Parte la Coppa America delle stelline: da Endrick a Carboni, tutti i giovani in vetrina

Il brasiliano pronto per il Real, il fantasista dell’Inter possibile sorpresa, e poi…. Stanotte alle 2 si comincia con Argentina-Canada

Campioni di oggi e campioni… di domani. Se per Leo Messi, Vinicius Jr e molti altri la Coppa America è l’occasione per mettere l’ennesimo trofeo nel palmares, per tanti giovani la rassegna del Sudamerica è una vetrina di lusso in cui mostrarsi al mondo. Forse la prima e più importante. Anche se alcuni hanno già firmato contratti milionari con i top club europei, come il brasiliano Endrick, che proprio dopo il torneo, al compimento della maggiore età (il 21 luglio), diventerà a tutti gli effetti un calciatore del Real Madrid. O come Kendry Paez (Ecuador), il più giovane di tutti i 416 convocati per la Copa con i suoi 17 anni festeggiati a maggio, già prenotato dal Chelsea. 

Il via stanotte alle 2 ad Atlanta (Stati Uniti) con Argentina-Canada. Subito una partita in cui potrebbero avere dei minuti profili interessanti come l’interista Valentin Carboni (classe 2005, la scorsa stagione al Monza), l’attaccante Alejandro Garnacho (Manchester United, 19 anni) e il centrocampista ivoriano di nascita, ma canadese di passaporto, Ismael Koné (Watford, classe 2002). In Italia c’è ovviamente curiosità per vedere all’opera Carboni, dopo il debutto convincente da titolare con l’albiceleste nell’amichevole contro il Guatemala. Con il Canada, però, sulla corsia di destra a centrocampo nel 4-4-2 di Lionel Scaloni tornerà Angel Di Maria. Valentin, dunque, entrerà eventualmente a partita in corso. Carboni è anche uomo mercato, con l’Inter che potrebbe convincersi a cederlo, ma solo a cifre piuttosto alte, per finanziare gli acquisti. 

L’Albania fa festa nel recupero: il 2-2 arriva al 95′. Croazia spalle al muro, deve battere l’Italia

La nazionale di Sylvinho avanti col gol all’11’ di Laci. Ribaltone slavo nella ripresa in due minuti: prima Kramaric, poi un goffo tocco in area del neo entrato Gyasula ma nel recupero arriva il pari dello stesso giocatore

Comunque vada contro la Spagna, domani sera l’Italia sarà ancora nelle prime due posizioni del gruppo B di Euro2024. Nel secondo turno della fase a gironi, il match tra Croazia e Albania è finito infatti 2-2. La nazionale di Sylvinho parte ancora forte e si porta in vantaggio con Laçi. Modric e compagni si ritrovano nel secondo tempo e ribaltano il risultato segnando due gol in due minuti: prima con Kramaric, poi con un autogol di Gjasula. Proprio il 34enne albanese, che mai aveva segnato con la maglia della sua nazionale, si trasforma però nell’eroe inaspettato: al 95’ timbra il gol del definitivo 2-2, provocando le lacrime di Kovacic al fischio finale. 

Rispetto alla partita contro l’Italia, Sylvinho cambia due giocatori: fuori Seferi e Broja, dentro Laçi e Manaj. Il primo fa da raccordo tra centrocampo e attacco, mentre l’ex interista agisce da unica punta, si procura qualche fallo e aiuta la squadra ad alzare il baricentro. L’impressione, fin dai primi minuti, è che i top player della Croazia non si trovino più a memoria: Modric è irriconoscibile, Brozovic vaga senza meta, Kovacic e Perisic (oggi titolare, ma da terzino sinistro) non riescono a incidere. La diga made in Serie A, con Ramadani e Asllani davanti alla difesa, nel primo tempo vanifica tutte le imbucate dei croati. Lo schema è sempre lo stesso: palla recuperata, testa alta e via all’imbucata sulle fasce. Come contro gli Azzurri, l’Albania si porta subito in vantaggio: al 10’ Asani crossa dalla destra, Brozovic si lascia sfuggire Laçi, che fa 1-0 con un colpo di testa. Il dominio degli albanesi dura più di mezzora: Bajrami sfiora il raddoppio, Hysaj spara alto, Modric perde un pallone sulla trequarti e favorisce l’inserimento di Asllani, murato da Livakovic. La Croazia domina nel possesso palla, però non è mai pericolosa. 

Fare cassa o puntare sul suo talento? Inter al bivio su Valentin Carboni

La Coppa America può far schizzare alle stelle il valore del fantasista, le due strade nerazzurre per il futuro: i pro e i contro

Problemi così vorrebbero averne in tanti, ma il dilemma per l’Inter resta.

Sono Carboni ardenti, perché Valentin Carboni dopo una convocazione che ha in parte sorpreso (piacevolmente) gli stessi dirigenti nerazzurri ora rischia di giocare e da protagonista la Coppa America con l’Argentina di Messi, Lautaro ed Alvarez. Il 19enne figlio dell’ex Catania Ezequiel infatti ha stregato il c.t. Lionel Scaloni che lo ha tenuto nella lista definitiva dei 26 e lo ha lanciato dal 1’ nell’ultimo test, il 4-1 sul Guatemala in cui il ragazzo si è guadagnato tanti complimenti e anche il rigore poi trasformato da Lautaro. Certo, nel 4-3-3 di Scaloni la concorrenza tra gli esterni offensivi è spietata. Oltre all’intoccabile Messi, c’è gente come Di Maria, Nico Gonzalez e Garnacho. Però Carboni ha un’aura speciale e anche dalla panchina potrebbe trovare spazio per far cantare il suo sinistro di velluto

La vetrina della Coppa America per l’Inter è una manna perché non potrà che alzare una quotazione già sui 25-30 milioni – a gennaio la Fiorentina, respinta, ne aveva offerti 20 – con cui eventualmente (Arnautovic permettendo) puntare a un attaccante più pronto come Gudmundsson. Il rischio però sarebbe quello di vedere l’argentino esplodere altrove. Vero che l’Inter da anni deve sfruttare (anche) il vivaio per far quadrare i conti e che Ausilio era stato criticato per la cessione di Destro al Genoa nell’affare Ranocchia e per quella di Zaniolo alla Roma per arrivare a Nainggolan, ma alla fine si sono rivelate perdite indolori, visto che nessuno dei due attaccanti ha mantenuto le promesse. Carboni però è un mancino atipico, ha colpi unici, la testa sulle spalle e tanti ammiratori. 

Szczesny incanta, la Juve lo vende: sempre più vicino all’Al Nassr, Giuntoli stringe per Di Gregorio

Il portiere polacco fa miracoli agli Europei, intanto i bianconeri attendono la prima offerta dagli arabi, che non dovrebbe andare oltre i 2-3 milioni, e vogliono chiudere per inizio luglio

Dopo averla portata all’Europeo, Szczesny ha già messo le cose in chiaro al debutto: la nazionale della Polonia può contare su di lui. La sconfitta con l’Olanda non fa passare in secondo piano l’ottima prestazione del portiere, protagonista di un intervento che ha negato la rete a Van Dijk e in generale il migliore in campo dei suoi.

Un livello di performance così alto da far venire dubbi sulla decisione della Juve, che lo sta accompagnando all’uscita per fare spazio a Di Gregorio.

Le motivazioni che portano alla fine del rapporto tra Szczesny e la Juve sono due: la valutazione economica (per via dello stipendio di 6 milioni e mezzo netti, che diventano il doppio per il costo azienda) e quella tecnica. Thiago Motta, infatti, predilige nel suo progetto un portiere abile a giocare con i piedi: Giuntoli gli ha reperito la migliore espressione possibile sul mercato, considerato che Di Gregorio è l’estremo difensore che nella passata stagione ha fatto più tocchi di palla con i piedi all’interno della propria area di gioco. Il prescelto della Juve guadagnerà 2 milioni a stagione per i prossimi 5 anni, ad affiancarlo sarà Perin che aveva già accettato il compromesso di guadagnare meno all’ultimo rinnovo (1,5 circa) e ora è prossimo a prolungare.

Si fa davvero fatica a rinunciare a uno Szczesny così. Non un caso che ci abbiano pensato in Arabia Saudita, dove continuano a sviluppare il proprio campionato (la Saudi Pro League) provando ad alzare sempre di più il livello delle squadre con dei giocatori di prima fascia. L’erede di Buffon alla Juve è in trattativa con l’Al-Nassr, dove Cristiano Ronaldo – già suo compagno di squadra a Torino – si è mosso per fare da garante all’operazione: la proposta biennale supera la doppia cifra per ciascuna stagione, va circa al triplo dello stipendio percepito alla Juve.

La Juve coccola la stellina Yildiz: si lavora al prolungamento fino al 2029

La Juventus prova ad anticipare il possibile l’effetto Europeo per Kenan Yildiz. Così nei giorni scorsi i dirigenti bianconeri hanno ricevuto alla Continassa il nuovo entourage della stellina turca. Un incontro per riprendere i discorsi sul rinnovo, interrotti in primavera a causa della separazione dell’ex Bayern dalla sua precedente scuderia. Appuntamento non casuale. Thiago Motta, cresciuto alla scuola Barcellona e abituato a non guardare alla carta d’identità, punta forte sul 19enne attaccante esploso nell’ultima stagione con Massimiliano Allegri.

Yildiz è uno dei pochi intoccabili del nuovo corso e il d.t. Cristiano Giuntoli, che ha seguito da vicino il decollo del turco, vuole evitare sul nascere qualsiasi cattiva sorpresa legata a Euro 2024. Tutti motivi che hanno spinto la Juventus a riaprire le trattative subito e non al rientro di Kenan dalla Germania. Se le giocate e i 4 gol segnati da Yildiz con la Juventus hanno già attirato le attenzioni di diversi top club – Borussia Dortmund e Liverpool su tutti – qualche nuova magia con la Turchia del c.t. Vincenzo Montella potrebbe aumentare i rischi. Alla Continassa vogliono evitarli sul nascere e stringere i tempi, adeguando il contratto del classe 2005 allo status raggiunto sul campo. Non più soltanto un giovane aggregato dalla Next Gen, ma un attaccante sempre più protagonista con la prima squadra.

Yildiz è sbarcato a Torino nell’estate 2022 a parametro zero e lo scorso agosto ha rinnovato il contratto: scadenza 2027 (con opzione fino al 2028) e stipendio intorno ai 250-300 mila euro più bonus. La Juventus punta ad aggiungere un anno (cioè fino al 2029) e soprattutto a ritoccare il salario. Un po’ per adeguarlo al nuovo ruolo di Kenan in squadra e un po’ ribadirgli la centralità nel nuovo corso bianconero.

Italia, contro l’Albania Spalletti punta su Calafiori. Recuperato Barella, in campo dal 1′

Il c.t. ha scelto il difensore del Bologna preferendolo a Mancini e Buongiorno, mentre in mezzo al campo c’è l’interista, pronto dopo l’infortunio al retto femorale destro accusato a Coverciano

Luciano Spalletti ha scelto Riccardo Calafiori. Il difensore del Bologna stasera giocherà contro l’Albania e, dopo le due presenze nelle amichevoli di inizio giugno, farà il suo esordio in una partita ufficiale con la maglia azzurra. Al suo fianco ci sarà Bastoni, in un pacchetto arretrato che sarà a quattro in fase di non possesso e a tre in fase di impostazione. Il sinistro di Calafiori e la sua abilità a inserirsi (con e senza la palla) potrebbero essere decisivi per scardinare la retroguardia di Sylvinho.

A centrocampo la buona notizia è legata a Barella che, per il secondo giorno di fila, ha svolto l’intero lavoro con la squadra ed è stato provato con i titolari. L’infortunio al retto femorale destro accusato a Coverciano fa parte del passato. Sarà lui a giocare in coppia con Jorginho. Nel 4-2-3-1 iniziale alle spalle di Scamacca ci saranno Chiesa, Frattesi e Pellegrini. Motivo? Spalletti vuole riportare sulla destra lo juventino perché su quella corsia dà il meglio. Dietro la punta, sul centro-sinistra, non aveva convinto. La squadra sarà completata dagli esterni Di Lorenzo, favorito su Bellanova e Cambiaso, e Dimarco. Il napoletano e l’interista a turno si alzeranno in fase offensiva.

Lautaro-Inter, ci siamo: definiti gli ultimi dettagli per il rinnovo, l’annuncio nei prossimi giorni

L’argentino è pronto a firmare fino al 2029, come Barella. L’agente Camaño ha confermato tutto: “Voleva rimanere”

Nessun dubbio. Lautaro Martinez resterà all’Inter. Il capitano nerazzurro, campione d’Italia e top scorer dell’ultimo campionato con 24 gol, rinnoverà il contratto fino al 2029. Ormai gli ultimi dettagli sono stati limiti. Lautaro firmerà prima della fine della Coppa America con l’Argentina. Guadagnerà nove milioni a stagioni più un altro di bonus.

L’agente della punta Alejandro Camaño, intercettato per le vie di Milano, ha parlato così a proposito di Lautaro, confermando la volontà dell’attaccante di restare all’Inter: “Va tutto benissimo, nessun problema, è tranquillo. E’ molto felice. Se è stata decisiva la sua volontà di restare? Sì, sicuramente. Io lavoro per Lautaro, la decisione del giocatore è sempre molto importante. La firma? Decideranno l’Inter e Lautaro quando sarà il momento. Sarà l’Inter a comunicarlo”.

Tattica, idee e scelte forti in campo e fuori: Juve, ecco il decalogo di Thiago Motta

Allenamenti intensi, principi di gioco moderni e nessun titolare garantito: ecco i principi che l’ex allenatore del Bologna imporrà in bianconero

Principi di gioco e leggi fondamentali per lo spogliatoio. La Juventus targata Thiago Motta non sarà plasmata solamente dal mercato, comunque concordato tra Cristiano Giuntoli e il nuovo tecnico, ma anche dalle idee forti dell’ex Bologna. In partita: indirizzo della pressione avversaria, occupazione dello spazio e coraggio nelle scelte. In allenamento: intensità, competitività e pallone sempre al centro di tutto. Nella gestione: nessun posto fisso garantito, nemmeno per i veterani. 

Una volta trasferitosi dal campo alla panchina, Thiago Motta ha sempre preteso molto dai giocatori da ogni punto di vista, pur mantenendo però sempre in prima persona il polso della situazione. Non tanto, o meglio solo, con la rigida disciplina, quanto con la logica delle scelte e della meritocrazia. Per questo l’allenamento è la base di ciò che si farà poi in gara sul piano del gioco, ma anche delle considerazioni del tecnico sul singolo. A cominciare dall’intensità e dalla competitività: altissime, come la concentrazione del gruppo squadra. Non a caso a Bologna si narra non volasse una mosca durante le sedute, anche se Thiago sapeva pure come e quando sdrammatizzare o scherzare. Non immaginatevi, però, corse nei boschi o sedute in stile campus militare. Al centro di tutto, anche della parte atletica, c’è sempre un protagonista: il pallone. Una filosofia che Motta ha sviluppato dai tempi del Barcellona in salsa olandese di Van Gaal e Rijkaard. Come ripeteva il personaggio di un vecchio cartone animato giapponese, la palla deve diventare il miglior amico di ogni calciatore. Un alleato e non solo uno strumento. E con le strutture a disposizione alla Continassa, tra i centri più attrezzati in Italia e in Europa, Thiago potrà sbizzarrirsi nel ricercare le metodologie d’allenamento più moderne e avanzate.

Juve, Berardi ha detto sì. Ora la palla passa al Sassuolo

Domenico è infortunato e tornerà a fine anno. Guadagna tanto per la B ma non sarà svenduto

La Juventus e Domenico Berardi, in sintesi la storia infinita. Non esiste un modo migliore per descrivere il rapporto, conflittuale e tormentato, che lega i due protagonisti. Berardi che è stato bianconero senza però mai esordire con i colori della Signora e che negli anni è stato più volte sul punto di tornare, ma non se n’è mai fatto niente.

L’ultima volta è accaduto un’estate fa, quando tra il giocatore e il club c’era già un accordo ma con il Sassuolo no, così alla fine è rimasto dov’è. Ma non è detto che sia finita, perché anche se l’esterno del Sassuolo è attualmente infortunato, la retrocessione in Serie B della sua squadra potrebbe riaprire i giochi e favorire un trasferimento a Torino. Un primo sondaggio c’è già stato, ma solo tra Berardi e la Juventus. Una questione che verrà approfondita nei prossimi mesi, quando si capirà come procede il recupero dal brutto infortunio al tendine d’Achille. Di sicuro l’esterno 29enne ci spera e ha già detto il suo primo e convinto sì alla Signora. 

Berardi ora è in Versilia, dove sta portando avanti la fase di rieducazione. Si è fatto male a inizio marzo e i tempi di recupero dopo l’intervento sono di circa 9 mesi. Dunque sarà in campo tra novembre e dicembre se tutto filerà liscio. Il grande rammarico dell’attaccante è non aver potuto aiutare la sua squadra a evitare la retrocessione, ma adesso la nuova dimensione del Sassuolo rischia di accelerare l’addio. Di sicuro lo stipendio da 3 milioni di euro netti a stagione non aiuta una squadra che non parteciperà alla Serie A. Al momento la Juventus non si è ancora mai fatta sentire con Giovanni Carnevali, ma la formula del trasferimento e la valutazione saranno le questioni più difficili da risolvere. Ai bianconeri potrebbe andare bene un prestito oneroso con diritto di riscatto oppure obbligo legato ad alcune condizioni facilmente raggiungibili. Magari Cristiano Giuntoli potrebbe provare a inserire nell’affare un giovane che può diventare un valore aggiunto in un campionato di Serie B. 

Domenico vuole andare a Torino, serve l’accordo col Sassuolo

Dopo la retrocessione del Sassuolo, l’attaccante sta recuperando dall’infortunio e punta a un futuro con la Signora. Un affare saltato altre volte: molto passa dalla formula del possibile accordo

Domenico Berardi vota… Juventus. E forse questa è davvero la volta buona per celebrare il matrimonio con il club bianconero.

In queste settimane in cui sta portando avanti il programma di rieducazione al tendine d’Achille, concedendosi solo qualche ora di relax in Versilia, il numero 10 del Sassuolo si è messo definitivamente in testa che la squadra giusta dove continuare la sua carriera sia la Signora. A dispetto della sua fede per l’Inter, formazione che per anni ha sognato.

L’amicizia e i tanti affari conclusi tra il presidente nerazzurro Marotta e l’a.d. neroverde Carnevali non permettono di considerare la formazione di Inzaghi del tutto fuori dalla corsa a Berardi (difficile però trovargli una collocazione nel 3-5-2 di Inzaghi), ma in questo momento nella testa del calabrese c’è soprattutto un futuro alla corte di Thiago Motta. 

Nel 2016 per il suo trasferimento alla Juve era tutto a posto, ma lui fece saltare l’affare: la fede interista c’entrava, ma a preoccuparlo c’era soprattutto lo scarso minutaggio che aveva avuto in bianconero l’amico ed ex compagno Zaza. Così è rimasto al Sassuolo e nel corso degli anni ha visto naufragare diverse trattative con le grandi che hanno provato ad acquistarlo: Inter, Napoli, Roma, Atalanta, Lazio, Fiorentina oltre alla Juve, che ha bussato di nuovo alla sua porta la scorsa estate. Quando Carnevali chiedeva oltre trenta milioni per il cartellino del suo talento e il d.t. Giuntoli, che non poteva spendere quella cifra, proponeva una formula… creativa contando sull’ok al trasferimento del calciatore. Il gradimento di Berardi alla Signora a un anno di distanza è rimasto. Anzi, si è rafforzato perché da Torino lo hanno cercato nonostante sia infortunato e destinato a tornare, dopo l’operazione di inizio marzo, ad autunno inoltrato. Il giocatore pensa che, con Motta in panchina, la Juventus può essere la situazione ideale per lui.