L’Inter si cautela in regia: se parte Calhanoglu, c’è Xhaka

Il Galatasaray non ha ancora affondato il colpo per il centrocampista nerazzurro, ma se dovesse farlo.

Dopo essersi tolta qualche ruga del tempo, dopo questa prima dose di cipria sulla punta del naso, che inizia appena a farla sembrare più giovane, l’Inter potrebbe scegliere a sorpresa il vintage. Potrebbe aprire di colpo le ante e tirare fuori dall’armadio uno di quegli abiti che le sono sempre caduti benone: Granit Xhaka, motore del Leverkusen pronto a cambiare aria, non sarà l’ultima collezione di grido nella moda europea, ma si può essere eleganti e di successo anche con capi da battaglia come lui. Lo insegna proprio il recente passato nerazzurro.  Per esempio, se fosse necessario cambiare il guardaroba anche a centrocampo, il club nerazzurro pensa a un look meno aggressivo e più prudente di quello che ci si immaginava. In un eventuale dopo-Calha si pensa proprio a un innesto di garanzia, che mantenga alta il livello di esperienza e di fame nel reparto: proprio Xhaka, a lungo corteggiato dal Milan e ora nel mirino della Signora, sembra lì caduto apposta.

Starà pure per compiere 33 anni, ma Xhaka sprigiona ancora la stessa forza motrice mostrata prima nell’Arsenal di Arteta e poi nel Leverkusen dei miracoli di Xabi Alonso: come hanno dimostrato nel tempo sia Mkhitaryan che Acerbi, l’età può diventare solo un numero in certi casi. Insomma, qui il curriculum è tale da non fare rimpiangere eventualmente un totem interista di questa epoca come Calha: ben prima di farsi venire la nostalgia delle mille luci del Bosforo, è stato il regista di Inzaghi la chiave di uno scudetto e un paio di finali di Champions perse. Se la questione turca è ancora sul tavolo e resta al momento di difficile risoluzione, l’Inter non può che cautelarsi e immaginare un successore di simile lignaggio: il gradimento di tutto il club sul brasiliano atalantino Ederson è ancora totale ed entusiasta – ci mancherebbe pure –, ma questa sensazione si annacqua in un bagno di realismo. È accompagnata dalla consapevolezza di quanto sarebbe dura trattare con l’integerrima Dea, che traccia una linea netta a 60 milioni e al momento non ci sente da nessun orecchio.

Inter, continua il pressing del Bruges per Stankovic: il nodo è la recompra

I 10 milioni offerti dal club belga sono considerati congrui dai nerazzurri. Manca però l’accordo sull’altro aspetto della trattativa

Sarà pure “solo” un ragazzino della cantera, arrivato alle porte della prima squadra senza mai fare l’ultimo passo tra i grandi, ma il figlio di Deki è un giocatore altamente strategico per l’Inter: l’uscita di Aleksander Stankovic, dopo un ottimo anno in prestito al Lucerna, è per questo seguita con grande attenzione dagli uomini di mercato nerazzurro. Hanno aperto il dossier negli ultimi giorni senza chiuderlo del tutto. “Ale”, 19enne figlio del tripletista Dejan, centrocampista di talento, piace tantissimo al Bruges, ma oggi si è allontanato un po’ dalle Fiandre. Gli emissari del club belga, arrivati fino in viale della Liberazione, sono disposti a spendere circa 10 milioni per arruolarlo, proprio lì dove c’è stato fino all’ultima stagione Ardon Jashari, promesso sposo milanista. 

La cifra offerta è ritenuta congrua dall’Inter, ma non ci sono stati passi avanti sull’altro aspetto della trattativa, quello su cui non si trova ancora accordo. Si tratta dell’entità e il tempo della eventuale “recompra” nerazzurra: il Bruges vorrebbe tenerla più in alto possibile, intorno ai 30 milioni, mentre per l’Inter dovrebbe galleggiare intorno ai 25 e, soprattutto, dovrebbe essere su base biennale. Nel dettaglio, sarebbe esercitabile sia alla fine della stagione 2025-26, la prossima, che al termine del 2026-27. Serviranno nuovi aggiornamenti tra le parti, con discreta fiducia, anche perché l’uscita del giovane serbo, cresciuto a bottega a Interello, è messa ampiamente in conto dalla dirigenza nerazzurra: sarebbe la prima cessione cospicua di questa sessione, dopo tre colpi in entrata (Sucic, Luis Henrique e Bonny) più il riscatto di Zalewski.

Il Bruges fa ancora muro per Jashari, ma lui vuole solo il Milan: il Diavolo ci spera

I dirigenti del club belga: “Partiamo dal presupposto che Ardon resterà. Se un top club presenta un’offerta adeguata, allora il trasferimento si può fare”. È un invito ad aumentare l’offerta

Il Bruges fa sapere al mondo di non avere intenzione di cedere Ardon Jashari. Non quest’anno, almeno. Non al Milan. Storia finita? Calma. Il Milan continua a sperare di poter chiudere l’operazione, anche perché Jashari è il suo primo obiettivo per il centrocampo.

L’amministratore delegato Bob Madou, a Het Laatste Nieuws e Het Nieuwsblad, ha detto parole chiare: “Ci siamo seduti a parlare con il Milan per cortesia. E senza parlare di soldi (sorridendo, ndr). Tutti sanno che cosa ha fatto Ardon, ma per noi non si tratta della fine di un ciclo. Non dico che non faremo eccezioni, ma al momento non c’è alcuna offerta sul tavolo che mi faccia pensare che dovremo farlo. Partiamo dal presupposto che resterà”. Come dire, lascia una porta aperta… Il Director of Football Dévy Rigaux ha aggiunto: “Se arriva il momento in cui un giocatore è davvero a fine ciclo, e un top club presenta un’offerta adeguata, allora il trasferimento si può fare. Maxim De Cuyper è un buon esempio. Se Jashari resterà ancora per un anno qui, non ci sarà solo il Milan, ma più club importanti che si faranno avanti”. Il Bruges insomma fa sapere di voler tenere Jashari per un altro anno, ma dice chiaramente che di fronte a una buona offerta cederà.

Il Milan e Jashari per questo continuano a credere di poter vivere un futuro insieme. Hanno già definito un accordo per un quinquennale. A questo punto, è ancora di più una partita a scacchi. Il Bruges chiede al Milan di alzare l’offerta, il Milan fa sapere che la sua seconda proposta è quella definitiva. Ci si può trovare a metà strada? Chissà.

La Juve piomba su Adeyemi: il Borussia apre alla cessione, i costi dell’operazione

L’attaccante tedesco era nel mirino dei bianconeri già un anno fa, ma non se ne fece nulla: l’amichevole del 10 agosto potrebbe essere l’occasione giusta per trovare l’intesa

Alla Continassa è riemerso il nome di Karim Adeyemi. Non una primizia in realtà, considerato che già l’estate scorsa era un’idea della Juve, ma stavolta la pista viene battuta sottotraccia e qualcosa lascia ipotizzare che le intese potrebbero essere più semplici. Nulla di scontato, ovviamente. Ma l’attaccante classe 2002 continua a guardarsi attorno ed è sempre più vicino alla scadenza del contratto, il Borussia è in ascolto per eventuali offerte sul suo conto e questa – dinamiche di mercato e offerte alla mano – potrebbe essere l’estate giusta per cederlo. 

L’estate scorsa Giuntoli e il suo braccio destro, Pompilio, avevano tentato il blitz durante il ritiro della Juve a Herzogenaurach, presentandosi in casa Adeyemi, a Monaco di Baviera, per illustrare il nuovo progetto della Juventus. L’apertura del calciatore fu solo parziale, la richiesta economica alta per smuoverlo da Dortmund diventò l’ostacolo principale nel momento in cui il club doveva fare tanto per rivoluzionare la rosa e renderla idonea alla proposta di Thiago Motta. Va detto però che Karim ha sempre guardato con un occhio di riguardo la Serie A e in particolare la Juventus, che anche in passato si era palesata sulle sue tracce. Le strade potrebbero nuovamente riavvicinarsi, ancora una volta: dopo Jonathan David, la Juve cerca un’alternativa credibile all’ipotesi di trattenere Kolo Muani mentre il Borussia Dortmund proprio in questi giorni sarebbe diventato il principale duellante nella corsa a Sancho, che lì è un ex. 

Al netto del potenziale incastro con Sancho, Karim Adeyemi rispecchia perfettamente l’identikit che cerca la Juve in questo mercato: è giovane, ha esperienza europea ma anche ampi margini di miglioramento che possono far lievitare il valore in ottica di rivendita. Insomma, potrebbe essere l’investimento ideale per tenere la scia di David e alzare l’asticella nel reparto avanzato, che necessita di un restyling mirato per cambiare passo rispetto agli ultimi anni. I rapporti fra Juve e Borussia sono ottimi: le due squadre si ritroveranno in campo a Dortmund il prossimo 10 agosto per un’amichevole. Potrebbe essere proprio quello il contesto per sancire un’intesa, così che la Juve abbia nel frattempo modo di sbrigare il caso Vlahovic e far cassa con qualche cessione (Mbangula, Nico Gonzalez e non solo). Adeyemi può andar via per una somma di 45-50 milioni: è la puntata minima per un buon jolly d’attacco.

Juve, la lista di Comolli per il centrocampo: l’ultima idea è Xhaka, poi Bissouma

Il leader del Bayer Leverkusen che piaceva anche al Milan è finito tra gli osservati speciali in bianconero: è esperto, funzionale e low cost. Gli altri obiettivi e quanto costano.

La Juventus vuole ricostruire il motore della squadra di Igor Tudor e pensa a Granit Xhaka del Bayer Leverkusen, già nel mirino del Milan nelle scorse settimane. La rivoluzione del centrocampo di un anno fa non è bastata e alla Continassa sono pronti a correre ai ripari. Almeno un colpo, forse due se i bianconeri riusciranno a monetizzare al meglio l’addio di Douglas Luiz, ai margini prima con Thiago Motta e poi con il suo successore croato.

Damien Comolli da un lato cerca squadra al brasiliano – il manager francese ne ha parlato con l’agente dell’ex Aston Villa durante l’incontro della scorsa settimana a Miami – però dall’altro si muove su più fronti a caccia di un mediano che possa alzare il livello del reparto aggiungendosi all’intoccabile Khephren Thuram, a capitan Manuel Locatelli e al jolly Weston McKennie. La priorità di Tudor è un centrocampista duttile, dinamico e abile in entrambe le fasi. Il sogno della Signora resta Sandro Tonali del Newcastle. La strada per l’azzurro, però, ogni giorno sembra un po’ più in salita. Gli inglesi non aprono la porta per meno di 60-70 milioni e non è detto che una super offerta possa bastare. Così, accanto all’altro obiettivo azzurro – l’interista Davide Frattesi – spuntano nuove piste.

Gli ultimi indizi portano a Xhaka, centrocampista di esperienza (32 anni) e spessore internazionale. In carriera ha alzato trofei con il Basilea, con l’Arsenal e soprattutto col Bayer Leverkusen: lo svizzero è stato uno dei leader della storica Bundesliga conquistata dall’allora squadra allenata da Xabi Alonso nel 2024. 

Da golden boy a disperso: Inter, si rivede Vanheusden, l’ex prodigio ancora sotto contratto

A 26 anni non ancora compiuti il difensore belga ha trascorso fermo per infortunio la cifra mostruosa di 1076 giorni. Veniva considerato il profilo su cui costruire il futuro, si è perso. Ma è ancora incredibilmente legato ai nerazzurri.

Immaginate di essere il più forte della Primavera, quello con gli occhi dell’allenatore della prima squadra costantemente puntati addosso, quello che spesso si allena con i grandi e davanti ha un futuro praticamente scritto, fatto di vittorie e successi. E poi non raccogliere nulla. È la storia brutalmente riassunta di Zinho Vanheusden, ormai ex golden boy nerazzurro ancora incredibilmente legato al club a livello di contratto a distanza di 10 anni esatti dal suo arrivo nell’Under 17. Nel mezzo, un paio di soddisfazioni con la Primavera e un’infinita serie di prestiti uno più deludente dell’altro: Standard Liegi, Genoa, AZ Alkmaar, ancora Standard Liegi, Mechelen. L’unica costante di una carriera sfortunatissima sono stati gli infortuni: oggi Zinho sarebbe ancora nel pieno più totale – ha 25 anni, ne compirà 26 il prossimo 29 luglio -, ma a guardare i suoi numeri fino a qui la sensazione è che il suo, di “prime”, non l’abbia mai raggiunto e mai lo raggiungerà. 

La classica storia triste del grande rimpianto. Come se Pio Esposito, su cui tanti interisti ripongono enormi speranze, sparisse anni interi per continui guai fisici. Legamenti rotti, operazioni, fratture, ritardi di condizione: Vanheusden le ha subite tutte. Ultima, ma certamente non meno dannosa, un’ernia inguinale che lo tormenta da quasi due anni e che di fatto ha cancellato tutta la sua ultima stagione e buona parte della precedente. Sono infatti due le presenze messe a referto quest’anno, per un totale di 159′ in campo. Poi il buio, ancora.

Chissà se dalle parti di Appiano lo riconosceranno al momento del raduno interista. Di (più o meno) certo c’è che Vanheusden ci sarà. Ancora, per l’ennesima volta e con l’ennesimo allenatore diverso in un gruppo profondamente cambiato rispetto all’annata precedente. Chiaro è che in ben dieci anni di cose ne cambino parecchie: direttamente o meno, Vanheusden ha vissuto momenti, tecnici, gruppi e squadre profondamente diverse tra loro.

Juve, rebus Vlahovic: Comolli lavora alla exit strategy. E il Milan osserva

Dusan punta a svincolarsi tra un anno, i bianconeri pensano a come mandarlo via subito. A breve incontro tra il club e gli agenti, con i rossoneri alla finestra.

Un grande attaccante è appena arrivato e (almeno) un altro resta nel mirino della Juventus. Tra il neo bianconero Jonathan David e il grande obiettivo Victor Osimhen (Napoli), che la Signora spera di accoppiare, c’è sempre Dusan Vlahovic. Più che un’ombra ingombrante, un rebus: ma pur sempre il proprietario della maglia numero 9, come ha rimarcato il serbo via social dopo la sconfitta contro il Real Madrid dei giorni scorsi. Il Mondiale per Club ha aggiornato le marcature di DV9 (17 stagionali), ma non ha cambiato la storia. Un mese dopo il ribaltone societario, con il passaggio del testimone dal dt Cristiano Giuntoli al dg Damien Comolli, la sensazione è che nel caso di Dusan sia cambiato tutto per non cambiare niente. Vlahovic è retrocesso nelle gerarchie di Igor Tudor – in America solo una partita da titolare su 4 – ma di svolte contrattuali non ce ne sono state. Anzi… Il 25enne centravanti juventino è andato in vacanza salutando i compagni con un arrivederci a fine mese. Vlahovic non ha cambiato idea e punta a lasciare il club soltanto fra un anno (luglio 2026), da svincolato e dopo una stagione da 12 milioni di stipendio. Progetto chiaro, a meno che non spunti qualcosa di intrigante e sorprendente. Il classico treno da non perdere: dal Milan al Manchester United. 

Comolli, che ha ereditato una situazione a dir poco intricata, proverà fino all’ultimo ad anticipare le pratiche del divorzio alle prossime settimane per togliersi un ingaggio pesante nell’immediato ed evitarsi il rischio di salutare a zero un capitale tecnico. Il manager francese negli Usa ha conosciuto Vlahovic e nei prossimi giorni incontrerà l’entourage del serbo, atteso a Torino in settimana. Un vertice per aggiornarsi e provare a trovare un compromesso.

Calha in partenza, Ederson-Inter si può con le cessioni. Ecco il piano

Ora la priorità del club è legata alle uscite. Non solo il turco: il tesoretto può arrivare da Frattesi, su cui c’è l’Atletico, Seba Esposito e Stankovic.

Il sogno di oggi può diventare la realtà di domani. Ederson è tutto ciò che aiuterebbe in fretta, molta fretta, a dimenticare Calhanoglu. Ma ci sono una serie di condizioni che devono verificarsi perché l’assalto sia concreto. La prima: la fine della telenovela del turco. La seconda: le cessioni. Non è un caso che il messaggio che filtra in queste ore dal club nerazzurro sia il seguente: adesso è il momento delle partenze, di liberare spazio sia come organico sia in termini di costi.

E allora attenzione a Frattesi. A Sebastiano Esposito. E ad Aleksandar Stankovic: da loro può arrivare la base per lanciarsi su Ederson. 

Anche perché non passa giorno in cui da Istanbul non rilancino la trattativa per Calhanoglu. Il finale sembra scritto, ma c’è ancora tanta strada da percorrere. L’Inter ha fissato il nuovo prezzo del regista: 30 milioni di euro. E non ha mai avuto un contatto diretto con il club turco, per intendersi. Però indirettamente circolano già i contorni di una possibile proposta: 15 milioni. Siamo lontani, lontanissimi anzi. Serve un avvicinamento concreto, per accontentare tutti. La stessa Inter, peraltro, che è stufa di una situazione che va avanti ormai da un mese e che rischia di complicare, peggio, destabilizzare l’inizio della prossima stagione.

In soldoni: i dirigenti nerazzurri vorrebbero risolvere la questione prima del ritiro, entro dunque i prossimi 15 giorni. Non semplice. È chiara una cosa: il Galatasaray sta giocando sulla situazione, forte evidentemente della volontà del giocatore, che mai si è espresso chiaramente sulla vicenda (e in fondo, già questo è un indizio). Se Calhanoglu va via, il primo nome sulla lista dell’Inter è quello di Ederson. Lui più di Stiller, più di Frendrup, più del colombiano Rios del Palmeiras, altri profili che pure piacciono. Ederson è il preferito, anche se l’Atalanta non lo farà andar via per meno di 50 milioni di euro: questo a Milano lo sanno. Ma non si spaventano. Sanno di dover scalare una montagna, ma c’è una via praticabile. 

Pogba: “Ho amato la Juve e l’amerò sempre. Ma solo Agnelli e Chiellini mi hanno chiamato…”

Il francese si presenta al Monaco dopo la squalifica per doping e la risoluzione coi bianconeri: “Non c’è una guerra da fare contro nessuno”

“Ho sempre amato e amerò sempre la Juve. Questo club mi ha aiutato a diventare quello che sono oggi. Sono successe tante cose, alcune persone hanno la loro maniera di fare le cose. Ci sono cose che mi sono piaciute e altre che non mi sono piaciute. Non mancherò mai di rispetto al club, oggi sono felice e penso che anche loro lo siano. Andiamo avanti, senza fare guerre”. Paul Pogba fa una mezza retromarcia dopo l’accusa di essere stato lasciato solo nei due anni di squalifica per doping e, nella conferenza stampa di presentazione come nuovo giocatore del Monaco, rivolge un pensiero affettuoso al suo recente passato. “Agnelli mi mandava messaggi e mi chiamava e io questo lo chiamo supporto. Quando non ricevi chiamate da persone che sono nel club, non hai supporto. Non dico che è il modo sbagliato di fare le cose, ma è solo una maniera diversa di vedere le cose. Chiellini, arrivato dopo, mi ha mandato messaggi, così come hanno fatto altri giocatori bianconeri”, ha aggiunto. 

Lo sguardo del francese,  a 32 anni, adesso è però rivolto in avanti. “Un anno fa ho detto che non ero morto. Il mio sogno è vedere i miei figli festeggiare un gol con una “dab”. Oggi penso al futuro e non al passato – ha concluso -. Ho sentito Deschamps, mi ha detto che il mio arrivo al Monaco è una bella cosa. È normale voler giocare in nazionale, ma ci sono delle tappe da rispettare e il posto va meritato. La Francia ha un grande gruppo, dipende da me”.

Chi prende l’Inter al posto di Calha? Ederson prima scelta. E occhio alla clausola di Dumfries

Sembra ormai inevitabile la separazione con il turco, per cui si aspetta la prima offerta ufficiale del Galatasaray: l’Inter vuole ricavare non meno di 35-40 milioni. Poi l’affondo per il sostituto.

Più 90: è il prefisso telefonico della Turchia. E a questo punto non resta che aspettare che quei numeri compaiano sul display del cellulare, ovvero il momento in cui dal Galatasaray si faranno vivi con un’offerta vera per Calhanoglu. Poi starà all’Inter non farsi prendere per il collo in una storia che è stata antipatica fin dall’inizio. La società ha provato a tamponare finché è stato possibile. Anche precisando di non aver mai sentito dalla viva voce del giocatore una richiesta ufficiale di cessione. Vero. Ma il gioco è stato chiaro fin da subito, svelato dagli osservatori, anche se mal digerito da chi è parte in causa di questa vicenda. L’Inter a questo punto ha un solo vero interesse: ricavare da una cessione inevitabile – ricomporre la frattura è almeno oggi ipotesi da tener viva solo in linea teorica – la cifra richiesta, ovvero 35-40 milioni di euro. E poi tanti saluti.

E poi, soprattutto, andare decisi sul sostituto di Calhanoglu. C’è un nome che va tenuto in considerazione, la primissima scelta se solo si creassero le condizioni per un affondo: Ederson dell’Atalanta. Quasi banale dire come il brasiliano piaccia a tutti, dirigenti e allenatore. Perché si possono avere delle idee, delle preferenze, ma finché non si concretizza la condizione di partenza – ovvero la cessione di Calhanoglu – non si può affondare. Per convincere l’Atalanta almeno a sedersi e a parlare dell’affare servono non meno di 45-50 milioni. E questo l’Inter lo sa. Ma non è una cifra impossibile da raggiungere: è vero che sono stati già investiti quasi 70 milioni tra Sucic, Luis Henrique e Bonny, ma l’Inter ha in rosa (e nei dintorni, leggi Aleksandar Stankovic) giocatori che possono portare soldi freschi nelle casse. Bisseck, ad esempio. Sebastiano Esposito, che piace alla Fiorentina.