L’Inter stringe per il rinnovo di Dumfries. Ma non ci sarà nessuna clausola

Dopo aver fatto bene in nazionale l’esterno olandese è pronto a tornare ad Appiano e a siglare l’accordo per il prolungamento

Nella valigia di Dumfries, che oggi tornerà al lavoro ad Appiano, c’è il gol del 2-2 in maglia arancione segnato l’altra sera alla Germania: è un messaggio per Inzaghi, che per domenica a Monza ragiona su quanto e come cambiare la sua formazione. Di messaggi per l’Inter, invece, non ne occorrono: serve “solo” quella firma sul nuovo contratto che ancora non è giunta. E il momento delle scelte è arrivato: le parti sono al lavoro per chiudere una trattativa iniziata un anno fa e la sintesi andrà trovata a breve, lo impone la scadenza di contratto dell’olandese, fissata per il prossimo giugno.

In questa storia tocca chiaramente a Dumfries fare l’ultimo passo, perché la proposta nerazzurra è sul tavolo da parecchi mesi, con contorni ben definiti: rinnovo da 4 milioni a stagione, sul modello di Dimarco (ma con un costo al lordo più “leggero” per l’Inter, grazie ai benefici fiscali garantiti dal Decreto Crescita nel caso dell’olandese) e nessuna clausola. Dumfries in questi mesi ha temporeggiato, si è avvicinato, ha manifestato più o meno pubblicamente la voglia di proseguire il suo cammino con l’Inter ma non ha ancora dato il sì definitivo. E in casa nerazzurra non intendono cambiare strategia, come del resto è successo per i prolungamenti che hanno preceduto quello dell’esterno olandese, da Barella a Lautaro fino allo stesso Inzaghi. Possibile che, per sciogliere gli ultimi nodi, il club e i rappresentati di Denzel si incontrino un’ultima volta. Poi la palla passerà a Dumfries: basta un’accelerata delle sue, e lui e l’Inter potranno finalmente brindare.

Dal Portogallo una grana per l’Inter: lo Sporting chiede 30 milioni per Joao Mario

I portoghesi credono che i nerazzurri non abbiano rispettato una clausola presente al momento dell’acquisto. Udienza il 9 dicembre

Il nome di Joao Mario torna a bussare alla porta dell’Inter. Il centrocampista, acquistato dai nerazzurri nel 2016 per 40 milioni e poi salutato definitivamente nel 2021, oggi gioca nel Besiktas, ma la sua vicenda è tornata attuale. Secondo quanto scrivono su Record infatti, uno dei quotidiani principali portoghesi, lo Sporting Lisbona sta lottando con la giustizia sportiva per farsi riconoscere un indennizzo da 30 milioni di euro. E a pagarlo dovrebbe essere l’Inter.

Nel 2021 l’Inter ha risolto il contratto con Joao Mario, svincolatosi dal club dopo due prestiti alla Lokomotiv Mosca e allo Sporting Lisbona. Dopo aver chiuso l’accordo si accasò al Benfica, dove ha giocato fino all’anno scorso. Lo Sporting, però, sostiene che quella rescissione fu effettuata per aggirare una clausola inserita nel contratto, ovvero che l’Inter non avrebbe potuto cedere Joao Mario ad altre squadre portoghesi. La penale? Trenta milioni di euro da dare allo Sporting. I lusitani, dopo che la Fifa ha respinto il primo ricorso, si sono rivolti al Tas. Il Tribunale Arbitrale dello Sport. Il 9 dicembre ci sarà la prima udienza. Lo Sporting pretende quei 30 milioni dall’Inter.

Koopmeiners si presenta: “Volevo solo la Juve, mi ispiro a Pirlo e Marchisio. Atalanta? Solo grazie”

L’olandese parla alla stampa dopo l’esordio in campionato contro la Roma: “Sono affascinato da questo club e non vedo l’ora di iniziare”

Teun Koopmeiners si presenta in italiano (“Buongiorno a tutti e benvenuti”) ma poi preferisce rispondere alle domande in inglese perché vuole “scegliere con cura le parole da utilizzare”. “Sono felice – racconta – di essere qui e di avere avuto un po’ più di giorni durante questa sosta per rimettermi in forma e prepararmi con la squadra. Sono eccitato di iniziare questa nuova avventura”. 

Il centrocampista olandese arrivato dall’Atalanta dopo una lunga trattativa dice di aver sempre avuto la Juve nel cuore: “Quando ero bambino ho sempre guardato le grandi squadre, quindi anche la Juve. Seguivo il campionato italiano e quando sono arrivato da voi mi sono reso conto di quanto fosse eccezionale questo club. Per diverso tempo ci pensavo, così quando è arrivata la possibilità non ho avuto alcun dubbio. Volevo la Juventus e basta”. 

E Juventus è stata, anche se ha dovuto forzare la mano con l’Atalanta, che non voleva rassegnarsi all’idea di cederlo, rimanendo parecchi giorni senza allenarsi. “C’è voluto tempo, però il mondo del calcio a volte è difficile, non sempre tutto è garantito anche per noi calciatori. Bisogna spesso aspettare, io ero convinto e fiducioso che sarei arrivato alla Juventus. il mio agente e il club erano in contatto continuo, ci sono stati alti e bassi ma alla fine abbiamo centrato l’obiettivo e sono molto concentrato sulle prossime partite”.

Nessuna polemica né con il suo ex club né con il tecnico Gian Piero Gasperini, che lo aveva definito “una vittima”: “Penso che la cosa più importante sia aver trascorso dei bellissimi anni all’Atalanta, sopratutto l’ultimo perché abbiamo vinto un trofeo, il mio primo titolo. Sono cresciuto molto come uomo e come calciatore, Bergamo è stata meravigliosa con me e la mia famiglia. Nell’arco della carriera di un calciatore si possono avere visioni diverse. A Bergamo abbiamo fatto qualcosa di speciale tutti insieme”.

Sergio Conceiçao: “Fame e uno contro uno, con Francisco la Juve ha fatto un affare”

L’ex centrocampista di Lazio, Inter e Parma a tutto campo: “Eriksson eccezionale, un vero gentleman. In settimana litigavamo, poi…”

Non una raccomandazione, ma una garanzia. Francisco Conceicao è arrivato alla Juventus con la formula del prestito oneroso. Un’operazione particolare, che dimostra quanto i bianconeri fossero intenzionati ad averlo, convinti che il classe 2002 possa alzare il livello della squadra. Suo padre Sergio, che in carriera ha giocato in Italia con Lazio, Inter e Parma e che per anni ha allenato il Porto, è convinto che i bianconeri abbiano fatto un affare. 

Intervenuto in diretta su Radiosei, Sergio Conceicao ha tessuto le lodi del figlio, rifiutando però il paragone fra i due benché il ruolo li accomuni: “Siamo molto diversi, ma lui è un bel giocatore – ha assicurato -. Ha un ottimo cambio di direzione, nell’uno contro uno è davvero bravo. Deve ancora crescere, ma alla sua età è normale. Lui ha questa voglia di vincere sempre, questa fame che lo spinge sempre a dare il massimo”. Già nel giro della nazionale portoghese, Francisco con il Porto ha vinto il campionato nel 2022 e la coppa nazionale nel 2022 e nel 2024, sempre sotto la guida del padre che quindi lo conosce, anche professionalmente, molto bene. 

Intervenuto in diretta su Radiosei, Sergio Conceicao ha tessuto le lodi del figlio, rifiutando però il paragone fra i due benché il ruolo li accomuni: “Siamo molto diversi, ma lui è un bel giocatore – ha assicurato -. Ha un ottimo cambio di direzione, nell’uno contro uno è davvero bravo. Deve ancora crescere, ma alla sua età è normale. Lui ha questa voglia di vincere sempre, questa fame che lo spinge sempre a dare il massimo”. Già nel giro della nazionale portoghese, Francisco con il Porto ha vinto il campionato nel 2022 e la coppa nazionale nel 2022 e nel 2024, sempre sotto la guida del padre che quindi lo conosce, anche professionalmente, molto bene. 

Maignan striglia i compagni: “Solo due italiani sarebbero titolari nella Francia”

Il numero 1 dei bleus, a detta dell’Equipe, dopo la sconfitta della sua Nazionale contro gli Azzurri avrebbe sbottato negli spogliatoi.

Mike Maignan furioso. Al numero 1 della Francia (e del Milan) il flop contro l’Italia in Nations League proprio non è andato giù. Al portiere, secondo l’Equipe, non è piaciuto l’atteggiamento della sua Nazionale e, dopo la bruciante sconfitta, avrebbe sbottato nello spogliatoio. 

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Secondo il quotidiano sportivo francese, Maignan si sarebbe fatto sentire, urlando per alcuni minuti. A detta del portiere rossonero solo due giocatori della Nazionale azzurra avrebbero potuto giocare titolare in quella francese. Secondo l’Equipe, tutti i suoi compagni sarebbero rimasti in silenzio ad ascoltarlo. E nessuno avrebbe controbattuto.  “Volevamo partire dopo l’Europeo con una vittoria, purtroppo non ci siamo riusciti – ha poi detto il rossonero, con toni più pacati, in conferenza stampa -. Lunedì abbiamo la partita contro il Belgio, dobbiamo reagire. Abbiamo parlato nello spogliatoio ma la cosa resta tra noi. Analizzeremo a freddo la partita e ne discuteremo domani. Non c’è da preoccuparsi”.

Morata, questa è strana: “Milan, ho visto due derby di nascosto. Voglio battere l’Inter”

Il nuovo attaccante rossonero racconta a Sky di essere stato due volte a San Siro in incognito: “Avevo cappellino e occhiali neri, non mi hanno riconosciuto”. E sul presente: “Ho davanti i 4-5 anni più importanti”. Col Venezia al massimo in panchina, può essere pronto per il Liverpool

Alvaro Morata in incognito, con occhiali scuri e cappellino, che entra a San Siro e va a vedere il derby. Non è spionaggio, è passione. Morata ha raccontato a Sky che quello del 22 settembre non sarà il suo primo Inter-Milan visto dal vivo: “Non vedo l’ora di giocare il derby. Adesso posso dirlo per la prima volta: sono venuto a San Siro per vedere un paio di derby da tifoso, con il mio cappellino e gli occhiali neri, nessuno si è reso conto di me. Volevo respirare quella atmosfera. Anche da fuori ti rendi conto di quanto valga questa partita, non vedo l’ora di provare l’esperienza di segnare in un derby e vincerlo, per fare sentire i milanisti orgogliosi”. Tra le storie della pausa, questa è una delle migliori.

La partita certo è complessa e Morata lo sa. Dopo l’esordio col Torino aveva rimproverato i compagni e, a due settimane dal derby, già prende l’evidenziatore e sottolinea l’impegno, il cuore, come prima caratteristica necessaria: “L’Inter è molto competitiva, ha una grande squadra, bisogna giocare con il cuore. Tecnicamente puoi anche sbagliare un passaggio o un’occasione, ma devi dare tutto, devi avere fame, questo non si può sbagliare”.

Mbappé: “Non mi aspetto una grande accoglienza al Parco dei Principi, ma conta solo vincere”

Il neo giocatore del Real Madrid alla vigilia della gara contro l’Italia in Nations League nella sua vecchia casa

“Nella mia vita ora ci sono solo cose positive, gioco nella squadra in cui avrei sempre voluto giocare e va bene così. Al Real posso giocare in tutti i posti davanti, ma mi devo adattare anche ai compagni, ma non ci sono problemi perché gioco dove mi dice l’allenatore”: così l’attaccante della Francia Kylian Mbappè nel corso della conferenza stampa alla vigilia della partita di Nations League contro l’Italia, a proposito dei suoi primi mesi a Madrid. “Io sto bene, fisicamente e mentalmente. Sono felice al Real e so che le cose andranno sempre meglio con il passare delle partite”, ha aggiunto per poi proseguire: “Il naso non è più rotto e ora le cose vanno meglio degli Europei. È qualcosa di speciale tornare al Parco dei Principi, è lo stadio che conosco meglio e ho tanti grandi ricordi con la mia famiglia e tutti i compagni del Psg. Non mi aspetto tanto come accoglienza, la cosa che conta è vincere e iniziare bene”. 

Inter, Lautaro tra i giganti: è nella lista del Pallone d’oro

Il Toro è ormai stabilmente nel gotha europeo: oggi sarà nella top 30 del massimo riconoscimento individuale, ma potrebbe rientrare nella top 5. C’è anche Calhanoglu

È del colore dell’oro la stella che porta sul petto, ma è tutto d’oro anche il Pallone che finalmente guarda da vicino. Questo nuovo Lautaro dorato, prezioso come il più nobile dei metalli, ha finalmente fatto l’ultimo passo nella scala evolutiva degli attaccanti. È il posto aggiunto a tavola per il Toro, orgoglio interista e trascinatore pure in patria. Il capitano nerazzurro sta vicino ai “colleghi” Vinicius e Haaland e la conferma arriverà il 28 ottobre, tra i lustrini e le paillettes del Théâtre du Châtelet: sulle rive della Senna la cerimonia patinata per il Pallone d’oro 2024, in cui molti occhi si poseranno su di lui. Intanto, oggi l’argentino sarà uno dei 30 finalisti nella lista allargata, minimo sindacale per chi ha dominato la stagione, non in un mondo, ma in due.

Del resto, clamorosa è stata l’ultima stagione da cannibale in nerazzurro con la coda latina in albiceleste: la doppia vittoria in campionato e in coppa America è arrivata con annesso doppio titolo da capocannoniere (24 centri in A, 5 nel trofeo in Usa). Eccola, dunque, la chiave di questa crescita impetuosa, con cui ha buttato giù vecchi steccati e pregiudizi e fatto impazzire di felicità metà Milano: il gol, una ragione di vita, l’ossessione da inseguire e spostare sempre un po’ più in là, come l’utopia. Nella teatralità lo aiuta pure quel volto corrucciato da cacciatore della Pampa. Pensare a dove sarebbe se non fosse franato in Champions contro l’Atletico è solo una concessione al rimpianto: il rigore sparato sulla Luna al Metropolitano gli ha forse impedito di puntare davvero alla successione a Messi, compagno in nazionale e ultimo Pallone d’oro.

Ok, il colpo è giusto. Da Lukaku a Gosens, i nuovi che hanno fatto subito boom

L’esterno della Fiorentina e Big Rom subito in gol, Retegui si è presentato come meglio non poteva, e poi Pavlovic, Coco & co: come corrono i neo arrivati.

Altro che “ci vuole tempo per adattarsi”. Altro che “bisogna aspettarlo perché è appena arrivato e si deve inserire nel gruppo”. Le frasi spesso usate per giustificare un inizio di stagione non troppo brillante dei nuovi acquisti a volte vengono smentite. Il cambio di maglia può essere faticoso, sofferto, difficile, per vari mativi. Ma c’è anche chi non ne risente per niente. Anzi, scatta come il miglior centometrista. Come Robin Gosens. Venerdì mattina era ancora ben all’interno dell’Union Berlino, con il gruppo che la sera era poi impegnato in Bundesliga contro il St Pauli. Poi nel pomeriggio la chiamata dall’Italia e via, destinazione Firenze. L’esterno tedesco è stato subito messo in campo nella partita contro il Monza e Gosens ha salvato i suoi con un gol al 97’ che ha scacciato parte dei fantasmi che affliggono la Viola di questo periodo.

Più o meno la stessa cosa è successa a Romelu Lukaku. A cui sono bastate poco più di 48 ore per fare impazzire una città. Già quando il belga si è alzato dalla panchina, al Maradona l’atmosfera è cominciata a farsi elettrizzante. E una partita che sembrava stregata, impossibile da raddrizzare, si è trasformata in un ribaltone che al Napoli farà molto bene in vista di questa sosta. Del resto, Remelu è un “animale da debutto”. Quasi sempre si presenta come meglio non si può: segnando. Ci era riuscito giovanissimo ai tempi dell’Anderlecht e poi via anche al West Bromwich, all’Everton, al Manchester United, all’Inter (dove aveva conosciuto Antonio Conte) e tre giorni fa a Napoli “Gol al debutto? Sempre bello, ma ormai sono abituato” la battuta a caldo dell’attaccante, pagato dal Napoli 30 milioni. 

Svolta Osimhen: il bomber del Napoli verso il Galatasaray. I dettagli

L’attaccante nigeriano sta per andare in prestito al club di Istanbul, dove si è infortunato Icardi

Altro colpo di scena nella vicenda Victor Osimhen. L’attaccante del Napoli è a un passo dal Galatasaray. La formula è quella del prestito secco e il club del Bosforo si accollerebbe tutto l’ingaggio. L’accelerata è arrivata dopo l’infortunio a Mauro Icardi, che potrebbe rimanere fuori un mese, forse anche di più: così il “Gala” è corso ai ripari puntando forte sul nigeriano. L’operazione è molto ben avviata e c’è tempo fino al 13 settembre per chiuderla. Osimhen non rientrava più nel progetto Conte ed era stato messo fuori rosa dal club azzurro.

Victor Osimhen può così mettersi alle spalle un’estate molto complicata. Forte di un contratto col Napoli da oltre 10 milioni a stagione fino al 2026, l’attaccante ha ritenuto comunque chiusa la sua parentesi partenopea, ma di certo non si aspettava un mercato estivo così complicato. In primis si era fatto sotto il Psg salvo poi considerare il costo dell’operazione esagerato. Negli ultimi giorni di trattative è stata la volta del Chelsea che ha trovato l’accordo col Napoli ma non col giocatore. Allora ecco la pista araba con Al-Alhi che aveva invece l’accordo con Victor grazie a un’offerta monstre, ma non col club di De Laurentiis (ballavano 5 milioni e il Napoli non ha fatto sconti). Morale: Osimhen si è ritrovato fuori dal progetto Conte che ha preso Lukaku, così il club lo ha messo fuori squadra con la prospettiva di muoverlo solo a gennaio. Fino al blitz del Galatasaray. Che ha ribaltato tutto.