Inter, in attacco si cambia: via Sanchez, Arnautovic resta, arriva Taremi. E poi tutto su Zirkzee

L’obiettivo di Marotta per ampliare le opzioni offensive di Inzaghi è il centravanti del Bologna: come può arrivare

C’è una frase che vale come manifesto programmatico dell’Inter. E che ha un sapore speciale, perché rafforza la festa, dà l’idea di quello che ha in testa il club di Zhang. “Questo ciclo non è neanche arrivato a metà”: parola di Beppe Marotta. C’è già voglia di rilanciare. Come il giocatore che al casino fa il pieno alla roulette ed è ancora lì, a puntare, a giocare, a ragionare.

L’Inter di domani è stata già impostata, con gli acquisti da tempo definiti di Taremi e Zielinski. Ma non è finita qui. Perché la società ha voglia di inserire in organico un grande attaccante. E Marotta in pratica conferma l’obiettivo di regalare a Inzaghi un organico più ampio: “Un’altra punta? La prossima stagione ci saranno tantissime partite e tante competizioni, tra cui il Mondiale per club. La rosa deve essere puntellata al meglio, dobbiamo fare sempre i conti con la sostenibilità. Faremo un mercato creativo”.

Creatività, evidentemente, vuol dire saper fare di necessità virtù. E quindi essere aperti anche all’idea di cedere qualche protagonista. Marotta ha chiarito: “Vogliamo confermare tutti, nessuno ci ha manifestato l’intenzione di andare via, non ci sono partenze in programma”. Ma poi ha anche precisato: “Ausilio e Baccin devono avere alternative a eventuali partenze, in passato abbiamo dimostrato di saperlo fare, in fondo questo scudetto è arrivato dopo aver cambiato 12 giocatori. Spesso quando vendi un giocatore passi per quello che vuole smobilitare, ma siamo forti a prescindere”.

Calhanoglu fa partire la festa scudetto: due gol nella ripresa e l’Inter batte anche il Torino

A San Siro i granata se la giocano fino all’espulsione (troppo severa) di Tameze, poi il centrocampista decide il match con una doppietta

L’Inter campione d’Italia batte anche il Torino e nel giorno della festa scudetto tiene vivo sia l’obiettivo di superare i 97 punti conquistati da Mancini nel 2006-07 sia quello di superare quota 100. La vittoria è non di quelle facili per gli uomini di Inzaghi che nel primo tempo soffrono i granata e passano solo nella ripresa, dopo il rosso a Tameze: è a quel punto che la marea nerazzurra diventa incontenibile e Calhanoglu firma la doppietta decisiva, con tutto San Siro che canta per il turco.

Per l’Inter gara numero 42 con almeno un gol e record della Juventus distante solo due incontri, ma è anche il ventesimo clean sheet della stagione: anche in questo caso c’è aria di record in un campionato che si sta trasformando in una lunga passerella per Lautaro e compagni. Il Torino, invece, venerdì in casa contro il Bologna avrà l’occasione per rientrare in zona Europa: non vince da quattro incontri e non segna da tre. Contro la formazione di Thiago Motta serve un’impresa.

Inzaghi schiera i titolarissimi a eccezione degli infortunati Acerbi e Dimarco, sostituiti rispettivamente da De Vrij e Carlos Augusto, mentre Juric risponde con la difesa a quattro e Zapata unica punta. Il primo tiro è di Rodriguez, con Sommer che para; risponde Thuram con uno slalom concluso con una botta fuori bersaglio. Ricci fa l’incursore alle spalle del colombiano ex Atalanta, Lazaro sta alto a sinistra e Vlasic ha facoltà di movimento, ma si allarga soprattutto a destra disegnando in fase di possesso un 4-2-3-1 che punge: il Torino dimostra di avere voglia e di non essere alla festa dell’Inter per fare da sparring partner. Zapata scalda ancora i guantoni di Sommer che respinge e, a livello di occasioni, l’inizio è più granata che nerazzurro anche perché il numero 91 di testa, dopo il quarto d’ora, manda di poco a lato, con il portiere svizzero fuori causa.

Koopmeiners aspetta la Juve, con la Premier sullo sfondo. E intanto Allegri studia come fermarlo

L’ultimo atto della Coppa Italia vedrà fronteggiarsi la squadra di Allegri e l’Atalanta dell’olandese, poi però entrerà nel vivo la trattativa

Prima di ritrovarsi attorno al tavolo di una trattativa annunciata, la Juve e Koopmeiners si contenderanno l’ultimo trofeo della stagione: con le stesse ambizioni di vincerlo. La Coppa Italia consentirebbe ai bianconeri di interrompere il digiuno di trofei nelle ultime due stagioni, l’Atalanta in realtà è ancora in corsa pure in Europa League e potrebbe chiudere in bellezza l’ennesima stagione esaltante. Subito dopo, il centrocampista olandese e gli uomini della Continassa si ritroveranno allo stesso tavolo per un’intesa che dovrebbe materializzare il primo colpo dell’estate juventina: a conti fatti, probabilmente anche l’unico investimento importante. 

Koopmeiners è in cima alla lista di Giuntoli da diversi mesi, senza una reale alternativa per la sintesi delle qualità che sta cercando la Juve. Il dirigente si è mosso in tempo e avrebbe anche scalato in fretta le gerarchie di gradimento del calciatore: ci sono, infatti, anche club della Premier League, ma tutto lascia presagire il matrimonio tra Koopmeiners e la Juve, su spinta del diretto interessato. Non sarebbe solo una questione economica, a quanto pare: seppur la Juve dovrà accontentare le pretese dell’Atalanta, che avanza una richiesta attorno ai 40-45 milioni. Pare il calciatore veda nella Juve la tappa giusta per il suo percorso di crescita, tenendo una finestra aperta sulla Premier League per il futuro. 

Per la Juve l’operazione da intavolare sarà una questione estiva, sul campo bisognerà invece badare a Koopmeiners in finale di Coppa Italia: e sarà evidentemente l’osservato speciale all’Olimpico, il prossimo 15 maggio, dal momento che l’olandese è l’uomo più pericoloso dell’Atalanta. Nelle ultime occasioni, il tentativo bianconero di arginare Koopmeiners è andato male: stavolta non ci sarà Locatelli, squalificato come Scamacca, e bisognerà trovare una soluzione differente. Allegri potrebbe affidare l’olandese a un duello con Rabiot: il centrocampista dell’Atalanta, tra l’altro, potrebbe prenderne l’eredità il prossimo anno, o giocarci insieme. La sfida avrebbe contorni interessanti, ma è ancora tutta da studiare.

Inter, dopo la festa… i rinnovi: subito la “verità” su Dumfries, poi Lautaro, Barella e Inzaghi

Quello dell’olandese è l’accordo che scade prima (nel 2025) e, se non sarà prolungato in fretta, sarà obbligatorio provare a cederlo in estate. Con il tecnico si parlerà anche di mercato

Adesso la festa per lo scudetto, poi i dirigenti di viale della Liberazione riprenderanno i contatti per i rinnovi di contratto che sono già stati oggetto di trattative negli scorsi mesi. Accordi da allungare, con tanto di adeguamento economico, sono quelli di Lautaro Martinez, Nicolò Barella e Denzel Dumfries. Oltre naturalmente a Simone Inzaghi che merita un discorso a parte perché la sua conferma è già stata “ordinata” dal presidente Steven Zhang.

L’olandese tra i giocatori da rinnovare è quello che ha il contratto che scade prima ovvero il 30 giugno 2025. Inevitabile che la dirigenza voglia capire in fretta cosa ha in mente l’esterno. Perché Denzel lo scorso autunno aveva detto di no al rinnovo proposto dall’Inter (4 milioni netti a stagione, a salire, più bonus) e pensava a un’esperienza in Premier. Anzi, in una grande della Premier. Di offerte concrete non gliene sono arrivate e c’è stato qualche sondaggio solo da club stranieri di media fascia. Per questo (e perché a Milano sta bene…) ha iniziato a riconsiderare la prospettiva di un prolungamento con il club di viale della Liberazione, soprattutto se potrà continuare a sfruttare i vantaggi del Decreto Crescita. Se l’Inter non riuscirà ad allungare il contratto entro l’inizio della sessione estiva, dovrà provare a vendere Dumfries per non perderlo a parametro zero come successo con Skriniar. E naturalmente i soldi ricavati dal suo addio, saranno investiti nel sostituto.

Lautaro e Barella hanno un accordo in scadenza il 30 giugno 2026 e, come ha detto Marotta, “non abbiamo nessuna ansia o l’obbligo di dover intervenire velocissimamente”. Con entrambi i discorsi sono stati avviati da mesi, ma con l’argentino la differenza tra domanda e offerta è più marcata rispetto a quella con il centrocampista, più vicino alla fumata bianca. In viale della Liberazione, però, c’è la convinzione di arrivare alle firme sui due contratti. Meglio se prima dell’inizio della prossima finestra estiva. La vittoria dello scudetto ha rafforzato il legame del capitano e del suo vice con il club. Un altro “particolare” che trasmette fiducia. 

Guirassy-Milan, nuovi contatti. Giroud-Usa, è tutto fatto

Il guineano dello Stoccarda torna nel radar: il Milan al lavoro. Olivier in Mls fino al 2025, c’è accordo totale

Più che uno scioglilingua, è la realtà del Milan di aprile, che si concentra sulla scelta del prossimo allenatore ma non smette di pensare al grande iceberg che lo aspetta all’orizzonte: la nuova vita al centro dell’attacco. Il Milan dovrà mettere sotto contratto un numero 9 titolare e non gli succede da anni: è la decisione più delicata che si possa prendere sul mercato, ma anche la più affascinante. Olivier Giroud è pronto a salutare: non c’è ancora una data, non c’è ancora un piano, ma nella sua vita c’è soltanto un mese di Milan. Prima, è giusto parlare di chi può sostituirlo, perché c’è un candidato in rimonta.

Serhou Guirassy è stato un obiettivo del Milan a dicembre, quando Pioli sembrava dover avere un paio di aiuti dal mercato d’inverno. A gennaio invece è cambiato molto: è rientrato Matteo Gabbia, poi il Milan ha deciso di non spendere – anche a causa del cambiamento delle norme sull’applicazione del decreto crescita – e Guirassy è rimasto allo Stoccarda. C’è una novità: il Milan ha riallacciato i contatti e pensa a lui come opzione concreta per l’estate. Nel frattempo, Serhou è rimasto fedele alla sua fama: ha continuato a fare gol. Tra marzo e aprile ha accelerato, tornando alle medie impressionanti dell’autunno: ha segnato in sei partite di fila e il conto dei suoi gol è salito a 25 in Bundesliga più 2 in Coppa di Germania. Nettamente la sua miglior stagione di sempre, apparsa all’improvviso dopo campionati appena sopra o appena sotto la doppia cifra. 

L’altro numero nel terno di Guirassy è il 17. Guirassy ha una clausola da 17,5 milioni che invoglia mezza Europa. Il primo obiettivo estivo del Milan, Joshua Zirkzee (Bologna), costa almeno 50-60 milioni. Benjamin Sesko (Lipsia) e Santiago Gimenez (Feyenoord), da tempo nella lista dei preferiti, si prendono (forse) per cifre simili. C’è differenza, molta differenza. Tra i giocatori graditi dal Milan, l’unico trattabile a cifre simili a quelle di Guirassy è Jonathan David (Lilla), che non ha una clausola ma un contratto in scadenza nel 2025. 

Giovedì gli ultimi 18′ più recupero di Udinese-Roma: chi può giocare (Ndicka compreso) e chi no

Giovedì 25 aprile, fischio d’inizio al Bluenergy Stadium per gli ultimi 18 minuti più recupero di Udinese-Roma, interrotta al 72′ per il malore di Evan Ndicka. Chi gioca? Il punto di partenza è che gli allenatori non sono obbligati a riprendere la partita con gli undici calciatori che erano in campo al momento della sospensione, ma allo stesso tempo non godono nemmeno di una totale libertà di scelta. La risposta arriva dall’articolo 30 dello Statuto-Regolamento della Lega Serie A.

“Possono essere schierati tutti i calciatori – si legge – che erano già tesserati per le due società al momento dell’interruzione, indipendentemente dal fatto che fossero o meno sulla distinta del direttore di gara il giorno dell’interruzione”. È quindi questo l’inquadramento generale della norma, che però ha delle specifiche: i calciatori scesi in campo e sostituiti nel corso della partita non possono essere schierati nuovamente; quelli espulsi (ma qui non c’erano) ovviamente no, né potrebbero essere sostituiti, così come quelli squalificati per la gara in questione; nel recupero si possono effettuare solo le sostituzioni non ancora fatte nella prima partita.

Per entrare nel concreto, Gabriele Cioffi e Daniele De Rossi avevano operato due cambi a testa, entrambi utilizzando un solo slot ciascuno con doppia mossa contemporanea: quindi Fabio Cannavaro e il suo ex compagno di Nazionale potranno operare tre cambi per parte negli ultimi 18 minuti più recupero. Gli unici che non possono essere schierati sono quindi quelli già sostituiti: Kingsley Ehizibue e Hassane Kamara per l’Udinese, Dean Huijsen e Houssem Aouar per la Roma. Per il resto, tutti arruolabili compreso Ndicka che non era stato sostituito.

Pronostico Milan-Inter, Inzaghi vuole la seconda stella nello stadio rossonero: le quote

Posticipo con il derby di San Siro che può assegnare lo scudetto: i nerazzurri potrebbero centrare l’impresa davanti ai cugini ma servirà una vittoria

Posticipo del lunedì in serie A con il gran derby di Milano che potrebbe anche assegnare lo scudetto. Con 14 punti di vantaggio, i nerazzurri si presentano in un San Siro colorato di rossonero con la possibilità di centrare l’obiettivo conquistando la vittoria: il pareggio o l’eventuale sconfitta rinvierebbero l’esito del campionato al turno successivo, quando Inzaghi affronterà in casa il Torino. Scopriamo pronostico e quote di Milan-Inter, in programma lunedì 22 aprile alle ore 20.45.

Il pareggio contro il Cagliari nel turno precedente ha impedito all’Inter di potersi presentare a San Siro anche con la possibilità di vincere lo scudetto con il pareggio nel derby. Ma la lunga striscia positiva di Inzaghi contro Pioli (cinque derby vinti su cinque nel 2023) rassicura i tifosi nerazzurri, che sono pronti a fare festa in città. Sarà una sfida ricca di tensione e probabilmente anche più aperta del solito. Per questo è probabile che in partita ci sia almeno un gol. Opportunità che si trova in lavagna a 1,03 su Netbet e Betway, a 1,02 su Sisal  e 1,00 su Snai. Proprio su questo evento verte la quota maggiorata offerta da NetBet, che offre ai nuovi iscritti l’esito Over 0,5 in Milan-Inter a 6,00.

Al Milan non è rimasto che provare a chiudere la stagione tornando a vincere un derby, provando a rinviare la festa dei prossimi Campioni d’Italia: l’eliminazione ai quarti di Europa League contro la Roma sarà probabilmente decisiva per Stefano Pioli. Il club rossonero sembra intenzionato a cambiare allenatore e chiudere il ciclo che lo aveva portato ad uno scudetto inatteso nel 2022. Il Milan davanti al proprio pubblico proverà a battere l’Inter per avere almeno una perla da esibire in una stagione deludente nonostante la conquista di un posto nella prossima Champions. L’esito del possibile Parziale/Finale 1/1, cioè la vittoria rossonera sia all’intervallo che alla fine dell’incontro, si trova a 6,15 su NetBet, a 5,93 su Betway, a 6,00 su Sisal e Snai. Proprio su questo evento verte la quota maggiorata offerta da Betway che offre ai nuovi iscritti l’esito Parziale/Finale 1/1 a 20.

Milan, nessuno è intoccabile: il Bayern su Theo e Maignan. E Leao…

I rossoneri avvieranno un nuovo progetto tecnico, quindi sul mercato bisognerà capire chi resta e chi no

Un anno fa Leao ha corso il doppio: sul campo le solite accelerazioni spacca-partite, fuori una maratona infinita per autografare il sospirato rinnovo fino al 2028 con il Milan. In questa stagione, invece, Rafa ha corso spesso a vuoto: le frenate più clamorose sono arrivate nel giro di una settimana e nel momento clou, tra San Siro e l’Olimpico, ma altre avevano segnato il cammino del portoghese alla quinta annata in rossonero.

Fuori dal campo, invece, il legame con il Milan non è mai stato così saldo: Rafa ha parlato da leader, ha giurato amore (“il Milan è casa mia, qui sono diventato uomo e voglio vincere ancora”), è diventato il testimonial ideale del club (il Milan gli ha dedicato una capsule collection e lo stesso Leao ha partecipato al design). Rafa croce e delizia, ma in ogni caso irrinunciabile: era ed è rimasto un punto fermo del Milan di Pioli.  Come leader tecnico della squadra, se il successore di Pioli saprà toccare le corde giuste per portare Rafa al livello successivo (da talento a campione) o come “asset” da sacrificare per poi reinvestire. La geografia delle possibili destinazioni si estende da Parigi fino a Londra e Manchester.

Luis Campos, d.s. del Psg, è l’uomo che portò Leao dallo Sporting al Lilla: ora che Mbappé è in procinto di traslocare a Madrid, potrebbe riprovarci con Rafa. Chelsea e United sono le due grandi di Premier che osservano con interesse i movimenti rossoneri: i Blues seguono Leao da tempi non sospetti, i Red Devils hanno liquidità a sufficienza per tentare l’assalto.

Leao, un altro flop in una gara che scotta: tutte le contraddizioni di una stella che non brilla

La doppia sfida con la Roma è stata una delle recite più brutte del portoghese in rossonero, nonostante le belle premesse a parole. Tra fischi, ambizioni e una clausola da top player, il portoghese resta un’incompiuta

Stefano Pioli ha smarrito, forse definitivamente, i fili con cui manovrare la sua squadra, ma ultimamente ha rimarcato più volte un concetto di una verità assoluta: “Quando le gambe non girano, il più delle volte non è una questione atletica, ma mentale. È la testa che governa i muscoli”. La frase è piuttosto utile per ripercorrere la partita di Leao all’Olimpico, dove lo abbiamo visto sbagliare situazioni che nemmeno in Sunday League. Passaggi sbagliati in completa solitudine, cross sbilenchi come se i piedi di Rafa fossero diventati blocchi di cemento e non le pantofole di velluto con le quali siamo abituati a vederlo. Testa, quindi: se dentro non sei sereno, fuori diventa un disastro.

Il problema, però, è il solito. Ed è ciò che poi gli viene rimproverato da buona parte dei tifosi e degli addetti ai lavori: quando la squadra arranca e non trova l’interruttore, se la luce non la accende colui che ha le qualità maggiori, allora chi deve farlo? Perché è vero che i singoli si esaltano quando il gruppo gira come si deve, ma è vero anche il contrario: ai singoli di alto livello è legittimo chiedere di prendere per mano il gruppo. Dei 180 minuti di Rafa contro la Roma in coppa rimarrà sostanzialmente il rosso provocato a Celik. Il resto è un’infilata di vorrei ma non riesco. Una frustrazione che ha prodotto una sfilza di cross in area banali, un calcio di quarant’anni fa dove le colpe del giocatore e del tecnico vanno a braccetto. 

Roma, Lukaku saluta e Spinazzola è in bilico. Rischiano pure Aouar e Zalewski

Il centravanti costa troppo, il terzino è in scadenza come Rui Patricio. Ai saluti anche Sanches, Huijsen e Kristensen

Con Mourinho c’erano giocatori nella Roma che sembravano oramai segnati, con De Rossi alcune situazioni sono cambiate radicalmente. Resta però il fatto che quello di stasera, nel caso la Roma non dovesse superare il Milan, potrebbe essere l’ultimo ballo europeo per molti a Trigoria, anche perché la Roma è piena di giocatori in prestito. Ad iniziare ovviamente da Romelu Lukaku, il giocatore più “pesante” nell’ottica futura per costi e investimenti. Ma non solo lui, perché poi ce ne saranno altri che lasceranno i colori giallorossi, ad iniziare da Rasmus Kristensen e Dean Huijsen, che però non sono stati neanche inseriti nella lista Uefa e che – quindi – fino al 22 maggio mancheranno a prescindere. Poi il danese tornerà al Leeds e lo spagnolo alla Juventus.

Ma il mirino principale, ovviamente, è puntato proprio su Lukaku, che a giugno tornerà al Chelsea, considerando anche i 43 milioni di euro che chiedono i Blues per il suo cartellino (più l’eventuale ingaggio triennale da corrispondergli in caso di acquisto, per un’operazione totale da quasi 85 milioni). Ecco anche perché il centravanti belga vuole prendere per mano la Roma e portarla fino in fondo, perché questo è l’unico modo per sperare di poter restare ancora nella Capitale. Del resto, poi, l’Europa League è davvero il suo giardino di casa. E non solo per i 7 gol segnati in questa stagione (secondo solo ad Aubameyang del Marsiglia, in vetta alla classifica dei marcatori con 10 reti), ma per i 27 centri realizzati in carriera in questa coppa. Oltre che per i 299 messi a segno in tutto con i club, in attesa del traguardo dei 300 sigilli personali. Ma l’attacco della Roma potrebbe cambiare radicalmente anche per la quasi certa partenza di Azmoun. L’iraniano, ha ripreso ad allenarsi da qualche giorno con il gruppo, ma per il suo riscatto ci vogliono 12,5 milioni di euro. Non pochi, nelle condizioni economiche in cui è la Roma. E poi Nicola Zalewski, che viene da prestazioni deludenti quest’anno e che potrebbe essere sacrificato sull’altare delle plusvalenze necessarie entro il 30 giugno.