Bunker Juve: solo 7 reti subite. La difesa è la migliore del campionato

Il reparto arretrato bianconero è il meno perforato della serie A. Nonostante la profonda rivoluzione estiva e gli infortuni che non hanno risparmiato il reparto

La miglior difesa è l’attacco. Un proverbio che ha il suo perché, ma non in casa Juve. Dove l’attacco ha realizzato 18 gol e si piazza al sesto posto in A per capacità realizzative, al pari dell’Atalanta, mentre la difesa risulta ad oggi la vera forza della squadra: nessun club di serie A ha finora subito meno gol delle attuali sette reti bianconere.

Il manifesto dell’inossidabile credo di Max Allegri, da sempre sostenitore che le fortune di una squadra dipendano dalla sua imbattibilità difensiva.

Così, in una stagione minata da una raffica di infortuni che non hanno risparmiato il reparto difensivo – da Szczesny a Bremer, passando per De Sciglio – e da risultati globalmente negativi (la capolista Napoli dista 10 punti e la qualificazione agli ottavi di Champions è già un obiettivo mancato), il dato della miglior difesa sembra quasi un paradosso, e spicca nell’opaco panorama stagionale fatto più di delusioni che da momenti di gloria, alimentando autostima e pensieri positivi in direzione dei prossimi impegni stagionali.

Anche perché – altro paradosso – il reparto arretrato bianconero era stato pesantemente ritoccato nel mercato estivo, dopo l’addio di Chiellini e di De Ligt e gli innesti di Gatti e Bremer. Lasciando irrisolto per esaurimento scorte il problema della fascia sinistra, con il rinnovo della fiducia ad Alex Sandro obbligato più da mancanza di alternative che da autentica convinzione. Insomma, a inizio stagione il reparto difensivo sembrava bisognoso quantomeno di un periodo di rodaggio, se non di qualche ulteriore ritocco. E invece ha tenuto, evidentemente anche grazie alla copertura che ha saputo offrirgli il centrocampo.

Da Maldini Jr a Caldara e… Kiwior: quanti incroci in Milan-Spezia

Milan-Spezia è un gioco di incroci, ricordi, intrecci del destino, ma anche di volti conosciuti e altri da studiare a fari spenti, in silenzio, in vista del mercato. Maldini e Massara, ad esempio, hanno adocchiato Jakub Kiwior, il polacco che ha stregato mezza Serie A. Centrale di un metro e 90 bravo tecnicamente e in marcatura. L’anno scorso ha fatto il play, ma Gotti l’ha riportato al suo vecchio e unico amore: la difesa.

Gotti, sì, chissà se Pioli lo ricorda. Nel 2008, in Serie B, lo affrontò per la prima volta in un Treviso-Piacenza che sembra uscito da un’altra vita. Forse lo era. Tra i biancocelesti, oggi in Eccellenza, c’erano Beghetto, Cordaz e Roberto D’Aversa, mentre Pioli aveva il Ninja Nainggolan. Quel giorno Gotti vinse 3-2, l’unica sconfitta in cinque confronti. Sabato, a San Siro, pronti per il sesto atto della sfida. Alla Scala tornerà Mattia Caldara, in prestito allo Spezia dopo un’annata positiva con il Venezia, finalmente titolare dopo anni di calvario. L’ex enfant prodige dell’Atalanta, però, fin qui ha giocato solo 7 partite (nelle ultime due è rimasto in panchina). A San Siro non dovrebbe giocare. Al suo posto il solito Kiwior, nel mirino del Milan, che però per lui non ha mai davvero affondato il colpo. Preso dallo Zilina l’estate scorsa, il polacco ha giocato tutte le partite (12). E ora c’è l’occasione per vedere come se la cava contro Giroud, reduce dai due gol in Champions.

A La Spezia c’è anche Daniel Maldini, mandato in prestito per avere spazio e staccarsi un po’ dal mondo Milan, crescere ad solo. Lì dove ha segnato il primo gol tra i pro’ con la maglia del Milan, mandando avanti la dinastia: da sessant’anni c’è un Maldini che segna e vince in Serie A. Fin qui l’avventura ligure sta andando così così: dopo il gol al debutto in Coppa Italia, Maldini è rimasto fermo ai box per un infortunio e poi ha ripreso a giocare (3 presenze, 71’). Un altro incrocio riguarda Pobega, a La Spezia nel 2020-21, la prima annata in Serie A dopo i prestiti a Terni e Pordenone. Venti presenze, 6 gol, un’ottima impressione prima dell’avventura al Torino, fondamentale per rientrare alla base. Pobega a La Spezia deve tutto. Lì ha scoperto la Serie A. Chissà se sarà così anche per Maldini junior.

L’impresa dell’Inter di Stramaccioni: la prima a vincere allo Stadium

Il 3 novembre del 2012 i nerazzurri condannarono la Juve al primo k.o. assoluto nel nuovo impianto, ponendo fine a una striscia positiva di 49 partite

L’Inter che andò a Torino a sfidare quella Juve imbattuta da 49 incontri era una squadra affamata e spinta non solo da una forte motivazione. In quell’Inter c’erano anche dosi massicce di sicurezza e convinzione acquisite giorno dopo giorno, fino ad accumulare un’imbattibilità di otto partite (che sarebbero poi diventate 10 firmando il nuovo primato per un tecnico nerazzurro). Tra i protagonisti di quell’impresa, confezionata grazie a una ripresa coi fiocchi, c’è ancora un “reduce”, vale a dire Handanovic, che quel giorno prese gol (da Vidal) dopo nemmeno 1’. Un inizio da incubo, peraltro viziato da un fuorigioco non segnalato ad Asamoah, a cui però i nerazzurri risposero sfoderando una prova di carattere, merito anche delle mosse di Strama. La sveglia e soprattutto le mosse del tecnico romano mutarono drasticamente le sorti della sfida a favore dei nerazzurri, complice anche la furia del Principe Milito: l’argentino ribaltò il risultato tra il 58’ e il 75’, prima conquistandosi e realizzando un rigore, poi sfruttando un tiro respinto di Guarin (inserito sei minuti prima al posto di Cassano). L’ingresso del colombiano e gli accorgimenti tattici di Strama stravolsero gli equilibri in campo. Poi, una manciata di minuti prima del fischio finale, arrivò anche la zampata di Palacio per suggellare un’impresa che rilanciava prepotentemente le ambizioni nerazzurre in chiave scudetto, con un’Inter seconda proprio dietro ai bianconeri di Antonio Conte. Ma qualcosa andò storto. Qualche sconfitta di troppo (sei nelle successive 14 giornate) e i numerosi infortuni di inizio anno fecero scivolare i nerazzurri fino al 9° posto finale segnando anche il destino di Stramaccioni.

Juve: si fa male Kean, salta il Psg e l’Inter, torna nel 2023? Chiesa convocato per stasera

Doppia sorpresa tra i convocati di Allegri per il match serale col Psg: out Kean, dentro Chiesa. Il primo ha avvertito un fastidio alla coscia destra durante l’allenamento di ieri, gli esami strumentali hanno evidenziato un’infiammazione all’altezza di una cicatrice esito di un precedente infortunio del retto femorale: l’ex della gara avrebbe potuto dare una mano partendo dalla panchina, bisognerà invece valutarlo anche per i prossimi match con l’Inter, con il Verona e la Lazio, con il serio rischio di vedere anche lui nel 2023. Sul secondo, invece, ha prevalso la volontà di riportarlo più vicino alla squadra, pur non essendo nelle condizioni di giocare, come spiegato dal tecnico alla vigilia.

Chiesa manca dai campi dall’infortunio dello scorso 9 gennaio. Tra intervento al legamento crociato e terapia, più un incidente di percorso (un’infiammazione dovuta a un sovraccarico) a inizio agosto, ha dovuto pazientare più del previsto per tornare in campo. In realtà è ancora alle prese con la riatletizzazione: dopo un primo test con i Primavera di dieci giorni fa, giovedì scorso è sceso in campo con gli Under 23 della Seconda squadra. “Dopo qualche giorno di recupero è tornato a lavorare parzialmente solo ieri (lunedì, ndr), vuol dire che non è ancora pronto”, ha chiarito Allegri nella conferenza stampa di ieri. Ma ritrovarsi tra i convocati, con la nuova maglia numero 7, sarà già utile per il morale e per alzare ulteriormente i giri del motore in vista di un 2023 pieno di aspettative. Tra i diciotto convocati per la sfida col Psg ci sono anche due giovani della Next Gen: Barrenechea e Barbieri.

Pioli: “Il rinnovo un sogno. Chi si aspetta il Milan di Torino sarà deluso”

Il tecnico rossonero presenta la decisiva sfida di Champions con il Salisburgo: “In campo per attaccare, gli ottavi nostro primo obiettivo. Leao sta bene”

Stefano Pioli presenta la decisiva sfida del suo Milan contro il Salisburgo: in palio la qualificazione agli ottavi di Champions League. “In campo per un pari? No, siamo abituati ad attaccare, non dobbiamo cambiare il nostro modo di giocare – ha spiegato – Dobbiamo mettere in campo la miglior prestazione possibile”. Sul rinnovo: “Il merito è di tutti. Il club mi sta dando grande fiducia. Sono felicissimo del rinnovo. Ho ringraziato i giocatori perché senza di loro questo rinnovo non sarebbe stato possibile. Abbiamo iniziato il nostro percorso tre anni, ora ci teniamo tanto a passare il turno domani sera. Mi sono regalato questo sogno e voglio continuare a viverlo”.

Il Milan in questa stagione ha avuto due serata negative, a Londra e a Torino. Far bene domani sera significherebbe riscattarle?

“Far bene domani sera significa tanto, abbiamo una grande occasione di centrare il nostro primo obiettivo stagionale. La squadra sa gestire questi impegni. Siamo delusi dalla partita di domenica, ma questa è un’altra competizione e grande attenzione sulla gara di domani”.

Tonali ha detto che l’unica cosa da non fare è pensare al pareggio. E’ d’accordo? Cosa le hanno detto i giocatori dopo il rinnovo?

“Ha ragione Sandro, non siamo capaci di andare in campo per gestire le energie. Noi siamo abituati ad attaccare, non dobbiamo cambiare il nostro modo di giocare. Stamattina mi sono segnato sia chi mi ha fatto i complimenti sia chi non me li ha fatti. Ho ringraziato i giocatori perché senza di loro non ci sarebbe stato il rinnovo. Passare il turno domani è una cosa a cui teniamo tanto”.

Supercoppa di calcio a 8, la Roma batte Totti

Stavolta ad avere la meglio – sul campo di gioco – è stato il passato. Francesco Totti e la sua ‘Totti Soccer Weese’ escono sconfitti dalla finale di Supercoppa della Lega calcio a 8 disputata contro la Roma. A portare a casa la coppa sono stati i giallorossi, che si sono imposti per 2-0 sulla squadra della leggenda romanista. Un risultato amaro per il numero 10, che teneva particolarmente a fare bene davanti al pubblico dell’Orange Football Club. Sugli spalti del circolo – distante meno di sue chilometri dallo stadio Olimpico – tra le decine di spettatori presenti, c’erano anche due tifosi speciali: in tribuna infatti, oltre al figlio Cristian, c’era anche Noemi, la nuova compagna della bandiera giallorossa. Una presenza impossibile da non notare per i presenti, soprattutto perché – per la prima volta – la trentaquattrenne ha assistito in veste ufficiale a una delle partite di Francesco.

CONSOLAZIONE—Ad addolcire la serata di Totti sono state le notizie arrivate dal Bentegodi di Verona, dove la Roma di José Mourinho ha ottenuto i tre punti grazie a un gol di Volpato. Dopo la premiazione, l’ex capitano giallorosso si è detto felice per la serata vissuta dal diciottenne assistito dalla sua agenzia: “Sono contento per lui e per la vittoria della Roma”.

SETTIMANA DELICATA—Nei prossimi giorni è in programma una nuova udienza del ricorso presentato da Ilary Blasi per riottenere dall’ex calciatore diverse borse e scarpe firmate. Francesco ha già restituito alcune borse alla presentatrice, che è ancora in attesa di riavere indietro le preziose calzature. Totti invece non è ancora rientrato in possesso della collezione di Rolex – stimata circa un milione di euro – che la (quasi) ex moglie gli avrebbe sottratto. A fare chiarezza sarà il tribunale civile di Roma.