Taremi titolare col City al posto di Lautaro, Inzaghi scioglie il dubbio

Il capitano lontano dalla forma migliore sarà usato come arma a gara in corso, in campo dall’inizio l’attaccante iraniano

Che Taremi sia. Alla fine Simone Inzaghi ha sciolto il più grande dubbio della vigilia dando una maglia da titolare all’iraniano, al suo debutto nerazzurro in Champions. Lautaro Martinez, lontano dal suo miglior livello e ancora a caccia della giusta forma, è pronto invece a entrare a gara in corso: con un po’ più di allenamento nelle gambe, dovrebbe riprendere il “suo” posto nel derby con il Milan di domenica. 

La decisione, decisamente rumorosa, di mettere in panchina il capitano e uomo-simbolo nella gara più nobile di Champions, si era intuita già ieri: nel segreto di Appiano, Inzaghi aveva provato Taremi accanto a Thuram, e la gara di Monza suggeriva poi la necessità di un po’ di meritato riposo per lo spremutissimo argentino. Visto lo status di Lautaro, però, un ritorno alle vecchie gerarchie era sempre possibile, e invece ecco la decisione finale. Decisive le ultime sensazioni in hotel, dove la squadra ha continuato a preparare fino all’ultimo la sfida a Guardiola di stasera. 

Per questo rendez-vous dopo la finale del 2023, Simone è tentato dal cambiare parte della geografia della squadra in un’ottica di turnover rivolta al campionato. Al netto di cambi dell’ultimo minuto, niente centrocampo di titolarissimi perché accanto a Barella e Calhanoglu, non ci sarà per la prima volta Mkhitaryan. Un piccolo evento vista l’imprescindibilità che sempre ha avuto Micki per Simone. In contemporanea, sarebbe il debutto assoluto dall’inizio per Zielinski, in una gara ad altissimo tasso di difficoltà. Tra l’altro, l’armeno non era riuscito a partire dall’inizio contro il City neanche 15 mesi fa a Istanbul causa infortunio. A sorpresa, prevista panchina anche per Pavard, che lascia il posto nel ruolo di difensore di centro-destra a Bisseck: anche per il tedescone, sparito dopo il rigore regalato a Genova, una bella responsabilità. Sulla fascia destra, invece, il duello Darmian-Dumfries è stato invece vinto in extremis dall’azzurro. Per il resto, Sommer tra i pali, Acerbi e Bastoni a completare la linea difensiva, e Carlos Augusto laterale di sinistra al posto dell’infortunato Dimarco.

Zero gol, la nazionale e un tiro in porta in tre partite: che succede a Lautaro

L’argentino non è ancora entrato in condizione. Fin qui ha giocato tre gare senza pungere mai e Inzaghi spera nella riscatto col City

Un filo di preoccupazione c’è. Nessuna crisi, nessun allarme, giusto un piccolissimo dubbio intorno al quale ruotano i pensieri di Inzaghi e di qualche interista inquieto. Come mai Lautaro Martinez fatica a ingranare? Domenica la punta di diamante nerazzurra non ha mai calciato in porta. Ha impegnato Turati con un colpo di testa facile facile e poi ha lasciato il campo al 56’, senza aver mai punto. La sua heat map ci dice che ha faticato a trovare spazi dentro l’area e che ha duettato poco con Thuram. La Thu-La si è scambiata il pallone giusto un pugno di volte, ma senza creare pericoli.

L’estate di Lautaro è stata impegnativa: dopo aver vinto lo scudetto da capocannoniere ha fatto i bagagli in fretta e furia ed è partito per gli Stati Uniti, dove l’Argentina ha giocato e vinto la Coppa America. Ha giocato ad Atlanta, a East Rutherford e a Miami Gardens, poi è volato a Houston per i quarti di finale e infine è tornato a East Rutherford per la semifinale, salvo poi segnare il gol decisivo in finale all’Hard Rock Stadium di Miami. Ha concluso la stagione il 14 luglio vincendo anche il titolo di top scorer della Coppa, poi si è riposato un po’ e alla fine è tornato ad Appiano prima del tempo, ovvero il 6 agosto, tagliandosi un paio di giorni di vacanza per far capire a Inzaghi che vuole giocarle tutte.

La mamma di Rabiot replica a Motta: “Tornare non è mai stata un’opzione”

L’allenatore della Juve aveva chiarito la situazione del divorzio da francese, oggi la madre/agente del centrocampista ha voluto puntualizzare che la decisione di non rimanere alla Juve è stata soltanto loro

Il fantasma di Rabiot si agita ancora dalle parti della Continassa. Ieri, alla vigilia della gara della 4ª giornata di Serie A contro l’Empoli, Thiago Motta aveva parlato così: “Se Adrien chiamasse e si dicesse pentito, le porte della Juve sarebbero ancora aperte per lui? Prima cosa – aveva spiegato – Rabiot non mi ha chiamato in questi giorni. Adrien ha preso una strada diversa e gli auguro il meglio. Ma rispetto a luglio non è cambiato nulla”. E oggi è arrivata, senza peli sulla lingua, la risposta della mamma agente del centrocampista francese, Veronique, attraverso le pagine de L’Equipe. 

“Non c’è bisogno di chiudere la porta, tornare alla Juventus non era un’opzione presa in considerazione – ha tagliato corto la signora Rabiot -. Quando prendiamo decisioni ce ne assumiamo la responsabilità”. Un modo, insomma, senza mezzi termini, per ribadire che il clan Rabiot considerava chiusa l’avventura bianconera. Al momento, però, il centrocampista è ancora senza squadra, dopo aver rifiutato anche le ultime offerte arrivate dalla Turchia. Idee chiare sulla Juve, dunque. Un po’ meno in generale.

Thiago Motta: “Vlahovic porta entusiasmo. Adzic? Ha fatto un grande test in settimana…”

Il tecnico italo-brasiliano parla in conferenza stampa, avverte i suoi e non si sbilancia sulla possibilità che Douglas Luiz e Koopmeiners giochino dall’inizio

“Champions? No, Empoli”. Altro che pensare al Psv e al debutto europeo di martedì nella Coppa con le grandi orecchie. Thiago Motta vede soltanto la trasferta di domani in Toscana, la prima dopo la sosta per le nazionali: “Inizia un nuovo campionato? Io – sottolinea l’allenatore della Juventus – penso soltanto alla partita con l’Empoli, complicata come tutte quelle di Serie A. Abbiamo fatto bene, ma possiamo fare ancora di più. Dobbiamo creare occasioni, concluderle. E quando è il caso, dovremo essere bravi a difendere. L’Empoli ha messo in difficoltà tutti e dovremo disputare una gara seria”. 

La rivoluzione di Thiago è all’inizio, ma il tecnico è soddisfatto dei primi 65 giorni di lavoro: “Noi e i giocatori abbiamo una idea in comune, ma ogni partita ha la sua storia: a Empoli servirà concentrazione per portare il risultato dalla nostra parte. L’unica partita che conta è quella di domani, quello è il focus. Per la Champions e le altre gare ci sarà tempo”. 

Dal calendario ai giocatori. A partire da Vlahovic, che guiderà i bianconeri anche domani. “Dusan – continua Thiago Motta – porta entusiasmo, vederlo quando si presenta alla Continassa al mattino è bellissimo: arriva con energia positiva, aiuta molto anche i compagni. Sono molto contento di lui”. Da DV9 ai colpi di mercato in rampa di lancio. “Douglas Luiz? Non ha avuto nessuna difficoltà, è un giocatore importante come Koopmeiners ed altri che abbiamo in squadra. Nico Gonzalez ha giocato e segnato con l’Argentina, chi è tornato dalle varie nazionali sta bene. Danilo è importante per noi, con il Brasile è stato impiegato da terzino di costruzione: potrà succedere anche con noi, valuteremo partita per partita. Il calendario lo conoscevamo già prima e quindi non deve preoccupare: va affrontato con entusiasmo”.

L’Inter stringe per il rinnovo di Dumfries. Ma non ci sarà nessuna clausola

Dopo aver fatto bene in nazionale l’esterno olandese è pronto a tornare ad Appiano e a siglare l’accordo per il prolungamento

Nella valigia di Dumfries, che oggi tornerà al lavoro ad Appiano, c’è il gol del 2-2 in maglia arancione segnato l’altra sera alla Germania: è un messaggio per Inzaghi, che per domenica a Monza ragiona su quanto e come cambiare la sua formazione. Di messaggi per l’Inter, invece, non ne occorrono: serve “solo” quella firma sul nuovo contratto che ancora non è giunta. E il momento delle scelte è arrivato: le parti sono al lavoro per chiudere una trattativa iniziata un anno fa e la sintesi andrà trovata a breve, lo impone la scadenza di contratto dell’olandese, fissata per il prossimo giugno.

In questa storia tocca chiaramente a Dumfries fare l’ultimo passo, perché la proposta nerazzurra è sul tavolo da parecchi mesi, con contorni ben definiti: rinnovo da 4 milioni a stagione, sul modello di Dimarco (ma con un costo al lordo più “leggero” per l’Inter, grazie ai benefici fiscali garantiti dal Decreto Crescita nel caso dell’olandese) e nessuna clausola. Dumfries in questi mesi ha temporeggiato, si è avvicinato, ha manifestato più o meno pubblicamente la voglia di proseguire il suo cammino con l’Inter ma non ha ancora dato il sì definitivo. E in casa nerazzurra non intendono cambiare strategia, come del resto è successo per i prolungamenti che hanno preceduto quello dell’esterno olandese, da Barella a Lautaro fino allo stesso Inzaghi. Possibile che, per sciogliere gli ultimi nodi, il club e i rappresentati di Denzel si incontrino un’ultima volta. Poi la palla passerà a Dumfries: basta un’accelerata delle sue, e lui e l’Inter potranno finalmente brindare.

Dal Portogallo una grana per l’Inter: lo Sporting chiede 30 milioni per Joao Mario

I portoghesi credono che i nerazzurri non abbiano rispettato una clausola presente al momento dell’acquisto. Udienza il 9 dicembre

Il nome di Joao Mario torna a bussare alla porta dell’Inter. Il centrocampista, acquistato dai nerazzurri nel 2016 per 40 milioni e poi salutato definitivamente nel 2021, oggi gioca nel Besiktas, ma la sua vicenda è tornata attuale. Secondo quanto scrivono su Record infatti, uno dei quotidiani principali portoghesi, lo Sporting Lisbona sta lottando con la giustizia sportiva per farsi riconoscere un indennizzo da 30 milioni di euro. E a pagarlo dovrebbe essere l’Inter.

Nel 2021 l’Inter ha risolto il contratto con Joao Mario, svincolatosi dal club dopo due prestiti alla Lokomotiv Mosca e allo Sporting Lisbona. Dopo aver chiuso l’accordo si accasò al Benfica, dove ha giocato fino all’anno scorso. Lo Sporting, però, sostiene che quella rescissione fu effettuata per aggirare una clausola inserita nel contratto, ovvero che l’Inter non avrebbe potuto cedere Joao Mario ad altre squadre portoghesi. La penale? Trenta milioni di euro da dare allo Sporting. I lusitani, dopo che la Fifa ha respinto il primo ricorso, si sono rivolti al Tas. Il Tribunale Arbitrale dello Sport. Il 9 dicembre ci sarà la prima udienza. Lo Sporting pretende quei 30 milioni dall’Inter.

Koopmeiners si presenta: “Volevo solo la Juve, mi ispiro a Pirlo e Marchisio. Atalanta? Solo grazie”

L’olandese parla alla stampa dopo l’esordio in campionato contro la Roma: “Sono affascinato da questo club e non vedo l’ora di iniziare”

Teun Koopmeiners si presenta in italiano (“Buongiorno a tutti e benvenuti”) ma poi preferisce rispondere alle domande in inglese perché vuole “scegliere con cura le parole da utilizzare”. “Sono felice – racconta – di essere qui e di avere avuto un po’ più di giorni durante questa sosta per rimettermi in forma e prepararmi con la squadra. Sono eccitato di iniziare questa nuova avventura”. 

Il centrocampista olandese arrivato dall’Atalanta dopo una lunga trattativa dice di aver sempre avuto la Juve nel cuore: “Quando ero bambino ho sempre guardato le grandi squadre, quindi anche la Juve. Seguivo il campionato italiano e quando sono arrivato da voi mi sono reso conto di quanto fosse eccezionale questo club. Per diverso tempo ci pensavo, così quando è arrivata la possibilità non ho avuto alcun dubbio. Volevo la Juventus e basta”. 

E Juventus è stata, anche se ha dovuto forzare la mano con l’Atalanta, che non voleva rassegnarsi all’idea di cederlo, rimanendo parecchi giorni senza allenarsi. “C’è voluto tempo, però il mondo del calcio a volte è difficile, non sempre tutto è garantito anche per noi calciatori. Bisogna spesso aspettare, io ero convinto e fiducioso che sarei arrivato alla Juventus. il mio agente e il club erano in contatto continuo, ci sono stati alti e bassi ma alla fine abbiamo centrato l’obiettivo e sono molto concentrato sulle prossime partite”.

Nessuna polemica né con il suo ex club né con il tecnico Gian Piero Gasperini, che lo aveva definito “una vittima”: “Penso che la cosa più importante sia aver trascorso dei bellissimi anni all’Atalanta, sopratutto l’ultimo perché abbiamo vinto un trofeo, il mio primo titolo. Sono cresciuto molto come uomo e come calciatore, Bergamo è stata meravigliosa con me e la mia famiglia. Nell’arco della carriera di un calciatore si possono avere visioni diverse. A Bergamo abbiamo fatto qualcosa di speciale tutti insieme”.

Sergio Conceiçao: “Fame e uno contro uno, con Francisco la Juve ha fatto un affare”

L’ex centrocampista di Lazio, Inter e Parma a tutto campo: “Eriksson eccezionale, un vero gentleman. In settimana litigavamo, poi…”

Non una raccomandazione, ma una garanzia. Francisco Conceicao è arrivato alla Juventus con la formula del prestito oneroso. Un’operazione particolare, che dimostra quanto i bianconeri fossero intenzionati ad averlo, convinti che il classe 2002 possa alzare il livello della squadra. Suo padre Sergio, che in carriera ha giocato in Italia con Lazio, Inter e Parma e che per anni ha allenato il Porto, è convinto che i bianconeri abbiano fatto un affare. 

Intervenuto in diretta su Radiosei, Sergio Conceicao ha tessuto le lodi del figlio, rifiutando però il paragone fra i due benché il ruolo li accomuni: “Siamo molto diversi, ma lui è un bel giocatore – ha assicurato -. Ha un ottimo cambio di direzione, nell’uno contro uno è davvero bravo. Deve ancora crescere, ma alla sua età è normale. Lui ha questa voglia di vincere sempre, questa fame che lo spinge sempre a dare il massimo”. Già nel giro della nazionale portoghese, Francisco con il Porto ha vinto il campionato nel 2022 e la coppa nazionale nel 2022 e nel 2024, sempre sotto la guida del padre che quindi lo conosce, anche professionalmente, molto bene. 

Intervenuto in diretta su Radiosei, Sergio Conceicao ha tessuto le lodi del figlio, rifiutando però il paragone fra i due benché il ruolo li accomuni: “Siamo molto diversi, ma lui è un bel giocatore – ha assicurato -. Ha un ottimo cambio di direzione, nell’uno contro uno è davvero bravo. Deve ancora crescere, ma alla sua età è normale. Lui ha questa voglia di vincere sempre, questa fame che lo spinge sempre a dare il massimo”. Già nel giro della nazionale portoghese, Francisco con il Porto ha vinto il campionato nel 2022 e la coppa nazionale nel 2022 e nel 2024, sempre sotto la guida del padre che quindi lo conosce, anche professionalmente, molto bene. 

Maignan striglia i compagni: “Solo due italiani sarebbero titolari nella Francia”

Il numero 1 dei bleus, a detta dell’Equipe, dopo la sconfitta della sua Nazionale contro gli Azzurri avrebbe sbottato negli spogliatoi.

Mike Maignan furioso. Al numero 1 della Francia (e del Milan) il flop contro l’Italia in Nations League proprio non è andato giù. Al portiere, secondo l’Equipe, non è piaciuto l’atteggiamento della sua Nazionale e, dopo la bruciante sconfitta, avrebbe sbottato nello spogliatoio. 

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Secondo il quotidiano sportivo francese, Maignan si sarebbe fatto sentire, urlando per alcuni minuti. A detta del portiere rossonero solo due giocatori della Nazionale azzurra avrebbero potuto giocare titolare in quella francese. Secondo l’Equipe, tutti i suoi compagni sarebbero rimasti in silenzio ad ascoltarlo. E nessuno avrebbe controbattuto.  “Volevamo partire dopo l’Europeo con una vittoria, purtroppo non ci siamo riusciti – ha poi detto il rossonero, con toni più pacati, in conferenza stampa -. Lunedì abbiamo la partita contro il Belgio, dobbiamo reagire. Abbiamo parlato nello spogliatoio ma la cosa resta tra noi. Analizzeremo a freddo la partita e ne discuteremo domani. Non c’è da preoccuparsi”.

Morata, questa è strana: “Milan, ho visto due derby di nascosto. Voglio battere l’Inter”

Il nuovo attaccante rossonero racconta a Sky di essere stato due volte a San Siro in incognito: “Avevo cappellino e occhiali neri, non mi hanno riconosciuto”. E sul presente: “Ho davanti i 4-5 anni più importanti”. Col Venezia al massimo in panchina, può essere pronto per il Liverpool

Alvaro Morata in incognito, con occhiali scuri e cappellino, che entra a San Siro e va a vedere il derby. Non è spionaggio, è passione. Morata ha raccontato a Sky che quello del 22 settembre non sarà il suo primo Inter-Milan visto dal vivo: “Non vedo l’ora di giocare il derby. Adesso posso dirlo per la prima volta: sono venuto a San Siro per vedere un paio di derby da tifoso, con il mio cappellino e gli occhiali neri, nessuno si è reso conto di me. Volevo respirare quella atmosfera. Anche da fuori ti rendi conto di quanto valga questa partita, non vedo l’ora di provare l’esperienza di segnare in un derby e vincerlo, per fare sentire i milanisti orgogliosi”. Tra le storie della pausa, questa è una delle migliori.

La partita certo è complessa e Morata lo sa. Dopo l’esordio col Torino aveva rimproverato i compagni e, a due settimane dal derby, già prende l’evidenziatore e sottolinea l’impegno, il cuore, come prima caratteristica necessaria: “L’Inter è molto competitiva, ha una grande squadra, bisogna giocare con il cuore. Tecnicamente puoi anche sbagliare un passaggio o un’occasione, ma devi dare tutto, devi avere fame, questo non si può sbagliare”.