Joao Felix, Gimenez e… Leao: ecco come il mercato cambia l’attacco del Milan

Conceiçao contro le piccole può usare l’ex Chelsea da seconda punta in un attacco “quattro stelle”. Il portoghese però negli ultimi anni ha giocato spesso a sinistra: Rafa avrà più concorrenza (ma un po’ di riposo ora gli farà bene)

I gemelli sono tornati a vivere insieme. Rafa Leao e Joao Felix sono nati nel 1999, sono portoghesi e hanno gli stessi gusti: giocano meglio a sinistra, dove possono creare. Certo, sono diversi. Rafa fa la differenza con lo strappo, l’accelerazione, la forza fisica. Joao con il tocco elegante, l’idea, il filtrante intelligente. Possono giocare insieme? Bella domanda, centrale per il futuro del Milan. La risposta più logica è sì, a certe condizioni.

I tifosi del Milan vedono lo straordinario mercato invernale e hanno una speranza: Pulisic, Joao Felix, Leao e Gimenez in campo insieme. Sì, è possibile in un 4-2-3-1 molto offensivo, simile a quello con cui Fonseca ha vinto il derby di andata. Joao Felix è stato preso anche per questo, per fare il 10. Conceiçao è più prudente ma ama le due punte e Joao in questo sembra perfetto: può fare la seconda punta, vicino a Gimenez, sfruttando la sua abilità a giocare di sponda. Sarebbe un Milan molto creativo, potenzialmente molto pericoloso, con logiche questioni di equilibrio: quei quattro non lavorano particolarmente in fase difensiva… e Fofana-Reijnders non possono fare tutto da soli.

Conceiçao ci lavorerà dai prossimi giorni nei pochissimi allenamenti disponibili tra una partita e l’altra. Ecco, il calendario è una chiave anche per le rotazioni offensive. Con una partita ogni 3-4 giorni, Conceiçao ruoterà molto, probabilmente in un 4-2-3-1 più conservativo, con Musah largo a destra, oppure in un 4-3-3. Joao Felix così potrà giocare nell’amata posizione di esterno sinistro, con qualche turno di riposo per Rafa Leao, che da un paio di settimane non è al 100%. Anche quando è stato sostituito al 45’ di Milan-Parma, non era in grado di continuare.

Le combinazioni possibili sono molte e ognuno può scegliere la preferita. Qualche esempio. Leao da punta, con Pulisic a destra e Joao Felix a sinistra. Joao Felix a destra, con Leao e Gimenez a completare il tridente. Una soluzione alternativa con Tammy Abraham di punta. Questione di gusti, ma c’è una certezza: preparare le partite contro il Milan da oggi sarà meno semplice.

Atalanta, Percassi: “Scamacca e Scalvini si operano. Rientreranno il prossimo anno”

Prima del match tra Atalanta e Bologna, valido per i quarti di finale di Coppa Italia, Luca Percassi ha parlato ai microfoni di Mediaset degli infortuni di Scamacca e Scalvini, che costringeranno i due a un lungo stop: “Verranno operati entrambi. Li aspettiamo ma sappiamo che li riavremo a disposizione solo dall’anno prossimo”. Poi promuove il mercato della Dea.

Non arrivano buone notizie per l’Atalanta, dal momento che la stagione di Gianluca Scamacca e Giorgio Scalvini è terminata. A confermarlo, a margine del match di Coppa Italia contro il Bologna è Luca Percassi, amministratore delegato del club ai microfoni di Mediaset. Entrambi i giocatori dovranno operarsi e, per tale ragione, saranno costretti a saltare la restante parte di stagione. Queste le parole di Percassi: “Scamacca e Scalvini verranno operati. È un enorme dispiacere per noi perché perdiamo per molto tempo due ragazzi che potevano darci una grande mano e non se lo meritavano”. Poi ha continuato: “Torneranno più forti di prima, li aspettiamo ma sappiamo che li riavremo a disposizione solo dall’anno prossimo. Siamo molto dispiaciuti: sono due infortuni capitati a ridosso del mercato. Non ci siamo fatti mancare nulla”.

L’amministratore delegato si è poi espresso sul mercato dell’Atalanta, affermando come Daniel Maldini rientri appieno all’interno della filosofia del club: “Siamo molto contenti dei ragazzi che sono arrivati (Maldini e Posch, ndr). Non ci aspettavamo di dover intervenire. Nella sfortuna, fortunatamente il mercato era aperto e quindi siamo riusciti a intervenire”. Proprio su Maldini, arrivato dal Monza per 13 milioni, ha poi aggiunto: “È un ragazzo che rientra alla perfezione nella filosofia Atalanta e come diciamo sempre se ci sono soluzioni valide, noi siamo pronti a coglierle per mettere a disposizione dell’allenatore giocatori utili”.

“Sulla fascia non ci gioco”. Quando a Praga Inzaghi litigò con Mancini

Nel 2003, sempre in Champions ma da giocatore, Simone si rifiutò di giocare esterno contro lo Sparta. Ne nacque una brutta discussione con il Mancio

Il gran rifiuto si consumò tre gradi sottozero. Il filo che lega Simone Inzaghi allo Sparta Praga ha i colori del Ponte Carlo all’imbrunire e i contorni di una discussione con l’allenatore. ‘Mone torna al Letná Stadion 22 anni dopo un flash a tinte laziali. Il 9 dicembre 2003, in occasione di uno Sparta Praga-Lazio ai gironi di Champions, eluse una richiesta di Mancini. “Oggi devi sacrificarti – gli disse il Mancio, davanti a tutti -, farai l’esterno del 4-3-3. Va bene?”. “No, non va bene. Non ci ho mai giocato, non me la sento”. E giù a discutere.

Così il Mancio scelse Guerino Gottardi, coltellino svizzero multiuso, salvo poi attaccare Simone pubblicamente dopo la sconfitta per 0-1 a due passi da una Moldava ghiacciata. La punta biancoceleste entrò a una manciata di minuti dal termine e creò un paio di occasioni. Troppo poco: “Sono molto arrabbiato con chi è entrato nella ripresa – sentenziò il Mancio -, chi entra deve dare l’anima. Chi non ce l’ha può farsi da parte”. Simone replicò a pieni polmoni: “Dissento da ciò che ha detto il mister. Non è giusto prendersela con me. Ho sempre dato l’anima per la Lazio”. Si mise in mezzo anche Filippo. “Un grande allenatore non può scaricare le colpe di una sconfitta su un solo giocatore”. Mancini giustificò la scelta di Gottardi sulla fascia facendo leva sui suoi gol in partitella. “A Formello la butta sempre dentro, quindi l’ho schierato”. Gol di Guerino in carriera con la Lazio? Cinque

Il Milan aspetta Walker e lavora sulle uscite: due le piste calde. Non si molla Joao Felix

Conceiçao ha chiesto rinforzi e il Milan ha deciso di accontentarlo. Prima però bisogna lavorare alle uscite: quelle di Emerson Royal e Pavlovic sono, al momento, le più probabili. Senza dimenticare Okafor, ancora alla ricerca di una sistemazione, e Jovic, sondato anche dal Monza. Sul terzino brasiliano ci sono Galatasaray e Fulham: i turchi lo vorrebbero in prestito oneroso (1,5 milioni di euro) con un diritto di riscatto fissato a 12-13 milioni di euro. 

Su Pavlovic c’è da giorni il Fenerbahce: il serbo, titolare con il Girona a causa delle tante assenze, non ha chiuso le porte ai turchi, decisi a investire tanto sull’ex Salisburgo. Il Milan è intenzionato a privarsene solo a titolo definitivo per non meno di 20 milioni di euro. Più vicino alla permanenza Tomori, con la Juventus che sta sondando altre piste.  

Sulla carta sarà Walker a prendere il posto del partente Emerson a destra: l’inglese è atteso a ore in città. Tanto che potrebbe essere anche in tribuna in occasione di Milan-Girona, match di Champions League in programma mercoledì sera a San Siro. La speranza in quel di Milanello è di poterlo già convocare domenica per la gara con il Parma. La formula dell’affare con il Manchester City? Prestito con diritto di riscatto.

Dopo aver accolto Walker la coppia Ibra-Furlani riprenderà concretamente in mano il dossier attaccante: la priorità adesso resta quella di regalare a Conceiçao un elemento capace di giocare anche sulla fascia. Per questo il nome di Joao Felix resta ai primissimi posti (tocca a Jorge Mendes convincere il Chelsea a lasciarlo partire in prestito). Difficile arrivare subito a Santiago Gimenez che resta uno dei grandi obiettivi per l’estate. 

Milan, due piani per l’attacco: Joao Felix in prestito, oppure tutto su Gimenez

Il portoghese piace a Conceiçao ma, se verrà ceduto Pavlovic, il club proverà a spingere per il centravanti del Feyenoord. Idea Ferran Torres, che a Barcellona gioca poco

Il Milan ha le idee chiare sul mercato: serve un attaccante che dia spessore e garantisca gol al reparto offensivo. In via Aldo Rossi ci sono due piani alternativi per raggiungere l’obiettivo. Il primo prevede di andare alla ricerca di una punta da prendere in prestito, un giocatore che può essere tesserato per sei mesi. Con o senza diritto di riscatto. In quest’ottica il nome cerchiato sul taccuino rossonero è quello di Joao Felix, ma attenzione anche a ciò che sta succedendo a Manchester, sponda United, non per Rashford (ormai abbandonato), ma per uno tra Zirkzee e Hojlund: se arriverà un altro centravanti, uno dei due può partire. Da non scartare neppure l’opzione Ferran Torres che a Barcellona sta trovando meno spazio di quello che sperava e che professionalmente non è felice. Il secondo piano, invece, prevede di utilizzare i soldi di una cessione per acquistare il cartellino di una punta. Chi? Ibrahimovic, Furlani e Moncada, proprio come la scorsa estate, stimano molto Santiago Gimenez del Feyenoord, ma il messicano, con passaporto italiano, costa molto.

Iniziamo dall’ipotesi prestito, quella che in questo momento è la più gettonata. Conceiçao ha dato un indirizzo ben preciso facendo il nome del connazionale Joao Felix, che sarebbe perfetto sia come seconda punta nel 4-4-2 sia per agire da trequartista nel 4-2-3-1 (modulo nel quale all’occorrenza potrebbe fare pure il laterale mancino). Jorge Mendes, procuratore del tecnico e dell’attaccante dei Blues, è già a lavoro da qualche giorno, ma la sua missione non è semplice perché a Londra hanno visto rifiorire diversi loro ex giocatori finiti a Milanello (Giroud, Loftus-Cheek, Pulisic e Tomori). Vorrebbero evitare un altro “caso” analogo, limitandosi al prestito secco o con un diritto di riscatto molto alto, visto che la scorsa estate l’ex Atletico Madrid è stato pagato 52 milioni. Alternative a Joao Felix? A Manchester, sponda United, uno tra Zirkzee e Hojlund rischia di essere di troppo, soprattutto se le richieste di Amorim per una prima punta saranno ascoltate. Il Milan è attento alle mosse di mercato in entrata dei Red Devils ed è pronto a intervenire.

Inter, i tempi del caso Frattesi: si deciderà negli ultimi 4 giorni di mercato

I nerazzurri non vogliono impoverire l’organico in vista delle sfide decisive di Champions con Sparta e Monaco. Poi ragioneranno sulla voglia di andar via del centrocampista: il prezzo è fissato, e la Roma.

Prima la Champions, poi si vedrà. Perché una cosa è sicura: l’Inter e Inzaghi non intendono privarsi di nessun giocatore da qui alla fine della prima fase della coppa, e ogni riferimento è puramente voluto. Davide Frattesi, il centrocampista col mal di pancia che vuole lasciare Milano per la Capitale, dovrà aspettare fino al 30 gennaio.

Quel giorno il mini-campionato dei nerazzurri in Champions sarà chiuso da ventiquattr’ore: tra l’Inter e la qualificazione diretta agli ottavi ci sono ancora due partite decisive, la trasferta di mercoledì a Praga e la sfida a San Siro con il Monaco del 29, appunto. E per lo sprint finale Inzaghi avrà bisogno di tutti, specialmente a centrocampo dove l’infortunio di Calhanoglu ha complicato le cose: Frattesi non si muoverà, non fino a quando i giochi in Europa non saranno chiusi. Lo sa lui e lo sa anche la Roma, che con l’Inter si è data appuntamento per fine mese: il silenzio calato negli ultimi giorni sulla vicenda si spiega anche così.

L’eventuale incastro, quindi, andrà trovato in una manciata di giorni – la finestra del mercato invernale chiuderà il 3 febbraio – e non ci sarà molto da trattare perché le regole di ingaggio sono chiare. L’Inter ha fissato un prezzo, 45 milioni cash senza contropartite (l’eventuale passaggio di Cristante in nerazzurro a titolo temporaneo va considerato come un’operazione separata, che permetterebbe all’Inter di riempire il buco in mezzo generato dalla partenza di Frattesi). La Roma non ha ancora presentato un’offerta ufficiale, ma conta sulla volontà del giocatore, che scalpita sempre di più per traslocare.

City-Cambiaso, la Juve vuole 80 milioni. Pronto l’assalto ad Hancko, poi altri due difensori

Guardiola vuole l’azzurro, già d’accordo con gli inglesi. Giuntoli a oltranza per ricostruire la difesa bianconera

Gli spifferi di vento si sono trasformati in una tipica tempesta di Manchester. Il City fa sul serio per Andrea Cambiaso e dalle avvisaglie lanciate lunedì è già passato ai fatti. Pep Guardiola vuole il jolly azzurro ad ogni costo.

Così i dirigenti inglesi, dopo i contatti dei giorni scorsi, già nelle prossime ore proveranno a far vacillare la Juve con una offerta scritta da 65 milioni di euro. Tanti soldi. Probabilmente un punto di partenza, non ancora di arrivo.

Il dt Cristiano Giuntoli non vorrebbe privarsi di un titolarissimo a metà stagione se non per una proposta irrinunciabile e fuori mercato. Più vicina agli 80 milioni che ai 70. Una vetta tutt’altro che impossibile per una delle società più ricche del mondo. Alla Continassa ne sono perfettamente consapevoli. E se da un lato, almeno pubblicamente, provano a tenere duro, dall’altra lavorano sottotraccia alla ripartenza. La cessione di Cambiaso non sarebbe indolore, ma tutto ha un prezzo e nel caso Giuntoli avrebbe a disposizione le munizioni per ristrutturare la difesa. A partire da David Hancko, il pallino di Thiago Motta. Il 27enne slovacco è un jolly mancino: un po’ centrale e un po’ terzino sinistro, come Cambiaso. Giuntoli, prima di dare il via libera al City, effettuerà un nuovo tentativo con il Feyenoord.

La Juventus ha iniziato la corsa ad Hancko in ottobre e a novembre, dopo che al grave infortunio di Bremer si è aggiunto quello di Cabal, ha cominciato a cambiare marcia e piani. Inizialmente, Giuntoli e i suoi uomini avevano individuato lo slovacco come il primo dei rinforzi per l’estate 2025. La “maledizione dei crociati” ha cambiato i programmi e da quel momento la Juventus ha allacciato i contatti con il Feyenoord per provare ad anticipare il trasferimento all’inverno. Gli olandesi hanno respinto la Signora e l’idea di costruire un puzzle creativo: il cartellino di Facundo Gonzalez (già in prestito al Feyenoord) e un conguaglio economico per il prestito oneroso con riscatto e assegno finale a luglio. A Rotterdam hanno risposto “no, grazie”. Hancko è il capitano e, in caso di addio, non basterebbe Facundo Gonzalez, che comunque l’altro giorno in Coppa ha sostituito lo slovacco sul centro-sinistra.

Inter, la nota lieta è Lautaro: gol ritrovato a San Siro dopo due mesi e mezzo

L’ultima rete in casa dell’argentino al Venezia lo scorso 3 novembre. Con ieri è arrivato a 3 centri nelle ultime 5 gare

L’immagine era sfumata nella memoria, ghiacciata nel -1° di San Siro, poi il ricordo si è sciolto quando il pubblico intirizzito ha rivisto l’esultanza di Lautaro, quella sì piuttosto caliente: vena al collo e urla da guerriero latino. L’argentino non segnava da queste parti da quasi due mesi e mezzo, dall’1-0 con il Venezia del 3 novembre, prima della grande crisi sotto porta: il Toro l’ha interrotta di recente tra il guizzo nella trasferta di Cagliari e la rete nella finale-incubo di Supercoppa contro il Milan. Sommando il tutto, è arrivato a tre centri nelle ultime cinque partite, segno che è ormai tornata la media dei tempi buoni. Il gol di ieri su solito dolcetto mancino di Dimarco, prorompente e in purissimo stile Lautaro, ha riscaldato l’ambiente, ma non abbastanza visto il pareggio nel secondo tempo che complica lo scatto definitivo verso la vetta in classifica. Tra l’altro, in tutto il primo tempo, la Nord muta per protesta (sulla prelazione dei biglietti nelle gare in trasferta) non ha certamente aiutato il piano nerazzurro.

Mai sembrano banali i giorni in cui Lautaro e la sua Inter incrociano il Bologna: i nerazzurri nostalgici ricorderanno per sempre quella volta contro i rossoblù lontano da qui, il fantasma di Radu che volava via dal Dall’Ara con il sogno scudetto 2022, mentre la speranza di una terza Coppa Italia consecutiva è sfumata nella scorsa stagione con un’intemerata di Thiago Motta qui a San Siro. Qualcuno, a rischio di sembrare profano, ieri ha notato pure dell’altro, ben più serio di qualsiasi pallone che rotola. L’ultimo Inter-Bologna prima di questo in Serie A era datato 7 ottobre 2023, giorno del tragico attacco terroristico di Hamas che ha acceso la guerra con Israele, mentre ieri, prima della stessa identica partita finita con identico 2-2, arrivava l’annuncio ufficiale della tregua dopo 15 mesi. Casualità bizzarra che vola molto oltre il calcio e gli eventuali problemi dell’Inter. E poi è soltanto in campo che Lautaro combatte la propria battaglia e una è proprio contro i rossoblù che lo stuzzicano sempre parecchio: è andato a segno in ognuna delle ultime quattro gare giocate al Meazza contro questa squadra in Serie A.

Perché Frattesi vuole andare via dall’Inter? Gioca e segna più dell’anno scorso

Il confronto con la stagione passata parla chiaro: Davide ha messo insieme più minuti e partecipato a più gol. E con gli infortuni di Calhanoglu e Mkhitaryan potrebbero aprirsi ancora più spazi.

Davide Frattesi avrà fatto le sue valutazioni ben approfondite. Ormai la sua volontà sembra chiara: vuole la Roma, nonostante l’Inter continui a puntare su di lui. Una decisione nata dal fatto che il centrocampista vorrebbe più spazio, sentirsi protagonista, diventare titolare. Sassuolo e subito giro di prestiti: Ascoli, Empoli, Monza. Poi l’ottimo biennio in neroverde e il trasferimento all’Inter. Dove, in un anno e mezzo, ha giocato, vinto ed è cresciuto. Alla prima stagione in nerazzurro in Serie A ha messo insieme 32 presenze, con 6 gol e 4 assist. Numeri che aumentano se il discorso si allarga a tutte le competizioni: in totale 42 presenze, 8 centri e 7 passaggi vincenti. Il percorso di crescita del centrocampista è sotto gli occhi di tutti, ma l’intenzione di cambiare aria resta nonostante rispetto alla scorsa stagione, ad oggi, Frattesi abbia trovato anche più spazio rispetto all’anno scorso.

Diciannove giornate di Serie A rappresentano il giro di boa del girone d’andata, e qui siamo arrivati. Anzi, si è già scavallato – nonostante l’Inter sia ancora a quota 18 partite giocate, considerando i recuperi con Bologna (domani) e Fiorentina -. Lecito, per Frattesi, fare un bilancio e un confronto rispetto alla stagione passata. Il “problema”, però, è che i numeri sorridono proprio a lui: nel 2023-24, dopo 19 giornate, Frattesi era stato impiegato 17 volte, di cui solo una da titolare. Il totale fa 337′ in campo, che spalmati sulle presenze diventano una ventina di minuti scarsi a partita. Quest’anno meno presenze (15 su 19), ma 4 da titolare: 613′ giocati, ovvero più di 40′ a gara. Più del doppio rispetto all’anno scorso. E sorridono pure i dati relativi a gol e assist, perché Frattesi l’anno scorso a questo punto della stagione aveva segnato 2 gol, in questa ha già raggiunto 3 centri e 1 assist. Insomma, la volontà di Frattesi sembra fermamente quella di andare alla Roma per giocare di più e diventarne protagonista dato lo scarso impiego all’Inter.

Okafor al Lipsia, affare bloccato: l’attaccante non ha superato le visite mediche

Da capire ancora i motivi del dietro front del club tedesco. In attesa degli sviluppi dei prossimi giorni, ecco cosa potrebbe cambiare nelle strategie di mercato del club rossonero

Il passaggio di Noah Okafor al Lipsia è bloccato. L’attaccante svizzero del Milan non ha superato l’ultima fase del trasferimento – test medici, poi la firma – e a meno di nuove sorprese non andrà a giocare per il club tedesco. Da capire ancora i motivi del dietro front, considerato anche che Okafor fino a un anno e mezzo fa è stato un giocatore nell’universo Red Bull con il Salisburgo. Il Milan è spettatore della vicenda e inevitabilmente riaccoglierà Okafor a Milanello, in attesa degli sviluppi dei prossimi giorni. 

Naturalmente il mancato trasferimento avrà conseguenze su tutto il mercato del Milan, più che sul bilancio. Il Milan e il Lipsia avevano trovato l’accordo per un prestito vicino ai 2 milioni e un diritto di riscatto superiore ai 25 milioni, non semplice da immaginare al momento. Il danno, piuttosto, deriva dal fatto che Okafor non libererà il posto in rosa destinato a Rashford o Walker, al momento i principali obiettivi di mercato. 

Okafor è arrivato al Milan un anno e mezzo fa. In 18 mesi ha avuto molti alti e bassi e in generale ha deluso chi si aspettava da lui un contributo immediato. È stato spesso riserva di Rafa Leao, utile nei finali di partita (a Udine…) e in qualche prestazione dal primo minuto (a Cagliari) ma è stato limitato dagli infortuni e non ha mai avuto spazio con continuità.