Karsdorp, rottura definitiva con la Roma: anche oggi assente all’allenamento

Per il secondo giorno consecutivo l’olandese in rotta con Mourinho ha disertato l’appuntamento al centro di Trigoria. Fallita la mediazione tentata dalla società.

Rick Karsdorp rompe con la Roma. Anche oggi l’olandese ha deciso di non presentarsi al centro tecnico di Trigoria, per l’ultimo allenamento fissata da José Mourinho prima di volare in Giappone per la tournée in programma dal 22 al 29 novembre. Oggi l’appuntamento al Fulvio Bernardini era fissato alle 10.30 – la squadra è scesa in campo alle 11 – ma nonostante fosse regolarmente convocato, il terzino ha scelto di disertare la seduta. Si tratta della seconda assenza ingiustificata per Karsdorp che, anche ieri, aveva scelto di non recarsi nel quartier generale giallorosso per la ripresa degli allenamenti.

La volontà di Karsdorp a questo punto sembra evidente: forzare la mano con il club per essere ceduto a gennaio, magari in prestito secco per poi trovare con calma una squadra disposta ad acquistarlo a titolo definitivo durante l’estate. Motivo per cui non dovrebbe salire nemmeno sull’aereo che porterà la Roma in Giappone. La frattura infatti appare insanabile. Dopo il duro attacco subito dallo Special One nel post partita di Sassuolo-Roma, il giocatore sembra aver preso una scelta definitiva. A nulla è servita l’opera di mediazione tentata dalla società e da Tiago Pinto nelle ultime ore.

Mondiali, Belgio: Lukaku ancora out, salterà le prime due gare

Niente allenamento per l’attaccante dell’Inter: dovrà rinunciare al debutto di mercoledì contro il Canada e alla successiva sfida contro il Marocco

Romelu Lukaku tiene in ansia il Belgio. L’attaccante dell’Inter, reduce da un infortunio che lo ha tenuto fuori in questi mesi, continua la sua rincorsa ai Mondiali ma non sarà a disposizione del ct Martinez sia per la gara d’esordio di mercoledì contro il Canada sia per quella successiva contro il Marocco. BigRom ha infatti svolto solo lavoro differenziato anche nella seduta odierna di allenamento in cui, oltre a lui, mancava solamente Meunier, alle prese con i postumi della rottura dello zigomo che si era procurato lo scorso 19 ottobre in una gara del suo Dortmund. 

A questo punto, l’obiettivo, a meno di ulteriori complicazioni, è quello di avere a disposizione Lukaku per la terza gara dei Mondiali, quella sulla carta più difficile, in programma l’1 dicembre contro la Croazia. Il problema non è soltanto poter aiutare la sua Nazionale nel girone di qualificazione, obiettivamente alla portata del Belgio, quanto tornare in forma per la fase a eliminazione diretta, mettendo minuti nelle gambe. 

Tanto più che il Belgio, a tre giorni dalla prima Mondiale, è reduce dalla sconfitta in amichevole contro l’Egitto, non esattamente il miglior modo per approcciare una competizione in cui la nazionale di Martinez è chiamata a dimostrare la definitiva maturazione dopo aver di fatto fallito l’appuntamento Europeo. Logico, in questo senso, che Lukaku possa rappresentare il centro gravitazionale di una squadra talentuosa ma mai davvero in grado di competere per un grande successo. Il Belgio non forzerà i tempi, ma il rientro di BigRom è assolutamente necessario. Nei prossimi giorni si capirà quanto il suo rientro in campo sia davvero possibile e vicino. 

Rabiot: “Questo Mondiale può aiutarmi, sono all’ultimo anno alla Juve…”

Dal ritiro con la Francia ai Mondiali, il centrocampista lancia un messaggio ai bianconeri sul rinnovo.

Dal ritiro della Francia a Doha in vista dell’inizio del Mondiale, Adrien Rabiot parla anche del suo futuro e manda un chiaro messaggio alla Juve sul rinnovo.

 Il centrocampista francese ha il contratto in scadenza a giugno 2023: “Il 2018 è stato una grande delusione, ho lavorato tanto per essere qui. Non la prendo come una vendetta ma come un’opportunità per potermi esprimere, ho la possibilità di essere titolare in una competizione simile. Questo Mondiale può aiutarmi contrattualmente, sono all’ultimo anno alla Juventus“.

Rabiot al momento non pensa al futuro, è concentrato al 100% sul Mondiale: “Io e il club non abbiamo fretta, c’è serenità e avremo tempo per soppesare ogni possibilità”, aveva detto qualche giorno fa il francese. In estate è stato molto vicino all’addio alla Juve ma ora è uno dei titolarissimi di Allegri. La madre-agente del centrocampista non ha chiuso alla possibilità di un rinnovo anche se il club punta comunque ad abbassare il monte ingaggi: Rabiot guadagna 7 milioni netti a stagione. Ora le parole da Doha che aprono a nuove situazioni. 

Correa è già in versione “argentina”: l’Inter ci spera, tra riscatto e mercato

La squilibratissima amichevole pre-Mondiale tra Argentina ed Emirati Arabi Uniti è stato uno show di Angel Di Maria, con due gol e un assist. Soltanto nel primo tempo, però, perché all’intervallo Lionel Scaloni ha operato un quadruplo cambio e i connotati del match sono mutati. L’ultima rete, la quinta, l’ha segnata Joaquin Correa un quarto d’ora dopo essere entrato: filtrante dalla trequarti, controllo tra sei gambe e destro a incrociare dritto nella rete.

Ovviamente il peso specifico di questo gol è relativo, ma spicca che – ancora una volta – il Tucu abbia inciso subito con la maglia albiceleste. Capita spesso e volentieri, come se al servizio della sua nazionale il 28enne riuscisse a esprimersi al meglio, più sereno e ispirato. Mentre con l’Inter spesso stenta e i suoi dribbling rischiano di diventare una promessa non mantenuta, con l’Argentina si vede forse il “vero” Correa, sicuramente si ammira la sua migliore versione. E i numeri descrivono parzialmente questo fenomeno, a partire da una curiosa coincidenza: quando ha giocato con l’Albiceleste, Correa non ha mai perso una partita.

Il Tucu ha segnato quattro reti con la sua nazionale: la prima nel 2017 ai tempi del Siviglia contro Singapore, alla seconda apparizione. Poi da laziale due anni fa ha squillato in Bolivia nelle qualificazioni a Qatar 2022 per ripetersi da fresco interista nel settembre 2021 in casa del Venezuela. Diciannove presenze (cinque da titolare) per 4 gol, per una media di una marcatura ogni 172 minuti: meno di una ogni due partite complete. Non male. Con le maglie di club non è mai riuscito a tenere questo ritmo e all’Inter viaggia a 9 centri in 54 partite (20 dal primo minuto), uno ogni 210 giri d’orologio. Peraltro si tratta di gol divisi tra doppiette al primo anno di Simone Inzaghi e squilli in vittorie con almeno due gol di scarto quest’anno. Dalle sue qualità è lecito aspettarsi di più, in quanto a prestazioni e in quanto a produzione sotto porta.

Inter, rivoluzione d’inverno: Vazquez al posto di Gosens e se “Gaglia” parte, ecco Alcaraz

Il tedesco ex Atalanta può tornare in patria e al suo posto arriverebbe lo spagnolo del Valencia: la trattativa è già calda. Se Gagliardini partirà a gennaio, occhi puntati sul talento del Racing

 Al centro del contendere, il futuro di Jesus Vazquez, esterno mancino del club spagnolo finito in cima alla lista dei desiderata dell’Inter per gennaio. Tutto è subordinato alla cessione di Robin Gosens, che vanta diversi estimatori in Germania e punta a ritrovare un posto da protagonista, dopo un anno molto complicato. E allora l’Inter si è mossa in anticipo, per evitare di essere costretta ai lavori straordinari all’ultimo momento, come accaduto lo scorso fine agosto: all’epoca fu il Leverkusen a presentarsi a Milano con una proposta ufficiale di prestito per Gosens, ma l’affare saltò per il rifiuto dei tedeschi a garantire l’obbligo di riscatto. L’avventura di Gosens a Milano non è mai decollata, anzi. E ora che Dimarco ha messo in chiaro le gerarchie sulla corsia mancina, l’ex esterno dell’Atalanta è pronto a fare le valigie e tentare una nuova avventura per ritrovarsi. L’esclusione dai convocati per il Mondiale brucia, ma l’unico modo per riprendersi il tempo perduto resta quello di dimostrare in campo di essere ancora l’esterno travolgente che aveva incantato l’Europa negli anni di Bergamo.

Vazquez per Gosens è un affare ad alta percentuale di riuscita, anche perché il Valencia ha già dato l’okay per la cessione in prestito del talento cresciuto nella cantera del club. L’Inter avrà il diritto di riscatto, formula più gradita al club, e la possibilità quindi di valutare poi la crescita del giocatore, che a Valencia ha perso il posto con l’arrivo di Gattuso in panchina.

Il papà di Leao: “Rafa adora l’Italia. Rinnovo? Fino alla scadenza ci lavoriamo”

Antonio Leao parla in un’intervista a Record: “Mio figlio è il miglior giocatore della Serie A. Da qui al 2024 ci occupiamo del contratto col Milan, senza Chelsea, Barcellona o Real Madrid”

Il futuro di Rafael Leao resta avvolto nel mistero. E le parole di suo padre Antonio al quotidiano portoghese Record non contribuiscono certamente a diradare la nebbia che circonda il 23enne attaccante del Milan, quando il tema è il rinnovo contrattuale. Alla domanda se il prolungamento di contratto di Rafa dipenda o meno dalla risoluzione definitiva del contenzioso con lo Sporting (il giocatore è stato condannato a pagare al club di Lisbona una cifra vicina ai 20 milioni, interessi compresi), Antonio Leao risponde così: “Ci stiamo lavorando. L’interesse del Chelsea? Fino alla scadenza del 2024 ci occupiamo del contratto, senza Chelsea, Barcellona o Real Madrid”.

AMORE PER L’ITALIA—Se queste parole possono far preoccupare ulteriormente i tifosi rossoneri, dall’altra parte c’è una dichiarazione d’amore per il Paese che ha accolto Rafa e ne ha capito il valore: “Lui adora stare in Italia – continua papà Antonio -. Ha una predilezione per gli italiani, quella che i portoghesi non hanno per lui. Ha vinto il premio di miglior giocatore della scorsa Serie A non perché fosse bello, ma semplicemente… perché è il migliore”.

Tomori sulle montagne russe

Alti e bassi d’umore e di campo. Le ultime 48 ore di Fikayo Tomori sono state movimentate, difficili, da montagne russe. Venerdì Southgate l’ha escluso dalle convocazioni per il Mondiale. Tomori ci credeva, e per consolarsi non gli è certamente bastata la proposta da 250mila sterline di un portale a luci rosse, che lo voleva in veste di commentatore… Fik è un tipo serio, ha vinto uno scudetto da protagonista tenendo alta la retroguardia rossonera. Baluardo difensivo affidabile. E invece no, niente Qatar. Domenica si è riscattato contro la Fiorentina però, anche lì dopo un match da montagne russe. Alti e bassi. Su e giù. Da due mesi va così.

Se il Milan ha portato a casa i tre punti lo deve a Tomori. Prima un intervento al limite, tackle su Ikoné per evitare il gol. Niente rigore però, Milan salvo. Infine, sull’1-1, un salvataggio sulla linea da Pallone d’Oro della difesa. Tomori, con Tatarusanu battuto, ha messo il piedone destro tenendo in piedi il risultato. Il portiere romeno era spacciato, battuto, ma l’inglese ha tenuto a galla il Milan, vittorioso a due minuti dal gong grazie a un’autorete di Milenkovic. Quando gli hanno chiesto del salvataggio sulla linea ha risposto che è stato “puro istinto”, sottolineando che il Milan ha meritato di vincere. E che la corsa sul Napoli continuerà nel 2023.

L’esclusione dal Mondiale è stata uno schiaffo in pieno volto. Una di quelle mazzate a cui devi abituarti senza pensarci più di tanto: “Devo continuare a lavorare per alzare il mio livello e tornare in nazionale. Sono deluso, lo ammetto, ma posso solo continuare a fare bene”. Come domenica del resto, partita da 7 nell’ultima vittoria dell’anno, prima di fermarsi un po’ e ripartire con gli occhi della tigre. Va detto: dopo lo scudetto, gli ultimi mesi di Tomori non sono stati da applausi. Qualche errore, un paio di marcature sbagliate, qualche 5 in pagella. Soprattutto nelle due sfide di Champions contro il Chelsea. Tomori, però, non si è mai arreso e mai lo farà. Cinque anni fa giocava in Championship, tre stagioni di fila tra Brighton, Hull e soprattutto Derby County, 55 partite e due reti. Il tempo l’ha reso un centrale affidabile, riscattato dal Milan per 28 milioni. Dopo un paio di mesi sulle montagne russe è arrivato il momento di scendere. Nel 2023 sarà un altro Fik.

Scocca l’ora di Thiaw: così ha conquistato Pioli e il Milan

Uno dei nuovi sta provando a emergere. Si è staccato dal gruppetto e punta a farsi notare. Si chiama Malick Thiaw, gioca in difesa e fin qui se l’è cavata bene. Tre presenze in Serie A, solo una da titolare, ma tutte positive. Contro il Verona ha cambiato il suo destino con un paio di “stoppate”. Il tedesco si è immolato su alcune conclusioni salvando il risultato. Lì Pioli l’ha elogiato, tant’è che alla prima occasione utile gli ha regalato l’esordio dal 1’ contro la Cremonese. Un’ora da 6,5. Oggi, contro la Fiorentina, Thiaw potrebbe anche partire di nuovo dall’inizio, a dimostrazione che dal gruppetto del mercato qualcosa si può pescare.

Il suo percorso ricorda quello di Kalulu. Il francese, preso dal Lione nell’indifferenza generale, è diventato affidabile con il tempo. Qualche giorno fa ha rinnovato fino al 2027. Thiaw può prendere spunto. Prima di debuttare contro il Verona è stato in panchina per cinque partite di fila, escluso dalla lista Champions e mai impiegato. Pioli l’ha buttato nella mischia al Bentegodi e lui ha giocato con gli occhi della tigre. “Questo ragazzo ha personalità”, avrà pensato il mister. Uno che di solito dà fiducia ai giovani e li aspetta: vedi Leao, Saelemaekers, Tonali, Kalulu. Nonostante le sole tre partite, quindi, il giudizio su Thiaw è positivo. De Ketelaere deve ancora ambientarsi, Dest ha giocato poco e male, Vranckx è sceso in campo solo mezz’ora in tre partite, mentre Origi – nonostante il gol al Monza – è ancora in ombra. L’ultimo è Yacine Adli, protagonista di un bel precampionato mai quasi mai impiegato da Pioli. Dovrebbe andar via a gennaio.

“Milan dei meravigliosi”: il podcast sulla storia rossonera

Nella settimana di uscita del docufilm “Stavamo bene insieme” che celebra le vincenti notti milaniste in Champions League nel periodo tra il 2003 e il 2007, StarCasinò Sport, Official Partner di AC Milan, lancia tre episodi del podcast “La Storia del Milan raccontata da Carlo Pellegatti”. 

Celebrando il Milan dei Meravigliosi, nelle puntate disponibili ora su Spotify e sui principali digital store, il famoso giornalista di fede rossonera racconta con minuzia di particolari proprio quelle magiche stagioni del Club di Via Turati, salito due volte sul tetto d’Europa. Vittorie raggiunte grazie a fenomeni come Shevchenko, Dida, Rivaldo e Maldini guidati dalle sapienti mani di Carlo Ancelotti. 

L’elemento che più ha caratterizzato quegli anni è stato il famoso dietro le quinte del calciomercato, che vedeva Silvio Berlusconi e Adriano Galliani protagonisti nelle più accese trattative per l’acquisto dei giocatori. Andrea Pirlo, Filippo Inzaghi, Alessandro Nesta e Clarence Seedorf sono solo alcuni dei calciatori entrati in squadra in quel periodo, pilastri del gruppo vincente che ha alzato al cielo due Champions League, nel 2003 e nel 2007. Anni meravigliosi che hanno contribuito a rafforzare la fratellanza e l’amicizia che da sempre contraddistingue la famiglia rossonera. Valori comuni che hanno permesso di raggiungere questi obiettivi e risultati ancora oggi memorabili e indimenticabili. 

Non si tratta dell’unica vittoria europea di quel magico gruppo: quattro anni prima, al “Teatro dei Sogni” di Manchester, il primo Milan di Carlo Ancelotti ha vinto la sua sesta Champions League in finale contro gli storici rivali della Juventus. La sfida si è conclusa ai rigori, con il decisivo battuto dall’ucraino Andrij Shevchenko davanti a oltre 62.000 spettatori. Un indimenticabile momento che Pellegatti associa a una scena clou del famoso film “Il buono, il brutto e il cattivo”.

Minacce social a Masiello: non tornare a Bari. E il Sudtirol non lo convoca

Per il difensore sarebbe stata la prima volta al San Nicola 11 anni dopo l’autogol nel derby pugliese contro il Lecce: non prenderà parte alla partita di Serie B.

Non ci sarà nessun ritorno, per evitare spiacevoli episodi e per non rievocare un passato scomodo. Andrea Masiello non prenderà parte alla trasferta di campionato, in Serie B, in casa del Bari. Il Sudtirol ha infatti deciso di non convocare il difensore dopo diversi giorni in cui i tifosi biancorossi hanno lasciato trasparire una certa “attesa”, con insulti e minacce sui social network dirette proprio al 36enne. Il 15 maggio del 2011, infatti, Masiello fu protagonista di un rocambolesco quanto incredibile autogol durante il derby contro il Lecce, episodio che divenne poi centrale nel successivo scandalo legato al calcioscommesse.

I MOTIVI—   La tensione per Bari-Sudtirol rischiava di essere insostenibile per il giocatore e per la squadra e, dopo che anche le autorità hanno manifestato preoccupazione per motivi di ordine pubblico, il club biancorosso ha preferito risparmiare al calciatore (e a sé) una partita ad alto rischio. Nella giornata di venerdì la decisione sarà ufficializzata e spiegata in conferenza stampa dal direttore sportivo Paolo Bravo, che affiancherà l’allenatore Pierpaolo Bisoli. Va ricordato che il Sudtirol non è la prima squadra in cui milita Masiello dopo la fine della squalifica di due anni e 5 mesi – ha giocato infatti con Atalanta e Genoa -, ma mai il 36enne si era trovato ad affrontare una trasferta a Bari, nello stadio dove 11 anni fa il Lecce vinceva per un episodio che ora in tanti – lui compreso – vorrebbero dimenticare.