Rabiot-Juve, è finita: no di Adrien a una ricca proposta bianconera. Ora occhio a Real e Milan

Il centrocampista ha rifiutato un biennale da 7,5 milioni a stagione e ora è libero di firmare con chi vuole, Giuntoli oggi annuncerà la rottura. I blancos si giocano la carta Ancelotti, i rossoneri ci provano ma hanno il problema ingaggio

La storia tra Rabiot e la Juve è finita. Era nell’aria, ma sarà ufficiale tra qualche ora. Lo annuncerà Cristiano Giuntoli durante la presentazione di Thiago Motta, fissata per oggi alle 14. Il francese è rimasto indifferente alla proposta di rinnovo ricevuta dal club: sul tavolo c’era un biennale a 7 milioni e mezzo netti a stagione, più bonus e un’opzione di rinnovo automatico per la terza stagione. I primi segnali di scollamento erano chiari per il silenzio nel pre-Europeo: Rabiot, infatti, aveva promesso chiarezza sul proprio futuro prima della competizione, ma non aveva mantenuto la parola data. Solo ora, dopo aver chiuso l’Europeo con la Francia (tra l’altro in modo deludente), il centrocampista ha deciso di declinare l’offerta della Juventus. Che nel frattempo ha riorganizzato il reparto mediano e le sue gerarchie con gli arrivi di Douglas Luiz e Thuram, in attesa di puntare Koopmeiners.

Rabiot era arrivato alla Juve a parametro zero nell’estate 2019. Paratici lo aveva sfilato alla Roma nel giro di una notte, quando il destino dell’ex PSG pareva scritto sulla sponda giallorossa della Capitale. Il centrocampista aveva scelto Torino per lavorare con Allegri, in realtà il club bianconero decise nella stessa estate di cambiare la guida tecnica. Il francese venne fuori solo alla distanza con Sarri e successivamente con Pirlo, ma tornò a giocare a certi livelli solo dalla seconda stagione dell’Allegri bis, dopo aver condiviso alcuni movimenti che in precedenza non faceva. L’estate scorsa, con il contratto scaduto, Rabiot decise di rimanere alla Juve per continuare a lavorare proprio con l’allenatore che aveva esaltato le sue qualità, per sfruttare al meglio l’anno di avvicinamento all’Europeo, ma rinnovando per un anno solo. Thiago Motta, con il quale ha un buon rapporto sin dai tempi del PSG, lo avrebbe trattenuto volentieri. Il calciatore sarebbe stato anche il futuro capitano designato: ma evidentemente ha deciso di vivere un’altra tappa della sua carriera.

Lautaro può davvero vincere il Pallone d’oro? Se lo giocano lui e altri tre

Con Mbappé, Haaland e Messi che perdono quota, salgono lui, Rodri, Vinicius e Bellingham

Stavolta sarà guerra all’ultimo voto. E nulla è scontato. Neanche per chi aveva un comodo margine di vantaggio da far valere, dopo aver vinto la Champions da protagonista, come Vinicius. Il brasiliano sembrava aver staccato la concorrenza dei principali bomber rivali Mbappé, Bellingham e Haaland, ma adesso deve fare i conti con un paio di nuove candidature di peso. Non solo Rodri, re di Premier con il City e della Spagna regina d’Europa, ma soprattutto Lautaro Martinez che ha alzato la Coppa America da miglior marcatore, dopo aver conquistato lo scudetto da capocannoniere con l’Inter. Abbastanza per figurare tra i favoriti alla successione del connazionale Messi. Anche secondo l’Equipe che fa parte del gruppo editoriale di France Football, il mensile che assegnerà il trofeo il 28 ottobre, a Parigi.

Nella capitale francese, in autunno, a prendersi la scena al teatro Chatelet fu appunto Leo. L’ottavo trionfo personale della Pulga dipese soprattutto dal Mondiale vinto in Qatar a spese della Francia di Mbappé. Domenica, è arrivata pure la Coppa America, 45° trofeo personale. Nessuno ha vinto più di lui, ma non dovrebbe bastare per un altro Pallone d’oro. Anche perché il prepensionamento in Florida all’Inter Miami ne ridimensiona statuto e pretese, e in finale all’Hard Rock Stadium il fuoriclasse è uscito per infortunio, senza gol. A fare la differenza è stato il compagno di squadra in forza all’Inter, quella di Milano, Lautaro Martinez. Un sigillo, il quinto in competizione, da leader al termine di una lunga stagione di alto profilo, dove da capitano ha trascinato i nerazzurri alla conquista della seconda stella, ricamando lo scudetto con 24 sigilli e 6 assist. Senza dimenticare la rete decisiva in Supercoppa e i due gol di Champions, esaurita prematuramente agli ottavi.

Nuovo stipendio e la 10 di Del Piero: Juve, via alla trattativa per il rinnovo di Yildiz

Il turco allungherà di un paio di anni il contratto e arriverà a incassare un milione a stagione più bonus. Per lui la maglia dell’idolo Ale

Via ai lavori per rinnovare il contratto di Kenan Yildiz e collocarlo al centro della nuova Juve di Thiago Motta. I rapporti fra le parti sono molto solidi, il calciatore negli ultimi mesi ha cambiato i propri rappresentanti ma sul rapporto con il club non cambia assolutamente nulla.

Il turco classe 2006 è dentro il progetto della Juve con tutta la stima possibile: sarà tra i volti principali del nuovo ciclo, non un caso che sia stato il testimonial principale del lancio della nuova maglia. 

C’è di più. Kenan Yildiz è il candidato numero uno per la maglia più importante della storia del club: cioè la 10, quella che nelle epoche precedenti è stata indossata da Platini, Baggio e Del Piero. Il turco è balzato in cima alla lista dei successori perché è il nuovo che avanza a livello di club e anche nel calcio internazionale, come ha dimostrato nell’ultima avventura estiva all’Europeo. La Juve non deve blindarlo tanto sul piano temporale, visto che l’attuale scadenza del contratto di Yildiz è al 2027 (allungherà di un anno o due), quanto sul piano economico: le stellina bianconera guadagna al momento 300 mila euro circa, la trattativa è già partita e si basa attorno al milione di euro, più una serie di bonus legati ad alcune condizioni future. Alla fumata bianca – che potrebbe arrivare nelle prossime settimane – dovrebbe esserci l’ultima investitura dentro la nuova epoca del club: al centro del progetto tecnico e con la maglia numero 10 sulle spalle. 

Morata-Milan: c’è il “sì” di Alvaro, presto il pagamento della clausola all’Atletico

Lo spagnolo è sempre più vicino ai rossoneri: non sono ancora state fissate le visite mediche, ma potrebbero essere mercoledì a Madrid

Ieri è arrivata la vittoria all’Europeo con la sua Spagna. Da capitano. A breve, potrebbe iniziare un nuovo capitolo della carriera. Alvaro Morata e il Milan sono sempre più vicini. Lo spagnolo si è deciso: vuole sposare il progetto rossonero e salutare Madrid. Il prossimo passo sarà la comunicazione del Diavolo all’Atletico, sulla volontà di pagare la clausola da 13 milioni.

Negli ultimi giorni l’avvicinamento è stato notevole, anche se in sospeso resta qualche questione.

Come quella relativa alle modalità di pagamento, da definire se in due momenti differenti oppure in unica soluzione (come vorrebbe l’Atletico Madrid). Non sono ancora state fissate le visite mediche, ma potrebbero essere mercoledì a Madrid (e non a Milano). Il countdown è partito: tra pochi giorni, Paulo Fonseca può avere in rosa il numero 9 a cui affidare le chiavi dell’attacco rossonero. 

Juve, due ali per volare: Adeyemi coi soldi di Soulé, Sancho in prestito last minute

Il d.t. Giuntoli ha l’ok del tedesco ed è pronto a trattare col Borussia Dortmund. Alternative: Galeno e Conceiçao

Almeno due ali, probabilmente tre. Una in tempi brevi dopo la cessione di Matias Soulé, con Adeyemi in pole. Le altre a fine mercato, quando anche Federico Chiesa potrebbe aver già lasciato la Signora: Sancho più un altro prestito. Il progetto è tanto ambizioso quanto difficile e soprattutto è legato alle cessioni. Provarci, non significa sempre riuscirci nel mercato. La Juventus, dopo la ristrutturazione del centrocampo, vuole ridisegnare anche l’attacco a immagine e somiglianza di Thiago Motta. Il nuovo allenatore bianconero intende ripartire dal 4-2-3-1/4-3-3 rinfrescando il reparto. Accanto a Dusan Vlahovic e all’intoccabile Kenan Yildiz, potrebbe cambiare quasi tutto da qui al 30 agosto. Se Moise Kean è già stato venduto alla Fiorentina, tanto Arek Milik quanto Filip Kostic non sono nei piani di Motta. E Chiesa sembra sempre più lontano dalla Juve.

Così il dt Cristiano Giuntoli da un lato sta cercando sistemazione ai giocatori considerati in uscita e dall’altro sta proseguendo nei sondaggi e nelle trattative per gli obiettivi concordati con Thiago. La formula sarà la stessa: uno esce e uno entra. L’addio più imminente è quello di Matias Soulé. Se il Leicester è pronto a rilanciare, superando i 30 milioni richiesti dalla Juventus, West Ham e Roma studiano un possibile inserimento last minute. Motta avrebbe voluto tenere l’argentino, anche per questo Giuntoli preferirebbe cederlo all’estero. Ma alla fine saranno i soldi a fare la differenza. I bianconeri, una volta ceduto Soulé, proveranno a regalare subito il sostituto a Thiago. Giuntoli si muoverà su più tavoli, a partire da quello di Karim Adeyemi del Borussia Dortmund. 

Milan, arriva Pavlovic: il difensore pronto a stringere il patto col Diavolo

In rossonero il centrale guadagnerebbe 1,5 milioni di euro. Intanto si gode le vacanze con Vlahovic

Un duro per la difesa. Il Milan ha deciso di fare sul serio per Strahinja Pavlovic, centrale mancino del Salisburgo. Il nazionale serbo, classe 2001, è da inizio mercato nella lista dei giocatori che piacciono ai rossoneri, ma mentre sino a qualche giorno fa l’idea era di vincolare il suo acquisto a un’eventuale partenza nel reparto arretrato, ora a Casa Milan si sono convinti a provarci a prescindere. La trattativa, insomma, è già partita e andrà avanti parallelamente a quella per gli altri obiettivi del mercato rossonero: da Alvaro Morata, nome forte per l’attacco, a Youssouf Fofana, profilo individuato per rinforzare la mediana, per finire con Emerson Royal, candidato numero uno per la corsia di destra in difesa. 

A Salisburgo sanno che difficilmente alla fine dell’estate Pavlovic sarà ancora in Austria. Ha un contratto sino al 30 giugno 2027 con il club della Red Bull, ma un po’ per tutte le parti in causa pare arrivato il momento di salutarsi. Pavlovic è pronto al grande salto, quello che chi l’ha visto crescere al Partizan Belgrado ha sempre prospettato per lui: giocare in una big. E quella big può essere il Milan. Gli uomini-mercato rossoneri hanno già l’ok del giocatore, assistito da Zvonimir Vukic (ex trequartista dello Shakhtar Donetsk che sfidò proprio il Diavolo in Champions nel 2004-05). Pavlovic ha anche altre pretendenti, tra cui il Brentford che ha buona capacità di spesa, ma la sua voglia d’Italia favorisce le squadre di Serie A nella corsa a strapparlo al Salisburgo. Oltre ai rossoneri, il Napoli, che però nell’ultima settimana sembra aver fatto un passo indietro, dopo i contatti dei mesi precedenti. Così in pole ora c’è proprio il Milan. 

McKennie va a giocare con Messi? L’Inter Miami è sulle sue tracce

Al suo rientro alla Continassa potrebbe finire fuori rosa. C’è qualche ipotesi in direzione Turchia e Germania ma la suggestione più interessante è quella americana

Ci sarebbe un solo motivo che giustificherebbe Weston McKennie dall’aver perso il treno della Premier League, in un club (l’Aston Villa) che – tra l’altro – gli avrebbe consentito di giocare anche la Champions: ritrovarsi dentro a un progetto più ambizioso. Quello che potrebbe aprirsi – per lui – è un varco in effetti particolare, interessante. Che darebbe spazio a logiche non solo di campo ma anche sul piano commerciale.

Il centrocampista della Juve sarebbe infatti entrato nella cerchia d’interesse dello stesso club che in giocano Messi e Busquets: l’Inter Miami

L’occasione di campo legherebbe il calciatore a due fuoriclasse assoluti, mentre lo scenario lo spingerebbe – quasi di diritto – più al centro dello sviluppo del calcio americano e in una posizione di rilievo nella nazionale USA, reduce da una Coppa America deludente ma anche nel pieno di una crescita di tutto il proprio movimento. McKennie si gioca l’opportunità di diventare il calciatore statunitense più importante di questo periodo storico, nel momento in cui l’MLS vuole fare un altro salto in avanti sul piano della competitività. 

L’occasione è ghiotta ma presuppone una scelta di vita del giocatore, che valuta anche altre offerte in Europa, e un cambio radicale del percorso anche sul piano dell’ingaggio: McKennie dovrebbe rinunciare a una parte del suo stipendio attuale, ma avrebbe anche la possibilità di aumentare gli introiti personali derivanti dalla crescita del suo valore pubblicitario nel contesto. Giocare con Messi, come con Busquets, sarebbe un’occasione più unica che rara: e con una ricaduta positiva sulla percezione del suo personaggio negli Stati Uniti. 

Palermo, che colpo: arriva Thomas Henry. Ma il futuro di Brunori è un rebus

Preso il nuovo centravanti dal Verona, il capitano invece può partire: costa 9 milioni

Un colpo da Serie A. Manca ancora l’ufficialità, ma il Palermo ha, di fatto, raggiunto l’accordo col Verona per Thomas Henry. Un attaccante per potenziare un reparto che sulle prime punte sta ballando parecchio: prima di tutto perché Soleri è da considerarsi ormai un giocatore dello Spezia nello scambio che porterà Nikolaou in rosanero, in secondo luogo perché il futuro di Brunori è ancora tutto da decifrare.

Il club, intanto, ha messo dentro un centravanti che è un vero e proprio centro-boa. Un pista già seguita lo scorso gennaio dall’ex d.s. Rinaudo senza un vero affondo, visto che il francese era da poco rientrato dopo la rottura del crociato del ginocchio destro, e ora ricalcata dal suo successore De Sanctis. Restano gli ultimi dettagli da definire: l’affare sta prendendo forma sulla base del prestito oneroso con obbligo di riscatto in caso di promozione. Si lavora su un triennale, uno anno di contratto, con gli eventuali altri due nel caso di salto di categoria.

Per Henry potrebbe rappresentare un vero e proprio rilancio, dopo le ultime due stagioni condizionate dal lungo stop che lo ha tenuto fuori da gennaio 2023 fino allo scorso dicembre. L’attaccante francese è tornato a giocare soltanto nella seconda parte dell’ultima stagione in cui ha dato il suo piccolo contributo (2 gol e un assist) alla salvezza del Verona. In Serie B dovrebbe fare la differenza, arricchire le chiavi di lettura in attacco per Dionisi, resta da capire in che ruolo, da titolare o da coprotagonista?

Countdown Lautaro: prima il rientro dalla Copa America, poi il rinnovo

È tutto già definito, guadagnerà 9 milioni all’anno più bonus con la scadenza che passa dal 2026 al 2029

Tutto ciò che manca è il gesto, simbolico quanto necessario, di apporre una firma. Per il resto, ogni aspetto contrattuale è stato già definito. La durata sarà prolungata, passerà dal 2026 al 2029, e l’ingaggio arriverà a 9 milioni di euro più bonus. Di fatto, il rinnovo di Lautaro Martinez attende soltanto di essere formalizzato e per questo non c’è alcuna fretta. L’argentino attualmente è impegnato con la nazionale in Copa America, al suo ritorno sarà fissato un appuntamento in sede così da procedere anche agli annunci di rito. Durante le negoziazioni, la volontà di proseguire insieme non è mai venuta meno.

L’attaccamento del capitano è massimo, lo conferma la nuova scadenza così distante nel tempo che – se venisse interamente rispettata – farebbe toccare a Lautaro l’impressionante traguardo di undici anni in maglia nerazzurra. Martinez, infatti, è stato acquistato nel 2018 dal Racing de Avellaneda e da quel momento ha conquistato pian piano l’Inter, diventando il leader del progetto tecnico. Per il presente, ma soprattutto per il futuro. La parola d’ordine, quindi, è continuità: in campo e in panchina, dal momento che anche la nuova intesa con Inzaghi è piuttosto vicina.

Intercettato per le vie di Milano negli scorsi giorni, Alejandro Camaño aveva lasciato intendere che non ci sono altri argomenti da discutere. È soltanto una questione di quando, non di se. “Va tutto alla grande – aveva detto – non ci sono problemi e Lautaro è tranquillo e felice. La sua voglia di restare è stata decisiva, è una sua decisione ed è molto importante. Per la firma, saranno la società e il giocatore a scegliere il momento più opportuno. Sarà l’Inter a comunicarlo”.

Milan, senti Morata: “In Spagna fatico a essere felice, è un paese senza rispetto”

Il capitano delle Furie Rosse: “Da quando ho lasciato il Real sono un meme, vengo criticato quando mi taglierei una mano per vincere l’Europeo. Ho detto che voglio vincere con l’Atletico? Vero, ma sulla bilancia bisogna mettere tutto”

La scorsa settimana la dichiarazione d’amore all’Atletico Madrid che sembrava aver chiuso con inusitato anticipo la solita estate di caldo mercato di Alvaro Morata, oggi dalle colonne del Mundo il capitano della Spagna dice altre cose. E l’interpretazione delle sue parole può andare in diverse direzioni, molto distanti tra loro.

È un’intervista molto sincera, come succede quasi sempre con Alvaro, ragazzo d’oro con tanta fragilità. Il titolo scelto dal collega Eduardo Catselao: “In Spagna faccio fatica ad essere felice”. E già li, ecco una frase di grande impatto. Che arriva da questa risposta alla domanda sul perché, avendo tutto, sembra sempre un po’ triste: “Non sono triste, per nulla. Però è vero che in Spagna faccio molta fatica ad essere felice. Alla fine c’è sempre qualcuno da qualche parte che dice qualcosa. L’altro giorno ho fatto un gesto che era rivolto al gruppo e alcune persone l’hanno usato per criticarmi, come sempre. O il tema dell’ammonizione, che non si sapeva se me l’avevano data o no e c’era già gente che diceva: “Magari”, “Giochiamo meglio senza di lui”. Queste cose emergono anche quando andiamo bene…”. Non ha tutti i torti Alvaro.

E l’approfondimento: “La mia personalità è questa. Io spesso sono felice però altre volte faccio fatica. Sono così. Quando arrivo a casa sono sempre felice, però a volte di fronte alla gente mi sento come se fossi nudo, e magari questa cosa non mi lascia tirar fuori tutto ciò che ho dentro. Tante volte penso che vivere in Spagna è difficile perché c’è sempre qualcuno che fa una battuta, un altro che…”.