la Juventus non è entrato. Il suo futuro all’Inter sembra scritto: addio a giugno.

Progetto Inter, il borsino della rosa: chi resta, chi parte, quelli in bilico

Nerazzurri da svecchiare: Sommer, Bastoni e i senatori certi di rimanere, con Bisseck si può fare cassa, asta per Frattesi, mentre andranno sicuramente via.

A casa Inter c’è una lista con delle caselle ancora da spuntare. Alcune sono verdi, altre rosse, altre ancora vuote. Saranno riempite nei prossimi mesi. La linea Oaktree ha imposto lo svecchiamento della rosa più “anziana” della Serie A: 29 anni. Contro la Juve Inzaghi ha schierato la formazione più vecchia per età media mai scesa in campo nell’era dei 3 punti. C’è chi saluterà al 100% e chi è ancora in bilico. Altri sono ancora da valutare. 

Partiamo dalle certezze. Sommer, 37 anni il prossimo dicembre, andrà a scadenza di contratto nel 2026 e sarà ancora la guardia svizzera dell’Inter. In estate i piani alti hanno investito su Josep Martinez, preso dal Genoa per 15 milioni bonus compresi, ma fin qui ha giocato una sola partita contro l’Udinese. Il suo destino è da valutare, ma potrebbe essere il portiere del futuro. In difesa, invece, si ripartirà da Bastoni, da cui parte la costruzione dal basso, e da Dimarco. Sicuri di un posto nell’Inter 2025-25 anche Lautaro, Thuram e Barella – a meno di offerte irrinunciabili – e De Vrij, su cui sarà esercitata l’opzione per il rinnovo fino al 2026. Carlos Augusto invece, jolly difensivo, manterrà lo stesso ruolo anche la prossima stagione, così come Pavard e Dumfries, fresco di rinnovo fino al 2028.

Bisseck potrebbe essere usato per fare cassa. Nei mesi precedenti diverse squadre avevano bussato ai cancelli di Appiano con offerte da trenta milioni, ma sono state rispedite al mittente. Vedremo in estate. Occhio anche a Mkhitaryan, 36 anni. Tra i partenti al 100% ci sono Arnautovic e Correa, in scadenza a giugno, Asllani, Acerbi e Frattesi, rimasto in panchina con la Juve tutta la gara. In estate ci sarà un’asta. La Roma ha provato a prenderlo a gennaio, ma l’Inter fissato il prezzo: almeno 40 milioni. L’ultimo appunto è su Zalewski, il cui riscatto si aggira tra i 5 e i 7 milioni.

Inter, quattro punte e zero tiri: se non girano Thuram e Lautaro, dietro c’è il vuoto

Contro la Fiorentina prima partita senza gol del campionato: anche con Arnautovic e Taremi la musica nerazzurra non è cambiata

Se esisteva una certezza in casa Inter, quella era il gol, almeno in campionato. La palla spinta in rete in qualche modo, la freccia lanciata da uno dei tanti arcieri di Simone diritta nel bersaglio. E l’altra certezza stava nel modulo a due punte, quasi una legge incisa nella pietra: in questi anni, l’Inter inzaghiana non ha rinunciato quasi mai alla coppia di attaccanti all’interno del 3-5-2 codificato in ogni singolo movimento. In questa stramba serata fiorentina, però, il mondo si è rovesciato del tutto: non solo l’Inter non ha trovato uno straccio di rete, e non è stata quasi mai pericolosa, ma gli attaccanti mandati in campo da Inzaghi alla fine non erano soltanto due, come da tradizione. E non erano neanche tre. 

Nella disperazione finale, il tecnico nerazzurro ha rovesciato in campo tutta l’artiglieria offensiva – accanto alla ThuLam prima Arnautovic e poi pure Taremi –, senza ricevere in cambio mezzo tiro. Davanti a De Gea solo un’occasione sciupata goffamente dall’austriaco, che in area sembra muoversi come un elefante in una cristalleria. Alla resa dei conti, la quadruplice armata ha portato solo un mucchio di confusione, anche perché il problema era a monte e assai più generale: tutta l’Inter era stranamente molle, eterea, non soltanto la batteria degli attaccanti mandata in campo per intero. Certo, stupisce vedere Thuram che spari così a salve in un match decisivo e che non faccia valere il solito fisico da Marcantonio: lo marcava Ranieri, più piccolo e tenero, ma tenacissimo nel corpo a corpo. E forse stupisce ancor di più vedere Lautaro che, nel migliore momento fisico nella stagione, è capace solo di telefonare un tiro in avvio davanti al portiere spagnolo.

Inter, i tempi del caso Frattesi: si deciderà negli ultimi 4 giorni di mercato

I nerazzurri non vogliono impoverire l’organico in vista delle sfide decisive di Champions con Sparta e Monaco. Poi ragioneranno sulla voglia di andar via del centrocampista: il prezzo è fissato, e la Roma.

Prima la Champions, poi si vedrà. Perché una cosa è sicura: l’Inter e Inzaghi non intendono privarsi di nessun giocatore da qui alla fine della prima fase della coppa, e ogni riferimento è puramente voluto. Davide Frattesi, il centrocampista col mal di pancia che vuole lasciare Milano per la Capitale, dovrà aspettare fino al 30 gennaio.

Quel giorno il mini-campionato dei nerazzurri in Champions sarà chiuso da ventiquattr’ore: tra l’Inter e la qualificazione diretta agli ottavi ci sono ancora due partite decisive, la trasferta di mercoledì a Praga e la sfida a San Siro con il Monaco del 29, appunto. E per lo sprint finale Inzaghi avrà bisogno di tutti, specialmente a centrocampo dove l’infortunio di Calhanoglu ha complicato le cose: Frattesi non si muoverà, non fino a quando i giochi in Europa non saranno chiusi. Lo sa lui e lo sa anche la Roma, che con l’Inter si è data appuntamento per fine mese: il silenzio calato negli ultimi giorni sulla vicenda si spiega anche così.

L’eventuale incastro, quindi, andrà trovato in una manciata di giorni – la finestra del mercato invernale chiuderà il 3 febbraio – e non ci sarà molto da trattare perché le regole di ingaggio sono chiare. L’Inter ha fissato un prezzo, 45 milioni cash senza contropartite (l’eventuale passaggio di Cristante in nerazzurro a titolo temporaneo va considerato come un’operazione separata, che permetterebbe all’Inter di riempire il buco in mezzo generato dalla partenza di Frattesi). La Roma non ha ancora presentato un’offerta ufficiale, ma conta sulla volontà del giocatore, che scalpita sempre di più per traslocare.

Inter, la nota lieta è Lautaro: gol ritrovato a San Siro dopo due mesi e mezzo

L’ultima rete in casa dell’argentino al Venezia lo scorso 3 novembre. Con ieri è arrivato a 3 centri nelle ultime 5 gare

L’immagine era sfumata nella memoria, ghiacciata nel -1° di San Siro, poi il ricordo si è sciolto quando il pubblico intirizzito ha rivisto l’esultanza di Lautaro, quella sì piuttosto caliente: vena al collo e urla da guerriero latino. L’argentino non segnava da queste parti da quasi due mesi e mezzo, dall’1-0 con il Venezia del 3 novembre, prima della grande crisi sotto porta: il Toro l’ha interrotta di recente tra il guizzo nella trasferta di Cagliari e la rete nella finale-incubo di Supercoppa contro il Milan. Sommando il tutto, è arrivato a tre centri nelle ultime cinque partite, segno che è ormai tornata la media dei tempi buoni. Il gol di ieri su solito dolcetto mancino di Dimarco, prorompente e in purissimo stile Lautaro, ha riscaldato l’ambiente, ma non abbastanza visto il pareggio nel secondo tempo che complica lo scatto definitivo verso la vetta in classifica. Tra l’altro, in tutto il primo tempo, la Nord muta per protesta (sulla prelazione dei biglietti nelle gare in trasferta) non ha certamente aiutato il piano nerazzurro.

Mai sembrano banali i giorni in cui Lautaro e la sua Inter incrociano il Bologna: i nerazzurri nostalgici ricorderanno per sempre quella volta contro i rossoblù lontano da qui, il fantasma di Radu che volava via dal Dall’Ara con il sogno scudetto 2022, mentre la speranza di una terza Coppa Italia consecutiva è sfumata nella scorsa stagione con un’intemerata di Thiago Motta qui a San Siro. Qualcuno, a rischio di sembrare profano, ieri ha notato pure dell’altro, ben più serio di qualsiasi pallone che rotola. L’ultimo Inter-Bologna prima di questo in Serie A era datato 7 ottobre 2023, giorno del tragico attacco terroristico di Hamas che ha acceso la guerra con Israele, mentre ieri, prima della stessa identica partita finita con identico 2-2, arrivava l’annuncio ufficiale della tregua dopo 15 mesi. Casualità bizzarra che vola molto oltre il calcio e gli eventuali problemi dell’Inter. E poi è soltanto in campo che Lautaro combatte la propria battaglia e una è proprio contro i rossoblù che lo stuzzicano sempre parecchio: è andato a segno in ognuna delle ultime quattro gare giocate al Meazza contro questa squadra in Serie A.

Perché Frattesi vuole andare via dall’Inter? Gioca e segna più dell’anno scorso

Il confronto con la stagione passata parla chiaro: Davide ha messo insieme più minuti e partecipato a più gol. E con gli infortuni di Calhanoglu e Mkhitaryan potrebbero aprirsi ancora più spazi.

Davide Frattesi avrà fatto le sue valutazioni ben approfondite. Ormai la sua volontà sembra chiara: vuole la Roma, nonostante l’Inter continui a puntare su di lui. Una decisione nata dal fatto che il centrocampista vorrebbe più spazio, sentirsi protagonista, diventare titolare. Sassuolo e subito giro di prestiti: Ascoli, Empoli, Monza. Poi l’ottimo biennio in neroverde e il trasferimento all’Inter. Dove, in un anno e mezzo, ha giocato, vinto ed è cresciuto. Alla prima stagione in nerazzurro in Serie A ha messo insieme 32 presenze, con 6 gol e 4 assist. Numeri che aumentano se il discorso si allarga a tutte le competizioni: in totale 42 presenze, 8 centri e 7 passaggi vincenti. Il percorso di crescita del centrocampista è sotto gli occhi di tutti, ma l’intenzione di cambiare aria resta nonostante rispetto alla scorsa stagione, ad oggi, Frattesi abbia trovato anche più spazio rispetto all’anno scorso.

Diciannove giornate di Serie A rappresentano il giro di boa del girone d’andata, e qui siamo arrivati. Anzi, si è già scavallato – nonostante l’Inter sia ancora a quota 18 partite giocate, considerando i recuperi con Bologna (domani) e Fiorentina -. Lecito, per Frattesi, fare un bilancio e un confronto rispetto alla stagione passata. Il “problema”, però, è che i numeri sorridono proprio a lui: nel 2023-24, dopo 19 giornate, Frattesi era stato impiegato 17 volte, di cui solo una da titolare. Il totale fa 337′ in campo, che spalmati sulle presenze diventano una ventina di minuti scarsi a partita. Quest’anno meno presenze (15 su 19), ma 4 da titolare: 613′ giocati, ovvero più di 40′ a gara. Più del doppio rispetto all’anno scorso. E sorridono pure i dati relativi a gol e assist, perché Frattesi l’anno scorso a questo punto della stagione aveva segnato 2 gol, in questa ha già raggiunto 3 centri e 1 assist. Insomma, la volontà di Frattesi sembra fermamente quella di andare alla Roma per giocare di più e diventarne protagonista dato lo scarso impiego all’Inter.

Perché la più forte fa così fatica? Cosa non va nell’Inter

I nerazzurri hanno la squadra migliore, il monte ingaggi più elevato, allenatore e dirigenti top: come mai in certi momenti non rende al meglio

Pochi, pochissimi hanno dubbi in merito alla forza dell’Inter. Non ce n’erano prima che la stagione cominciasse e non ce ne sono neppure adesso, a metà percorso. Se la pesiamo rispetto alle concorrenti italiane, sembra davvero la migliore in ogni componente. L’Inter ha l’organico più forte, perché ha titolari senza eguali (sono quelli che hanno dominato il campionato scorso) e anche le riserve sono di grande qualità, a maggior ragione dopo che in estate sono stati ingaggiati due calciatori quotatissimi come Zielinski e Taremi. Pure l’allenatore è considerato tra i più bravi e spesso abbiamo celebrato la capacità di Inzaghi di far giocare ai nerazzurri un calcio sì efficace, ma anche spettacolare.

E che dire del management, a cominciare dal presidente? Marotta ha conquistato dieci scudetti e non è certo sbagliato ritenerlo – da tempo – il dirigente più preparato del nostro movimento. Quanto alla proprietà, andrà ovviamente valutata nel corso del tempo perché Oaktree ha rilevato la maggioranza delle azioni solo a maggio; nel frattempo possiamo rilevare che il monte ingaggi è diventato il più elevato della Serie A, scavalcando anche la Juve, e questo un significato non può non averlo.

Insomma: l’Inter è la più forte. Eppure non lo dimostra sul campo. Non diciamo questo (solo) perché ha perso la Supercoppa di fronte a un avversario meno quotato, anche se la sconfitta contro il Milan fa malissimo, ma anche perché fatica a dimostrare la sua superiorità nelle altre competizioni. Soprattutto in campionato, dove i nerazzurri hanno perso il derby (un altro), si sono fatti rimontare due gol dalla Juve , non hanno piegato il Napoli. E in Champions hanno perso contro il Leverkusen. Poi è vero che ci sono stati picchi clamorosi (il 4-0 all’Atalanta, il 6-0 alla Lazio) ma quei passaggi a vuoto fanno riflettere. Per carità, non si può sempre vincere e l’Inter è comunque in posizione molto buona sia in campionato che nella classificona di Champions. Ma le incertezze esistono e rispetto alla scorsa stagione la squadra ha fatto un passo indietro come continuità, affidabilità, consistenza. Perché?

Lautaro torna al gol dopo 54 giorni: “Nell’anno nuovo vogliamo vincere tutto”

Il Toro non segnava dalla sfida al Venezia del 3 novembre scorso, nel mezzo 10 partite. Ma Inzaghi lo ha sempre motivato dalla panchina: “Tranquillo, il gol arriva… adesso arriva”

Dieci partite, 54 giorni, praticamente due mesi. Tanto ci è voluto per rivedere Lautaro Martinez esultare per un suo gol. Una maledizione lunghissima, per lui atipica, estenuante. Che oggi, grazie al centro trovato contro il Cagliari, si è finalmente rotta. E a onor del vero, le partite senza gol del Toro sono state 8, considerando che l’argentino aveva saltato la sfida di Verona per infortunio e lo stop dopo un quarto d’ora circa contro la Fiorentina. Sta di fatto che, negli ultimi due mesi, Lautaro non aveva graffiato in campionato, in Champions League e nemmeno in coppa Italia. 

La serata dell’Inter è stata praticamente perfetta: tre gol, tre punti, Atalanta momentaneamente agganciata in testa alla classifica. Eppure, nel primo tempo Lautaro ha rivisto i fantasmi: prima si è divorato il vantaggio ad un metro di distanza da una porta praticamente sguarnita, poi è caduto nelle provocazioni di Yerry Mina che con astuzia e malizia ha cercato di provocare al massimo il Toro. Inzaghi, però, ha sempre creduto nel suo capitano: “Ora il gol arriva, adesso tranquillo che arriva” gli ripeteva dalla panchina nerazzurra. E così è stato: minuto numero 71 sul cronometro, Barella raccoglie una palla sputata fuori dalla difesa rossoblù dopo un corner e la rimette dentro per il Toro, che si allunga e in spaccata regala un gol pesante per l’Inter e pesantissimo per lui stesso. “Sono contento, il gol è importante – ha sottolineato l’argentino dopo la sfida dell’Unipol Domus -. Come dico sempre: deve vincere l’Inter, poi se io segno meglio ancora. Ma era una vittoria importante prima della Supercoppa”. E sul futuro: “Nel 2025 vogliamo vincere tutto. Noi ci alleniamo per questo: portare trofei all’Inter. L’importante è fare sempre quello che chiede il mister e quello che serve alla squadra. Siamo un gruppo straordinario, lottiamo per il compagno fianco a fianco, questo è quello che ci diciamo nello spogliatoio. Dobbiamo continuare così e fare il 2025 come il 2024”.