Real, bentornato Nico Paz! La stellina del Como al Mondiale per club coi Blancos

Dopo lo svincolato Alexander-Arnold dal Liverpool e Huijsen dal Bournemouth, il Madrid piazza il terzo colpo riprendendosi il talento esploso a Como: recompra di 9 milioni

Il Real Madrid continua la sua corsa ai rinforzi, per offrire a Xabi Alonso una rosa più ampia ed equilibrata di quella che ha avuto Carlo Ancelotti in questa stagione. E così dopo Trent Alexander-Arnold, arrivato svincolato da Liverpool (e non ancora annunciato) e Dean Huijsen, prelevato dal Bournemouth per 60 milioni di euro, il terzo nome sulla lista della spesa di Florentino Perez è quello di Nico Paz.

Spesa relativa, e grande qualità in prospettiva. Il centrocampista argentino nato alle Canarie è un canterano della Fabrica, l’anno scorso giocava col Castilla di Raul in terza serie, è cresciuto a Valdebebas e può tornarci, ma per incorporarsi alla prima squadra. La grande stagione nel Como di Cesc Fabregas, con relativo debutto nell’Argentina di Scaloni, non è passata inosservata e dalla Casa Blanca si sono mossi. Il Madrid dal 1° luglio può esercitare la “recompra” di Nico Paz, fissata in 9 milioni di euro, 3 in più del prezzo di cessione al Como. Però i Blancos vogliono che il ragazzo argentino sia a disposizione di Xabi Alonso già nel Mondiale per Club, che inizia a metà giugno. Per questo si sta trattando per accelerare l’operazione, con l’offerta di qualche euro in più per il Como.

E poi sotto con Alvaro Carreras, ennesimo laterale sinistro prodotto dall’inesauribile vivaio spagnolo. Il ragazzo nato in Galizia e passato giovanissimo al Manchester United ha fatto un gran campionato col Benfica ed è considerato l’uomo giusto per rinforzare un settore non propriamente d’eccellenza, col fragile Ferland Mendy e l’incompleto Fran García. Il problema per il Madrid è che il club portoghese, abituato a vendere molto bene, chiede 50 milioni di euro e al Bernabeu vorrebbero spendere molto meno. Trattiva aperta e ben avviata, vediamo chi arriva prima tra Nico Paz e Carreras. Di certo c’è che il piano di rinnovamento del Madrid procede spedito.

Gimenez-Mancini e Beukema-Gabbia: gomitate diverse? La furia dei tifosi rossoneri

I due interventi, praticamente identici, in Roma-Milan e Milan-Bologna sono stati valutati in maniera opposta e si accende la polemica. Anche perché l’arbitro Mazzoleni era in sala Var in entrambe le occasioni.

La partita che ha tristemente certificato l’addio del Milan alle coppe europee della prossima stagione ovviamente ha dato lo spunto ai tifosi per discutere soprattutto di questo. Perché lo sprofondo è davvero notevole. Ma, anche se nessuno ci si vuole davvero appigliare – perché correrebbe il rischio di guardare il dito e non la luna… -, è facilmente riscontrabile parecchio fermento sull’espulsione di Gimenez a Roma in seguito a una gomitata a Mancini. Un rosso che peraltro nessuno contesta, ma un rosso che fa rumore perché è maturato nelle stesse circostanze che quattro giorni prima, in finale di Coppa Italia, erano state valutate dagli arbitri in modo opposto.

Basta andare a rivedersi le immagini: la gomitata di Gimenez a Mancini è praticamente la fotocopia di Beukema su Gabbia. Ieri è stata sanzionata con il cartellino rosso, dopo che il Var ha richiamato Piccinini al monitor. Mercoledì scorso il Var è rimasto in silenzio. Episodi importanti, sia perché erano importanti le partite – entrambe sfide con in palio un posto in Europa, oltre a un trofeo -, sia perché accaduti quando c’era ancora parecchio da giocare: Beukema-Gabbia al minuto numero 43, Gimenez-Mancini al minuto numero 20. Se ci fosse stata uniformità di giudizio, a seconda della linea tenuta, il Bologna avrebbe affrontato mezza finale in inferiorità numerica, oppure il Milan se la sarebbe giocata contro la Roma in undici contro undici.

Conceiçao nel dopogara con i giallorossi ha sottolineato con vigore il disappunto sulla palese differenza nel metro di giudizio e ha ricordato – ma i tifosi ovviamente se n’erano già accorti – che in sala Var sedeva lo stesso arbitro in entrambe le partite. Ovvero Mazzoleni, assistente Var in Coppa Italia e Var ieri. Bizzarro. E quindi il mondo social rossonero è in fermento totale, sul web si rincorrono sempre gli stessi frame: i gomiti di Beukema e Gimenez che colpiscono il petto di Gabbia e Mancini. Movimenti sincroni, dinamiche uguali, effetti opposti. Per i tifosi rossoneri un ulteriore motivo per scagliarsi contro il club, reo ai loro occhi di non avere peso a livello dirigenziale nelle stanze dei palazzi romani.

“Ma sapete quanti anni ha?”. Però c’è Haaland, e Spalletti mette in preallarme Acerbi

Da tempo non era nella lista dell’Italia, e le parole del ct parevano chiudergli le porte. Però Spalletti ci sta pensando.

E se davvero la soluzione per Haaland fosse Acerbi? Spalletti è più che sfiorato dall’idea di richiamare il centrale nerazzurro all’ennesima resurrezione di una vita che di montagne ne ha scalate, altro che Haaland.

Acerbi non gioca in Nazionale da novembre 2023, Ucraina-Italia 0-0, ritorno dello spareggio per Euro 2024. Per la verità il ct lo aveva inserito nella lista della tournée americana di marzo 2024, quando gli azzurri fecero amicizia con Sinner a Miami. Ma il “caso” delle parole a Juan Jesus suggerì di soprassedere. Di recente, a chi gli chiedeva di Acerbi in azzurro, Spalletti ha risposto: “Ma sapete quanti anni ha?”. Sono trentasette. Però era da un po’ che mancava dalle pre-convocazioni e invece è stato inserito prima di Norvegia e Moldova.

Prima di trasformare la pre-convocazione in convocazione ne corre. Intanto, con le nuove regole Fifa, i ct sono obbligati a stilare liste molto ampie in anticipo, per poter convocare i giocatori senza problemi con i club, quindi appaiono spesso nomi di “garanzia” per non avere sorprese. Secondo: in difesa non siamo messi benissimo. Gatti è rientrato da una rottura del perone, Buongiorno spera di essere disponibile all’ultima del Napoli contro il Cagliari (se sarà decisiva), anche Calafiori è tornato da poco. Terzo: ci sono Haaland e Sorloth, la Norvegia ha due degli attaccanti più forti d’Europa. Quarto: Acerbi è stato il centrale titolare, e sempre su ottimi livelli, in Champions oltre che in campionato. E ha fermato Haaland in City-Inter. 

Spalletti, l’Inter e il giocatore faranno valutazioni importanti da qui a fine mese, quando la lista sarà ufficiale. L’Italia titolare in difesa è Di Lorenzo-Bastoni-Calafiori, un reparto tecnicamente indiscutibile ma che ha proposto qualche problema in fase di marcatura. Buongiorno è l’alternativa. Inserire Acerbi sarebbe una svolta tattico-filosofica: giocherebbe centrale e l’intesa con Bastoni potrebbe spingere verso l’uscita di Calafiori che in azzurro, però, è sempre un play supplementare.

L’Inter accelera per Jonathan David: i dettagli dell’offerta. Ma c’è un ostacolo

L’attaccante canadese si libera a parametro zero dal Lilla il prossimo 30 giugno: Marotta e Ausilio hanno già spedito la proposta nerazzurra.

La proposta dell’Inter è lì, sul tavolo di Jonathan David e del suo entourage. La dirigenza nerazzurra monitora da mesi la situazione dell’attaccante canadese, che proprio ieri ha confermato l’addio al Lilla.

Saluterà a parametro zero, senza prolungare il contratto in scadenza il prossimo 30 giugno: “Volevo annunciarvelo io: qui ho passato cinque stagioni magnifiche – ha scritto David sul suo profilo Instagram -, non sempre è stato facile, ma spero di avervi fatto felici con i miei gol, il titolo di campione di Francia e la Supercoppa. Ringrazio tutti: compagni, allenatori, staff tecnici, medici e chiunque ho incontrato qui. Ringrazio voi tifosi che mi siete stati di supporto anche nei momenti difficili. Siete nel mio cuore”.

Dicevamo: storicamente Beppe Marotta osserva con attenzione i parametri zero del calcio italiano e non, e alla lista dei grandi “free agent” conquistati dal presidente nerazzurro potrebbe aggiungersi il nome di Jonathan David. Perché il club la sua proposta al giocatore l’ha già fatta tempo fa e oggi è in attesa di una risposta. Certamente non resterà a guardare a lungo, ma la deadline è ancora distante.

Forte del costo zero per il cartellino, però, David ha una richiesta di ingaggio molto elevata – circa 5 milioni netti a stagione – e la proposta nerazzurra è leggermente inferiore rispetto ad altre piovute sul tavolo del procuratore Nick Mavromaras dell’agenzia Axia Sports Management. L’attaccante è seguito da Napoli, Barcellona, Liverpool, Chelsea, Bayern Monaco, Real Madrid. Insomma, la concorrenza non manca. Ma in questo senso potrebbe rivelarsi decisiva la dimensione raggiunta anche dall’Inter negli ultimi anni, oltre che dallo stesso David: due finali di Champions negli ultimi 3 anni attirerebbero chiunque.

Real Madrid vendte til seier på overtid – utsatte Barcelonas gullfest

Martin Valjent holdt på å gjøre Barcelona til spansk seriemester med sitt mål for Mallorca mot Real Madrid onsdag, men hjemmelaget vendte til 2-1-seier.

Kylian Mbappé utlignet midtveis i 2. omgang, og etter mange store sjanser scoret midtstopper Jacobo Ramón vinnermålet i det femte tilleggsminuttet.

Det betyr at Barcelona må vinne byderbyet mot Espanyol torsdag for å være seriemester to hele runder før slutt i La Liga.

Mallorca-stopper Valjent ga Mallorca ledelsen i det 11. minutt på Santiago Bernabéu. Han spilte en veggpasning og startet inn i feltet. Dani Ceballos tok mye av farten av ballen, men Valjent bremset og sendte i vei et skudd mot lengste hjørne som overrumplet keeper Thibaut Courtois.

Med hjemmetap for Real Madrid ville Barcelona vært mester allerede onsdag.

Real Madrid presset voldsomt, men måtte vente til midt i 2. omgang på utligningen. Mbappé ble spilt fram av Luka Modric og smatt ved hjelp av sine dribleferdigheter mellom Mateu Morey og Valjent før han skjøt i mål før Antonio Raillo nådde fram.

I sluttminuttene hadde Real Madrid noen eventyrlige muligheter til å sikre seieren. I det 86. minutt reddet Valjent på streken med hodet da Mbappé skjøt på en keeperretur, og på overtid skjøt innbytter Goncalo Garcia utenfor på åpent mål. Til slutt kom målet, som ble godkjent etter VAR-sjekk for mulig offside.

Barcelona sikret i praksis seriegullet med helgens 4–3-seier i El Clásico, men Real Madrid vil gjerne holde liv i spenningen så lenge som mulig. Mest sannsynlig utløses den torsdag.

Milan e Bologna, non solo per la Coppa Italia: tutto quello che c’è in palio in questa finale

Dal pass per l’Europa alle strategie di mercato, la sfida di stasera avrà forti ripercussioni per i due club.

Qualche finale recente di Coppa Italia è stata più che altro una finalina, un lusso per chi aveva già vinto qualcosa di più importante e poteva permettersi di saltare il dolce avendo la pancia piena. Ma non è il caso di Milan-Bologna. Due squadre che, per motivi opposti, hanno disperatamente bisogno di un sigillo d’autore per dare un senso a una stagione ancora senza voto definitivo. Il prof le aspetta per l’ultima interrogazione.

Sicuramente il Bologna sfilerà tra gli applausi dei suoi tifosi anche perdendo: lo spettacolo degli ultimi mesi non può essere cancellato da una sconfitta. La trasformazione di Orsolini e Ndoye, il nuovo ruolo di Ferguson, l’affermazione di Odgaard, i successi con le grandi, l’entusiasmo, il respiro dell’impresa. Resterebbero però tanti rimpianti dopo aver giocato meglio dell’anno scorso, pareva impossibile, e avere accarezzato l’idea della seconda qualificazione in Champions di fila. Stesso discorso, da prospettive diverse, per il Milan il cui futuro è molto più imperscrutabile: un’eventuale Coppa Italia luciderebbe sugli scaffali anche la Supercoppa che a gennaio sembrava un mundialito e poi è stata travolta dalle vicissitudini di campionato e Champions. Fallendo stasera, anche Riad finirebbe sepolta nel cassetto con tanti protagonisti, per primo Sergio Conceiçao.

Al fischio d’inizio, però, Bologna e Milan sono fuori dalle prossime coppe. Per la classifica attuale, Napoli, Inter, Atalanta e Juve hanno un posto in Champions, la Lazio è in Europa League, la Roma deve “accontentarsi” della Conference di cui ha vinto la prima storica edizione. Bologna (settimo) e Milan (ottavo) sono out. Due giornate possono cambiare tutto e non soltanto per lo scudetto. Ma la Coppa Italia offre la strada più immediata per l’Europa League. Non è il massimo, sia per il Milan che ha vinto più Champions di tutti, Real Madrid escluso, sia per il Bologna che, dopo una partenza complicata, ha cominciato a cantare la musichetta e a muoversi al suo ritmo solo con un paio di mesi di ritardo. Ma cambia lo stesso la stagione.

Inter, testa libera e titolari ritrovati: chi torna contro la Lazio

Solamente Lautaro sicuro assente nel prossimo match. Da Thuram a Barella: i big si riprendono il posto.

La prima missione è stata completata. Era quella del “non dobbiamo avere rimpianti”, perfettamente messa in mostra domenica a Torino: Inter praticamente perfetta, sul piano della gestione dell’impegno. Adesso siamo nella fase due. Non solo rimpianti. Qui siamo al “dobbiamo crederci”, che è una sfumatura diversa, un passaggio ulteriore. Tra squadra e dirigenza, ieri, circolava più o meno la stessa battuta. Questa: “Vorrà dire che ci toccherà vincerlo”. Risate a parte, sono sei paroline che rendono bene l’idea di come sia cambiato il mood scudetto, da domenica sera. E il primo a saperlo è Simone Inzaghi, che in carriera da giocatore ha vissuto in prima persona – direttamente o indirettamente – campionati decisi all’ultima giornata, leggi il diluvio di Perugia del 2000 o il 5 maggio 2002.

Quel che non cambia, invece, è l’avvicinamento alla partita di domenica con la Lazio. Perché Inzaghi non ha voluto – giustamente – derogare al piano di concedere 48 ore di puro relax ai suoi giocatori. E così Bastoni, Barella e Correa se ne sono andati a tifare Sinner a Roma, Calhanoglu è volato a Marbella, Lautaro a Ibiza e via così. Adesso no. Adesso tutto il mondo Inter si è sintonizzato su Monaco di Baviera e quel che viene dal campionato è in più. 

Però è giusto crederci. Ed è chiaro che domenica contro la Lazio l’Inter scenderà in campo con una tensione diversa, certamente maggiore. E anche San Siro farà la sua parte. Da domani sarà l’ora della pianificazione, in termini di formazione. Prima di tutto, i quattro infortunati. Inzaghi è stato fin troppo pessimista a Torino: solo Lautaro salterà sicuramente la Lazio, gli altri tre – Pavard, Frattesi e Mkhitaryan – hanno tutti buone chance di recuperare almeno per la panchina.

Kalulu paga di tasca sua: multato dalla Juve. E il suo campionato può essere già finito

Il francese rischia due giornate di squalifica per il rosso con la Lazio e anche il club lo sanziona.

Il conto è salatissimo. Alla Juventus per il momento è costato due punti all’Olimpico, a Pierre Kalulu la quasi certezza di aver finito il campionato in anticipo e la multa della società. Il giorno dopo il gesto di reazione su Castellanos e l’espulsione contro la Lazio che ha compromesso il colpo Champions dei bianconeri, il difensore francese continua a sentirsi in colpa, consapevole di averla combinata grossa. Un bis di quanto successo a fine aprile con il Monza, quando era stato Kenan Yildiz a lasciare la Signora in inferiorità numerica, ma con una differenza non secondaria.

Il numero dieci turco ha sbagliato, ma ha 20 anni ed è alla prima vera stagione da protagonista nella Juventus e a livello di prima squadra, mentre l’ex Milan va per i 25, in rossonero ha già conquistato uno scudetto da primo attore e dello spogliatoio della Continassa è uno dei più esperti. Motivi sufficienti per aspettarsi un maggiore autocontrollo, a maggior ragione in una giornata delicatissima come quella dello “spareggione Champions” in casa della Lazio. Tudor e i compagni hanno difeso pubblicamente Pierre, ma ovviamente il rammarico è grande negli ambienti bianconeri

Al danno di Roma, si aggiungerà la beffa. Il precedente di Yildiz e delle due giornate di squalifica per “condotta violenta” – la stessa motivazione che sabato ha spinto l’arbitro Massa a mostrare il cartellino rosso al francese dopo il controllo al Var – lasciano poche speranze al difensore e alla Juventus per il finale di campionato. Igor Tudor, già in emergenza tra infortuni e squalifiche, dovrà fare a meno di uno dei suoi “soldatini” più fedeli per gli ultimi 180 minuti della volata Champions, quando la Signora sfiderà l’Udinese (domenica all’Allianz Stadium) e il Venezia (in trasferta). Il tecnico croato, in difesa privo anche di Nicolò Savona (squalificato), chiederà a Federico Gatti (rientrato nel finale dell’Olimpico), Andrea Cambiaso e Llyod Kelly di stringere i denti per l’Udinese e in ogni caso dovrà inventarsi qualcosa nei prossimi allenamenti per rialzare il muro.

Corsa Champions: Juve non più padrona del proprio destino. Che peccato perdere Fabregas

A Tudor resta il calendario migliore, ma il cammino si farà difficile se la Roma resisterà a Bergamo. Il tecnico del Como verso il Bayer

La matassa del quarto posto, l’ultimo buono per la Champions, rimane ingarbugliata. L’1-1 tra Lazio e Juve non ha fatto nessuna chiarezza.

Anzi, ha moltiplicato i se e i ma, i conteggi e i ricalcoli. In estrema sintesi, si può dire che oggi la Juve non sia più padrona del proprio destino. Fino a domani notte sarà appesa al risultato di Atalanta-Roma e deve augurarsi che la Dea vinca, per mettersi alle spalle la squadra di Claudio Ranieri, 64 a 63. Se l’attuale parità di classifica con la Lazio, 64 punti a testa, persistesse, sarebbe premiata la Juve per via degli scontri diretti favorevoli. Un ex aequo a tre — Roma, Juve e Lazio tutte insieme — consegnerebbe il pass Champions ai giallorossi, primi nella mini classifica avulsa con bianconeri e biancocelesti. Se domani la Roma perdesse, alla Juve basterebbe vincere le ultime due partite, contro Udinese e Venezia, per essere certa di acciuffare una qualificazione Champions che sul piano tecnico non merita e che però non sarebbe scandalosa, perché bene o male Igor Tudor ha restituito alla Signora una discreta parte della sua identità di squadra tesa al risultato, senza arzigogoli né geroglifici.

La situazione è suggestiva perché Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta, ha l’anima juventina. È nato a Grugliasco, vicino a Torino, è cresciuto nel vivaio della Juve, ha debuttato tra i grandi in bianconero e poi è stato dirottato altrove. Finito di giocare, è ritornato alla casa madre per cominciare lì, nel settore giovanile, la sua scalata di allenatore. Non è un mistero che la sua grande ambizione sia stata e forse sia ancora la panchina della Juve: a Torino, Gasperini chiuderebbe il cerchio. Immaginiamo che milioni di juventini guardino a lui con speranza, per una specie di mozione degli affetti: “Gasp, sei uno di noi e hai l’occasione di fare qualcosa per noi. Fallo e te ne saremo per sempre grati”. A questo si è ridotta la Juve, a mettersi nelle mani degli altri.

Derby inglese in Europa League: la finale di Bilbao sarà United-Tottenham

Il Manchester di Amorim liquida 4-1 l’Athletic che era passato in vantaggio, gli Spurs vincono 2-0 in scioltezza in casa del Bodo. Il 21 maggio la partita che assegnerà il trofeo

Niente di nuovo sul fronte inglese. Come suggerivano già i parziali rassicuranti dell’andata, la finale di Europa League sarà a tinte british tra Manchester United e Tottenham. È la squadra di Amorim a staccare il pass per Bilbao, dove il 21 maggio si assegnerà la coppa, e non l’Athletic, uscito sconfitto anche nella gara di ritorno, subendo peraltro la rimonta dei Red Devils e crollando nel secondo tempo. D’altro canto, il Tottenham naviga serenamene nella bufera di Bodø. L’uno-due decisivo arriva poco dopo l’ora di gioco e tanto basta per avere la meglio dei norvegesi.

Com’era prevedibile, la formazione di Amorim non si prodiga eccessivamente per gestire l’inerzia del gioco, lasciandola ai baschi. Berenguer ha subito una palla interessante al 9’, ma da buona posizione in area spara altissimo. Al 31’, però, la squadra di Valverde sblocca l’incontro: Maguire perde un brutto pallone a ridosso dell’area, Djalò calcia ma è ribattuto, raccoglie Jauregizar che pesca l’incrocio dei pali. L’Athletic resta proiettato in avanti e il Manchester United prova ad approfittarne in contropiede. Dorgu verticalizza perfettamente per Garnacho, che davanti ad Agirrezabala tenta uno sbilenco tocco morbido che termina a lato (44’). Un’invenzione di Mount gela le flebili speranze degli spagnoli. Yoro serve l’inglese in area, controllo di tacco a seguire e destro a giro imparabile per pareggiare il risultato al 72’. Sette minuti dopo, Casemiro raddoppia con un’abile torsione di testa per deviare in rete il cross da punizione di Bruno Fernandes. Le vecchie conoscenze della Serie A confezionano il tris dello United: Dorgu serve Diallo, che guadagna il fondo e propone a Hojlund un pallone semplicissimo da spingere in porta (85’). Il punto esclamativo è ancora di Mount che, nel recupero, segna quasi da centrocampo dopo il rinvio sbagliato del portiere basco.