Taremi scatenato! Tripletta da sballo: l’Iran vola. E tifosi dell’Inter sognano

Il futuro attaccante nerazzurro protagonista del 4-2 contro Hong Kong nella quinta giornata di qualificazioni al Mondiali 2026: preciso due volte su rigore, ha completato il tris di destro

Tre reti che fanno sognare l’Inter e i tifosi interisti. Li ha segnati Taremi a Hong Kong, dove l’Iran ha steso i padroni di casa per 4-2. La lunga stagione appena conclusa con il Porto, a cui ha regalato l’ultima gioia prima dell’addio con il gol decisivo nella finale di coppa del Portogallo contro lo Sporting Lisbona, non ha esaurito le energie e il fiuto del 31enne bomber iraniano che andrà a rinforzare il reparto offensivo di Simone Inzaghi.

Le tre reti contro Hong Kong hanno portato il bottino di Taremi a quota 5 reti e 3 assist nel girone eliminatorio per le qualificazioni ai prossimi Mondiali, regalando all’Iran la certezza dell’accesso alla fase successiva. 

Prima due rigori tra il 12’ e il 34’ intervallati dal temporaneo pareggio a sorpresa dei padroni di casa, poi un destro a giro dall’interno dell’area avversaria per chiudere virtualmente i conti (prima del definitivo 4-2 di Azmoun). Così Taremi si è preso la scena all’Hong Kong Stadium, dimostrando una volta di più di essere carico in vista della nuova avventura italiana. In questo senso, erano già stati indicativi gli ultimi mesi in Portogallo, trascorsi con la certezza di un addio che tuttavia non ne ha intaccato l’impegno e il rendimento in zona gol. La rete decisiva in finale di coppa contro lo Sporting è stata l’ultimo regalo a una tifoseria che lo ha visto firmare 91 reti in 182 partite (da aggiungere a 56 assist), per un totale di 7 trofei vinti in quattro anni sulle rive del fiume Douro. L’accordo con l’Inter raggiunto in inverno non ha impedito all’iraniano di continuare a segnare con la maglia dei Dragoes, con cui ha chiuso la stagione a quota 11 gol e 7 assist, e soprattutto di far volare la propria nazionale, che guida il girone eliminatorio con 4 vittorie e un pareggio. Prima d’indossare la nuova maglia nerazzurra, per Taremi c’è l’impegno contro l’Uzbekistan che può consegnare all’Iran la vittoria matematica del gruppo E.

La Fiorentina cerca Arnautovic e Carboni: così l’Inter può fare spazio in avanti

La presenza di Palladino, che ha lanciato l’argentino, potrebbe spingere i viola ad affondare il colpo. Nel caso, i nerazzurri andrebbero per Gudmundsson.

Nominato nuovo Cda e presidente, l’Inter torna a concentrarsi sulle strategie di mercato per consegnare a Inzaghi una rosa ancora più forte in vista di una stagione record lunga 11 mesi. Già presi a zero Taremi e Zielinski, apparecchiati i rinnovi di Inzaghi, Barella e Lautaro, ora bisogna trovare il tesoretto con cui andare a caccia delle (poche) pedine mancanti.

Occhio allora al fronte che si potrebbe creare sull’asse Milano-Firenze, con la Viola che resta interessata a Valentin Carboni ma sta valutando anche il profilo di Marko Arnautovic. Il talento classe 2005 è il pezzo pregiato che l’Inter ha deciso di sacrificare. La Fiorentina aveva provato a giocare d’anticipo a gennaio, mettendo sul piatto 20 milioni. Offerta respinta perché il ragazzo viene valutato 30. Con l’arrivo di Palladino, che lo ha allenato nella stagione in prestito al Monza, i toscani potrebbero rifarsi sotto ed avvicinarsi alle richieste nerazzurre. 

A gennaio Pradè aveva però fatto un pensierino anche ad Arnautovic, prima di virare su Belotti, ora rientrato alla Roma. Bisogna capire se l’austriaco può servire anche a Palladino. Arna ha il contratto in scadenza tra 12 mesi e un ingaggio da 3,5 milioni, ma più che portare soldi la sua uscita servirebbe a liberare una casella per poi puntare un attaccante più giovane e incisivo. Gudmundsson sarebbe il primo della lista ma, con Inzaghi che chiede una quinta punta, una soluzione low cost, ideale anche sul fronte lista, potrebbe essere Pinamonti in prestito dal Sassuolo retrocesso. Sarà la Viola a stappare il valzer delle punte Inter?

Le armi di Giuntoli per stringere con l’Atalanta

L’inserimento di contropartite tecniche è la strada per avvicinare la domanda di 60 milioni all’offerta rimasta attorno ai 45. Ma su entrambi i gioiellini bianconeri ci sono anche altre concorrenti

Dopo aver apparecchiato il tavolo di confronto – e aver preparato eventuali vie di fuga per giungere comunque a destinazione – la Juve è pronta a dare il via alla trattativa per portare a Torino Koopmeiners. Forte del gradimento del calciatore, nonostante qualche sondaggio dalla Premier League (non solo il Liverpool) e del budget di partenza che può dare subito slancio al mercato. La richiesta per il centrocampista olandese è di 60 milioni: la Juve può allungarsi fino ai 40-45, ma può ingolosire l’Atalanta con contropartite tecniche dal valore superiore ai 15 milioni che verrebbero a mancare per trovare l’intesa. La trattativa, insomma, la si può costruire con piena fiducia di portare a termine l’affare. 

La Juve ha scelto Koopmeiners perché viene ritenuto il tassello ideale nel sistema di gioco che in costruzione: nel primo periodo all’Atalanta giocava davanti alla difesa, ma Gasperini lo ha trasformato in un giocatore di qualità che può far bene tra le linee agendo anche da sotto punta. Giuntoli nella Juve di Thiago Motta lo vede proprio alle spalle del centravanti, con due mediani alle spalle: e se il 4-2-3-1 diventasse 4-3-3, Koopmeiners andrebbe comunque a proporsi da mezzala d’inserimento. Insomma un utilizzo simile a quello di Ferguson nel Bologna, in modo da sfruttare il calciatore anche in zona porta tra marcature e ultima rifinitura, esaltando tutte le sue qualità. 

L’Atalanta non fa sconti però: non è disposta a scendere sotto i 60 milioni di valutazione. Certo, l’inserimento di giovani interessanti – e di sicura prospettiva – come Huijsen e Soulé potrebbero ammorbidire il dialogo e spingere a rivedere un po’ le condizioni. La Juve valuta ciascuno dei suoi talenti – già in vetrina in Serie A e per questo seguiti da top club europei: il Borussia Dortmund sul difensore, il Bayer Leverkusen sull’attaccante – attorno ai 30 milioni. La lista delle eventuali contropartite tecniche potrebbe ovviamente allungarsi, ma l’idea iniziale è quella di creare il giusto clima di confronto al tavolo della trattativa, così da trovare le migliori condizioni per tutti ai fini dell’affare.

Italia, chi resta fuori? Da Folorunsho a Zaccagni, ecco gli azzurri a rischio taglio

In 8 per tre posti nelle ultime decisioni di Spalletti per l’Europeo. Un portiere salterà di sicuro, tra gli indiziati anche due centrocampisti e quattro esterni

S’avvicina l’ora X ed è forse l’unica cosa che, di questi tempi, incupisce i pensieri di Spalletti, perché “rimandare qualcuno a casa fa male, e alla mia età è anche peggio perché un po’ mi emoziono”. Ma storicamente il c.t. deve fare anche scelte impopolari. Da Valcareggi a Mancini, per non dire del povero Bearzot e di Lippi da “rispedire a casa”, gli altri sessanta milioni di c.t. non hanno mai risparmiato niente a chi era sulla panchina azzurra, salvo ricredersi “dopo”. Spalletti ha perso per strada un po’ di elementi che presumibilmente sarebbero andati in Germania: prima Udogie, poi Zaniolo, un po’ meno Berardi che non era al centro dei pensieri ma poi chissà, e adesso due centrali difensivi, una maledizione, Acerbi e Scalvini. Tanto che Gatti, convocato d’urgenza dal “preallarme” di Torino, può già preparare le valigie perché un difensore in più serve: “Verrà in Germania”. E gli altri?

Al momento i “dieci piccoli indiani” azzurri sono diventati ventinove. Da qui al 6 giugno, quando la lista ufficiale sarà a Nyon, tre perderanno la corsa per Iserlohn, a sud di Dortmund, novantamila abitanti: qui si trova l’hotel VierJahreszeiten (Quattro Stagioni), sede del ritiro. Italia-Turchia stasera darà indicazioni importanti ma, parole del c.t., non sarà l’unica: “Avremo anche l’amichevole con l’Under 20 il giorno dopo”. Sulla corda fino all’ultimo. Uno degli esclusi è sicuramente un portiere: con Donnarumma indiscutibile capitano e leader, e Vicario numero due, almeno a giudicare anche dalla maglia di titolare contro la Turchia, restano in gioco Meret e Provedel. Il primo è stato il portiere dello scudetto al Napoli, il secondo, rientrato dall’infortunio, ha forse avuto una stagione migliore nella Lazio. 

Il Milan, la Roma e l’Australia: i perché dell’amichevole che non è piaciuta a Deschamps

Il ct della Francia ha criticato l’impiego in rossonero dei suoi giocatori prima dell’Europeo: i big impiegati, le motivazioni commerciali, i voli, le polemiche

Nell’irrisolvibile contrapposizione che mette di fronte – da sempre, e sempre metterà – le esigenze dei club con quelle delle nazionali, Didier Deschamps non ha usato molti giri di parole per raccontare il suo malumore nei confronti del Milan: “Organizzare una tournée in Australia in pieno ritiro della nazionale, non è molto simpatico”, ha detto nelle scorse ore il c.t. francese alla Gazzetta.

Il riferimento va all’amichevole giocata venerdì dai rossoneri contro la Roma a Perth, che aveva visto il Milan partire per l’Australia lunedì della settimana scorsa, per fare rientro in Italia sabato. Non tutto il Milan, ovviamente, era quello che interessava a DD. Ma quello di Hernandez e Giroud (non Maignan, che essendo infortunato non ha preso parte alla trasferta intercontinentale).

Una “scampagnata” non gradita da parte di un allenatore che – già contrariato da calendari sempre più carichi che accorciano progressivamente i ritiri delle nazionali – aveva puntato il dito sull’impegno rossonero fin dall’annuncio della lista dei convocati per l’Europeo. Eravamo ancora a metà maggio quando DD aveva già fatto trasparire un certo malumore, tagliando corto a chi gli chiedeva se Giroud e Theo Hernandez avrebbero potuto essere disponibili per la prima amichevole con il Lussemburgo, in programma per il 5 giugno a Metz: “Non giocano perché viaggiano”. Un modo per esprimere il disappunto nei confronti di una gara organizzata in un altro continente al termine di una stagione comunque molto lunga: “Cinque giorni di trasferta, 24 ore di viaggio all’andata, 24 al ritorno… Ma è anche una questione di date della Fifa che apre il suo ciclo il 3 giugno, quindi i dirigenti milanesi ne hanno tutto il diritto, ma non vi nascondo che ci sono poche probabilità che i giocatori rossoneri rientrino nei piani per la nostra prima gara”. In compenso, attaccante e terzino, e magari pure Maignan, in fase di ripresa, potrebbero scendere in campo il 9 a Bordeaux contro il Canada, prima dell’inizio del ritiro in Germania, il 12 giugno e dell’esordio ufficiale del 17 contro l’Austria.

Rabiot, Cambiaso, Weah & co: quelli con cui Motta ha già lavorato

Il futuro tecnico della Signora è stato compagno di squadra di Adrien a Parigi. Ma non è l’unico bianconero con cui ha condiviso il campo

Da Cambiaso a Rabiot: Thiago Motta alla Juve potrebbe ritrovare qualche vecchia conoscenza, da allenatore o addirittura da ex compagno di squadra. È ben noto il rapporto tra il prossimo allenatore bianconero e Adrien Rabiot, sin dai tempi in cui hanno giocato insieme al Psg: il francese era giovane e aveva come riferimento il tecnico, con il quale si è instaurato anche un gran rapporto fuori dal campo negli anni a seguire. Morale della favola: l’arrivo del nuovo allenatore spinge il giocatore a valutare l’ipotesi di permanenza a Torino, considerato che potrebbe continuare ad avere un ruolo di spicco anche nel nuovo progetto tecnico. 

Un po’ come l’altro calciatore della Juve fresco di rinnovo: Cambiaso si candida a essere un pilastro della Juve di Thiago Motta, perché ha già lavorato con lui – crescendo molto – al Bologna. La nuova stagione per lui potrebbe cominciare con una marcia in più. Thiago Motta ritroverà alla Juve pure Weah: anche se per poco, lo aveva incrociato nel primo periodo in cui allenava la Primavera del Psg. E se l’americano è parso un po’ fuori contesto nella prima parte della stagione appena terminata, nella nuova Juve potrebbe avere una collocazione più definita: da comprendere solo se il tecnico lo veda più da terzino – come Giuntoli – o più da ala.

Il neo allenatore bianconero vorrà chiarire subito i percorsi di ogni calciatore e le gerarchie nei reparti, proprio come ha fatto nelle sue precedenti esperienze: dal Genoa allo Spezia, e dunque al Bologna, è sempre riuscito a ottimizzare le qualità di tutti gli elementi che ha ritenuto idonei al proprio scacchiere. Su questa scia la scelta Di Gregorio, che cresceva al settore giovanile dell’Inter quando Thiago Motta giocava in prima squadra: l’estremo difensore del Monza è abile con i piedi e non a caso la squadra di Palladino ha chiuso la stagione col maggior numero di palloni giocati sulla linea bassa della difesa.

Kvaratskhelia, sì al Psg: intesa trovata, c’è da convincere il Napoli

I colleghi de L’Equipe sono certi: calciatore convinto, nell’affare potrebbero entrare anche delle contropartite

Kvaratskhelia avrebbe detto sì al Psg. Il georgiano, obiettivo mai nascosto, è lusingato dalla corte dei parigini di Luis Enrique tanto, riferisce L’Equipe, da aver già dato il suo ok al trasferimento in Francia la prossima estate.

Il club Campione di Francia avrebbe anche trovato l’accordo personale a livello economico con l’esterno del Napoli. Scontato dire che adesso c’è da trovare un’intesa, tutt’altro che facile con il club presieduto da Aurelio De Laurentiis, fino a ora intenzionato a voler prolungare il contratto del 23enne sacrificando quindi il solo Osimhen a giugno.

Il Psg, fa sapere il noto portale transalpino, valuterebbe Kvaratskhelia una cifra prossima ai 60 milioni di euro, con la disponibilità a inserire nell’affare anche delle contropartite. In casa Napoli la valutazione del classe 2001 è superiore: determinante sarà anche la volontà del nuovo tecnico, Antonio Conte, che proprio su Kvara, assieme a Di Lorenzo, vorrebbe far ripartire un nuovo ciclo. Ma pure sul fronte dell’esterno la situazione è tutt’altro che serena.

Il georgiano, dal 2022 al Napoli e protagonista dell’undici che ha regalato lo scudetto agli azzurri appena un anno fa, è sotto contratto fino al 30 giugno del 2027: da capire adesso come si comporterà De Laurentiis, desideroso di trattenere il fantasista con tanto di prolungamento e ingaggio ritoccato fino a superare quota 4 milioni di euro.

Dybala lascia la Roma col fiato sospeso: “Premier e Liga? Mi incuriosiscono…”

Il fantasista argentino a The Athletic: “L’Italia mi ha dato tutto e sarebbe difficile lasciarla, però… Il sesto posto? Non sono soddisfatto”

Parole agrodolci che lasciano con il fiato sospeso i tifosi della Roma. Sono quelle di Paulo Dybala a The Athletic in merito alla stagione appena conclusa e soprattutto al futuro della Joya: “Sono in Italia dà quasi 12 anni e sto vivendo un momento incredibile. È difficile per me vedermi lontano dall’Italia perché sono diventato un uomo qui. L’Italia mi ha dato tutto.

Sarebbe difficile lasciare ma ovviamente c’è anche la curiosità di scoprire come potrei comportarmi in campionati importanti come la Liga e la Premier League”. Insomma, Paulo lascia uno spiraglio aperto a un possibile addio. Soprattutto perché lui con la Roma vorrebbe alzare trofei: “A nessuno piace arrivare sesti. Avevamo una squadra per fare meglio di così. Abbiamo giocato molto bene ma alla fine siamo arrivati sesti e non sono soddisfatto. Avremmo potuto fare di più”. E ancora: “Voglio vincere. Sono stato fortunato da aver avuto l’occasione di vincere tutti i trofei. A volte ho vinto e a volte ho perso. Il mio rimpianto è legato alle sconfitte nelle finali europee. Non ho mai vinto una Champions League oppure l’Europa League ma questo resterà il mio obiettivo. Voglio vincere tutto quello che posso con la Roma. Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. 

Nessun problema invece con De Rossi, arrivato al posto di quel Mourinho che era stato la chiave per convincere Dybala ad accettare la Roma: “Adora l’Argentina, è ancora molto legato al Boca Juniors e a quel mondo. Sono sicuro che vorrà tornare lì per allenare. Vediamo cosa accadrà. Spero che lui possa avere una carriera di successo come allenatore e che possa rimanere a lungo in Europa per vincere trofei, costruire grandi squadre e continuare a fare quello che sta facendo.

Inter, Solet e Bijol idee a basso costo per la nuova difesa di Inzaghi

La caccia a un centrale per il dopo Acerbi e De Vrij potrebbe essere anticipata per ringiovanire il reparto senza però svenarsi

Nell’imminente vertice di mercato l’area sportiva dell’Inter toccherà anche il tema difensore centrale. Il rendimento di Acerbi e De Vrij nell’ultima stagione è stato ottimo, ma età e conseguente rischio infortuni potrebbero portare Marotta, Ausilio e Inzaghi ad anticipare la caccia a un elemento più giovane ma comunque pronto a tenere il campo ad alti livelli. Sia il 36enne Acerbi sia il 32enne De Vrij hanno il contratto in scadenza nel 2025. L’azzurro però ha avuto problemi al polpaccio e poi lottato con la pubalgia, mentre per l’olandese non è da escludere un ritorno in patria. A lui sarebbe infatti interessato il Psv.

Gli uomini mercato stanno dunque monitorando diversi profili. Due di questi hanno caratteristiche simili a quelle di Bisseck, prelevato la scorsa estate per 7 milioni dai danesi dell’Aarhus: giovani ma pronti e con un costo accessibile. Si tratta di Jaka Bijol dell’Udinese e di Oumar Solet del Salisburgo. Il 25enne nazionale sloveno ha recuperato da una frattura da stress al piede che lo aveva fermato a febbraio e confermato di essere un centrale di grande affidamento. Ha un contratto in scadenza nel 2027 e l’Udinese lo valuta sui 15-20 milioni. Tanti per un’Inter che non può chiudere il marcato col segno meno, ma inserendo qualche giovane come contropartita l’operazione diventerebbe meno complicata.

Il difensore francese del Salisburgo potrebbe essere più economico anche perché andrà in scadenza tra un anno e al momento non sembra intenzionato a rinnovare. Ha soltanto 24 anni, ma ha già giocato in Champions, può muoversi anche da braccetto, fisicamente è dominante, essendo rapido malgrado i 192 centimetri, e ha comunque margini di crescita.

C’è Rabiot in cima all’agenda Juve: verso l’incontro, perché può restare e perché no

A giorni l’incontro di Giuntoli con la mamma agente Veronique: molto legato ad Allegri, il francese lo è anche a Motta, ex compagno al Psg. Per la Juve trattenerlo costa molto ma sostituirlo anche di più: gli scenari

Sono i giorni decisivi per il futuro di Adrien Rabiot. Il calciatore ha promesso di far chiarezza prima dell’Europeo, in questi giorni Madame Veronique farà il punto con Cristiano Giuntoli e si proverà a capire se per il centrocampista può esserci ancora prospettiva in maglia bianconera. Bisogna fare attente valutazioni di costo, tecniche e soprattutto di opportunità: si tratta di uno dei pochi top della rosa, l’eventuale cessione porterebbe a dover fare un intervento sul mercato. 

Tra Rabiot e la Juve non c’è un rapporto vincolante, considerato che il contratto del calciatore andrà a scadenza il 30 giugno: il confronto, dunque, può abbattere ogni limite di circostanza. L’estate scorsa il centrocampista ha deciso di rimanere perché la Juve gli offriva la condizione migliore per vivere l’anno di avvicinamento all’Europeo: la centralità nel progetto tecnico, la piena fiducia di un allenatore che nella stagione precedente lo aveva spinto a performare come mai aveva fatto prima, e dunque il pieno riconoscimento del suo valore tecnico. Lo stesso Rabiot, però, aveva già chiarito da qualche settimana come il suo futuro non dipendesse da quello di Allegri (pur ritenendolo il principale riferimento degli ultimi anni), bensì dalle competizioni che avrebbe potuto giocare nella Juve l’anno prossimo. Il ritorno in Champions League e la qualificazione al prossimo Mondiale per Club offrono una grande opportunità: il giocatore sta riflettendo su questo. 

Da Allegri a Thiago Motta, Rabiot può ritrovarsi ancora a lavorare con un allenatore che stima e al quale è molto legato: l’ex Bologna, infatti, è stato suo compagno di squadra al PSG, e per il calciatore è un riferimento da sempre. Proprio come per Thiago Motta – Rabiot – rappresenta il centrocampista ideale. Andasse via il francese, la Juve dovrebbe dunque comprare un giocatore con quelle caratteristiche: e per un top dello stesso livello, non spenderebbe meno di 40-50 milioni.