Taremi-Inter, ci siamo: arriva la comunicazione dei nerazzurri al Porto

Le norme prevedono che il club interessato avverta la società del giocatore in scadenza prima di iniziare la negoziazione con lui. In realtà precede lo svolgimento delle visite mediche: la mail parte quando l’accordo è già stato chiuso.

Il Porto ha ricevuto dall’Inter la comunicazione ufficiale che il club nerazzurro sta “trattando” Mehdi Taremi. E’ un atto formale: la società che sta per mettere sotto contratto un calciatore svincolato dal 30 giugno successivo lo fa quando praticamente è tutto a posto e mancano le visite mediche per arrivare alla firma sul contratto.

Tra l’Inter e Taremi in effetti è tutto “apparecchiato”, a parte… l’autografo sul triennale. L’Inter e i rappresentanti del bomber si risentiranno dopo la fine dell’avventura in Coppa d’Asia di Mehdi (mercoledì giocherà gli ottavi contro la Siria), ma non ci saranno sorprese. Non a questo punto. Non dopo la comunicazione al Porto.

Non c’è neppure fretta di far sostenere le visite mediche al giocatore anche perché il 21 febbraio ci sarà l’andata degli ottavi di Champions tra il Porto e l’Arsenal. Anche per una forma di rispetto nei confronti dei portoghesi, non va escluso che i test vengano effettuati durante la pausa delle nazionali di marzo e che solo in quel momento siano sistemati gli ultimi “dettagli” con tanto di autografo sul contratto.

Diversa la situazione del polacco. La scorsa settimana De Laurentiis ha praticamente annunciato il suo trasferimento all’Inter, ma con Zielinski i tempi delle visite e della formalizzazione dell’accordo saranno più lunghi. Perché il ragazzo deve finire la stagione a Napoli e non c’è nessuna volontà di creare tensioni con la piazza azzurra. Né da parte dell’entourage del calciatore né da parte del club nerazzurro. Il finale della storia, però, sarà lo stesso di Taremi.

Taremi-Inter, ci siamo: arriva la comunicazione dei nerazzurri al Porto

Le norme prevedono che il club interessato avverta la società del giocatore in scadenza prima di iniziare la negoziazione con lui. In realtà precede lo svolgimento delle visite mediche: la mail parte quando l’accordo è già stato chiuso.

Il Porto ha ricevuto dall’Inter la comunicazione ufficiale che il club nerazzurro sta “trattando” Mehdi Taremi. E’ un atto formale: la società che sta per mettere sotto contratto un calciatore svincolato dal 30 giugno successivo lo fa quando praticamente è tutto a posto e mancano le visite mediche per arrivare alla firma sul contratto. Tra l’Inter e Taremi in effetti è tutto “apparecchiato”, a parte… l’autografo sul triennale. L’Inter e i rappresentanti del bomber si risentiranno dopo la fine dell’avventura in Coppa d’Asia di Mehdi (mercoledì giocherà gli ottavi contro la Siria), ma non ci saranno sorprese. Non a questo punto. Non dopo la comunicazione al Porto.

Non c’è neppure fretta di far sostenere le visite mediche al giocatore anche perché il 21 febbraio ci sarà l’andata degli ottavi di Champions tra il Porto e l’Arsenal. Anche per una forma di rispetto nei confronti dei portoghesi, non va escluso che i test vengano effettuati durante la pausa delle nazionali di marzo e che solo in quel momento siano sistemati gli ultimi “dettagli” con tanto di autografo sul contratto.

Diversa la situazione del polacco. La scorsa settimana De Laurentiis ha praticamente annunciato il suo trasferimento all’Inter, ma con Zielinski i tempi delle visite e della formalizzazione dell’accordo saranno più lunghi. Perché il ragazzo deve finire la stagione a Napoli e non c’è nessuna volontà di creare tensioni con la piazza azzurra. Né da parte dell’entourage del calciatore né da parte del club nerazzurro. Il finale della storia, però, sarà lo stesso di Taremi.

Calciomercato Milan, tentativo per Demiral: ipotesi di prestito secco

Irossoneri ci stanno provando per il centrale turco (91 presenze in Serie A) oggi all’Al-Ahli: la formula è quella del prestito secco, ma ci sono ostacoli nella trattativa.

Il reparto difensivo continua a essere la priorità del Milan sul mercato, in particolare per via degli infortuni. A pochi giorni dalla chiusura della finestra invernale, i rossoneri stanno facendo un tentativo per un ex Serie A, ovvero Merih Demiral, protagonista in Italia con le maglie di Sassuolo, Juventus e Atalanta fino allo scorso agosto, momento in cui è stato ceduto all’Al-Ahli per 16,6 milioni. La dirigenza vorrebbe prendere il centrale turco in prestito secco fino al termine della stagione, ma ci sono diversi ostacoli a frenare la trattativa. In primis l’alto ingaggio percepito dal classe ’98, in secondo luogo il club saudita non ha ancora dato il suo ok a un’eventuale cessione del giocatore che, terza ragione da non sottovalutare, ha affrontato anche lui una stagione non facile dal punto di vista degli infortuni, con un guaio al menisco che lo ha tenuto fuori per oltre due mesi.

A causa dell’infortunio al menisco, sono solo 511 i minuti raccolti in stagione da Demiral, con un gol segnato. In Serie A era arrivato a quota 5 prima di essere venduto dopo 91 presenze, la maggior parte delle quali con la maglia dell’Atalanta. Il Sassuolo lo aveva pescato dall’Alanyaspor nel 2019, il suo futuro sarà ancora in Italia?

Allegri: “Noi siamo Sinner, l’Inter Djokovic. Ma per lo scudetto è lunga… E c’è anche il Milan”

Il tecnico bianconero: “Chiesa fuori, Danilo vediamo. Senza Rabiot credo che giocherà Miretti. Ho qualche dubbio sugli esterni e in difesa. Djaló? Lo inseriremo piano piano”

Dopo il sorpasso, l’allungo. Con la vittoria di Lecce la Juventus ha superato l’Inter, anche se solo virtualmente, e battendo l’Empoli ha la possibilità di allungare a +4 e di arrivare in vantaggio allo scontro diretto del 4 febbraio indipendentemente dal risultato dei nerazzurri. Massimiliano Allegri preferisce non perdersi dietro ai numeri ma rimanere sul pratico: “Abbiamo passato una settimana serena, non ci siamo neanche accorti di essere in testa. Il calcio è bastardo, un giorno sei forte il giorno dopo no. La squadra sta bene e tutti conosciamo l’importanza di questa partita. Più quattro e meno quattro non m’interessa, pensiamo solo all’Empoli. Quando ho parlato di traguardo impossibile non mi riferivo allo scudetto, ma a una condizione psicologica che va creata e mantenuta nella testa. Dobbiamo avere la convinzione di poter fare grandi cose, se ti metti dei limiti non riesci ad andare avanti”.

La Juventus però è lassù e non ci si può più nascondere. Stavolta dai giochi per bambini si passa al tennis, con la vittoria di Sinner su Djokovic agli Australian Open ancora negli occhi di tutti: “Chi somiglia più a Sinner e chi a Djokovic tra noi e l’Inter? Beh, potrei dire che visto noi siamo più giovani siamo Sinner. Però non lo so, sennò poi la prendono male, permalosi…”.

Il riferimento, velato, è all’Inter naturalmente. È l’unica battuta che si concede Max, per il resto concentrato solo sulla gara di domani: “In questi mesi abbiamo lavorato sui nostri limiti, ora stiamo bene mentalmente e fisicamente ma conosciamo le insidie. L’Empoli ha cambiato allenatore, Nicola ha dato solidità alla squadra. Non è questione di cambio di mentalità, la squadra è omogenea, sta lavorando bene e ha voglia di farlo. Stiamo facendo un percorso che va portato avanti con l’ambizione di fare qualcosa di importante. Pensare troppo non va bene, rischia di farci andare fuori ritmo”.

Dopo quattro mesi Frattesi titolare in Serie A: ecco come il Franchi può cambiare il futuro

Davide Frattesi ha giocato una sola volta dal primo minuto in campionato con i nerazzurri, il 24 settembre con l’Empoli. Dopo aver inciso dalla panchina, ora vuole mettere in difficoltà Inzaghi. E a Firenze ha dato spettacolo con il Sassuolo.

Lì dove il merito non basta, possono subentrare le occasioni. Da cogliere, per provare a svoltare. Nel calcio sono tanti i casi di ragazzi la cui carriera è girata in positivo grazie a circostanze che sono poi risultate favorevoli. Domenica sera, a Firenze, Davide Frattesi ha la grande chance: tornerà titolare in campionato con l’Inter dopo l’unicum di Empoli, datato 24 settembre. Quattro mesi e 126 giorni dopo, a causa dell’assenza per squalifica di Barella, tra gli 11 titolari schierati da Simone Inzaghi ci sarà lui, il ragazzo che ha tutto per diventare grande e che, pur con un minutaggio ridotto, ha dimostrato di poter essere un fattore nella stagione nerazzurra. 

A dare speranza a Frattesi sono esempi del passato recente interista: Calhanoglu diventato uno dei migliori registi al mondo dopo l’esperimento di Inzaghi per colmare l’assenza di Brozovic, o Bisseck che sfrutta al massimo il vuoto lasciato da Pavard e ora è uno da tenere in considerazione. L’ex Sassuolo dovrà ancora lottare per ottenere minuti con continuità, il terzetto titolare di centrocampo è difficile da scalfire. Ma le chance non mancheranno: sta per tornare la Champions League (il 20 febbraio a San Siro ci sarà l’andata degli ottavi di finale contro l’Atletico Madrid) e la settimana successiva è in programma il recupero contro l’Atalanta. Tanti impegni, Inzaghi avrà bisogno di tutti. 

Musah: “Maignan non voleva continuare. Abbiamo dimostrato che si può fare qualcosa sul campo”

Il centrocampista a “Tutti i colori dello sport”: Siamo stati vicini e non lo abbiamo lasciato solo”. Tutte le iniziative rossonere.

“I tifosi urlano sempre qualcosa contro, ma quando è troppo è troppo. Mi è capitato al Valencia (insulti razzistici a Vinicius, ndr) e anche sabato. Noi però abbiamo dimostrato che si può fare qualcosa sul campo”. Yunus Musah a tre giorni di distanza racconta come ha vissuto il caso Maignan a Udine. Anche lui ha subito episodi di razzismo in passato, anche lui vuole fare qualcosa per il futuro. “Mike non voleva continuare, ma gli siamo stati vicini e non lo abbiamo lasciato solo. Queste azioni ora devono avere conseguenze. Bisogna fare qualcosa e la nostra reazione in campo è stata giusta, ci ha dato la sicurezza che siamo un gruppo unito”. 

Musah ieri ha partecipato, assieme alla calciatrice rossonera Christy Grimshaw, a un’iniziativa particolare che il Milan porta avanti da tempo. Si chiama “Tutti i colori dello sport” e si concretizza in una serie di incontri valoriali con alcune scuole in Italia o nel mondo. Questa volta, decisamente nel mondo: Musah si è collegato con gli studenti di tre scuole secondarie di New York, Londra e Nairobi. Obiettivo: sensibilizzare verso i temi di tolleranza e inclusività. Grimshaw e Musah hanno parlato di lotta al razzismo, multiculturalità e rapporto tra sport ed educazione. Yunus: “La pazienza e il rispetto sono la chiave per una buona relazione con i compagni. Giocare e contemporaneamente studiare mi è sempre piaciuto”. Christy: “A 15-16 anni non avevo idea di che cosa avrei fatto, per me la cosa più importante è trovare qualcosa che ti piace… e io ho trovato il calcio. Com’è essere atlete in Italia? Un completo cambio di cultura rispetto al Regno Unito. Inizialmente è stato uno shock, ora mi piace molto”.

Roma: Dybala non va in Arabia. Mourinho invece ci pensa…

Per recuperare dall’infortunio l’argentino non parteciperà all’amichevole di domani con l’Al Shabab, il club che aspetta il sì del tecnico portoghese

Meglio evitare qualsiasi tipo di ulteriore problema, meglio resettare tutto e pensare solo alla trasferta di Salerno di lunedì prossimo, partita chiave per il futuro della Roma. Ecco perché Paulo Dybala oggi non prenderà il volo per Riad, Arabia Saudita, dove la Roma si recherà per giocare domani (ore 17.45) l’amichevole contro l’Al Shabab. Dopo essere uscito per un fastidio al flessore sinistro nel corso del secondo tempo della sfida con il Verona, Dybala ora ha in mente solo la Salernitana. 

Questo nonostante il fatto che la sua presenza fosse inserita nel contratto firmato per l’amichevole, che fa parte dell’accordo siglato con il main sponsor Riyadh Season. Lui, l’altro campione del mondo Paredes, Lukaku ed El Shaarawy (rappresentativo del mondo arabo) sono i 4 nomi messi nero su bianco a livello di presenze. Fino a ieri sera, dunque, sembrava che Dybala dovesse partire, magari facendo un giro di campo e un saluto prima della gara. Poi si è preferito lasciarlo a Trigoria per permettergli il recupero nel miglio modo possibile, senza lo stress di due voli intercontinentali in due giorni. Dybala lavorerà da solo in palestra e poi si riunirà al gruppo al suo ritorno dall’Arabia Saudita. 

Arabia Saudita dove sono convinti che presto arriverà il sì di José Mourinho, proprio all’Al Shabab pronto a ricoprirlo d’oro. Il tecnico portoghese era attesissimo da queste parti con la Roma, ma dopo l’esonero di una settimana fa gli arabi sono tornati subito alla carica per averlo alle proprie dipendenze. Mou (che ha già avuto contatti con De Laurentiis per un’ipotesi Napoli) dovrebbe essere in Arabia la prossima settimana, per assistere alla sfida tra Messi (Inter Miami) e Cristiano Ronaldo (Al Naasr) nell’ambito della Riyadh Season Cup. Qualcuno l’ha ribattezzata “the last dance”, intesa come l’ultima sfida tra Messi e Cristiano. E chissà che non sia anche l’ultima grande sfida di José Mourinho…

Milan, equilibri sulle punte: Jovic gioca un terzo di Leao e segna gli stessi gol

Il serbo ha raggiunto Rafa nei gol stagionali (6) superandolo in campionato nonostante un minutaggio molto inferiore

È sicuramente vero ciò che sostiene Pioli (“Leao segna poco? Quando lui non è incisivo comunque ci porta via avversari e crea spazi, e poi abbiamo cambiato modo di condurre le partite: per lui gli spazi a volte sono minori”) ed è altrettanto vero che Rafa non è un giocatore che vive per il gol come succede ai centravanti. Il portoghese esibisce i suoi sorrisi migliori anche quando mette a punto un assist vincente. Però, c’è un però. Come spesso accade la verità sta nel mezzo. E allora, se è vero che a Rafa non vengono richieste grandinate di reti, è altrettanto vero che qualcosa in più sottoporta sarebbe lecito e logico attenderselo. Numeri troppo esigui che nelle ultime settimane sono finiti sotto la lente di ingrandimento anche a causa… di alcuni compagni.

Per esempio Loftus-Cheek, che in campionato ha raggiunto la stessa quota gol del portoghese (3). Ma è soprattutto Luka Jovic ad aver cambiato marcia radicalmente, con una media gol di alto profilo. Rapporto minutaggio-reti: un piccolo capolavoro, se consideriamo che – coppe comprese – il serbo ha eguagliato Rafa (6 gol), mentre in campionato lo ha superato (4 gol a 3). Fin qui, nulla di eccessivamente strano dal momento che Luka è un centravanti e Leao un esterno. L’angolo di osservazione però cambia, appunto, considerando la media gol. Già, perché mentre il numero 10 è – giustamente – una delle colonne imprescindibili, Jovic si deve accontentare delle volte in cui Giroud ha bisogno di tirare il fiato. Oppure di quando la necessità è tale – come a Udine – da obbligare Pioli a schierare il doppio centravanti. E qui l’impatto è decisamente differente. I numeri stagionali: 6 gol in 682 minuti per Jovic, 6 in 1.872 per Leao. Ovvero uno ogni 113 minuti contro uno ogni 312. I numeri in campionato: 4 gol ogni 470′ per Jovic, 3 in 1.321 per Leao.

Da Mbappé alla Federazione, la Francia con Maignan: “Hai il nostro sostegno”

Dopo i cori razzisti di Udine, il suo compagno nei Bleus e la federcalcio transalpina solidarizzano con il portierone rossonero: “Condanna con la più grande fermezza a ogni forma di discriminazione razziale”

È uno dei fronti su cui intende far valere la sua voce di stella internazionale. Anche perché di razzismo, ne è stato vittima lui stesso. Per questo è stato tra i primi a esprimersi e schierarsi al fianco di Mike Maignan, dopo i fatti di Udine. Kylian Mbappé, subito dopo la vittoria in coppa di Francia a Orléans (4-1 con una sua doppietta e due assist), ha scritto sui social un messaggio per il rossonero: “Non sei per niente solo. Tutti con te”. Subito dopo anche la Federcalcio si è allineata al capitano della nazionale francese. 

Il messaggio di Mbappé comunque non si limita a esprimere solidarietà, ma lascia intravedere una presa di posizione più dura: “Troppo è troppo – scrive l’attaccante – sempre gli stessi problemi e come sempre nessuna soluzione”. Con “nessuna” scritto in maiuscolo che suona come atto d’accusa ai vertici del calcio. Gli stessi che Mbappé aveva tirato in ballo a giugno, in un’intervista alla Gazzetta, commentando i casi di razzismo contro Lukaku e Vinicius, anticipando già quello che Maignan ha messo in pratica a Udine: “Sta a noi giocatori capire che abbiamo il potere di cambiare le cose. Dobbiamo uscire dal campo e così si capirà che la situazione è grave. Non si può più permettere a una minoranza di rovinare il piacere del calcio. Al di là dei soldi e della fama, giochiamo per trasmettere la nostra passione ai tifosi. Se ti trattano da scimmia, non hai più voglia di farlo. Resterà sempre qualche razzista, ma serve più solidarietà tra i giocatori e non pensarci solo quando capita a te”. E poi la stoccata: “Il razzismo va oltre il calcio. Anche le istituzioni devono cambiare: se sono lassiste, facilitano tali comportamenti. Vanno cambiate le regole. Da capitano della Francia sarà un tema su cui mi batterò. Serve svegliare le coscienze di tutti”.

Troppa Inter per la Lazio: facile 3-0 e finale di Supercoppa col Napoli

Tre reti e due traverse testimoniano il dominio nerazzurro in Arabia Saudita: a segno Thuram, Calhanoglu e Frattesi. Lunedì Inzaghi sfida gli azzurri per il trofeo

L’uomo di coppa è ancora lì, a giocarsi un titolo. Simone Inzaghi cerca di entrare nella storia e punta alla terza Supercoppa consecutiva sulla panchina dell’Inter: un’ambizione legittima, visto come sta giocando la sua squadra.

Lazio maltrattata per 90′, con qualità e intensità. Zero passaggi a vuoto, zero occasioni concesse all’avversario, approccio indemoniato e finale sempre arrembante. Sarri lo aveva detto, le speranze di finale erano ridotte al minimo. Però, forse, neanche lui si aspettava una Lazio così in difficoltà e mai in partita. Finisce 3-0, come era finita ieri Napoli-Fiorentina. E lunedì la finale rispetterà la tradizione del torneo, con in campo i campioni d’Italia e i vincitori della Coppa nazionale.

Sarri rinuncia all’ultimo a Zaccagni, già inserito in distinta: c’è Pedro a chiudere il tridente con Immobile e Felipe Anderson. Ma la partita per gli attaccanti della Lazio è prevalentemente di fatica. L’Inter prende in mano il controllo della gara da subito, macinando gioco e occasioni. E dopo un paio di tiri da fuori alti di Barella e Thuram, il francese (7′) in tuffo di testa viene stoppato da Gila. L’Inter spinge e sfonda al 17′: cross basso di Bastoni, Dimarco di tacco prolunga e Thuram a porta vuota infila il facile tap-in. La Lazio è in balia dell’avversario ma prova ad alleggerire la pressione grazie a un’azione avviata da una bella apertura di Vecino e chiusa proprio con un tiro impreciso dell’uruguaiano. Ma è una goccia biancoceleste in mezzo al mare nerazzurro: Lautaro (33′) impegna da fuori Provedel, Calha due minuti dopo con un tiro-cross sfiora il palo a portiere battuto. Poi, al 36′, l’Inter costruisce l’azione più bella partendo dalla propria area, con tanti tocchi di prima: Mikhi per Dimarco per Thuram, scarico ancora su Dimarco che trova Barella sul secondo palo, che al volo centra la traversa.