Marcus, ma che combini? Strizza le parti basse di Savic

Il curioso siparietto durante i supplementari di Atletico-Inter. L’arbitro non vede e i due giocatori poi ci ridono sopra

Non solo tensione ed emozioni. La serata del Metropolitano ha anche regalato un insolito siparietto subito sottolineato e rilanciato sui social.

Un siparietto che, per fortuna di Thuram, si è concluso senza alcuna conseguenza perché evidentemente sfuggito agli occhi dell’arbitro: minuto 101 circa, il francese e Savic fanno a spallate poco distanti da dove si sta sviluppando l’azione quando il francese pensa bene di dare una strizzata alle parti basse del rivale che, puntualmente, si accascia al suolo dolorante.

A tanti saranno subito tornate in mente le “gesta” del colombiano Valderrama, di Jones con Gascoigne o del marocchino Neqrouz, protagonista di una palpata inopportuna al posteriore di Filippo Inzaghi durante una sfida tra Bari e Juventus di qualche anno fa. Ma questa volta il siparietto si è concluso con una risata reciproca. I due si sono dati battaglia per tutta la sera, con Savic incollato al francese come un francobollo, ma il duello non è mai andato sopra le righe, salvo quella mano galeotta che Thuram – come hanno sottolineato parecchi appassionati sui social – avrebbe potuto pagare molto caro. Ma l’ex difensore della Fiorentina si è immediatamente rialzato senza fare polemiche, dirigendosi verso Thuram per scambiarsi una risata che ha smorzato i toni.

Napoli fuori dalla Champions, la Juve si qualifica: bianconeri al Mondiale per club

La squadra di Allegri, in virtù delle norme stabilite dall’Uefa, prenderà parte al prossimo Mondiale per Club in programma negli Stati Uniti nell’estate 2025, nel nuovo formato a 32 formazioni

Il Napoli esce dalla Champions League, la Juventus festeggia. Non si tratta di semplice rivalità sportiva ma delle conseguenze porta con sé il risultato maturato questa sera in Spagna. L’eliminazione dalla coppa della squadra di Francesco Calzona, infatti, certifica in automatico la partecipazione della Juventus al prossimo Mondiale per Club in programma negli Stati Uniti nell’estate 2025 nel nuovo formato a 32 formazioni.

Gli azzurri, prima della partita di questa sera, avevano 5 punti di ritardo nei confronti della Juve nel ranking appositamente istituito dalla Fifa (rispettivamente 42 e 47). Sarebbe bastato agganciare i bianconeri, perché in caso di punteggio analogo sarebbe stata favorita la società con il miglior percorso in Champions nell’ultimo quadriennio. Per farlo però sarebbe stato necessario almeno passare il turno e vincere una sfida dei quarti di finale, dove i bianconeri non erano mai arrivati nel periodo considerato. Tutto questo, di fatto, non accadrà: le due rappresentanti dell’Italia nel Mondiale per Club saranno l’Inter – già certa della qualificazione per il piazzamento alto nel ranking – e la Juventus. Ogni federazione, infatti, potrà contare soltanto su due squadre.

Per quanto riguarda l’Uefa sono già certe di esserci le tre vincitrici della Champions dal 2021 al 2023 (Chelsea, Real Madrid e Manchester City) a cui si aggiungerà la trionfatrice del 2024. Attraverso il ranking hanno invece già staccato il pass Bayern Monaco, Paris Saint-Germain, Inter, Porto, Benfica, Borussia Dortmund e Juventus. Se la vincitrice di questa edizione dovesse rientrare tra i club già citati, sarà il Salisburgo a garantirsi la presenza. Le altre sicuramente qualificate delle confederazioni rimanenti al momento sono Palmeiras, Fluminense, Flamengo, Al Ahly, Wydad, Al Hilal, Urawa Red Diamonds, Monterrey, Seattle Sounders, Club Leon e Auckland City.

Lautaro-Inter, è l’ora del rinnovo: summit col club, pronti 8 milioni più i premi

È destino che tutto prima o dopo finisca per passare da Madrid, nella vita di Lautaro. Poteva essere la sua città, perché l’Atletico lo aveva praticamente acquistato prima del blitz nerazzurro. Lo è in parte per la moglie Agustina che lì studia e lì dà gli esami all’università. Lo è perché nell’estate 2018, quando l’Europa ancora doveva conoscere che razza di attaccante fosse, l’argentino si presentò con un gol in acrobazia che…fermi tutti, proprio tutti.

Lautaro è Madrid domani sera, perché l’Inter europea che insegue l’ingresso nel G8 del calcio non può non appoggiarsi a chi del G8 degli attaccanti del continente (ma forse quel numero potremmo anche abbassarlo) fa già parte. Ma Lautaro è Madrid anche domani in giornata, senza bisogno di arrivare al Metropolitano. Perché in città è atteso il suo agente, Alejandro Camano. E non per una gita di piacere: è in programma un incontro con l’Inter, sul tavolo il rinnovo di contratto.

Tutto a Madrid, allora. Lautaro è il capitano di una squadra che la notte di Istanbul ha giurato a se stessa che ci avrebbe riprovato. Eccoci qui, la storia si fa (anche) al Metropolitano. Lautaro è pure il capitano di una squadra che non vuole lasciare, che sente sua ogni giorno di più e con la quale non smette di ragionare a lunga scadenza. Ma a un certo punto è bene anche far quadrare il caldo dei sentimenti con il freddo dei numeri. E l’ora è arrivata. L’argentino non ha una scadenza a breve termine, sull’attuale contratto c’è scritto 2026. Ma è nell’interesse di tutti, dell’Inter in primis, arrivare a una definizione dell’accordo entro la fine della stagione. Così, tanto per mettersi al riparo da scenari che oggi non è neppure logico ipotizzare.

Inter, Carlos Augusto salta l’Atletico Madrid. Arnautovic fermo un mese

Esami strumentali per i due nerazzurri che si sono infortunati contro il Bologna: il brasiliano potrebbe essere convocato per il Napoli, l’austriaco rientrerà dopo la sosta.

Risentimento muscolare al bicipite femorale della coscia destra per Marko Arnautovic, elongazione muscolare al soleo della gamba destra per Carlos Augusto.

Sono questi gli esiti degli esami strumentali svolti questa mattina dai due giocatori dell’Inter, usciti acciaccati dalla vittoriosa trasferta di Bologna. Entrambi verranno rivalutati nei prossimi giorni e dunque è presto per sapere quali saranno i tempi di recupero, ma sicuramente Simone Inzaghi non li avrà a disposizione per la trasferta contro l’Atletico Madrid di mercoledì sera. E se il brasiliano potrebbe recuperare per la sfida contro il Napoli (domenica alle 20.45), per l’austriaco se ne riparlerà dopo la sosta. 

Per la partita del Civitas Metropolitano, dunque, Inzaghi perde due elementi importanti, due possibili ingressi preziosi a partita in corso: Arnautovic ha deciso l’andata al Giuseppe Meazza, Carlos Augusto ha sempre risposto presente sia da difensore sia da esterno. C’è una minima speranza di recuperare il brasiliano per il Napoli, sicuramente l’ex Monza sarà a disposizione per la prima partita dopo la sosta, in casa contro l’Empoli il prossimo 1° aprile. Mentre per Arnautovic l’attesa sarà più lunga: verosimilmente, il 34enne rientrerebbe per la trasferta di Udine (weekend del 6-7 aprile), dunque tra circa un mese. Per l’ex Bologna si tratta del secondo infortunio pesante della stagione dopo la distrazione muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra, con otto partite saltate tra fine settembre e inizio novembre.

Nuovo ds Milan, Ibra vuole Jovan Kirovski: erano insieme ai Galaxy

Il manager Usa è stato per quasi 10 anni direttore tecnico del club di Los Angeles, dove Zlatan ha giocato. E’ stato già a Milano a vedere le partite dei rossoneri

Zlatan Ibrahimovic ha subito raccolto l’assist di Cardinale, che lo invitava a guidare il rinnovamento del Milan.

Ibra vorrebbe andare a segno con Jovan Kirovski, ex manager dei Galaxy, a cui Zlatan affiderebbe un ruolo di vertice nell’area sportiva del club. I contatti vanno avanti da un po’ e in parte alla luce del sole o dei riflettori di San Siro: Kirovski è già stato a Milano e probabilmente anche a seguire le partite dalla tribuna. Ibra sarebbe così subito incisivo, come gli succedeva da centravanti.

I primi contatti tra Kirovski e Ibra sono ben più datati. Insieme hanno già concluso un affare: 3 marzo 2018, Zlatan è un nuovo giocatore dei Los Angeles Galaxy. Ibra va alla conquista dell’America, convinto dalle condizioni che offrono i Galaxy del d.t. Kirovski. Il rapporto nasce qui. Nel frattempo Ibra diventa il braccio destro di Cardinale e Kirovski lascia la scrivania di Los Angeles. Ibra vorrebbe che il seguito della storia fosse scritto a Milano. Vorrebbe Kirovski al suo fianco come figura di riferimento dell’area sportiva. Jovan è certamente un uomo di campo: è stato calciatore, cresciuto nel settore giovanile del Manchester United e poi in giro per l’Europa tra Dortmund, Sporting Lisbona, Crystal Palace e Birmingham prima di chiudere la carriera nei Galaxy. Dove poi ha iniziato quella da manager. Ancora nessuna esperienza nel calcio italiano o europeo. Potrebbe debuttare in rossonero in un’estate che si annuncia caldissima in quanto a decisioni da prendere: dall’allenatore alla squadra al mercato. 

La Juve ritrova McKennie: in campo con un tutore. Gatti e Danilo dal 1′ contro l’Atalanta

Il centrocampista Usa si è allenato in parte con i compagni e dovrebbe esserci per la sfida di domenica con i nerazzurri

Weston McKennie corre verso la convocazione con l’Atalanta. Anche oggi il centrocampista americano si è allenato con la squadra solo per una parte di allenamento, ma vista l’emergenza in mezzo al campo dovrebbe provare a mettersi a disposizione almeno per uno spezzone di partita. L’ultimo stop di Alcaraz, che si unisce a quello di Rabiot, riduce le soluzioni a centrocampo: Allegri in questo momento può contare solo su Locatelli e sui giovani Miretti, Nicolussi Caviglia e Nonge. E al massimo riproporre Cambiaso mezzala o Danilo davanti alla difesa.

La disponibilità di McKennie, che giocherà con un tutore alla spalla, potrebbe ricomporre il centrocampo con Locatelli e Miretti, con cui la Juve ha affrontato le partite contro Cagliari, Genoa, Lecce ed Empoli: insomma, a parte Napoli, tutte le volte precedenti in cui Rabiot non è stato a disposizione in questa stagione. I precedenti sono buoni perché i bianconeri non hanno mai perso senza il francese in campo: la squadra di Allegri in questo momento ha bisogno di certezze, considerato che nelle ultime sei partite ha buttato al vento molti punti a disposizione. 

Gatti e Danilo con l’Atalanta dovrebbero tornare dall’inizio, insieme a Bremer e a difesa di Szczesny. Cambiaso e Kostic, a meno di sorprese, dovrebbero occuparsi delle corsie esterne: con la possibilità, nella seconda parte del match, di fare staffetta con Weah e Iling. In avanti mancherà Vlahovic per squalifica: Chiesa è ancora favorito su Yildiz per supportare il centravanti e neanche stavolta ci sono tracce di tridente. Sarà la partita di Milik, anche se tornerà a disposizione pure Kean.

Leao decisivo anche quando non segna

Il portoghese si è acceso due volte e ha illuminato San Siro contro lo Slavia. Suo il cross per Giroud nel primo tempo, sua la sgasata in occasione della rete di Pulisic.

Se manca il sorriso, che è il suo marchio di fabbrica e un’intera filosofia di vita, allora la faccenda è seria. Rafa Leao osserva il pallone che entra nella porta ceca per la quarta volta – la più importante – e rimane impassibile. Una maschera più o meno imperturbabile, anche quando tutti i suoi compagni si lasciano andare a una festa liberatoria. Perché mancavano cinque minuti al novantesimo e un conto è presentarsi nella bolgia dell’Eden Arena con due gol di vantaggio, un altro è farlo con uno. Forse Rafa in quel momento ha riavvolto il nastro di una partita balorda, ha ripercorso un match dove nessuno – no, nemmeno lui – ha brillato particolarmente, e magari in quegli attimi si è chiesto il motivo. Le basi per fare bene – cioè, per fare meglio – d’altra parte c’erano tutte. Successo vitale sulla Lazio in campionato, sei giorni di stacco, infermeria vuota. E allora, perché questo Milan è così discontinuo e imprevedibile, nel bene e nel male?

 Sono quelle situazioni in cui se decidi di tirare, devi essere sicuro di andare in buca. S’è fatto perdonare dopo e d’altra parte l’azione del quarto gol contiene la parolina magica che aveva sillabato Pioli in vigilia: qualità. Quella con cui ha pietrificato Vlcek e quella con cui ha superato Stanek in uscita disperata. In fondo Pioli non si deve arrabbiare se Leao quest’anno viene definito uomo di coppa: per gli obiettivi che si è dato il Milan, va benissimo così.

Inzaghi mister Europa: Simone al livello dei grandi. Il Liverpool lo vuole, ma resterà all’Inter

Il tecnico ha conquistato il pianeta nerazzurro. È nella lista dei Reds per il dopo Klopp, ma sta bene a Milano e ha voglia di continuare il ciclo in nerazzurro.

Thierry Henry, uno che qualche partita di calcio l’ha giocata e pure vista, l’ha detta proprio così: “Ho seguito Inzaghi per tanto tempo, fin da quando era alla Lazio. La verità è che se incontri l’Inter in una gara di coppa sei nei guai”.

È un complimento enorme e una fotografia che Simone spera tanto di confermare tra una settimana a Madrid. Nell’attesa, si può anche controllare la classifica di campionato ed esaltarsi per un +15 che vuol dire scudetto oltre ogni scaramanzia e paura. E che proietta automaticamente l’allenatore in un’altra dimensione, quella dei più grandi in campo nazionale e dei più ambiti sul mercato in campo europeo.

Non è questione di Red Bull o no, ma di numeri oggettivi e altri che devono essere interpretati. C’è vittoria e vittoria. Qui, ad esempio, non c’è “solo” un tricolore ma anche un campionato dominato, con avversarie che ormai da qualche settimana neppure vedi più negli specchietti retrovisori. Il triangolino numero 20 è la consacrazione di Inzaghi. È il passo successivo alla finale di Champions raggiunta la scorsa stagione che aveva fatto conoscere l’allenatore a livello internazionale. Ora c’è il trofeo, oltre gli applausi. Ora c’è quel successo smarrito due anni fa che è stata l’origine di tutti i mali, pardon, di tutte le critiche. Critiche da cui Inzaghi è uscito alla grande: se non fosse abusato come termine, si potrebbe dire che l’allenatore potrà essere citato in futuro sulle enciclopedie, sotto la voce “resilienza”.

Inter, Asllani ha finito il rodaggio: oltre al gol, tutti i numeri che fanno felice Inzaghi

La prima rete del regista albanese mette il sigillo su una stagione che l’ha visto sempre pronto quando chiamato in causa

Se alla stagione di Kristjan Asllani mancava ancora qualcosa, il gol messo a segno ieri sera contro il Genoa serve un po’ a chiudere il cerchio. Una rete, quella utile a sbloccare una gara rognosa e complicata, che vale come la ciliegina sulla torta per l’ex Empoli, protagonista di un’altra prestazione convincente nelle vesti di vice-Calhanoglu. Tanto ci è voluto perché Asllani potesse finalmente festeggiare la prima rete in maglia nerazzurra, ma alla fine il “premio” è arrivato e la dedica la dice lunga sullo spirito di gruppo che muove quest’Inter schiacciasassi.

D’altra parte, il gol era proprio ciò che mancava ad Asllani per suggellare la crescita esponenziale degli ultimi sette mesi. Quel gol che da quando veste nerazzurro era arrivato solo in precampionato, nei test estivi, e che si è fatto attendere 53 partite ufficiali. E che adesso può segnare un punto di svolta, incoraggiando l’albanese a proporsi e rischiare maggiormente come accaduto contro il Genoa al termine di un magistrale inserimento per vie centrali. Il compito primario dell’ex Empoli resta quello di tessere la trama e dirigere l’orchestra, cosa che nelle 23 uscite collezionate in questa stagione ha sempre fatto egregiamente, sia quando è stato chiamato in causa a partita in corso, sia quando invece è partito dal primo minuto per rimpiazzare o far rifiatare Calhanoglu. Non a caso Asllani ha finora marcato presenza dall’inizio per sette volte, tante quante l’intera scorsa stagione. E non a caso il minutaggio collezionato finora (797’ totali tra campionato e coppe) ha quasi raggiunto quello dello scorso anno (858’). Per trovare lo stesso spazio, la passata stagione Asllani dovette attendere la 35° giornata di campionato e oltre due mesi in più. Tutto ciò indica chiaramente quanto sia cresciuta la fiducia di Inzaghi nell’ex Empoli, protagonista di un evidente salto di qualità rispetto alla sua prima stagione a Milano. 

Doppietta di Foden e rimonta City: 3-1 allo United e -1 dal Liverpool

Red Devils avanti con uno splendido gol di Rashford. Nella ripresa la ribalta l’esterno, prima del terzo sigillo di Haaland

Il Manchester City ha così tanti fenomeni che può scegliere in ogni partita quello da chiamare eroe. Nel derby con lo United, l’eroe è Phil Foden, che con una splendida doppietta nella ripresa firma il 3-1 che stende i Red Devils, avanti per primi, e tiene la squadra di Guardiola a un punto dal Liverpool con la vittoria numero 17 nelle ultime 19 partite in tutte le competizioni.

Il 23enne prodotto della Academy ha infilato una magia per il suo primo gol, quello che ha pareggiato lo spettacolare 1-0 di Marcus Rashford che nel primo tempo aveva illuso lo United e ha tirato fuori la classe per il secondo. È arrivato a 11 centri stagionali in Premier, suo primato personale eguagliato, e a 18 in tutte le competizioni: suo nuovo record. Soprattutto, Foden ha confermato ancora una volta che tra gli eroi del City c’è anche lui, che Guardiola ricorda ancora come ragazzino della Academy quando lo promosse 17enne in prima squadra nel 2017 e che adesso fa magie come Kevin De Bruyne e Erling Haaland, autore del 3-1 al 91’.

Lo United passa clamorosamente al primo tentativo, con Rashford che all’8’ infila Ederson con un clamoroso sinistro all’incrocio dai 25 metri. L’1-0 mette la partita che la vuole Ten Hag: il City a controllare, con Onana come efficace ultimo ostacolo, e i Red Devils pronti a pungere nelle ripartenza. Gli ospiti ripartono in vantaggio, nonostante i 18 tiri del City, anche per l’inattesa collaborazione di Haaland, che al 45’ si mangia un gol fatto. Il gol però i padroni di casa lo trovano al 56’ con Foden, che dal limite dell’area si inventa un sinistro imparabile che fa esplodere l’Etihad. Guardiola subito dopo toglie l’evanescente Doku per Alvarez, ed è proprio l’argentino all’80’ a servire a Foden l’assist per il sorpasso, con l’eroe dell’Etihad che dopo il passaggio di ritorno dell’argentino si infila nella difesa avversaria e trafigge di nuovo Onana. Nel recupero arriva anche il terzo gol, con Haaland che raccoglie un assist di Rodri e si fa perdonare i tanti errori col gol numero 18 in campionato. Lo United dopo 143 partite di Premier perde una partita in cui aveva chiuso in vantaggio il primo tempo. Perché Manchester è blu, e il City continua a correre.