Theo è un tesoro: gol, assist e colpi di genio. Per il Milan vale cento milioni

Il contratto scade a giugno 2026, il Diavolo vuole rinnovare al più presto. Le pretendenti non mancano tra le big europee: in pole c’è il Bayern

Theo Hernandez certi giorni si alza così, con il dono dell’ingiocabilità. A Verona, si è capito dai primi minuti: era ispirato, soprattutto aveva la condizione dei periodi buoni, quelli in cui nei primi cinque metri si fa fatica a fermarlo, nei primi dieci è quasi imprendibile, sull’allungo… addio. Theo è stato il migliore in campo, non soltanto perché ha segnato il primo gol, ha avviato l’azione chiusa con la traversa di Pulisic e ha recuperato il pallone che ha portato all’occasione di Leao. In 90 minuti ha spiegato (e senza parlare) perché è uno dei migliori terzini sinistri al mondo e uno degli uomini mercato della prossima estate. Ha anche evidenziato un suo punto debole – il nervosismo, con un giallo prima rischiato e poi preso – ma questo è un altro discorso.

Il mercato si prende il palcoscenico perché il Milan con Theo ha un piano chiaro: rinnovare. Il contratto con il numero 19 scade tra due anni e tre mesi, a giugno 2026, e si sa come va il calciomercato: i giocatori con un solo anno di contratto quasi non sono difendibili. Rinnovare a due anni dalla scadenza è un obbligo e il Milan ci proverà perché Theo è uno dei tre giocatori migliori della squadra. Le prime telefonate con gli agenti di Theo ci sono state e presto si entrerà nel vivo. Allo stesso tempo, il Milan sa che le grandi d’Europa seguono Hernandez da vicinissimo e ha una cifra in testa: 100 milioni. In partenza, quella è la cifra per cui il Milan ragionevolmente capitolerebbe. L’offerta, se arriverà, però sarà quasi sicuramente inferiore e allora… buona trattativa a tutti.

La Juve non è guarita: spinge ma si ferma ai pali di Iling e Kean. È 0-0 col Genoa

Primo tempo sotto ritmo e senza occasioni per i bianconeri, meglio la ripresa ma i rossoblù restano attenti e reattivi. Espulso Vlahovic a tempo scaduto

La Juventus non vince più ed esce nuovamente tra i fischi dell’Allianz Stadium. Un solo successo, oltretutto all’ultimo minuto e contro il Frosinone, nelle ultime otto partite. Nemmeno il ritiro anticipato degli ultimi giorni deciso da Massimiliano Allegri ha scosso i bianconeri.

Contro il Genoa finisce soltanto 0-0. Al danno si aggiunge la beffa dell’espulsione finale per proteste di Dusan Vlahovic. Il bomber serbo, dopo la sosta per le nazionali, salterà la partita con Lazio e Allegri per quell’occasione potrà contare soltanto su Moise Kean come centravanti visto che Milik (infortunato) non rientrerà prima di 3-4 settimane. Pensieri futuri. Il presente è la crisi senza fine della Signora, nervosa e imprecisa. Per i rossoblù, reduci da due sconfitte consecutive, il punto è prezioso e rafforza il dodicesimo posto in classifica.    

Allegri, senza l’infortunato Milik, s’affida alla coppia titolare Vlahovic-Chiesa. Gilardino risponde con Gudmundsson, l’osservato speciale dei bianconeri, più arretrato – e a tutto campo – con Vitinha accanto a Retegui. Rossoblù a trazione anteriore e pure più pericolosi e propositivi nel primo tempo: tra il colpo di testa iniziale di Bani (ottima risposta di Szczesny) e il tentativo dalla distanza di Retegui, sono soprattutto il dinamismo e la tenacia di Vitinha a tenere in apprensione la difesa di bianconera. La squadra di Allegri, spesso sotto ritmo e imprecisa tecnicamente, impiega quasi mezzora per insidiare il Genoa e a provarci è sempre Gatti: prima con un tiro dal limite senza troppe pretese, poi con una deviazione in area che invece qualche brivido lo procura a Martinez. Comunque troppo poco. Chiesa e Vlahovic, spesso isolati e quasi mai connessi tra loro, sprecano l’unica ripartenza potenzialmente velenosa. E così ancora una volta sono i fischi di parte del pubblico dell’Allianz Stadium ad accompagnare il rientro negli spogliatoi di Danilo e compagi. 

Atalanta, che sfortuna! Non solo Salah, i Reds di Klopp sono una macchina da gol

La squadra di Gasp, per i quarti di Europa League, non poteva pescare squadra peggiore. Il Liverpool è una corazzata in lizza per vincere tutto e in corsa, oltre in Europa, anche in Premier e in FA Cup

Squadra peggiore all’Atalanta non poteva capitare. Il Liverpool non è la favorita dell’Europa League perché ha vinto 11-2 complessivamente contro lo Sparta Praga agli ottavi: i Reds sono una corazzata tornata ai vertici anche in Premier. Con la motivazione che questa è l’ultima stagione di Jürgen Klopp, ai saluti a fine anno, e l’idea di congedare uno dei tecnici che hanno fatto la storia di Anfield con un’annata indimenticabile che comprenda anche un trionfo in Europa (finale a Dublino, uno dei feudi del Liverpool) è in cima ai pensieri di tutti. Gli infortuni al momento sono un problema, anche se non ha rallentato la marcia della squadra, ma ad inizio aprile l’infermeria dalle parti di Anfield dovrebbe essere più vuota.

Mo Salah parla ancora italiano per le sue esperienze con Fiorentina a Roma. Ma è a Liverpool che è diventato un fenomeno. Il suo gol nel 6-1 nel ritorno con lo Sparta lo ha portato per il 7° anno consecutivo sopra 20 gol stagionali in tutte le competizioni, impresa mai riuscita a nessuno nella gloriosa storia dei Reds. Al momento il 31enne egiziano è in ripresa da un infortunio che, unito alla Coppa d’Africa, lo ha tenuto lontano dal Liverpool praticamente per due mesi, ma già per l’andata della sfida con l’Atalanta dovrebbe essere al meglio. In Premier, prima di salutare per il torneo del suo continente, è stato l’unico in grado di reggere il ritmo proibito di gol di Erling Haaland. In Europa viaggia con 4 gol e 4 assist in appena 290’: per Gasp sarà lui il pericolo pubblico numero uno.

Marcus, ma che combini? Strizza le parti basse di Savic

Il curioso siparietto durante i supplementari di Atletico-Inter. L’arbitro non vede e i due giocatori poi ci ridono sopra

Non solo tensione ed emozioni. La serata del Metropolitano ha anche regalato un insolito siparietto subito sottolineato e rilanciato sui social.

Un siparietto che, per fortuna di Thuram, si è concluso senza alcuna conseguenza perché evidentemente sfuggito agli occhi dell’arbitro: minuto 101 circa, il francese e Savic fanno a spallate poco distanti da dove si sta sviluppando l’azione quando il francese pensa bene di dare una strizzata alle parti basse del rivale che, puntualmente, si accascia al suolo dolorante.

A tanti saranno subito tornate in mente le “gesta” del colombiano Valderrama, di Jones con Gascoigne o del marocchino Neqrouz, protagonista di una palpata inopportuna al posteriore di Filippo Inzaghi durante una sfida tra Bari e Juventus di qualche anno fa. Ma questa volta il siparietto si è concluso con una risata reciproca. I due si sono dati battaglia per tutta la sera, con Savic incollato al francese come un francobollo, ma il duello non è mai andato sopra le righe, salvo quella mano galeotta che Thuram – come hanno sottolineato parecchi appassionati sui social – avrebbe potuto pagare molto caro. Ma l’ex difensore della Fiorentina si è immediatamente rialzato senza fare polemiche, dirigendosi verso Thuram per scambiarsi una risata che ha smorzato i toni.

Napoli fuori dalla Champions, la Juve si qualifica: bianconeri al Mondiale per club

La squadra di Allegri, in virtù delle norme stabilite dall’Uefa, prenderà parte al prossimo Mondiale per Club in programma negli Stati Uniti nell’estate 2025, nel nuovo formato a 32 formazioni

Il Napoli esce dalla Champions League, la Juventus festeggia. Non si tratta di semplice rivalità sportiva ma delle conseguenze porta con sé il risultato maturato questa sera in Spagna. L’eliminazione dalla coppa della squadra di Francesco Calzona, infatti, certifica in automatico la partecipazione della Juventus al prossimo Mondiale per Club in programma negli Stati Uniti nell’estate 2025 nel nuovo formato a 32 formazioni.

Gli azzurri, prima della partita di questa sera, avevano 5 punti di ritardo nei confronti della Juve nel ranking appositamente istituito dalla Fifa (rispettivamente 42 e 47). Sarebbe bastato agganciare i bianconeri, perché in caso di punteggio analogo sarebbe stata favorita la società con il miglior percorso in Champions nell’ultimo quadriennio. Per farlo però sarebbe stato necessario almeno passare il turno e vincere una sfida dei quarti di finale, dove i bianconeri non erano mai arrivati nel periodo considerato. Tutto questo, di fatto, non accadrà: le due rappresentanti dell’Italia nel Mondiale per Club saranno l’Inter – già certa della qualificazione per il piazzamento alto nel ranking – e la Juventus. Ogni federazione, infatti, potrà contare soltanto su due squadre.

Per quanto riguarda l’Uefa sono già certe di esserci le tre vincitrici della Champions dal 2021 al 2023 (Chelsea, Real Madrid e Manchester City) a cui si aggiungerà la trionfatrice del 2024. Attraverso il ranking hanno invece già staccato il pass Bayern Monaco, Paris Saint-Germain, Inter, Porto, Benfica, Borussia Dortmund e Juventus. Se la vincitrice di questa edizione dovesse rientrare tra i club già citati, sarà il Salisburgo a garantirsi la presenza. Le altre sicuramente qualificate delle confederazioni rimanenti al momento sono Palmeiras, Fluminense, Flamengo, Al Ahly, Wydad, Al Hilal, Urawa Red Diamonds, Monterrey, Seattle Sounders, Club Leon e Auckland City.

Lautaro-Inter, è l’ora del rinnovo: summit col club, pronti 8 milioni più i premi

È destino che tutto prima o dopo finisca per passare da Madrid, nella vita di Lautaro. Poteva essere la sua città, perché l’Atletico lo aveva praticamente acquistato prima del blitz nerazzurro. Lo è in parte per la moglie Agustina che lì studia e lì dà gli esami all’università. Lo è perché nell’estate 2018, quando l’Europa ancora doveva conoscere che razza di attaccante fosse, l’argentino si presentò con un gol in acrobazia che…fermi tutti, proprio tutti.

Lautaro è Madrid domani sera, perché l’Inter europea che insegue l’ingresso nel G8 del calcio non può non appoggiarsi a chi del G8 degli attaccanti del continente (ma forse quel numero potremmo anche abbassarlo) fa già parte. Ma Lautaro è Madrid anche domani in giornata, senza bisogno di arrivare al Metropolitano. Perché in città è atteso il suo agente, Alejandro Camano. E non per una gita di piacere: è in programma un incontro con l’Inter, sul tavolo il rinnovo di contratto.

Tutto a Madrid, allora. Lautaro è il capitano di una squadra che la notte di Istanbul ha giurato a se stessa che ci avrebbe riprovato. Eccoci qui, la storia si fa (anche) al Metropolitano. Lautaro è pure il capitano di una squadra che non vuole lasciare, che sente sua ogni giorno di più e con la quale non smette di ragionare a lunga scadenza. Ma a un certo punto è bene anche far quadrare il caldo dei sentimenti con il freddo dei numeri. E l’ora è arrivata. L’argentino non ha una scadenza a breve termine, sull’attuale contratto c’è scritto 2026. Ma è nell’interesse di tutti, dell’Inter in primis, arrivare a una definizione dell’accordo entro la fine della stagione. Così, tanto per mettersi al riparo da scenari che oggi non è neppure logico ipotizzare.

Inter, Carlos Augusto salta l’Atletico Madrid. Arnautovic fermo un mese

Esami strumentali per i due nerazzurri che si sono infortunati contro il Bologna: il brasiliano potrebbe essere convocato per il Napoli, l’austriaco rientrerà dopo la sosta.

Risentimento muscolare al bicipite femorale della coscia destra per Marko Arnautovic, elongazione muscolare al soleo della gamba destra per Carlos Augusto.

Sono questi gli esiti degli esami strumentali svolti questa mattina dai due giocatori dell’Inter, usciti acciaccati dalla vittoriosa trasferta di Bologna. Entrambi verranno rivalutati nei prossimi giorni e dunque è presto per sapere quali saranno i tempi di recupero, ma sicuramente Simone Inzaghi non li avrà a disposizione per la trasferta contro l’Atletico Madrid di mercoledì sera. E se il brasiliano potrebbe recuperare per la sfida contro il Napoli (domenica alle 20.45), per l’austriaco se ne riparlerà dopo la sosta. 

Per la partita del Civitas Metropolitano, dunque, Inzaghi perde due elementi importanti, due possibili ingressi preziosi a partita in corso: Arnautovic ha deciso l’andata al Giuseppe Meazza, Carlos Augusto ha sempre risposto presente sia da difensore sia da esterno. C’è una minima speranza di recuperare il brasiliano per il Napoli, sicuramente l’ex Monza sarà a disposizione per la prima partita dopo la sosta, in casa contro l’Empoli il prossimo 1° aprile. Mentre per Arnautovic l’attesa sarà più lunga: verosimilmente, il 34enne rientrerebbe per la trasferta di Udine (weekend del 6-7 aprile), dunque tra circa un mese. Per l’ex Bologna si tratta del secondo infortunio pesante della stagione dopo la distrazione muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra, con otto partite saltate tra fine settembre e inizio novembre.

Nuovo ds Milan, Ibra vuole Jovan Kirovski: erano insieme ai Galaxy

Il manager Usa è stato per quasi 10 anni direttore tecnico del club di Los Angeles, dove Zlatan ha giocato. E’ stato già a Milano a vedere le partite dei rossoneri

Zlatan Ibrahimovic ha subito raccolto l’assist di Cardinale, che lo invitava a guidare il rinnovamento del Milan.

Ibra vorrebbe andare a segno con Jovan Kirovski, ex manager dei Galaxy, a cui Zlatan affiderebbe un ruolo di vertice nell’area sportiva del club. I contatti vanno avanti da un po’ e in parte alla luce del sole o dei riflettori di San Siro: Kirovski è già stato a Milano e probabilmente anche a seguire le partite dalla tribuna. Ibra sarebbe così subito incisivo, come gli succedeva da centravanti.

I primi contatti tra Kirovski e Ibra sono ben più datati. Insieme hanno già concluso un affare: 3 marzo 2018, Zlatan è un nuovo giocatore dei Los Angeles Galaxy. Ibra va alla conquista dell’America, convinto dalle condizioni che offrono i Galaxy del d.t. Kirovski. Il rapporto nasce qui. Nel frattempo Ibra diventa il braccio destro di Cardinale e Kirovski lascia la scrivania di Los Angeles. Ibra vorrebbe che il seguito della storia fosse scritto a Milano. Vorrebbe Kirovski al suo fianco come figura di riferimento dell’area sportiva. Jovan è certamente un uomo di campo: è stato calciatore, cresciuto nel settore giovanile del Manchester United e poi in giro per l’Europa tra Dortmund, Sporting Lisbona, Crystal Palace e Birmingham prima di chiudere la carriera nei Galaxy. Dove poi ha iniziato quella da manager. Ancora nessuna esperienza nel calcio italiano o europeo. Potrebbe debuttare in rossonero in un’estate che si annuncia caldissima in quanto a decisioni da prendere: dall’allenatore alla squadra al mercato. 

La Juve ritrova McKennie: in campo con un tutore. Gatti e Danilo dal 1′ contro l’Atalanta

Il centrocampista Usa si è allenato in parte con i compagni e dovrebbe esserci per la sfida di domenica con i nerazzurri

Weston McKennie corre verso la convocazione con l’Atalanta. Anche oggi il centrocampista americano si è allenato con la squadra solo per una parte di allenamento, ma vista l’emergenza in mezzo al campo dovrebbe provare a mettersi a disposizione almeno per uno spezzone di partita. L’ultimo stop di Alcaraz, che si unisce a quello di Rabiot, riduce le soluzioni a centrocampo: Allegri in questo momento può contare solo su Locatelli e sui giovani Miretti, Nicolussi Caviglia e Nonge. E al massimo riproporre Cambiaso mezzala o Danilo davanti alla difesa.

La disponibilità di McKennie, che giocherà con un tutore alla spalla, potrebbe ricomporre il centrocampo con Locatelli e Miretti, con cui la Juve ha affrontato le partite contro Cagliari, Genoa, Lecce ed Empoli: insomma, a parte Napoli, tutte le volte precedenti in cui Rabiot non è stato a disposizione in questa stagione. I precedenti sono buoni perché i bianconeri non hanno mai perso senza il francese in campo: la squadra di Allegri in questo momento ha bisogno di certezze, considerato che nelle ultime sei partite ha buttato al vento molti punti a disposizione. 

Gatti e Danilo con l’Atalanta dovrebbero tornare dall’inizio, insieme a Bremer e a difesa di Szczesny. Cambiaso e Kostic, a meno di sorprese, dovrebbero occuparsi delle corsie esterne: con la possibilità, nella seconda parte del match, di fare staffetta con Weah e Iling. In avanti mancherà Vlahovic per squalifica: Chiesa è ancora favorito su Yildiz per supportare il centravanti e neanche stavolta ci sono tracce di tridente. Sarà la partita di Milik, anche se tornerà a disposizione pure Kean.

Leao decisivo anche quando non segna

Il portoghese si è acceso due volte e ha illuminato San Siro contro lo Slavia. Suo il cross per Giroud nel primo tempo, sua la sgasata in occasione della rete di Pulisic.

Se manca il sorriso, che è il suo marchio di fabbrica e un’intera filosofia di vita, allora la faccenda è seria. Rafa Leao osserva il pallone che entra nella porta ceca per la quarta volta – la più importante – e rimane impassibile. Una maschera più o meno imperturbabile, anche quando tutti i suoi compagni si lasciano andare a una festa liberatoria. Perché mancavano cinque minuti al novantesimo e un conto è presentarsi nella bolgia dell’Eden Arena con due gol di vantaggio, un altro è farlo con uno. Forse Rafa in quel momento ha riavvolto il nastro di una partita balorda, ha ripercorso un match dove nessuno – no, nemmeno lui – ha brillato particolarmente, e magari in quegli attimi si è chiesto il motivo. Le basi per fare bene – cioè, per fare meglio – d’altra parte c’erano tutte. Successo vitale sulla Lazio in campionato, sei giorni di stacco, infermeria vuota. E allora, perché questo Milan è così discontinuo e imprevedibile, nel bene e nel male?

 Sono quelle situazioni in cui se decidi di tirare, devi essere sicuro di andare in buca. S’è fatto perdonare dopo e d’altra parte l’azione del quarto gol contiene la parolina magica che aveva sillabato Pioli in vigilia: qualità. Quella con cui ha pietrificato Vlcek e quella con cui ha superato Stanek in uscita disperata. In fondo Pioli non si deve arrabbiare se Leao quest’anno viene definito uomo di coppa: per gli obiettivi che si è dato il Milan, va benissimo così.