Maignan para, stimola, dirige. E ora vuol fare al Milan un regalo da 20 milioni

Il portiere è in lista Champions e a Londra ci sarà. Il passaggio del turno vale tanto (anche per le casse) e passerà soprattutto dalle mani del francese

I tifosi hanno iniziato a far rimbalzare la notizia sui social nel primo pomeriggio di ieri, pochi secondi dopo l’ufficialità arrivata dalla Uefa. Uno screenshot da non mancare, quello con Maignan tornato in lista Champions. In realtà si trattava di un’ovvietà, una non-notizia, perché è chiaro che il ritorno fra i ranghi di Mike gli avrebbe riconsegnato una casella anche in Europa (con la conseguente esclusione di Tatarusanu).

Un gradevole risvolto dell’articolo 44 che tutela i club in caso di problemi seri coi portieri, ruolo delicatissimo come sa molto bene anche il Milan. E così ieri pomeriggio quello screenshot è rimbalzato ai quattro angoli della galassia rossonera nel segno del compiacimento dell’ufficialità, sebbene attesa e scontata.

Qualcosa che spiega bene quanto Mike sia mancato al mondo Milan e quanto adesso quel mondo si affidi a lui nella notte più importante della stagione. Di solito, quando ci sono gran gala come quello dell’Hotspur Stadium, la copertina se la prendono gli attaccanti. Anche perché nel calcio vince chi fa un gol più degli avversari. Stavolta però è diverso e il Diavolo si affida al suo santo protettore francese. Nelle mani di Mike, in senso figurato e in termini pratici. D’altra parte Giroud è a rischio per la febbre, Leao non sai mai quale film deciderà di recitare, Diaz – giustiziere degli inglesi all’andata – è alle prese con un ginocchio ballerino, e allora l’occhio di bue finisce fra i pali della porta rossonera. Anche perché mai come domani sera sarà importante difenderla a ogni costo e Mike ha una voglia folle di passerelle internazionali dopo il Mondiale smarrito.

Bennacer è carico: “Milan in fondo alla Champions? Niente è impossibile”

Il centrocampista al sito Uefa: “Puntare a questi obiettivi deve essere normale per noi. È cercando la perfezione che le cose migliorano”

Per lui, che ha giocato nell’Arsenal dal 2015 al 2017, è una sorta di derby.

Ismael Bennacer attende il Tottenham con l’approccio giusto e una grande carica. Cosa che si desume bene dal fatto che l’algerino non si pone praticamente limiti: “Andare fino in fondo in Champions? – ha detto al sito ufficiale Uefa – Anche se sappiamo che sarà molto difficile, niente è impossibile. Lo abbiamo visto in questi ultimi anni, niente è impossibile. È qualcosa di grosso, di sicuro, ma non c’è niente di troppo grande in quello che facciamo. Dobbiamo puntare a questi obiettivi, deve essere normale per noi”.

Insomma, un Milan chiamato a prescindere a ben figurare nell’ambito che l’ha reso celebre nel corse degli anni. “Sono molto orgoglioso e sono pronto a dare sempre il massimo per questo club. Vedo il percorso, dove eravamo tre anni fa e dove siamo ora. Logicamente, questo club deve andare ancora oltre. Tre anni fa si parlava di tornare in Champions nei tre anni successivi, il nostro obiettivo era rientrare nelle prime quattro, siamo riusciti anche a vincere lo scudetto. Quando lavori sodo, ottieni risultati. Dobbiamo fare di più, perché è così. Ogni giorno lavori per ottenere qualcosa in più, per trovare una soluzione in più per qualche problema. Siamo meticolosi, è cercando la perfezione che le cose migliorano, quando non lasci nessun dettaglio al caso”.

Mbappé: “Se il mio futuro fosse legato alla Champions, me ne sarei già andato…”

L’attaccante è diventato con 201 gol il bomber più prolifico di ogni tempo del Psg: “Sono concentrato sul Bayern. Il futuro? Per ora sono molto felice qui”

Un pizzico di ironia, una dose di buon umore e un una bella manciata di pragmatismo. Sono gli ingredienti che Kylian Mbappé utilizza con la solita consapevolezza quando c’è da parlare del suo futuro. Al Psg o altrove.

Anche quando c’è da celebrare il suo record di 201 gol con la maglia del club dell’emiro del Qatar dove il bomber “si sente felice, per ora”. Insomma, ogni parola va soppesata, visto che il Real Madrid è sempre in agguato.

Le dichiarazioni serali di Mbappé possono leggersi in double face. Sta lì tutta l’abilità del capocannoniere di Ligue 1 e ormai miglior marcatore della storia del club parigino, dopo la rete finale nel 4-2 al Nantes: “Fare questo record e giocare per il Psg per me, parigino di nascita, è qualcosa di speciale. E non ci avrei creduto se mi avessero detto che l’avrei fatto con la fascia di capitano (in seguito alla sostituzione di Marquinhos, ndr). Gioco per scrivere la storia e ho sempre detto che volevo scriverla in Francia, nella capitale, nel mio paese, nella mia città. È magnifico ma molto resta da fare. È un traguardo personale, ma sono venuto qui anche per quelli collettivi”.

Ed è qui che il dente duole. Mbappé vuole la Champions, solo sfiorata nel 2020, quando il Psg perse la finale con il Bayern Monaco (0-1) che lo attende mercoledì, per il ritorno dell’ottavo di finale. Dopo che l’andata al Parco dei Principi è finita 1-0 per i bavaresi. Va ribaltato tutto: non impossibile, non scontato. Mbappé ci arriva con la determinazione di sempre, ma a chi gli chiede se la partita possa incidere sul suo futuro al Psg, risponde con ironia, in conferenza stampa: “Senza mancare di rispetto al club, se il mio futuro fosse legato alla Champions, me ne sarei già andato molto lontano”.

Pogba più Rabiot, è Juve alla francese: quante varianti, così Allegri ridisegna la Signora

Un tempo erano Didier Deschamps e Zinedine Zidane. Adesso sono Adrien Rabiot e Paul Pogba. La Signora alla francese è un grande classico e finalmente Massimiliano Allegri può passare dalla teoria alla pratica.

La nuova Juventus avrà anima italiana e cuore transalpino. Un po’ come era stata costruita la scorsa estate durante il mercato. “La Juve era stata pensata con Rabiot-Paredes-Pogba a centrocampo più Locatelli a fare il primo che subentra”, ha spiegato l’allenatore bianconero a metà settembre. L’idea non è stata accantonata, ma sicuramente verrà rivista e aggiornata in base alle situazioni, alle nuove gerarchie e alla crescita del numero 10. Dal 3-5-2 attuale al 4-3-3, ma occhio anche al 4-2-3-1 stile Cardiff 2017. Tutto è possibile, a patto che il Polpo torni di nuovo al top.

Sarà la condizione atletica del francese a dettare i tempi del cambiamento. Martedì Pogba ha rimesso piede in campo dopo 315 giorni dall’ultimo impegno ufficiale e dopo aver trascorso sette mesi nell’infermeria della Continassa a causa della lesione al menisco esterno del ginocchio destro di fine luglio. Il peggio è passato, ma per il vero PP10 servirà ancora un po’ di pazienza. Dopo la mezzora scarsa nel derby, ieri Paul ha seguito un programma personalizzato in palestra come Juan Cuadrado e Filip Kostic.

Pogba non vede l’ora di passare alla “fase 2”: riprendersi la Juventus, come era nei piani di luglio e come ha sempre fatto nella sua prima vita in bianconero. “Paul doveva tornare, ha grande feeling con la Juventus, voleva raggiungere quello che ha già ottenuto con il club”, ha raccontato Rafaela Pimenta, l’agente del francese, durante il Football Summit organizzato dal Financial Times. Se Rabiot è sempre più intoccabile, Pogba spera di tornare a esserlo presto, ma difficilmente sarà così già domenica contro la Roma.

Inter, è emergenza attacco: quando non segna Lautaro non si vince

La mancanza di continuità è il problema numero uno della stagione dell’Inter. E su questo sono tutti d’accordo. L’importante è capirne i motivi. Uno è sicuramente la mancanza di piani B da parte di Simone Inzaghi che, non solo non ammette deroghe dal suo 3-5-2, ma non ha nemmeno troppe alternative per mantenerlo in vita e alimentarlo nel corso della partita. Soprattutto davanti.

Con Correa funestato dai problemi fisici, ci sono solo tre punte di cui una, Lukaku, ha iniziato a vedere il campo con continuità solo da pochissimo tempo.  Sette sconfitte in 24 giornate, per una squadra che punta allo scudetto, sono decisamente troppe. Lo stesso numero di quelle della Juventus nella Serie A ’94/’95, la prima in cui la vittoria valeva tre punti. Quello, però, era il totale a fine campionato e non di poco più della metà. E, soprattutto, i bianconeri non avevano 18 punti di distacco dalla prima in classifica. Detto addio al tricolore, restano ancora tre obiettivi stagionali: andare avanti il più possibile in questa edizione di Champions, guadagnarsi un posto nella prossima e la Coppa Italia.

L’Inter sembra ormai Lautaro-dipendente. Dzeko si sta prendendo una pausa anche comprensibile, visto quanto ha dato finora. Nel 2023 ha trovato il gol solo in due occasioni: nella vittoria sulla capolista Napoli e nella finale di Supercoppa Italiana con il Milan. Forse ha pagato anche il continuo ballottaggio con Lukaku, che sta pian piano cercando di tornare a buoni livelli, anche se sembra difficile rivederlo al top, come nella stagione dello scudetto di Conte.

Il gol, insomma, sembra sempre più un affare legato a Lautaro. Dopo il già citato successo con il Napoli, in campionato l’Inter ha vinto quattro partite, ne ha perse due e ne ha pareggiate altrettante. In otto gare il Toro è andato a segno in sei occasioni nelle quali il bilancio è stato di quattro vittorie e un pareggio. Quando è rimasto a secco, i nerazzurri hanno perso due partite e ne hanno pareggiata una.

Inter, il sostituto di Skriniar non va sbagliato: in corsa Djalò, Demiral, Pavard e Scalvini

Quando lo slovacco non è in campo, i nerazzurri incassano reti e ballano a destra. Un segnale preoccupante per il futuro visto che Milan a luglio si trasferirà a Parigi: ecco i candidati a prendere il suo posto

Segnali preoccupanti in casa Inter in vista del futuro: quanto è dura la vita senza Milan Skriniar. Il dato è inequivocabile: gli ultimi cinque gol subiti sono arrivati senza lo slovacco. Uno di questi è stato in parte causato dal promesso sposo del Psg: quello contro l’Empoli, con i nerazzurri in 10 dopo il rosso proprio a Skriniar. A Bologna, come contro l’Udinese, l’Inter ha “ballato” a destra senza Milan in campo. Al Dall’Ara ha preso gol perdendo palla da quella parte, con D’Ambrosio. Con o senza Skriniar cambia tutto, i nerazzurri non hanno scelta: non si può sbagliare la scelta del sostituto.

Empoli, appunto, ma anche Parma in Coppa Italia, Cremonese, Udinese e appunto Bologna. Cinque medio-piccole che hanno segnato a un’Inter orfana di Skriniar. In coppa è entrato dalla panchina, con Cremonese e Bologna era assente prima per squalifica e poi per infortunio, contro l’Udinese è stato tenuto a riposo. Con l’ex Sampdoria in campo, Inzaghi ha subito gol solamente in una partita nel 2023: a Monza. Preoccupante è la fragilità dei nerazzurri a destra quando Skriniar non gioca: Lovric ha battuto Handanovic nell’ultima a San Siro in campionato trovando una prateria da quella parte, con Darmian a stringere verso il centro. Azione fotocopia di quella che ha portato al gol annullato di Barrow in Bologna-Inter, con Ferguson inspiegabilmente lasciato libero in area di rigore e poi respinto da Darmian.

Mbappé fa sognare i rossoneri: “Io in Italia? Giocherei solo per il Milan”

Il fuoriclasse guardava le partite di Pirlo, Kakà e Seedorf. A margine della cerimonia Fifa ha svelato nuovamente il suo debole per il Diavolo

Sognare oggi non costa nulla, ma in futuro chissà. In ogni caso, Kylian Mbappé torna a confessare la sua fede rossonera, e l’ha ricordato a margine della cerimonia Fifa, dove concorreva per il titolo di miglior giocatore al mondo nel 2022, con Benzema e Messi, che poi ha vinto il premio.

Il fuoriclasse del Psg ha sempre avuto un debole per il club italiano: “Se vengo in Italia è solo per il Milan”, ha dichiarato, rispondendo a un tifoso.

Una passione, quella per il club di Ibrahimovic, che viene dall’infanzia, quando per un decennio Mbappé trascorse le giornate a casa Riccardi, a Bondy, in periferia di Parigi. La signora Béatrice gli faceva da baby-sitter, mentre il marito italiano, il signor Nicola, gli trasmetteva la fede per il Milan, facendogli vedere le partite di Kakà, Seedorf e Pirlo, insieme ai figli Antonio e Gaetano. E poi tutti a dar calci al pallone, in giardino, ma pure nel salotto di casa, dove la credenza, con gli sportelli aperti, diventava la porta dove sparare la palla, con inevitabili danni. Un periodo felice per Kylian che ogni tanto torna a salutare i Riccardi, o manda loro messaggi. Anche da San Siro, dove la Francia vinse la Nations League nel 2021. Da qui la confessione di Mbappé al tifoso che può regalare oggi un sorriso ai tifosi rossoneri. Poi magari, un giorno, chissà che il sogno non si avveri.