Leao, un calcio al passato: “Con Allegri è cambiato tutto, ora il Milan è una squadra”

Il portoghese in conferenza alla vigilia dell’amichevole contro il Perth: “Tanti milanisti in Australia. Tornare qui per Milan-Como? Sarebbe bello. Abbiamo giocatori che fanno la differenza, ma quest’anno conterà il gruppo”

Rafa Leao in conferenza stampa alla vigilia della gara contro il Perth Glory. Non è una notizia, ma qualcosa rispetto al passato è cambiato anche a livello comunicativo per il portoghese che in questa tournée ha giocato da centravanti (Gimenez è in vacanza e là davanti manca un acquisto) e che, da vice capitano, fa sentire più spesso la sua voce. “Mi aspetto una buona partita – ha iniziato – contro una buona squadra. L’allenatore ci ha spiegato come attaccare e difendere contro di loro, ma la cosa più importante è essere pronti per l’inizio del campionato. Bisogna cercare di prepararci bene, 45′ o 90′, cercare di vincere, ma l’obiettivo è arrivare pronti per l’inizio del campionato. Noi daremo il massimo e cercheremo di battere il Glory Perth”.

Poi Leao ha parlato dell’affetto dei tifosi rossoneri in Australia: “Ce ne sono davvero tanti e il loro calore si sente. È molto bello per noi giocare in queste condizioni. Siamo molti felici di aver avuto questa accoglienza e cercheremo di ripagare i tifosi con una bella prestazione contro il Perth”. Poi sul momento della squadra: “Abbiamo un allenatore con esperienza che ha già vinto qua al Milan. Siamo un gruppo giovane, con alcuni elementi più esperti che sono qua da tempo. Stiamo costruendo la squadra, con lo spirito giusto che aiuta anche quando non giochiamo bene. Rispetto al passato è cambiato tutto. Sento che quest’anno il Milan sarà una squadra. Abbiamo giocatori importanti che possono fare la differenza, ma soprattutto ci sarà un grande spirito di squadra”. Tornare qua a febbraio per Milan-Como? “Non è ancora ufficiale e posso dire poco, ma se giocassimo di nuovo qui sarebbe molto bello perché avremmo molti tifosi e sarebbe bello”.

Douglas Luiz, storia di un ammutinamento: pace armata con la Juve, multa e valigia pronta

Il centrocampista brasiliano rientra e si scusa, ma l’addio è solo rimandato e lui punta a tornare in Premier

Fra Douglas Luiz e la Juve, pace fatta. Almeno per ora. Certo, è l’ennesima prova di un rapporto ormai logoro, che ha superato i limiti di sopportazione da un pezzo. L’ultima decisione del centrocampista di non presentarsi al raduno, saltando così i primi giorni di preparazione, spiega perfettamente in che termini si è incrinato uno degli equilibri più precari del calcio moderno: quello fra un calciatore che si sente mancato di rispetto e il suo club che non riesce ad avete più garanzie neanche nel rispetto del lavoro.

Negli ultimi anni ci si è ritrovati molto spesso a commentare di assenze forzate, certificati medici e motivazioni più disparate per forzare l’esito di una trattativa: stavolta, però, la scelta del calciatore è semplicemente figlia di una volontà di principio, cioè voler testimoniare il proprio disappunto per non esser stato trattato come avrebbe voluto. Sia in campionato che al Mondiale per Club, il brasiliano ritiene che non sia stato preso in considerazione in modo adeguato, così ha attirato l’attenzione su di sé con un gesto tanto forte quanto discutibile.

L’estate scorsa Koopmeiners presentò un certificato medico all’Atalanta in attesa che la Juve definisse l’affare per portarlo a Torino. Weah, invece, dopo aver vissuto male l’esclusione per la gara contro il Manchester City al Mondiale per Club, prima ha puntato i piedi per non andare al Nottingham Forest e ora resta in attesa che la Juve possa aprire al suo trasferimento al Marsiglia, continuando ad allenarsi regolarmente. Douglas Luiz, che ripresentandosi alla Continassa ha chiesto scusa alla società, all’allenatore e alla squadra (già definita la multa che troverà a suo carico nel prossimo stipendio), non ha alcuna trattativa aperta né tantomeno forzature da fare per dare un indirizzo ai discorsi di mercato: niente di tutto questo.

Juve, cosa guadagneresti e cosa perderesti con lo scambio Cristante-McKennie

I bianconeri riflettono sull’affare di mercato con la Roma: da una parte la funzionalità dell’azzurro negli schemi di Tudor, dall’altra la duttilità dell’americano, che nell’ultima stagione ha giocato in 9 ruoli diversi.

Scambia che ti passa. In un mercato bloccato dagli esuberi e dai giocatori in vendita che pesano di più a bilancio, il neo dg della Juve Damien Comolli è costretto a lavorare di fantasia. È così che è nata l’idea dello scambio con la Roma: Bryan Cristante a Torino, Weston McKennie nella Capitale. Un mediano per Tudor, un jolly per Gasperini. Ma cosa guadagnerebbero e cosa perderebbero i bianconeri?

Al netto delle questioni economiche (l’italiano ha il contratto in scadenza nel 2027, l’americano nel 2026; gli ingaggi netti sono quasi equivalenti, ma lo juventino grazie ai benefici del Decreto Crescita costa quasi 2 milioni in meno) e anagrafiche (il romanista ha 30 anni, il bianconero 27 da compiere), con Cristante la Juve colmerebbe una mancanza evidente in rosa: alle spalle di Thuram e Locatelli, infatti, manca un giocatore fisicamente strutturato, capace di rompere e costruire, ovvero con quelle caratteristiche che servono per occupare quella posizione di campo nel 3-4-2-1. Rispetto a McKennie, quindi, sarebbe più funzionale.

L’azzurro Campione d’Europa con la Nazionale nel 2021, secondo i dati di Fbref, eccelle in passaggi progressivi (cioè quelli in avanti di almeno 9 metri, solo il 33% dei centrocampisti nei top-5 campionati europei fanno meglio), intercetti e tackles. Ma la sua qualità principale in fase difensiva la si nota soprattutto in area di rigore: solo il 2% dei mediani d’Europa vince più duelli aerei di lui a partita (3 in media) e solo il 30% fa più interventi a liberare l’area. In questo senso, sarebbe un upgrade importante per la Juve in un fondamentale in cui lo scorso anno ha dimostrato di soffrire parecchio, subendo spesso gol di testa o sugli sviluppi di calci piazzati.

Kolo Muani, pericolo United: la Juve prova a stringere. I nodi della trattativa

Comolli la prossima settimana alzerà l’offerta al Psg per il prestito dell’attaccante

Un po’ i movimenti pericolosi del Manchester United e un po’ l’avvicinarsi del ritiro tedesco della squadra di Igor Tudor. Buone ragioni per cambiare marcia e provare a stringere per Randal Kolo Muani, rientrato a Parigi dopo il Mondiale per Club e i sei mesi di prestito a Torino. 

I colloqui tra il Psg e la Juventus sono quasi quotidiani, ma il nodo principale non è ancora stato sciolto del tutto: sotto la Torre Eiffel vogliono la garanzia che stavolta il divorzio dalla punta sia definitivo, mentre a Torino non vorrebbero impegnarsi subito dal momento che le cifre sono importanti. Il dg Damien Comolli la prossima settimana effettuerà un tentativo più deciso, provando a migliorare le ultime offerte. Un passo verso i francesi con l’obiettivo di sbloccare la situazione e accontentare Tudor.

Il tecnico croato si è ricreduto in fretta sul 26enne di Bondy, a inizio avventura lasciato in panchina, al punto da aver messo il suo ritorno in cima alla lista delle priorità. Tanto Comolli quanto il suo braccio destro Chiellini e il dt Modesto la pensano allo stesso modo. Così, dopo aver ingaggiato il bomber svincolato Jonathan David (ex Lilla) e in attesa di trovare una soluzione per il separato in casa Dusan Vlahovic, alla Continassa vogliono portare al traguardo Kolo.

Un modo per completare il reparto in tempo per il prossimo weekend, quando i bianconeri si trasferiranno nel quartier generale dell’Adidas a Herzogenaurach, ma soprattutto una mossa per provare ad evitare sul nascere possibili cattive sorprese. Il patto Juventus-Kolo Muani, forte del feeling instauratosi negli ultimi mesi, finora ha tenuto a distanza i corteggiatori inglesi. Randal ha sempre dato la priorità alla Juventus e ha ribadito il pensiero al Psg anche nelle ultime ore. Ma gli spifferi di una avanzata decisa del Manchester United, che ha appena visto l’obiettivo Viktor Gyokeres accasarsi all’Arsenal, non lasciano tranquilla la Signora. Il rischio c’è sempre stato, però adesso sembra più concreto e i dirigenti proveranno ad evitarlo. 

È costato 700mila euro a partita: Douglas Luiz, le tappe di un fallimento totale

Soltanto dodici mesi fa l’ingaggio del brasiliano dall’Aston Villa sembrava un gran colpo. Ecco come invece, dopo una stagione ai margini, si è rivelato per la Juve un flop clamoroso

Che qualcosa non andasse si doveva capire forse fin dal principio. Prima giornata della Serie A 2024-25, 19 agosto: allo Stadium la nuova Juve di Thiago Motta esordisce contro il neopromosso Como in un clima di grande entusiasmo per quello che sarebbe dovuto essere il nuovo corso bianconero all’insegna di bel gioco e gioventù. Il calciatore fin lì più pagato dell’estate (verrà poi superato da Koopmeiners) non c’è.

Parte in panchina, perché il tecnico juventino gli preferisce un ragazzino all’esordio: Samuel Mbangula. Fuori all’inizio e fuori alla fine, Douglas Luiz: fuori dal campo prima e fuori dal progetto poi, anche se forse dentro la Juve lui non ci si è calato mai. Fin dall’atteggiamento con cui è sbarcato a Torino e con cui adesso la sta lasciando in contumacia.

Un bel colpo, sfruttando una grande occasione di mercato. Questa era l’opinione unanime tra gli addetti ai lavori nel momento in cui l’allora dt della Juve, Cristiano Giuntoli, confeziona l’operazione con l’Aston Villa: valutazione di 50 milioni per il brasiliano, ma con poco meno della metà del valore coperta dai cartellini di Barrenechea (8) e Iling-Jr. (14). Gli inglesi devono fare una plusvalenza entro il 30 giugno e si portano a casa due calciatori giovani, la Juve fa sbarcare in Serie A il miglior centrocampista della Premier League, reduce da una stagione da 10 gol e 10 assist. Sembra tutto perfetto. Anche perché i bianconeri cercano di supportarlo anche sotto il profilo personale e ingaggiano pure la sua (ormai ex) fidanzata Alisha Lehmann, calciatrice star social da oltre 16 milioni di follower, tesserata con la squadra Women. Ma c’è un’altra faccia della medaglia che alla Continassa scoprono presto, non appena Douglas Luiz si unisce ai compagni al lavoro. In allenamento Thiago Motta trova un calciatore abbastanza indolente, che preferisce avere il pallone tra i piedi piuttosto che buttarsi negli spazi come imporrebbe il suo stile di gioco, che al pressing alto e offensivo richiesto dall’allenatore risponde con un ritmo basso e compassato.

Web impazzito per Torriani: 7 parate contro l’Arsenal. E l’ex Fonseca vuole portarlo a Lione

Il portiere del Milan, classe 2005, migliore in campo, come lo scorso anno in tournée: 4 interventi in 30 minuti più 3 rigori parati. L’allenatore che lo ha lanciato lo segue e perderà probabilmente il titolare in quel ruolo.

Lorenzo Torriani a luglio non ha rivali. Un anno fa parò da portiere titolare del Milan in tournée contro City, Real e Barcellona: era reduce da una stagione da riserva in Primavera, diventò il vice Maignan. Oggi si è ripetuto contro l’Arsenal. Maignan non è stato giudicato in condizione per andare in porta e Allegri ha scelto Terracciano, appena arrivato, non lui. Torriani però nell’ultima mezz’ora ha fatto quattro parate di cui una speciale, su Merino, non l’ultimo arrivato. E nei rigori finali – calciati anche se la partita era stata vinta dall’Arsenal – ha parato tre tiri su cinque. Il web e il mercato, in questi casi, reagiscono.

Il mercato ha la precedenza. Torriani da un anno attira l’attenzione di parecchie squadre ma c’è un uomo che gli ha cambiato la vita: Paulo Fonseca. Fonseca un anno fa lo ha lanciato con la prima squadra e ora allena il Lione. Fonseca ha seguito Torriani in questi mesi e il Lione, considerate le grandi difficoltà economiche, perderà Lucas Perri, il suo portiere titolare. Torriani potrebbe essere il sostituto, con un prestito che permetterebbe al Milan di mandare Torriani a giocare senza perdere il controllo sul giocatore? Possibile: Fonseca un pensiero lo ha fatto, il resto si capirà tra luglio e agosto.

Il web reagisce molto più di impulso e in queste ore c’è chi ha paragonato Torriani a Donnarumma (più che esagerato…) o ha proposto via social al Milan di lanciarlo come titolare. Beh, calma, il titolare è il portiere della Francia e il capitano del Milan. Ha un brutto anno alle spalle ma da qui a metterlo in discussione… Di sicuro però Torriani quando gioca al massimo livello dimostra di avere qualcosa di speciale. Non ha paura e dà il meglio contro i migliori. Hai detto nulla.

Il Milan comincia con una sconfitta: Saka fa esultare l’Arsenal. Allegri, difesa e carattere

Nell’amichevole di Singapore i rossoneri subiscono molto ma tengono bene le distanze tra i reparti. Ottimi i portieri Terracciano e Torriani, in campo quasi tutti i giovani.

La prima sconfitta della stagione non fa male al Milan. Nella Tridentity Cup, l’Arsenal vince con una rete di Saka a inizio ripresa, ma i rossoneri, privi degli acciaccati Maignan, Fofana e Jimenez, non sfigurano. Anzi, danno un’impressione di discreta compattezza contro una squadra più forte, che per l’occasione fa entrare dalla panchina elementi del calibro di Odegaard e Trossard.

Sconfitta a parte, Allegri può essere soddisfatto della prestazione, una buona base di partenza perché la fase difensiva ha tenuto e perché il suo Milan ha mostrato carattere, corsa e voglia contro un avversario superiore.

Resta però la necessità di rinforzare la rosa: l’arrivo in Asia del nuovo acquisto Estupinan darà una mano, ma serve anche altro. Furlani e Tare sono al lavoro. Domani mattina, intanto, la partenza per Hong Kong dove sabato di fronte ci sarà un Liverpool ancora più tosto. Il primo esame “vero” però Leao e compagni lo hanno superato, al di là della sconfitta contenuta grazie anche alle parate di Terracciano e Torriani.

Allegri sa di non avere una rosa in questo momento in grado di competere con un Arsenal che ha già speso (compresi i soldi per Gyokeres) 200 milioni sul mercato. In più ci sono le assenze di Modric, Gimenez, Maignan (non ancora al top della condizione), Fofana e Jimenez a complicare la situazione. Il tecnico di Livorno però ci tiene a fare bella figura e qualche assestamento tattico lo fa. La base resta il 4-3-3, il vestito del Diavolo per il 2025-26, ma in realtà la forza degli avversari costringe i rossoneri a giocare più con il 3-5-2 o addirittura con il 5-4-1. La chiave è il movimento di Tomori, marcatore di destra nella linea a tre che in fase di possesso “scivola” nel ruolo di terzino destro. Come succedeva ai tempi della Juventus con Barzagli, in campo insieme a Bonucci, Chiellini ed Alex Sandro.

Juve, Conceiçao è a Torino: manca solo l’ufficialità. Porto e Sporting su Alberto Costa

La cessione di Mbangula al Werder Brema ha sbloccato il mercato dei bianconeri. Anche Weah sembra destinato a partire, ma al momento non c’è ancora nessun accordo

Il futuro di Conceiçao è alla Juve. Si attende solo l’ufficialità, il portoghese è già a Torino e in giornata sosterrà una serie di visite mediche per completare l’iter del tesseramento che lo spingerà di nuovo nel gruppo di Tudor: questa volta, però, a titolo definitivo. Il ritorno alla Juve in queste ultime settimane non è mai stato in dubbio, ma è stato importante anche il coinvolgimento del calciatore nella trattativa col Porto: quando il 7 bianconero è venuto allo scoperto indicando Torino come unica destinazione gradita, rifiutando così le ipotesi inglesi, i dialoghi si sono indirizzati verso la chiusura. Il riscatto di Conceicao viene sostenuto dalla cessione di Mbangula: fatta anche questa, va al Werder Brema che versa nella casse della Juve 10 milioni (più eventuali bonus più avanti). Il belga è fra i prodotti del vivaio, pesava a bilancio per un milione e di conseguenza produce plusvalore.

I dialoghi tra Juve e Porto per Conceiçao hanno acceso un dialogo parallelo: per ora nulla di concreo, ma anche il Porto ha chiesto informazioni su Alberto Costa (lo Sporting resta avanti) e ci sta ragionando sopra al punto da aver proposto in cambio Joao Mario. La Juve valuta e per adesso non si espone, anche perché il calciatore piace a Tudor e non per forza deve lasciare la Continassa. Insomma il futuro è decisamente meno compromesso di quello di Weah, che ha un accordo totale col Marsiglia ma che la Juve continua a trattare pure in Premier League: dalla Francia non è ancora arrivata un’offerta ufficiale alla Continassa, i 14-15 milioni ipotizzati potrebbero anche non bastare, dal momento che in Inghilterra se ne discute sulla base di 20-22 milioni. La sensazione è che i francesi dovranno fare un sacrificio in più per consegnarlo fra le mani di De Zerbi.

Calhanoglu, il giorno della verità. L’Inter aspetta l’offerta del Fenerbahçe

Oggi probabile contatto tra i turchi e i vertici nerazzurri, che poi parleranno con il regista. E Xhaka resta caldo.

Prima o poi questa cortina di fumo che si alza dalla Turchia sarà dissolta e Hakan Calhanoglu potrà finalmente stare di qua o di là: a Milano o sul Bosforo. Lo vuole sapere il popolo interista e il club stesso, che non ha mai ricevuto dal proprio regista alcun segnale di velenosa rottura. Eppure, anche in viale della Liberazione, si percepisce da settimane questo strano clima attorno ad Hakan. Il ds Piero Ausilio non si è morso la lingua quando ha dovuto denunciare pubblicamente il modo poco ortodosso con cui i dirigenti del Galatasaray hanno iniziato a flirtare a distanza con Calha.

Da un incontro a Milano, organizzato dribblando i cronisti con numerose acrobazie, l’Inter aveva accertato che non esisteva da parte del Gala una autentica volontà di sedersi al tavolo con un malloppo da spendere. Con lo stesso atteggiamento, adesso i nerazzurri osservano a distanza il presunto interesse del Fenerbahce: anche in questo caso, c’è un certo scetticismo di fondo, anche perché finora non c’è stato uno straccio di telefonata. 

Insomma, serve un’offerta, subito, per far partire la danza del ventre. È una condizione che il Gala non ha mai soddisfatto, non è detto che il Fener si comporti in maniera diversa. Di certo, i nerazzurri vogliono stanare l’altro club di Istanbul, pretendono chiarezza e una proposta nero su bianco: già oggi a Milano aspettano un’offerta formale e chiarificatrice. Questo lunedì 21 luglio rischia, quindi, di diventare il più decisivo nel tormentone Calha perché si potrebbe capire quanto l’acquisto del turco interessi davvero a Mourinho. Portare Hakan al Fenerbache avrebbe un alto valore simbolico proprio perché si parla pur sempre il capitano della nazionale allenata da Montella e perché sarebbe uno sgarbo al Galatasaray, club contro cui José combatte una delle sue tante guerre di religione.

Lookman, c’è solo l’Inter: dal Napoli nessuna offerta per il nigeriano

Solo un sondaggio dai campioni d’Italia con l’entourage del calciatore dell’Atalanta, che in tutta risposta avrebbe ribadito di vedersi solo a Milano.

Nessuna asta all’orizzonte per Ademola Lookman. L’offerta dell’Inter è già sul tavolo, come peraltro confermato dal direttore sportivo Piero Ausilio, e, al momento, non risultano altre trattative con protagonista l’attaccante nigeriano. Questo è quanto filtra da Bergamo in risposta al presunto inserimento del Napoli: nessuna offerta ufficiale del club di De Laurentiis, ma solo un sondaggio preliminare con l’entourage del calciatore, che in tutta risposta ha ribadito la sua netta preferenza per l’Inter, con cui peraltro ha già raggiunto un accordo di massima. Lookman sembra dunque avere le idee chiare e ora spinge perché i club trovino presto un’intesa per evitare il ripetersi della situazione già vista un anno fa, quando l’Atalanta aveva di fatto bloccato il suo passaggio al Psg di Luis Enrique. 

Al momento tra la domanda dell’Atalanta (50 milioni) e l’offerta dell’Inter (40) ballano circa 10 milioni: una distanza che appare tutt’altro che incolmabile, a maggior ragione se si considera la volontà del giocatore, pronto a firmare con l’Inter un contratto da 4,5 milioni a salire fino al 2030. Ora un ruolo decisivo potrebbe averlo lo stesso Lookman che, attraverso il suo entourage, ha già reso nota la propria scelta: nei suoi pensieri c’è solo l’Inter e, dopo i 52 gol segnati nei suoi tre anni a Bergamo, questa volta si aspetta una mano tesa dalla famiglia Percassi.